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Autore: Charme    27/08/2013    5 recensioni
L'armadio è un mobile a ripiani, spesso munito di cassetti, chiuso da uno o più sportelli, usato per riporvi soprattutto abiti ma anche altri oggetti. Certe volte, invece, è una poveretta che stava solo facendo il suo lavoro quando una fata di passaggio ha deciso altrimenti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Belle, Mrs. Bric
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per l'iniziativa Drabble Night dal vivo. Mi pare ovvio di non possedere alcun diritto su questi personaggi, no?

Pacchetto: Armadio – Little Wonders.

Dedicata al brò, che un po' Spolverina potrebbe esserlo, e a Rowena, la forchettina più adorabile che abbia mai calcato palcoscenico.

 

Una cameriera di tutto rispetto a servizio di uno sconfinato castello di proprietà di una rinomata famiglia nobile purtroppo può mettere in conto di essere colpita da inattesi quanto spiacevoli rovesci di fortuna, e Françoise lo sapeva bene.

  Ma dover subire le conseguenze derivanti dalle azioni sconsiderate di un principino screanzato e trovarsi improvvisamente fornita di grucce e cassetti andava nettamente al di là delle capacità di adattamento della povera cameriera.

  Un armadio.

  Un armadio a due ante.

  Un armadio a due ante con vari scomparti interni, per giunta.

  E che diamine, non era mai stata propriamente una silfide, d'accordo, ma se mai quella fata – tsé, 'fata'. Le fate non trasformavano la gente perbene in mobilia! - le fosse ricapitata sotto gli occhi,  Françoise le avrebbe fatto presente un bel po' di cosette.

 

  Con il tempo, malgrado il rapido e triste decadimento del castello,  Françoise imparò ad adattarsi anche a quella nuova, incresciosa condizione, ma era decisamente frustrante sapere di contenere decine e decine di splendide vesti, ricche stoffe e graziosissimi accessori e non avere nessuno che potesse beneficiarne. Anche se in effetti Spolverina ci aveva provato, scappando per il castello con due metri di strascico dietro di lei e ritornando un'ora più tardi, ferita nell'orgoglio e con una scheggiatura sul manico. Aveva negato di essere inciampata nelle stoffe, preferendo chiarire altezzosamente che “le maniche a sbuffo abbinate allo strascico sono fuorimoda da almeno dieci anni!

  A parte l'eccezione di Spolverina, ormai Françoise si era praticamente rassegnata a non poter mai sfogare il proprio talento artistico nell'abbinare vesti, colori e accessori, – e niente facce supponenti, è un talento pure quello! – perché era sinceramente poco probabile che il padrone s'interessasse a quelle che chiamava 'carabattole femminili'. Già non ne era un accanito fautore prima della trasformazione, figuriamoci se le sue opinioni potevano essere cambiate in meglio, ora che era una bestia burbera e ringhiante alta due metri. E di fronte a questo anche Françoise, il cui meritato soprannome era Madame De La Grand Bouche*, non poteva che optare per la saggia scelta di starsene bene in silenzio ed evitare di offrire al padrone nuovi pretesti per irarsi, giacché era bravissimo a trovarseli senza aiuti esterni.

  Proprio mentre Françoise stava rimuginando su questo per l’ennesima volta, ecco che nella stanza in cui era solita stazionare fece la sua comparsa una fanciullina in lacrime. La poveretta si era lasciata cadere sul letto, e pareva in preda alla più nera disperazione. Per un istante, Françoise rimase esterrefatta: la presenza di una ragazza nel castello era nientemeno che un miracolo, certo, su questo erano tutti d’accordo, ma prima ancora che un miracolo era un’ospite, e che le potessero entrare le tarme nelle orecchie, se Françoise avrebbe permesso che un’ospite se ne stesse chiusa in camera in lacrime.

  Normalmente Françoise non avrebbe mai osato impicciarsi, ma erano ormai anni che Françoise e la normalità non intrattenevano più alcun rapporto, quindi decise di farsi avanti e ridonare un po’ di gioia a quella povera bambina. Mrs. Bric fu di poco più rapida di lei, e di lì a un istante bussò per fornire il suo personalissimo rimedio contro l’afflizione e la tristezza, cioè un’ottima tazza di tè.

  Il rimedio di Françoise era altrettanto personalizzato, e in più avrebbe fatto sentir meglio anche lei: il fiero guardaroba sarebbe tornato a rendersi utile. Una tazza di tè, un po’ di chiacchiere tra donne e un bel vestito nuovo possono fare meraviglie, sull’umore di una ragazza.

 

 

 

 

* Madame De La Grand Bouche è il nome con cui pare che Guardaroba figuri, perlomeno nella trasposizione teatrale della storia. Mi viene peraltro detto che la signora in questione era una cantante lirica. Ora, secondo voi quando Charme avrà scoperto tutto questo? Dopo aver scritto la storia, naturalmente. Quindi per me Guardaroba resta una cameriera di nome Françoise, ma un omaggio al nome reale della persona è più che doveroso. Mi concedete tale licenza poetica? Per favore? ‘De La Grand Bouche’, comunque, significherebbe ‘dalla gran bocca’, inteso come persona/armadio estremamente chiacchierona. Cerchiamo di mantenere il rating verde e non facciamo battute lubriche, grazie.

 

 

Note di un’autrice paranoica:

Non vorrei mai che la storia suonasse come un’esaltazione di cliché comportamentali maschili e femminili. Chiunque, di qualunque genere sia, può esaltarsi per una frivolezza materiale, così come chiunque può storcere il naso e tenerla lontana come la peste. L’ultima frase della storia, in particolare, è stato il mio modo di riprendere il titolo della canzone che faceva parte del pacchetto, e non vuole in alcun modo far riferimento a un modello stereotipato di donna tutta chiacchiere e urletti. Fatto sta che se ci si trova in un luogo alieno e ostile, trovare la compagnia di qualcuno che si prodiga per farci sentire a nostro agio non può che essere d’aiuto.

 Scusate ancora la paranoia.  

 

  
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