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Autore: 9Pepe4    27/08/2013    3 recensioni
[Post-“La vendetta dei Sith”; Pre-“Una nuova speranza”]
Sabé aveva sempre saputo che, prima o poi, quella domanda sarebbe arrivata.
(«Tu conoscevi mia madre, vero?» chiese Leia.)
Ma ciò non rendeva le cose più facili.
(Tu sei incapace di perdonare, le aveva detto Obi-Wan Kenobi, in uno di quei giorni lontani, quando lui aveva venticinque anni e lei soltanto sedici.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Principessa Leia Organa, Sabé
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Per chi non la ricordasse, Sabé è l’ancella che, in “La minaccia fantasma”, veste i panni della Regina Amidala per proteggere Padmé (la sua interprete è Keira Knightely, nel caso voleste visualizzarla mentalmente).
A quel che pare, il destino deciso per lei dallo zio George è di mettersi al servizio di Bail Organa, diventando l’ancella/istruttrice di Leia e partecipando alla ribellione, e non potevo non ricamarci sopra…





Nessun perdono

La stanza di Sabé era adiacente a quella della Principessa Leia.
Era scarsamente arredata, poiché la donna non aveva mai amato molto lo sfarzo, e dei pesanti tendaggi verdi coprivano le ampie vetrate.
Sabé non vi trascorreva molto tempo.
Durante il giorno, infatti, si occupava dell’istruzione della giovane Leia, oppure si allenava nel giardino di palazzo, o svolgeva alcune commissioni per Bail Organa – commissioni che, talvolta, contemplavano l’organizzazione di una ribellione galattica ancora neonata.
Fermarsi, infatti, era pericoloso. Quando nulla la distraeva dal passato, ecco che tutto tornava ad affacciarsi alla sua mente… Padmé – la sua Regina, la sua migliore amica – era morta, la Repubblica era stata distrutta, i Jedi sterminati…
Qualche sera prima, Sabé aveva sentito un paio di persone parlare dell’Ordine come di una setta di maghi crudeli… Il suo viso era rimasto di pietra, ma una parte di lei avrebbe voluto urlare.
Aveva pensato a Qui-Gon Jinn e ad Obi-Wan Kenobi, i due Jedi che avevano aiutato a liberare Naboo. Aveva pensato alla serenità del primo, allo sguardo ironico del secondo…
Strappandosi a quel rimuginare, Sabé scosse la testa, e i suoi capelli scuri ed appena ondulati frusciarono contro le sue spalle. Non aveva senso indugiare sul passato.
Proprio mentre formulava quel pensiero, qualcosa attirò la sua attenzione: una delle tende si era mossa appena.
La mano di Sabé sfiorò la vibrolama nascosta tra le sue vesti, e la donna si avvicinò silenziosamente alla finestra.
Giunta lì davanti, allungò un braccio e diede uno strattone fulmineo alla tenda, svelando… gli occhi scuri e sorpresi di Leia.
Sabé sbatté le palpebre. Poi, senza mostrare nessun altro segno di sorpresa, si voltò e si allontanò di qualche passo.
Sentì che la Principessa, dopo qualche istante, usciva dal suo nascondiglio e le andava dietro.
«Cosa ci fate qui, Vostra Altezza?» domandò quindi, girandosi verso la bambina.
Quest’ultima la guardò quasi con caparbietà, tenendo il mento alto. «Non credo che sia una stanza proibita» obiettò.
«Certo che no» concordò facilmente Sabé. «Ma ritengo anche che sia una delle stanze meno interessanti del palazzo».
Con fare tranquillo, andò a sedersi sul letto, e si tolse i propri stivali.
Leia la osservò in silenzio. «Mi sto nascondendo dalle mie zie» confessò alla fine.
Sabé alzò lo sguardo su di lei, per nulla sorpresa dalla notizia. Bail Organa era un buon uomo e un padre esemplare, ma aveva delle sorelle a dir poco agghiaccianti.
«Oh, be’» disse Sabé, «in tal caso… direi che potete rimanere».
Leia fece un sorriso smagliante, e corse ad arrampicarsi sul letto, accanto alla donna. «Sabé?» domandò poi.
Lei girò la testa, inarcando un sopracciglio scuro. «Sì, Vostra Altezza?»
«Tu hai mai avuto delle zie come le mie?» chiese Leia, incuriosita.
Sabé scosse la testa. «No».
«Oh». La bambina parve un po’ delusa. Chinò la testa, e la luce si rifletté sui suoi capelli scuri, raccolti in una treccia lucida che era stata poi arrotolata attorno alla sua testa. «Perché ho pensato che, visto che mi capisci, potevi avere avuto un’esperienza simile».
La donna annuì. «Un buon ragionamento, Vostra Altezza… ma io non ho mai conosciuto i miei parenti».
Gli occhi scuri di Leia la fissarono. «E tu… tu non ti ricordi niente… di tua madre?» domandò la Principessa, in un sussurro.
«Nulla» confermò Sabé, senza batter ciglio.
La bambina esitò un momento – cosa che stupì Sabé: Leia era sempre stata molto sicura di sé – e poi si avvicinò un po’ di più alla sua ancella. «Io, invece» disse, col tono di chi sta confidando un gran segreto, «mi ricordo qualcosa, della mia».
La donna la fissò. «Davvero?»
Leia annuì. «Davvero».
«Capisco». Sabé distolse lo sguardo, aggrottando la fronte.
«Sabé?» chiamò nuovamente la bambina.
La donna tornò a guardarla. «Sì, Vostra Altezza?»
«Tu conoscevi la mia madre naturale, vero?» chiese Leia. «I miei genitori mi hanno detto che sei la mia ancella perché un tempo eri la sua».
Sabé si lasciò sfuggire un respiro. «È vero, Vostra Altezza» ammise. «La conoscevo».
«E…?» incalzò Leia.
La donna la indagò con lo sguardo. «Cosa?»
La Principessa le gettò un’occhiata impaziente. «Non puoi parlarmi di lei? Com’era?»
Quella domanda sembrò riecheggiare in modo strano nella mente di Sabé. Com’era?
Già. Com’era Padmé?
Un tempo, Sabé l’aveva conosciuta meglio di chiunque altro… o almeno, così aveva creduto.
Perché non avrebbe mai, mai e poi mai, pensato che Padmé potesse arrendersi.
«Tua madre» cominciò l’ancella, lentamente, «era una persona straordinaria. Era molto intelligente, e non lasciava mai che i preconcetti annebbiassero il suo giudizio».
«Io le assomiglio?» domandò Leia.
Sabé esitò. In realtà, l’impazienza e l’intraprendenza della bambina non le ricordavano Padmé… le ricordavano Anakin.
Le ricordavano il ragazzino biondo che aveva conosciuto ai tempi del blocco di Naboo, curioso e scalpitante. Le ricordavano il giovane Jedi che si era sposato in segreto con Padmé.
«Sì» rispose tuttavia, cercando di non pensare alle volte in cui aveva fornito una copertura alla sua più grande amica, permettendole di sgusciare via ad incontrare il marito, «lei aveva gli occhi e i capelli scuri, come voi. E come voi, aveva un grande spirito».
“Uno spirito che però, alla fine, si è spezzato”.
Fortunatamente, Leia sembrava soddisfatta… e una ruga sulla sua fronte dimostrava che era immersa in chissà quali pensieri.
«Sabé?» chiese, dopo un po’. «Penso che andrò dalle mie zie».
La donna la guardò. «Se volete…» disse, accigliandosi un poco.
Leia annuì. «Se ho un grande spirito» annunciò, «posso tenere testa a tutte loro».
Sabé fece uno dei suoi soliti sorrisi, brevi e malinconici. Non era più abituata a sorridere. «Sono sicura che potete farlo, Vostra Altezza».
La Principessa le rivolse un sorriso luminoso, e scese dal letto, dirigendosi verso l’uscita della stanza.
Quando fu uscita, Sabé si portò cautamente una mano alla fronte… Qualche giorno dopo il funerale di Padmé, Bail Organa le aveva raccontato la verità sulla morte della Senatrice. E quando le aveva detto di Leia, Sabé non aveva esitato, prima di mettersi al suo servizio.
Come in passato avrebbe dato la vita per Padmé, ora l’avrebbe dato per la carne della sua carne.
La sua fedeltà per la sua Regina, in un certo senso, non sembrava essere mai tramontata… In fondo, non c’era persona che fosse stata più importante, nella sua vita.
Eppure, quando Leia le aveva detto di ricordarsi sua madre, Sabé aveva desiderato di poter cambiare argomento.
La donna si alzò di scatto dal letto, avvicinandosi alle finestre. Scostò una tenda, e guardò oltre il vetro, ma i suoi occhi non registrarono nulla del paesaggio montuoso e verdeggiante di Alderaan.
Invece, le parve di vedere un giovane apprendista Jedi, con una vena ramata nei capelli castano dorato e una treccia abbandonata sulla spalla destra.
Tu sei incapace di perdonare, le aveva detto Obi-Wan Kenobi, in uno di quei giorni lontani, quando lui aveva venticinque anni e lei soltanto sedici.
Sabé si morse a sangue il labbro inferiore. Obi-Wan Kenobi la conosceva da così poco tempo, quando le aveva detto quelle parole, eppure aveva avuto ragione.
Erano passati quasi otto anni, dalla morte di Padmé… E lei non riusciva a pensare né all’amica né ad Anakin. Erano sentimenti confusi, quelli che serbava nei loro confronti: nostalgia per sua sorella e il bambino di Tatooine… ma anche risentimento, perché lui era diventato un traditore e lei si era arresa.
Faceva male.
Sabé avrebbe voluto potersi liberare di tutto il rancore, poter rimanere solo con sapore dolceamaro della nostalgia… Ma non ci riusciva. Non ne era capace.
Non c’era stato perdono. Non per Padmé, tantomeno per Anakin.
Sabé non aveva perdonato nemmeno se stessa, per il fatto di non essersi accorta di nulla.
Tu sei incapace di perdonare.
Il viso della donna rimase chiuso e impassibile, ma i suoi occhi erano lucidi e arrossati, ed una lacrima rabbiosa le rigò in silenzio la guancia destra.
Sabé respirò a fondo, e pensò agli occhi vividi della Principessa.
“Non diventare come me, Leia” si augurò in silenzio, pensando che le avrebbe detto quelle parole quando sarebbe stata un po’ più grande, e avrebbe potuto capire. “Non diventare mai come me”.




















Note (2):
In questo periodo sono eternamente impegnata, ma visto che oggi è il quinto anniversario della mia iscrizione su EFP, volevo pubblicare qualcosa…
Così, eccomi tornata alla carica con Sabé, e intanto ne ho approfittato per scrivere qualcosa su Leia bambina (e per farmi venire il magone da post-ROTS… Padmé ;_;).
Oh be’, non mi dilungo oltre perché devo scappare… Spero che l’one-shot vi sia piaciuta!
  
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