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Autore: Hipatya    02/03/2008    5 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto; i versi sono parte dei "Sepolcri" di Ugo Foscolo, l'anima immortale che li scrisse molto tempo fa.







"E tu, onor di pianti, Ettore, avrai
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finchè il sole
risplenderà su le sciagure umane."

["Dei Sepolcri", Ugo Foscolo]




Miseria e Compagnia
(...Alla fine, cos'è rimasto?)







Un nome, una lastra di calcare rossastro, di quello che si estrae dalla montagna su cui vegliano i volti degli Hokage, un bastoncino d'incenso che regala al vento il suo filo di fumo alla lavanda, una lampada sempre accesa, come i suoi ricordi.
La tomba è nella sua testa, nascosta sotto scatole di libri, bottiglie di sakè che non berrà, vestiti vecchi, fotografie impolverate, centinaia di fascicoli ammuffiti che parlano degli affarucci burocratici del villaggio.
E' lì, in un angolo di vuoto celato dalla massa polverosa di cianfrusaglie dimenticate un po' dovunque nella sua anima.
Quella tomba però non è la sua.
Tsunade corruga la fronte chiara, strizza gli occhi sulla cartella vergata fitto fitto che sta squadernata poco più in là del suo viso. La penna disegna nell'aria un arzigogolo appuntito che non diverrà mai una parola, perchè, quel giorno, i ricordi hanno deciso che è arrivata l'ora di mettere un po' d'ordine in quella stiva buia e ingombra di casse che è la sua memoria.
Proprio quel giorno. Proprio quel momento.
Forse se fosse una ragazzina come Sakura piangerebbe, ma Tsunade è una solida quercia che ha passanto i cinquant'anni e si è promessa di non piangere mai più dopo la morte di Dan -perchè sia per sempre lui l'unico custode delle mie lacrime.
Lo stesso sole dorato che brilla nel suo studio illumina anche il nome inciso sulla lapide disegnando un'ombra liquida fra le lettere, come se un bambino si fosse divertito a pasticciare con le dita su un rotolo d'inchiostro fresco.


(Chi ha detto che il tempo guarisce ogni ferita?
...Un coglione di sicuro. O un ubriaco.)



Un solo battito di ciglia e sono di nuovo lì, tutti e tre nel suo studio, uno reclinato mollemente sulla poltroncina verde, un altro semisepolto nella penombra dei manuali d'anatomia, un altro ancora in piedi, ago della bilancia fra i due allievi.
Tutti e tre lì di fronte a lei. Come nei giorni migliori.

...
Che dire?

Sono morti tutti e tre, il primo tre anni fa e l'ultimo tre giorni fa.
Il secondo era morto già da tempo.

(...Cos'è rimasto?
Alla fine, cos'è rimasto?)


Uno ucciso da un ragazzino -se con "ragazzino" si può ancora definire Uchiha Sasuke.
L'altro ucciso dall'Akatsuki.
L'ultimo ucciso dal suo allievo.

(...Cos'è rimasto di noi?)

Solo una sobria tomba, del colore della polvere rossiccia, lambita da un sole primaverile. Una tomba che presto non sarà più solo un angolo remoto nell'anima di Tsunade, ma un letto di erba e di stelle vicino alla sorgente dove l'ultimo dei tre è morto tre giorni fa.

(Soltanto io...
Sono rimasta soltanto io.)



Sì, se fosse una ragazzina piangerebbe. E soffrirebbe in santa pace, arrabbiata, furiosa, devastata e stordita da una vita che persisteva a toglierle tutto ciò che amava senza mai sfiorare lei, ma non è più una ragazzina da tanto tempo, fin troppo ormai.
"Tsunade-hime?"
Il capino bruno di Shizune si sporge appena dalla porta socchiusa, le labbra strette dall'apprensione.
"Uzumaki Naruto è arrivato."
Il Quinto Hokage di Konoha alza gli occhi dai fogli senza vederli veramente:"Fallo passare. Non sarà facile dirgli quello che devo dire."
"Lei è forte, Tsunade-hime."
Shizune sorride, l'inquietudine travestita da certezza. Scompare; una manciata di istanti e Naruto varcherà quella porta -e allora Tsunade si aggrapperà con tutta se stessa a quella ridicola certezza, "tu sei forte", e vorrà credere davvero di essere così forte da non piangere mai.
Il suo studio è sempre lo stesso: assolato, disordinato, ingombro di pratiche ancora da terminare e, eccetto per lei, vuoto.

(Di noi quattro, sono rimasta soltanto io.)

La lacrima viene assorbita dalla trama porosa del foglio di pergamena che sta fingendo di esaminare.
La maniglia d'ottone gira per quelli che alla donna paiono secoli; gli occhi di Tsunade sono diventati di vetro.
Tsunade-hime guarda i volti dei suoi compagni di squadra che porta da qualche parte dentro di sé, in mezzo al mucchio di ricordi buttati alla rinfusa dove capita, e sa che, adesso che è rimasta soltanto lei, non dovrà aspettare ancora altri cinquant'anni per rivederli.

Presto, molto presto.





Fin









Nota dell'Autrice
Ovviamente non ne sono soddisfatta. Ovviamente penso d'aver scritto una ciofeca. Ovviamente mi suona di già visto, già letto, già sentito, troppo patetico.
Comunque, m'interessava scrivere qualcosa su Tsunade-Baa-Chan, questo perchè l'adoro, la stimo e penso sia una delle donne migliori di tutta la saga. Tremendamente forte, Tsunade, fà quasi spavento.
Volevo scrivere un momento in cui appare appena visibile la stanchezza e il "cedimento" di Tsunade, che si chiede in silenzio cos'è rimasto del suo Team, cos'è rimasto di quelle persone che, credo, l'hanno resa ciò che è. Non ho scritto da nessuna parte le sue vere riflessioni sull'amarezza e sull'assurdità delle loro vite (e delle loro morti), vorrei che s'intravedessero appena sotto il velo di incrollabile volontà che la anima. Non so se ci sono riuscita, honestly^^'.
La tomba cui si accenna è quella di Jiraya (You'll be forever in our heart ç_ç), come mi sembra inutile specificare. La strofa dei "Sepolcri" di Foscolo scritta lassù è tutta per lui, dalla prima all'ultima sillaba.
Il titolo, "Miseria e Compagnia", riprende e modifica il tema originale, che era misery with tenderness: "Miseria e Compagnia" è anche un capitolo di L'Ombra del vento di Ruiz Zafòn, dunque la tentazione era troppo forte^^''.
  
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