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Autore: Pandora86    27/08/2013    4 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con la fic che tempo fa avevo annunciato.

Mi scuso per il ritardo, ma ho preferito scriverla in buona parte in modo da non farvi aspettare troppo tra un aggiornamento e un altro.

Seguendo un po’ i consigli di tutti, ho optato per una fic che non fosse slegata da “Il tuo vero volto” ma che comunque narrasse avvenimenti a parte.

Ci sarà comunque per chi me l’aveva chiesta, dopo questa, una continuazione della seconda parte de “Il tuo vero volto” incentrata su come Hanamichi e Kaede affronteranno il ritorno del numero dieci dalla riabilitazione.

La fic può anche essere letta a parte senza conoscere quelle precedenti, anche se comunque qualche avvenimento potrebbe risultare poco chiaro.

La coppia principale sarà Sendoh-Mito, anche se comunque saranno presenti anche Sakuragi e Kaede.

La fic, cronologicamente, è ambientata prima dell’ultimo capitolo della seconda parte de Il tuo vero volto, quindi un all’incirca un mese prima del fatidico incontro di Kaede e Hanamichi sulla spiaggia.

Geograficamente, visto che il canone non da informazioni a riguardo, ho scelto di ambientarla a Odawara.

Si tratta di una città che fa parte della prefettura di Kanagawa.      

 Enoura, un quartiere costiero di Odawara, noto per il suo mare pulito, abbonda di kumamomi, un tipo di pesce che preferisce acque chiare e pulite. Alle volte si trovano anche tartarughe di mare. Grazie alle sue acque cristalline e all'abbondanza di vita marina, molti sub si recano a Enoura per immergersi.
 
Detto questo, vi lascio al capitolo.

Buona lettura.                

 

                             Una strana estate
 

Capitolo 1.
 

Il treno arrivò puntuale in stazione, annunciando la sua frenata con uno sbuffo.

Yohei aprì gli occhi alzandosi e prendendo il suo bagaglio.

Era un’assolata mattina di agosto, il dieci per la precisione.

Il termometro in stazione segnava 36 gradi all’ombra e Yohei, scendendo dal treno e sentendo la temperatura sulla sua pelle, ringraziò Kami che, nel treno, l’aria condizionata fosse perfettamente funzionante.

Inutile dire che la parte di bagaglio preparata da sua madre fosse totalmente inutile.
 

“Porta un altro maglioncino estivo caro!” aveva insistito sua madre quella mattina, quando l’alba aveva appena fatto capolino.

“Non è necessario, mamma!” aveva risposto lui paziente decidendo, finalmente, di chiudere il borsone.

“Ma a Odawara potrebbe fare freschino la sera”.

“Non vado al Polo Nord, mamma!” aveva specificato ancora, per la milionesima volta, in quei giorni.

“Ma la temperatura in Giappone è così variabile nelle città. Porta almeno una camicia a maniche lunghe!”.

“Va bene!” si era stufato Yohei, prendendo la prima camicia dall’armadio e legandosela alla vita.

“Ora vado, che altrimenti non faccio in tempo” aveva concluso.

“No!” l’aveva stoppata a priori. “Non è necessario che mi accompagni!” le aveva detto, salutandola poi con un leggero bacio in fronte.

Sua madre l’aveva abbracciato stretto e Yohei l’aveva lasciata fare. A differenza di lui, era un tipo molto espansivo, che necessitava di un costante contatto fisico.

Un po’ come Hanamichi, in effetti. Solo che, sempre ringraziando Kami, Hanamichi era il suo migliore amico nonché capo della loro nota banda di teppisti; di conseguenza, per fortuna, non lo abbracciava spesso o, come sua madre, lo stritolava in prese soffocanti.

D’altro canto, Yohei voleva troppo bene a sua madre per negarle quei contatti, e sua madre lo sapeva visto che si era staccata dall’abbraccio pochi istanti dopo, regalandogli solo un’ultima e discreta carezza sul viso che, anche se meno eclatante rispetto ad altre manifestazioni d’affetto, era altrettanto importante perché trasmetteva tutto l’affetto di una madre verso un figlio.

A passo lesto s’incamminò verso l’uscita della stazione.

Enoura, il ridente quartiere costiero di Odawara gli diede il benvenuto.

Era una cittadina estiva, meta di tutti i bagnanti, famosa per la sua costa e per il suo mare pulito.

Anche se non era lì per vacanza, Yohei era contento che la clinica si trovasse da quelle parti.

Hanamichi amava il mare, molto più di lui, e curarsi in una clinica che affacciava su una splendida spiaggia avrebbe certamente giovato all’umore del suo migliore amico.

Inoltre, la pensione in cui Yohei alloggiava distava un centinaio di metri dalla clinica; di conseguenza, anche se non si aspettava di passare le vacanze estive in quel modo era comunque contento di poter essere di compagnia a Hanamichi.

Il primario della clinica, infatti, era venuto a conoscenza della situazione familiare di Hanamichi.

Non gli era stato detto che viveva da solo ma era comunque stato informato del fatto che fosse orfano e con un tutore che non si sarebbe minimamente interessato alle sue condizioni.

Sua madre si era presa tutte le responsabilità permettendo quindi a suo figlio di stare vicino a Hanamichi in qualità di parente.

Solo ai parenti erano, infatti, concesse le visite in quella clinica e Yohei avrebbe potuto, in questo modo, fare compagnia a Hanamichi tutta la giornata.

Non si pentiva di essere partito; per lui, poter stare in compagnia di Hanamichi era la migliore soluzione per l’estate.

Prima di partire, aveva anche fatto visita a Rukawa, il giorno prima per l’esattezza, informandolo della sua partenza.

Il numero undici era, infatti, rientrato a Kanagawa qualche giorno prima con la squadra perché la partita contro l’Aiwa si era rivelata un fiasco totale per lo Shohoku.

Il numero undici gli aveva anche mostrato la sua lettera di convocazione per la nazionale.

All’inizio, Yohei si era stupito.

Da quando in qua voleva i suoi complimenti?

Poi, leggendo la destinazione del ritiro, aveva capito.

La pensione in cui avrebbe alloggiato la nazionale juniores era nella stessa cittadina; per l’esattezza, si trovava a qualche chilometro dalla clinica.

Yohei aveva sorriso spiegandogli che, in ogni caso, non avrebbe potuto far visita a Hanamichi.

Rukawa aveva alzato le spalle con indifferenza e Mito aveva capito che la cosa non aveva importanza visto che, in ogni caso, sarebbero stati vicini.

Inoltre, una volta che Sakuragi si sarebbe ripreso incominciando la tanto attesa riabilitazione, allora magari avrebbe avuto più libertà e quindi si sarebbero potuti incontrare anche solo per qualche minuto.

Era questo il significato del monosillabico discorso di Rukawa e Yohei aveva annuito sorridente.

Poi, era andato via, promettendo di tenerlo costantemente informato.

Vista la loro vicinanza nei giorni a venire, Rukawa si sarebbe trovato con la nazionale il 16 agosto, Yohei avrebbe potuto aggiornarlo di persona.

Perso tra questi pensieri, non ebbe modo di visitare il bellissimo panorama che la cittadina offriva, né di dare uno sguardo dettagliato alla pensione in cui avrebbe alloggiato nelle settimane a venire.

Fu un peccato dato che, in caso contrario, si sarebbe accorto di una persona conosciuta fra i volti della pensione che stavano nell’ingresso.

Una persona che lo osservava con una certa curiosità.

Una persona che, nei giorni a venire, sarebbe entrata a far parte della sua vita molto più di quanto Yohei stesso avesse voluto.
 

***
 
Hanamichi lo accolse con un sorriso raggiante.

Costretto su una sedia a rotelle, aveva avuto molte poche occasioni di sorridere in quei giorni.

Per una persona iperattiva come lui, essere costretto all’inattività era, infatti, la peggiore delle condanne.

La vicinanza del suo fidato braccio destro, avrebbe reso meno monotoni quei giorni.
Hanamichi guardò la camicia legata alla vita dell’amico con sguardo interrogativo.

“Paura di prendere freddo?” domandò ironico.

“Mamma!” rispose semplicemente Yohei con un’alzata di spalle.

Non ci fu bisogno di specificare altro visto che Hanamichi conosceva la donna e sapesse quanto fosse apprensiva.

Infatti, si limitò a una risatina e anche Mito incurvò appena le labbra.

Hanamichi voleva molto bene a sua madre e, anche di questo, Yohei era contento.

La donna era molto affettuosa e, a differenza di lui, Hanamichi era ben contento delle sue manifestazioni d’affetto e della sua ricerca del contatto fisico.

Era stata, in quegli anni, una seconda madre per lui e Yohei pensò che il carattere di sua madre calzasse a pennello con quello di Hanamichi.

Un motivo in più per sentirlo un fratello, anche se i legami di sangue affermavano il contrario.

“Allora” esordì Yohei con un sorriso, “come te la passi, campione?” domandò sedendosi sul letto.

“Uno schifo!” fu la lapidaria risposta di Hanamichi.

“Il mangiare è insipido, e il caffè delle macchinette sembra acqua sporca!” concluse con uno sbuffo.

“Vorrà dire che farò visita a qualche bar, prima di venire qui nei prossimi giorni!” lo consolò Yohei e Hanamichi sorrise riconoscente.

Proprio come aveva previsto, con la venuta del suo amico, i giorni a venire sarebbero stati tutt’altra cosa rispetto ai precedenti.

Anche se non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per il programma estivo forzato che aveva imposto all’amico.

Yohei capì al volo i suoi pensieri visto che interruppe, a priori, qualsiasi protesta.

“Non cominciare, ne abbiamo già parlato!”

“Ma…” incominciò Hanamichi.

“Stare a casa senza di te è una grande rottura!” concluse Yohei liquidando in quel modo la faccenda.

Hanamichi annuì con un sorriso.

“Allora” riprese a parlare cambiando discorso, “che mi dici della squadra?”.

“Sono tornati pochi giorni fa a Kanagawa. La partita contro l’Aiwa è stata una strage per lo Shohoku!” .

“Capisco” rispose triste il numero dieci volgendo lo sguardo alla foto posta sul comodino.

“La tua assenza si è fatta sentire!” aggiunse Yohei con un sorriso.

“Già” affermò Sakuragi di rimando, ritrovando il suo buon umore.

“Inoltre!” continuò Yohei, “Rukawa è stato convocato per la nazionale juniores” annunciò con finto tono indifferente, studiando però attentamente le reazioni dell’amico.

Lo stupore non perse tempo a comparire sul volto di Sakuragi.

“E tu che ne sai?” domandò, infatti.

“Voci di corridoio!” rispose Mito sibillino.

“Inoltre” continuò, “sai dove si svolgerà il ritiro?” domandò con noncuranza guardandosi le unghie.

“E come potrei saperlo?” s’inalberò Sakuragi.

“Beh, sì dal caso che lo sappia io” annunciò Yohei festante.

“Sempre voci di corridoio, suppongo” lo sfotté Sakuragi.

“Già!” affermò tranquillamente l’altro. “Queste voci dicono che si svolgerà proprio qui, a Enoura “.

“Sul serio?” domandò Sakuragi scettico.

“Inoltre, la squadra alloggerà in una pensione a pochi chilometri dalla clinica!” concluse.

“Sai anche dove alloggeranno?” si stupì ancora Sakuragi.

“Sempre voci di corridoio, suppongo” aggiunse poi ironico con un ghigno.

“Sempre loro!” confermò Yohei con un sorriso sghembo.

“Ma non metterti strane idee in testa!” aggiunse poi, ritornando serio. “Non potrà venire a trovarti e tu non potrai assolutamente muoverti!” concluse fissandolo.

“Io ti controllerò” gli intimò, puntandogli un dito contro.
Sakuragi alzò le mani in segno di resa.

“Saremo vicini! È questo che conta!” concluse con un sorriso, pensando a quell’ennesimo scherzo del destino.

A quanto pareva, non si sarebbe potuto liberare di Rukawa neanche se l’avesse voluto.

E lui, infatti, non ne aveva minimamente l’intenzione.

Yohei seguì lo sguardo dell’amico, accomodandosi meglio sul letto.

Sapeva che la notizia della vicinanza di Rukawa lo avrebbe allietato e lui, personalmente, non si pentiva di essere lì.

Sarebbe stata un’estate un po’ fuori dagli schemi ma comunque piacevole.

Eh si! Pensò stendendosi sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa.

Sarà proprio una strana estate!

E, in quel momento, Yohei non poteva sapere quanto il suo momentaneo pensiero si fosse avvicinato incredibilmente alla realtà di quei giorni a venire.
 

***
 

Sendoh s’incamminò sul lungomare respirando l’aria serale e godendosi quella frescura che caratterizzava la sera.

Agli inizi di agosto, era stato convocato per la nazionale junioers e lui, vista la meta, aveva deciso di partire un po’ prima della data prefissata.

La nazionale si sarebbe riunita il sedici di quel mese poi, con la fine dei campionati nazionali, li avrebbero raggiunti i giocatori che erano stati trattenuti dalle partite.

La nazionale al completo comunque si sarebbe riunita verso fine agosto o almeno questa era l’ipotesi, visto che sicuramente sarebbe stato convocato anche qualche giocatore che avrebbe partecipato alle finali del campionato nazionale.

Lui, invece, non avendo partecipato ai campionati, era stato convocato molto prima.

Per cui, non avendo di meglio da fare per l’estate, aveva deciso di partire pochi giorni dopo prenotando una stanza in una pensione vicina a quella in cui avrebbe dovuto risiedere per il resto del mese.

Preferiva così, anche se, a prima vista, poteva sembrare una scelta un po’ illogica.

Era un ragazzo con la testa sulle spalle e molto tranquillo in apparenza.

Solo in apparenza perché, quando giocava a basket, la sua competitività usciva fuori senza lasciargli scampo.

Eppure, nonostante fosse così competitivo, riusciva a mantenere lucidità e freddezza infondendo la calma a tutti i suoi compagni di squadra.

Questo era uno dei motivi per cui era stato nominato capitano.

Era un campione e un trascinatore.

Era calmo e assennato, e sempre pronto ad andare in aiuto ai suoi compagni di squadra.

Li incoraggiava la dove sbagliavano e li risollevava quando il loro morale si abbatteva.

Eppure, nonostante fosse felice della nomina di capitano e orgoglioso di essere stato convocato in nazionale, per il momento, voleva solo un po’ di tranquillità, prima di affrontare le settimane che sarebbero venute.

Uno dei suoi hobby, non a caso, era la pesca.

Gli permetteva di riflettere e di stare in pace con se stesso ma, soprattutto, con il mondo.

Un mondo che era sempre più curioso riguardo alla sua vita e alla sua persona.

A scuola, non a caso, era l’idolo delle ragazze.

Lui, per quanto fosse sempre gentile, sentiva, a volte, l’esigenza di stare da solo, lontano da persone che lo idealizzavano.

Per questo pescava e, sempre per questo, aveva deciso di trascorrere quei giorni lì, in una pensione diversa da quella che avrebbe ospitato la nazionale.

Avrebbe potuto fare il turista e pescare, oltre che correre sulla spiaggia in assoluta tranquillità o, come nel caso di quella sera, regalarsi delle tranquille passeggiate serali sulla riva.

Mentre era perso in questi pensieri notò, a qualche decina di metri di distanza, un asciugamano poggiato sulla sabbia, insieme con quelli che sembravano vestiti.

Evidentemente, qualcuno voleva regalarsi un piacevole bagno serale, pensò non interrompendo la sua passeggiata e quindi avvicinandosi all’asciugamano.

Volse il suo sguardo verso il mare, convinto di trovarvi una coppia impegnata in una romantica nuotata.

Rimase però sconcertato quando vide chi stava emergendo dall’acqua.

Era un ragazzo, e non un ragazzo qualunque.

Era lo stesso ragazzo che aveva visto arrivare alla pensione quella mattina.

Lo ricordava perfettamente dato che lo aveva incuriosito non appena entrato.

L’aveva incuriosito soprattutto quella camicia pensante che portava legata alla vita.

Ricordava di aver pensato che fosse un turista abbastanza strano, considerato il clima afoso e i gradi che c’erano all’ombra.

Eppure, quel pensiero era durato solo un istante.

Ricordava, infatti, che il ragazzo, avendolo osservato meglio, non aveva per niente l’aria del turista.

Era entrato alla pensione non guardandosi neanche intorno, come se non gli importasse di dove dovesse risiedere nei giorni a venire.

Cosa strana, se si trattava di qualcuno che arriva per passare le vacanze estive.

Come prima cosa, si era fatto consegnare le chiavi della camera e poi Sendoh l’aveva
visto uscire in tutta fretta pochi minuti dopo.

Il suo volto era serio e preoccupato.

Era stato allora che aveva decisamente scartato l’ipotesi che si trattasse di un vacanziero.

Quel ragazzo era lì ma, a quanto pareva, per un motivo ben diverso dalle vacanze estive.

Inoltre, non l’aveva più visto per tutto il giorno e Sendoh era certo che non si fosse recato in spiaggia.

Non si era neanche cambiato per uscire.

In effetti, non era da lui ficcare il naso negli affari degli altri però, in quella pensione, la tranquillità regnava sovrana e, a conti fatti, non faceva nulla di male.

Era normale osservare qualcuno che destasse interesse, in fondo.

Poi, era uscito dopo la cena per la sua passeggiata e, caso dei casi, eccolo lì, impegnato in un bagno serale.

Ebbe modo di osservarlo più da vicino mentre usciva dall’acqua.

Era a parecchi metri di distanza quindi, dato che camminava lentamente, sarebbe stato inevitabile passargli davanti.

E Sendoh non ebbe dubbi su quello che vide; poteva affermare, infatti, senza alcuna incertezza, che si trattava di un bel ragazzo.

L’aveva pensato anche quella mattina, anche se non aveva avuto modo di osservarlo bene.

Invece, adesso, poteva avere la conferma di quanto avesse ipotizzato.

Il suo fisico era scolpito, la sua pelle candida e illuminata dalla luna.

I suoi capelli che ora, essendo bagnati, ricadevano a incorniciargli il volto, erano nerissimi come i suoi occhi.

I lineamenti del viso marcati eppure molto piacevoli.

Eppure, quello che colpiva di più era la sua espressione seria e la decisione che trasmettevano quegli occhi.

Anche quella mattina l’espressione di quel ragazzo lo aveva incuriosito.

Ricordava, infatti, che il suo volto serio stonava con tutte le altre persone presenti nella pensione che, serene e rilassate si intrattenevano con i loro figli o con i loro amici gustandosi al meglio quell’assolato mese di agosto.

Era per questo che lo aveva colpito.

Sembrava una mosca bianca, una nota stonata messa lì per caso in mezzo a tutti gli altri che si divertivano.

Oramai, Sendoh lo vedeva bene dato che c’era meno di un metro di distanza a separarli.

Con la scusa di bagnarsi le mani nell’acqua marina, si fermò a osservarlo.

Il ragazzo aveva notato la sua presenza ma non sembrò curarsene.

Raccolse il suo asciugamano asciugandosi lentamente e poi infilandosi i pantaloni fino a che non volse lo sguardo verso di lui.

Lo guardò per un istante che a Sendoh sembrò eterno.

Sendoh rimase sconcertato dallo sguardo di quel ragazzo.

Quegli occhi, perché lo fissavano in quel modo?

Erano imperturbabili. Sendoh, a istinto, capì che fosse una di quelle persone che si distinguevano perché non si riusciva mai a capire cosa pensassero.

Il giocatore, infatti, non avrebbe saputo dire cosa potessero mai esprimere quegli occhi che lo fissavano.

Il ragazzo inclinò leggermente la testa di lato osservandolo meglio.

Se fossero stati nel quartiere dove abitava, allora Sendoh avrebbe pensato che il ragazzo l’avesse riconosciuto.

Ma erano lontani e lui non era ancora un giocatore di fama nazionale.

Andava pur sempre al liceo e le riviste su cui talvolta era uscito il suo volto erano giornali locali.

Inoltre, non tutti erano interessati al basket, quindi le possibilità che il ragazzo lo conoscesse erano utopiche.

Eppure, cos’era stato quello strano luccichio negli occhi?

Sendoh non lo sapeva.

Fatto sta che scomparve alla stessa velocità con cui era apparso.

Senza una parola, infatti, il ragazzo distolse lo sguardo raccogliendo la maglia che appoggiò con noncuranza sulle spalle e, senza più curarsi di lui, s’incamminò nella sua direzione.

Sendoh ebbe moto di notare che non era molto alto se paragonato a lui eppure, ora che lo osservava meglio, notò che il suo fisico era perfettamente scolpito quanto quello di uno sportivo, se non di più.

Rimase in attesa, aspettando che il ragazzo si avvicinasse ma questi, senza più guardarlò, lo superò.

Sendoh rimase lì, voltandosi poi a osservare quella schiena ben delineata che si allontanava.

Cos’era quello sguardo?

Perché Sendoh non riusciva a fare a meno di staccare gli occhi da quella figura che camminava con calma?

Chi era quel ragazzo così misterioso che gli faceva provare tutta quella curiosità?

Sendoh non lo sapeva.

Era però felice del fatto che si trovassero nella stessa pensione.

Forse, quell’estate, si sarebbe rivelata più interessante di quello che credeva, pensò con un sorriso alzandosi in piedi e osservando le onde.

Sì, senza dubbio, sarebbe stata un’estate interessante.
 


Continua…

Eccoci alla fine del primo capitolo dove mi sono semplicemente limitata a descrivere un po’ i caratteri dei due protagonisti.

Spero di aver fatto un buon lavoro con Sendoh dato che è la prima volta che si muove come protagonista in una mia storia.

Ovviamente, Sendoh non riconosce subito Mito come amico si Sakuragi essendo Yohei uno dei volti che tifano sugli spalti.

In seguito comunque, le cose si movimenteranno parecchio.

Le date della storia sono assolutamente casuali, usate perché mi facevano più comodo ai fini della fic.

Se lo scorrimento temporale però non fosse chiaro potrei mettere le date a inizio capitolo… fatemi sapere!!!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre attendo i vostri pareri che mi incoraggiano molto.

Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo aggiornamento.

Come i miei vecchi lettori sapranno, ero solita aggiornare la domenica.

Ho spostato gli aggiornamenti al martedì dato che avendo quasi concluso la storia ho preferito non aspettare oltre.

Se però qualcuno volesse di nuovo aggiornamenti domenicali, allora può farmelo sapere e li sposterò senza problemi.

Detto questo vi lascio, ringraziando tutti quelli che sono arrivati fin qui.

Pandora86
  
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