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Autore: nothing but a shadow    27/08/2013    1 recensioni
Quella notte non riusciva a trovare una posizione che lo soddisfacesse abbastanza da riuscire a dormire, e per quanto cercasse di sforzarsi a pensare che fosse semplicemente l'agitazione pre concerto, Alex sapeva benissimo cosa fosse, almeno in parte, a turbarlo. “E' solo una stupida proposta, non sei costretto ad accettare. Perché ti fai tutte queste seghe mentali per qualcosa di così stupido?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Then there are days like today.
 

Alex sbuffò nuovamente rotolandosi sul piccolo letto del tourbus. Non si sentiva in diritto di lamentarsi per la loro poca comodità, infondo doveva ancora dei ringraziamenti a chiunque avesse fatto sì che tutto quello fosse successo. Sin dalla tenera età aveva sognato di diventare qualcuno e ora non aveva più il bisogno di fantasticare ad occhi aperti. Si guardò intorno e vide le tende delle cuccette dei suoi compagni di band chiuse, e rise inconsciamente. Quei tre erano la sua famiglia, il suo mondo, e non avrebbe potuto chiedere di meglio. Cosa c'era di più bello di realizzare il proprio sogno con le persone migliori che esistano? Alex non riusciva a vedere qualcosa che potesse soddisfarlo di più – a parte dei letti più comodi, dato che passavano la maggior parte del loro tempo in quello stupido bus. Decise di non pensarci comunque e si mise a pancia in sotto. Quella notte non riusciva a trovare una posizione che lo soddisfacesse abbastanza da riuscire a dormire, e per quanto cercasse di sforzarsi a pensare che fosse semplicemente l'agitazione pre concerto, Alex sapeva benissimo cosa fosse, almeno in parte, a turbarlo. “E' solo una stupida proposta, non sei costretto ad accettare. Perché ti fai tutte queste seghe mentali per qualcosa di così stupido?”
Il biondo si passò una mano sul viso spostando un ciuffo che gli cadeva ribelle sugli occhi. Cercò di chiudere gli occhi ma pochi secondi dopo buttò via le coperte e si mise seduto sul bordo della sua cuccetta. Si rassegnò al fatto che di dormire non se ne parlava nemmeno quella sera e si alzò, facendo attenzione a non fare rumore così da non svegliare gli altri. In quel momento si sentiva solo e forse aveva semplicemente bisogno di qualcuno che gli stesse vicino. Non dimenticava di certo di quanto fosse bello avere i suoi migliori amici a fargli compagnia in quell'avventura, ma Alex aveva bisogno di qualcosa di più e quel vuoto che sentiva dentro durante le sue notti insonni diventava sempre più grande settimana dopo settimana. Non riusciva a dare una spiegazione a quella sua stupida sensazione, aveva una ragazza magnifica che lo amava più di tutto il resto, eppure il pensiero di Lisa non lo allertava più come pochi mesi prima. Insomma, Alex era convinto di amarla o comunque di tenere a lei come non aveva mai tenuto a nessuna ragazza prima, ma qualcosa sembrava sempre mancare nella sua vita. Il tourbus si era fermato in un piccolo spiazzo per la notte così il ragazzo decise di uscire per prendere una boccata d'aria, come se il vento potesse soffiare via anche quella sua confusione e far tornare tutto alla normalità, tutto come doveva essere. Ripeteva quell'azione ormai da troppo tempo per i suoi gusti, e anche se razionalmente sapeva che la brezza dell'aria notturna non avrebbe cambiato la situazione, dentro sentiva come il bisogno di fuggire dall'aria consumata del veicolo. Era diventata come una droga per lui, aveva bisogno di uscire per sentirsi un po' più a posto con se stesso, ma quel piccolo benessere sapeva sarebbe scomparso non appena avesse rimesso piede nel tourbus. Pensava che forse era la libertà che gli serviva, ma libero da cosa? Non aveva niente che lo opprimesse, anzi si riteneva il ragazzo più fortunato del mondo per essere arrivato a quel punto della sua carriera, per essere arrivato dove era in quel momento. Aveva orde di fantastici fan che gli riscaldavano il cuore a ogni singolo concerto come la prima volta, che cantavano con lui permettendogli appena di sentire la sua voce amplificata; aveva reso i suoi genitori orgogliosi nonché se stesso. Si disse che no, non aveva decisamente niente da cui evadere, eppure continuava a sentirsi in quel modo. Sospirò, sedendosi su una panchina poco distante; appoggiò i gomiti sulle ginocchia leggermente divaricate e si prese la testa tra le mani. Non ne poteva più di sentirsi in quel modo senza capirne il motivo, e in più ci si era messa anche quella stupida proposta a cui non sapeva dare una risposta. Doveva accettare o rifiutare? Non era assolutamente contrario a quell'esperienza, forse gli avrebbe fatto bene oltre che rendere felice qualcuno, ma dall'altra parte aveva un brutto presentimento che gli impediva di accettare senza indugi. Ne aveva parlato con gli altri e come previsto ne erano entusiasti, si chiese perché per lui le cose dovevano sempre essere così complicate e perché non potesse semplicemente essere felice senza dover subire le pene dell'inferno. Di solito tra di loro la maggioranza vinceva, era sempre stato così, nessuno si azzardava a prendere una decisione da solo e nessuno voleva farlo; per questo Alex li definiva la sua famiglia, tutti rispettavano tutti e tutti si volevano bene incondizionatamente, uniti da un legame che andava ben oltre la tradizionale amicizia. Ma quel giorno i voti erano stati diversi: nonostante la loro esuberanza nella proposta, Jack, Zack e Rian avevano notato che qualcosa turbava Alex e non avevano costretto nulla. Se la cosa avrebbe fatto star male Alex, allora avrebbero rinunciato senza pensarci due volte. Il biondo era grato del loro supporto, ma allo stesso tempo si odiava perché non voleva che il suo egoismo e le sue paranoie sicuramente infondate privassero i suoi amici di qualcosa che li avrebbe resi contenti. Fu proprio in quel momento che si rese conto che forse i suoi pensieri non avevano torto e decise mentalmente che valeva la pena rischiare. Chissà, magari affrontare la sua paura lo avrebbe liberato.
Si alzò e decise di tornare nel letto, sentendosi un po' più tranquillo ma da un lato più spaventato di prima. Decise di non rimuginarci sopra ancora, ormai aveva preso una decisione e non avrebbe lasciato la sua parte vulnerabile rovinare quella piccola forza che gli era salita.



La mattina seguente Alex si sentiva più rilassato del solito, forse perché era riuscito a dormire per ben tre ore, cosa che solitamente durante quelle notti angosciose non riusciva a fare. Si sedette al suo posto intorno al piccolo tavolo di legno dopo essersi versato del caffè in una tazza, e prese a sorseggiarlo lentamente. Attraverso il finestrino riuscì a scorgere gli alberi che si muovevano, segno che erano di nuovo in viaggio. Gli altri tre erano ancora dormienti nelle loro cuccette essendo appena le otto del mattino, quindi Alex si godette le luce del sole e quella tranquillità che non era solita regnare nel mezzo. Chiuse gli occhi mandando giù un sorso del suo caffè e benedì chiunque lo avesse inventato e diffuso. Appoggiò la schiena al cuscinetto della sedia stravaccandosi in una posizione ben poco elegante, con il torso nudo e un morbido sotto tuta grigio risvoltato un paio di volte alla vita, lasciando così intravedere i boxer di un arancio spento. Non aveva nessuna fretta di vestirsi per affrontare la giornata, in quel momento voleva solo godersi quella pace zen senza essere disturbato. Ma purtroppo il suo piccolo momento di meditazione terminò pochi minuti dopo, quando un irritante essere di nome Jack Barakat entrò nella stanza ruttando come se non ci fosse un domani. Alex pensò che solo il suo amico poteva essere in grado di emanare un rutto di quelle dimensioni con lo stomaco vuoto delle otto e cinque di mattina. Cercò di ignorare la sua presenza cercando di ritrovare la sua pace interiore ma con scarsi risultati. Il moro si sedette sulla sedia di fronte la sua iniziando a consumare rumorosamente la sua colazione.
«Buonfiorno Alefx.» lo salutò, con la bocca piena di cereali multicolore.
Il biondo lo guardò alzando un sopracciglio con la tazza nera ancora davanti le labbra. La appoggiò delicatamente sul tavolo farfugliando un 'buongiorno rompipalle' e facendo per alzarsi dalla sedia in cerca di un posto dove nessuno lo avrebbe disturbato.
«Hai pensato alla proposta dell'etichetta?» gli chiese il moro, ingoiando.
Alex si girò rassegnandosi al fatto che doveva per forza intrattenere una conversazione con il suo migliore amico, e si sedette nuovamente.
«In realtà sì, ci ho pensato. Credo che sia una buona idea, dovremmo accettare. Non sono sicuro al 100%, ma non importa, buttiamoci.» sputò fuori, cercando subito dopo di trovare una scusa abbastanza credibile per potersi rimangiare tutto. Sì maledì mentalmente e cominciò a ripetersi che doveva essere forte.
Jack gli sorrise entusiasta e Alex non poté far a meno di pensare alla dolcezza del volto dell'amico. Non era mai stato un amante delle smancerie e della dolcezza diabetica, ma ogni volta che il viso del suo migliore amico si illuminava in uno dei suoi sorrisi sinceri cambiava momentaneamente idea. Si sentì estremamente felice ad averlo vicino, ci si era sempre sentito in tutti quegli anni di amicizia. A volte si domandava perché quella fortuna fosse capitata proprio lui, Alex Gaskarth. Non era mai stato una persona così speciale rispetto alle altre, magari qualcuno necessitava di Jack più di lui. Rabbrividii al solo pensiero che Jack potesse avere quel legame con qualcuno che non fosse lui e poi lo guardò di nuovo, trovandolo nuovamente concentrato sulla sua colazione. Sorrise lievemente senza farsi notare e rimase a guardarlo ancora per un po'.
Jack dal canto suo non poteva essere più fiero di Alex. Sapeva meglio di chiunque altro che il suo amico non era in realtà così sicuro come dava a vedere, e sapeva che quando gli venivano dei dubbi o delle paure per lui non era per niente facile sbarazzarsene. Invece quella volta aveva affrontato le cose di petto pronto a lottare quasi contro se stesso. Poteva anche avere venticinque anni ma Jack ebbe l'impressione che in quel momento Alex fosse cresciuto, maturato; ma infondo non si smette mai di crescere nella vita.
Prese la sua ciotola ormai vuota e la ripose nel lavandino, riempendola con dell'acqua per non lasciarla macchiata. Si avvicinò poi al biondo, perso nei suoi pensieri. Sospirò, sperando che non cambiasse idea nuovamente preso dalla paura.
«Lexie, vado a farmi una doccia. Se ti serve, mi trovi in bagno.» Il moro si chinò lasciando un lieve bacio sulla guancia dell'altro, facendolo risvegliare dalla sua trance. Questo gli sorrise annuendo, e Jack lasciò la stanza.
Ed eccolo di nuovo, quel senso di vuoto dentro di Alex. 


 

  
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