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Autore: exitwounds    27/08/2013    2 recensioni
[bike (più o meno)]
«O te ne vai tu o me ne vado io, decidi.»
Nessuno di noi due fiata.
Ci scambiamo qualche sguardo, e riesco a cogliere i suoi occhi verdi lucidi.
Scuote la testa, rassegnato.
«Ho capito.» dice prendendo le chiavi della sua macchina ed aprendo la portiera. «Vai a farti fottere, Mike.»
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(4)

end.

 

Mike.

Mi sveglio di soprassalto. Sono sudatissimo, ho il respiro pesante e mi bruciano gli occhi.

Brit, sdraiata accanto a me, mi posa una mano sulla spalla, devo averla svegliata.

«Mike, amore, tutto apposto?» mi chiede, visibilmente preoccupata.

«Sì, tranquilla, tutto ok, penso. Billie Joe sta bene, vero?» le chiedo.

«Certo che sta bene, ma... perché me lo chiedi?»

«Ho avuto un incubo in cui moriva, dopo che era andato ad ubriacarsi perché abbiamo litigato... L’ho visto con i miei occhi, era come se fossi Billie Joe, come se vedessi tutto ciò che succedeva con i suoi occhi, ma non avevo controllo del suo corpo. L’ho visto morire, colpito da una dannata macchina guidata da un ubriaco, ho visto il suo funerale, l’ho visto venirmi in sogno per dirmi di rimanere forte, di farlo per lui...» la voce trema e mi si spezza, Brit mi abbraccia e mi asciuga una lacrima.

«Non ti preoccupare, è stato solo un brutto sogno, non è successo nulla.» mi scosta i capelli dalla fronte, che dal sudore si erano attaccati ad essa, ma ritrae la mano di scatto. «Cavolo, ma scotti! Ti deve essere salita la febbre, forse per il nervoso per la litigata con Billie...» mi dice, premurosa. «Torna a dormire, vedrai che starai meglio, a Billie ci penso io.» mi sorride e mi lascia un leggero bacio sulle labbra.

Mi tiro su la coperta fino al mento, a mo’ di protezione, poi sento qualcuno bussare alla porta.

Brit si alza e va ad aprire. «Chi può essere alle otto del mattino?»

 

 

Com’è realmente andata...

Billie Joe.

 

Christie Road, mi era mancata.
Stare con quel ragazzino, Micheal, mi aveva portato come indietro nel tempo, negli anni in cui mi facevo anche dell'erba del mio giardino, e riprovare quelle vecchie abitudini mi aveva lasciato con la convinzione che non facessero più per me. Non era nei miei obiettivi svenire su un divanetto strapieno di buchi e svegliarmi di soprassalto alle cinque del mattino, avrei preferito un risveglio molto più tranquillo, nel mio letto abbracciato ad Adie, preferibilmente.

Mi alzo barcollando.
«Mi scoppia la testa, porca puttana. Non ho più l'età per certe cose.»

«I quaranta e più anni si fanno sentire, eh Armstrong?» una voce che dopo qualche istante associo a Micheal mi risponde, spuntando all’improvviso alle mie spalle. Mi dà una pacca sulla schiena.

«Chiama tua moglie, sarà in pensiero» mi suggerisce, con un sorriso.  Gli batto il pugno a mo’ di saluto.

Cerco di sistemare la maglietta alla bell’e meglio, è tutta stropicciata e sporca di terra.

«Ehm, Billie Joe...?» mi sento richiamare dal ragazzo e mi volto, ancora un po’ stordito dalla sbronza. «Me lo faresti un autografo?» mi chiede, con un sorrisetto improvvisamente a metà tra il timido e il nervoso. In fin dei conti è pur sempre un fan, me lo aveva anche detto, strano che non me lo abbia chiesto prima. «Certo» abbozzo un sorriso e firmo con la penna il foglio che mi ha dato. “A Micheal, grazie per la bella serata e per le birre! BJ”

Tutto raggiante si rimette in tasca il foglietto. «Grazie mille! Io sto sempre al bar il venerdì sera, ci becchiamo lì» propone. Sarebbe bello rivedersi, in fin dei conti gli devo qualche birra e qualche risata.

Mentre mi allontano in direzione di casa, tiro fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e controllo l’ora. Le sei e mezza del mattino. Dannazione, Adie mi ammazza. Meglio chiamarla.

Risponde al terzo squillo, con la voce ancora impastata dal sonno. «Pronto?»

«Adie, sono io...» comincio, ma la sua voce che si alza di tono mi blocca subito. «Billie Joe Armstrong, si può sapere dove cazzo sei stato e per quale fottuto motivo ti fai sentire solo ora?! Sono stata in pensiero tutta la notte, cazzo!»

«Hai ragione, so benissimo di aver sbagliato, ma ho litigato con Mike, lui se ne è andato sbattendo la porta,e ti sembrerò strano ma è vero, un ragazzino al bar mi ha offerto una decina di birre e mi sono ubriacato. Ma sto bene, davvero. Sto tornando a casa. Scusami se ti ho fatta stare in pensiero, sono stato un cretino.»

«Ti perdono, ma solo perché sei te.» il suo tono di voce si è addolcito, ormai sa come reagisco quando litigo con Mike, è come se mi cascasse il mondo addosso. «Vai da lui, che conoscendolo sta a pezzi. Ti amo.»

«Ti amo anche io.»

Chiudo la telefonata, un po’ più tranquillo, e cerco le chiavi della macchina, che chissà dove diavolo è finita. Mi guardo un po’ intorno, poi la vedo in lontananza, al ciglio della strada,  con due ruote sull’asfalto e le altre due sul prato che circonda Christie Road.

Salgo in macchina alla velocità della luce e spingo fortissimo sull’acceleratore, voglio arrivare il prima possibile da Mike, voglio chiarire, non voglio stare senza di lui accanto, non ce la potrei mai fare.

Ho toccato i duecentodieci all’ora in alcuni tratti, ma finalmente sono sotto casa sua. Busso, me ne frego che sono le otto di mattina e conoscendolo starà dormendo, me ne frego.

 

Brit mi apre la porta. «Billie...» non fa in tempo a terminare la frase che la abbraccio, spontaneamente, e anche lei mi stringe forte a sé.

«Mike è in camera sua, ha fatto un sogno stranissimo su di te e mi sa che gli è salita la febbre.» mi dice con un sorriso. «Vado.»

Apro piano la porta della camera, e delicatamente mi siedo sul letto. Mike si gira verso di me, apre gli occhi stropicciandoli, poi mi vede e la sua bocca si allarga in un sorriso.

Non gli lascio nemmeno il tempo di cominciare una frase che mi avvicino e lo abbraccio, lo stringo con tutta la forza che ho. Mike piange, un pianto sommesso che mi bagna la maglietta, lacrime amare e sincere. «Non importa niente. Non voglio perderti, Mike, e lo sai.» sussurro, una lacrima che scende silenziosa anche dal mio occhi sinistro.

Mike non dice niente, ricambia la mia stretta, se possibile ancora più forte.

Rimango più di un’ora con lui, mi racconta del sogno, e mi pare assurdo come abbia indovinato ogni passo, ogni cosa che ho fatto, da ieri sera a stamattina prima che parlassi con Micheal.

«Ho sempre pensato che eravamo telepatici, o comunque legati in una maniera strana!» scherzo.

Lascio Mike a dormire, gli è davvero salita la febbre, e non voglio che si affatichi troppo.

Scappo anche da Adrienne, che mi accoglie prima con uno scappellotto dietro al collo, poi ride e mi stringe forte a sé. «Disgraziato. Però. Ti. Amo.» ad ogni parola mi stampa un bacio sulle labbra.

La bacio con tutta la passione che ho in corpo, le voglio trasmettere tutta la voglia che ho di lei, voglio sommergerla d’amore.

Poco ci importa che sono le dieci del mattino, che ci sono i nostri figli nelle loro stanze, facciamo l’amore, e mi sento più vivo che mai.





ehi.
lo so che mi vorrete come minimo fucilare, però ho deciso di rimettere mano a questa storia perché ne avevo bisogno.
ci credete se vi dico che ho avuto degli incubi per la maniera in cui l'ho fatta finire? beh, è vero.
quindi eccomi qua, con quello che stavolta è davvero la fine.
spero vi sia piaciuta c:
tornerò presto, almeno credo, dato che ho almeno due idee per due oneshot.
un bacio,

howyouremindme.

ps: 'ringrazio' il nuovo album degli Avenged Sevenfold e soprattutto "This Means War", che mi hanno tenuto compagnia mentre scrivevo. non sono una loro grande fan ma quest'album mi ha letteralmente stregata.
  
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