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Autore: Aika_chan    27/08/2013    4 recensioni
-Mamma io questo non voglio metterlo-
-Shiho ti prego, non fare i capricci, siamo già in ritardo-
Piccolo momento di vita della famiglia Miyano con una piccola Akemi e una ancor più piccola e capricciosa Shiho. Racconto di un momento prima che i genitori della scienzitina lascino le due ragazze da sole.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Altro Personaggio | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mamma,io questo non voglio metterlo-
-Shiho ti prego, non fare i capricci, siamo già in ritardo- la donna dai lunghi capelli castani non riuscì nemmeno a completare la frase, che si ritrovò per aria vestitino, calze e fioccheto mentre la bambina ramata era fuggita in un lampo, lasciando la madre attonita e piacevolmente divertita.
Elena si diresse quindi nella stanza delle bambine, dove vi trovò la minore nascosta alle spalle della maggiore che cercava in tutti i modi e maniere di scrollarsela di dosso.
-Shiho, staccati e vai a vestirti ti prego- Akemi implorò la sorellina che nel vedere la più grande irritata e in difficoltà non riuscì a trattenere un sorriso.
-Mammaa aiutami- la maggiore implorò l'aiuto della madre affacciata dalla porta che nel vedere la scena non riuscì a non sorridere.
-Shiho, avanti fai la brava, lascia Akemi e vieni a vestirti- Elena usò il tono più autoritario che conosceva, anche se con le sue figlie non riusciva mai ad essere troppo severa. Per tutta risposta la piccola ramata si strinse ancora più forte alla sorella segnado con la testa che non aveva intenzione di ubbidire.
-Shiho, fai come dice tua madre, lascia andare tua sorella- intervenne il padre delle bambine. La minore lasciò immediatamente la presa e d'istinto nascose il volto dietro la schiena della bambina dai mori capelli. Non poteva fare a meno di sentirsi in soggezione davanti alla figura imponente del padre che ora si stagliava alle spalle della moglie. Shiho considerava Atsushi il suo eroe personale, ma ne era stranamente intimidita.
L'uomo si avvicinò ancor di più alla moglie, ancora appoggiata allo stipite della porta, le si strinse alla vita sorridente:
- E' anche più testarda di te- si prese ironicamente gioco della donna che lasciò che i capelli gli sbattessero in faccia, per poi staccarsi veloce dalla presa del marito e avvicinarsi "agguerrita" alla figlia minore:
-Vedremo- sentenziò determinata lanciando un sorriso palesemente diverito al marito, che si girò e andò verso il salotto, dove si sedette alla sua scrivania.
Con uno scatto fulmineo Elena riuscì ad impedire che la minore delle sue figliei si nascondesse questa volta sotto il letto e ancora più velocemente le infilò vestito e calze, senza lasciare scampo alla ramata che irritata per la sconfitta mise su un dolcissimo broncio che fece sorridere sia Akemi sia Elena, che suo malgrado fu costretta a cedere sul fiocco per capelli in quanto, Shiho non aveva intenzione di farsi "battere" ancora una volta e sopratutto Akemi non voleva cedere alla minore uno dei suoi fiochi preferiti.
-Akemi, tesoro- la donna dall' elegante accento straniero si rivolse alla figlia maggiore -vai da papà, e digli che siamo pronte- la bambina dai lunghi capelli neri, già vestita e profumata di tutto punto saltellò verso il salotto, fermandosi ai piedi della sedia dove era seduto il padre:
-Papà?!- lo chiamò, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
-Dimmi, piccola- si girò dopo qualche secondo in direzzione della figlia e le parlò sorridendo.
-Mamma dice di dirti che siamo pronti- comunicò la bambina.
-Ah si ?! Era ora!- ridacchiò l'uomo, mentre la moglie entrava nella stanza con la piccola Shiho in braccio. La donna gli si avvicinò come per intimarlo ad alzarsi, in quanto il lieve ritardo iniziale si era transformato in un ritardo mostruoso.
-Ora ho capito perchè non voleva vestirsi!- lo scienziato parlò scherzosamente alla moglie -il nero non va più di moda, sai?- disse ironicamente.
-Io non credo!- lo rimbeccò la moglie divertita, facendo gesto con la mano all' uomo di guardarsi, che non appena notò di essere completamente vestito di nero sorrise impercettibilmente triste, sperando tra se e se che le sue bambine non fossero mai costrette a vestire di quel colore.
Quel giorno, tutti i componenti della famiglia Miyano erano incredibilemnte eleganti, i genitori avevano una giornata di riposo dal lavoro per cui Atsushi decise di proporre a  tutta la famiglia di scattare una foto ricordo da incorniciare e conservare nel loro appartamento. Per cui sotto l' "intransigente" guida dalla più grande delle donne si erano tutti fatti belli ed erano quindi pronti per il servizio fotografico.
Arrivarono allo studio con un ritardo allucinante, tanto che Atsushi fu costretto ad inventare un malore improvviso di una nonna insesitente per convincere il fotografo a non annullare l'appuntamento e mantenere la promessa fatta alle sue donne.
Stavano scegliendo l'ultimo sfondo per l'ultimo scatto dei tre prestabiliti, quando il cellulare del capofamiglia squillò e lui fu costretto ad allontanarsi dal gruppo per rispondere.
-Pronto?- fece interrogativo, esitando poi qualche minuto -ora?!- dopo aver ricevuto la risposta dall'altro capo dell'apparecchio, gli si dipinse in volto un espressione di rammarico, triste ed arrabbiata, che la moglie riuscì a percepire e a capire, nonostante fosse impegnata ad intrattenere le bambine.
-D'accordo, arriviamo- chiuse la conversazione e si diresse dalla donna.
-Elena- la chiamò ed entrambi si allontanaronoin un angolo della stanza, lasciando il fotografo con un cenno di scuse in quando doveva sia perdere altro tempo sia occuparsi delle piccole Miyano.
I coniugi confabularono tra loro qualche minuto e poi si avvicinarono al fotografo per spiegargli la situazione e per pagare il primo dei due scatti effettuati.
Finito col fotografo dovettero spiegare alle figlie che la loro giornata in famiglia era saltata, e che dovevano andare di corsa a lavorare.
Due uomini in nero entrarono nella stanza dopo qualche minito, uno dei due fece segno agli scienziati di uscire, mentre l'altro si mise in disparte, in quanto il suo compito era quello di controllare le bambine e di riportarle a casa. 
Akemi non riuscì a trattenere le lacrime, nel vedere andar via i suoi genitori mentre la piccola Shiho li guardava allontanarsi attonita. 
Mentre sul suo volto prendeva forma un' espressione di assoluta tristezza, corse dietro ai genitori e si aggrappò all' abito della madre, costringendola a voltarsi e a rivelare le lacrime.
-Mamma, mamma, non andate via! Rimanete con noi!- ad Elena si spezzò il cuore nel sentire la voce rotta dai singhiozzi della figlia; non riuscì a guardare i suoi occhi smeraldinei un secondo di più, fu costretta a girarsi, mentre il marito si era già avvicinato alla figlioletta, e cominciò ad asciugarle le lacrime accovacciato alla sua altezza.
-Shiho, io e la mamma dobbiamo andare a lavorare e siamo costretti a lasciare te e Akemi-
-Ma tornerete?- chiese la bambina speranzosa.
-Si- mugugnò Atushi, sperando che la piccola non sentisse la sua insicurezza nel pronunciare quel semplice monosillabo.
La bambina fu staccata dall' abbraccio del padre dalla sorella maggiore e rimase impiedi a pochi metri dalla porta, guardando i suoi genitori uscire provando un misto di senzaioni che andavano dalla tristezza, alla rabbia, al dolore, tutte contornate un inspiegabile senso di vuoto.
 
 
Angolino per me ^^
Seconda fanfic su detective conan.
Ho vuoluto raccontare un piccolo pezzettino di vita della famiglia Miyano. Dei genitori di Akemi e Shiho non si sa praticamente niente, ma sono personaggi che a me introgano molto, per cui non potevo non scrivere niente su di loro.
Spero di aver reso bene l'idea .. anche se a me non piace del tutto.
Se vi va lasciatemi pure delle recensioni, sarò lieta di leggerle e di rispondervi ovviamente :)
Un bacio grande
Aika
  
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