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Autore: evenstar    28/08/2013    4 recensioni
Mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se, in Iron Man 2,Tony avesse chiesto a Pepper, e non a Natasha, cosa avrebbe fatto se si fosse trovata al suo ultimissimo compleanno. Questa storia è la risposta che mi sono data. La festa di compleanno di Tony leggermente rivisitata alla luce dei consigli di Pepper.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era la sera della festa per il suo compleanno, ma Tony era solo nella sua stanza davanti ad un grosso specchio che gli rimandava inclemente l’immagine del reticolo bluastro di vasi congesti che aveva sul collo e nel torace, proprio attorno al quel reattore arc che lo stava tenendo in vita e contemporaneamente lo stava lentamente uccidendo. L’uomo fissò la gocciolina di sangue che brillava sul suo polpastrello, l’indicatore digitale indicava che il livello di intossicazione da palladio nel suo organismo era arrivato all’89%, lasciandogli dannatamente poco tempo a disposizione. Tempo che lui avrebbe volentieri impegnato in tutt’altro modo. Aveva cercato di convincere Pepper a mollare tutto e al diavolo le Industries, Iron Man e il mondo intero. Solo lui e lei a Venezia, con la possibilità di realizzare finalmente qualcosa di utile nella sua vita. Ma lei era sempre stata troppo responsabile, troppo ligia al dovere e alle incombenze per lasciare tutto e seguirlo nelle sue pazzie, e quella era dopotutto la caratteristica che aveva permesso loro di funzionare per tutti quegli anni insieme. Oltretutto Tony non le aveva detto nulla di quello che gli stava succedendo, rimandando sempre per cercare le parole adatte e il modo più indolore per confessare ad una delle poche persone che davvero contavano qualcosa nella sua vita che stava morendo.
E ora era troppo tardi.
Troppo tardi per Venezia, troppo tardi per le confessioni, troppo tardi per loro.  
La voce di una donna alle spalle lo riscosse dai suoi pensieri. Per un solo, breve istante pensò che fosse lei, ma poi si ricordò di come adesso Pepper avesse un’azienda da mandare avanti e di come avesse passato l’incombenza del suo ruolo a Natalie. – Quale orologio vorrebbe mettere questa sera, signor Stark? – gli chiese la ragazza entrando nella stanza mentre lui si abbottonava frettolosamente la camicia per nascondere il reticolato blu.
No, non era Pepper. Pepper gli avrebbe portato un orologio, non tutta la collezione, gli avrebbe detto di darsi una mossa e lo avrebbe rimproverato per qualcosa di cui lui nemmeno si ricordava. – Ora vedo – rispose mentre lei gli preparava un drink.
Decisamente non era Pepper che mai gli avrebbe preparato volontariamente da bere.
- Forse – cominciò a dire, senza saperne bene il motivo nemmeno lui. – Dovrei annullare la festa – le disse studiando la sua reazione a quella proposta del tutto inattesa.
- Probabilmente – rispose lei porgendogli il drink, senza battere ciglio.
No, Pepper… si costrinse a smettere di pensare a lei e soprattutto di fare paragoni inopportuni.
- Perché è… - cominciò a spiegare Tony.
- Sconveniente – finì Natalie.
- Può essere mal interpretata.
- E inappropriata.
Tony bevve un sorso, più che altro per evitare il contatto di quegli occhi verdi che lo stavano scrutando cercando qualcosa di indefinibile.
- E’ sufficientemente forte per lei? – chiese la ragazza e Tony non seppe dire se si stesse riferendo al martini o a qualcos’altro.
- Quadrante dorato, cinturino marrone… lo Jaeger. Diamogli un’occhiata – le rispose cambiando argomento e andando a sedersi sulla poltrona, portandosi dietro il suo martini. – Li porti qui – decise alla fine. – Faccio io, lei può anche andare – le disse sperando che la donna capisse e lo lasciasse da solo qualche alto istante. Doveva prendere parte alla festa che stava iniziando al piano di sotto, ne era consapevole, ma prima di essere catapultato in mezzo ad una folla urlante e completamente ubriaca aveva bisogno di ancora qualche attimo di tranquillità. Voleva restare solo con se stesso per cercare di riprendere il controllo e tornare ad essere il solito Tony Stark che tutti si aspettavano di vedere. Ovviamente i suoi desideri furono spazzati via nel momento in cui Natalie si sedette sul bracciolo della sua poltrona con un sorriso appena accennato sulle labbra, tirando fuori il fondotinta e cercando di nascondere un livido sulla sua guancia, residuo dell’incontro con Vanko a Monaco.
Pepper.
Anche lei aveva fatto qualcosa di simile, neanche troppo tempo prima, quando Tony ancora aveva avuto una via di fuga, quando il mondo non sapeva che lui era Iron Man, quando avrebbe potuto dar retta a Coulson e restare ad essere un miliardario eccentrico con una guardia del corpo decisamente fuori dal comune, e una segretaria altrettanto speciale. Ma aveva voluto fare di testa sua, aveva detto a tutti che lui ERA IRON MAN e lo aveva fatto perché l’idea di essere un supereroe, lui che fino a quel momento era stato solo un mercante di morte, gli era sembrata affascinante e assolutamente irresistibile. Ma il tempo delle menzogne, soprattutto a se stesso, stava finendo e Tony dovette ammettere di averlo fatto anche per lei. Perché pensava davvero quello che le aveva detto prima della conferenza stampa e sperava che lei potesse essere orgogliosa di quello che era diventato.
Poi la cosa gli era un po’ sfuggita di mano. Come sempre.
Ma in quel momento non c’era Pepper davanti a lui. - Devo ammettere che mi risulta difficile inquadrarla – disse a Natalie percependo che stava nascondendo qualcosa dietro al sorriso lievemente ironico con cui lo osservava. – Da dove viene? – le chiese con nonchalance sperando che cadesse nella trappola.
- Ufficio legale – rispose prontamente la giovane finendo di nascondere il livido e rialzandosi in piedi. – L’aspettano di sotto – gli disse poi uscendo dalla stanza e lasciandolo finalmente solo.
Tony premette le dita sulle palpebre facendo una smorfia quando una serie di scintille gli sfavillò davanti agli occhi stanchi. L’aspettavano. Aspettassero pure. Quella in fondo era la storia della sua vita e una volta in più, a quel punto, non avrebbe fatto molta differenza. Si avvicinò alla vetrata che mostrava la baia scura mentre nell’oceano sottostante si riflettevano migliaia di lucine tremolanti, l’eco attenuato di quello che era la sua ultima festa di compleanno.
- Tony, si può sapere che cosa sta facendo? – una voce nota, attesa e temuta allo stesso tempo, lo riportò brutalmente alla realtà.
- Pepper – rispose girandosi lentamente verso di lei e restando immobile a fissarla mentre tutto quello che gli era passato per la mente in quei minuti tornava prepotentemente a farsi vivido in lui.  
- Sta bene? – chiese la giovane avvicinandosi e scrutandolo negli occhi lucidi e stanchi, mentre una ruga di preoccupazione le si formava sulla fronte.
- Credo… credo di sì – ammise Tony. Ormai era troppo tardi, la sua occasione per confidarsi l’aveva avuta sull’aereo di ritorno da Monaco, l’aveva sprecata e adesso era troppo tardi.
- Le persone di sotto cominciando ad essere irrequiete. Aspettano il festeggiato – gli disse con un mezzo sorriso, decidendo di credere a quello che aveva sentito.
- Non so se ne ho voglia. E’ tutto così…
- Esagerato? – chiese Pepper.
- Inutile.
- Ha voluto organizzare un party… - iniziò a dire Pepper, sospirando e preparandosi all’ennesimo battibecco.
- Lei ha voluto che organizzassi un party…
- … io volevo una festa per il suo compleanno…
- … e io l’ho fatto…
- … l’ha trasformata nell’evento dell’anno…
- … tutto quello che faccio…
- … per favore, adesso non ricominci con questa storia…
- … sono Tony Stark, tutto quello che faccio diventa un “evento” – le rispose Tony, ma non con il solito tono di autoesaltazione, sembrava più una presa di coscienza di un fatto innegabile, espresso da un uomo stanco.
- Comunque oramai è fatta – gli rispose Pepper aggiustandogli la giacca sulle spalle senza che ce ne fosse realmente bisogno, spaventata da quel tono che non gli aveva mai sentito usare.
- Posso farle una domanda immaginaria, un po’ strana? – chiese Tony facendole al contempo un sorriso sghembo come a volersi scusare in anticipo.
Pepper annuì.
- Se questo fosse il suo…ultimissimo compleanno, come vorrebbe festeggiare? – chiese a bruciapelo, tornando a tormentarsi gli occhi con i polpastrelli per evitare di perdersi nello sguardo serio con cui lei lo stava osservando.
- Come sarebbe a dire “se fosse il mio ultimissimo compleanno?” Tony che cosa…? – cominciò a chiedere Pepper frenetica, sempre più spaventata da tutta quella conversazione e dall’aspetto del suo capo. – Che cosa è che…
- La prego – la fermò Tony alzando una mano come a difendersi da quel torrente in piena. – La prego – mormorò di nuovo abbassando il tono di voce ad un sussurro. – Solo… come? – le chiese.
Pepper sbuffò, ma poi pensò seriamente alla domanda che le era stata posta intuendo come la sua risposta fosse importante in quel momento. – Credo che cercherei di passarlo con le persone a cui tengo veramente – rispose semplicemente facendo un sorriso sincero.
Tony rimase interdetto da quella risposta, ma fece un sorriso anche lui, sentendosi peggio che mai anche se fino a qualche minuto prima pensasse di aver toccato il fondo.
– E adesso possiamo andare da quella folla inferocita? – gli chiese Pepper incamminandosi verso la porta.
- Sì – sbuffò Tony seguendola. - Me la sono cercata – mormorò senza che lei lo sentisse.
La folla, la musica martellante, le donne e soprattutto fiumi di alcol furono un toccasana per Tony che ben presto tornò quello di sempre e animò la sua festa di compleanno, esattamente come tutti si aspettavano che facesse. Ballò con decine di perfette sconosciute, bevve cocktail altrettanto sconosciuti e dai colori improponibili, fece battute e alla fine, come gran finale della festa, decise di far intervenire Iron Man. Tutto era partito come un’innocente dimostrazione di come funzionassero gli stabilizzatori di volo, ma ben presto si ritrovò a fare il tiro al bersaglio con bottiglie di costoso champagne, finché non venne acclamato per il discorso. Si trascinò verso il palco, cosa che sarebbe stata complicata da ubriaco, ma che ubriaco e con l’armatura addosso fu una vera impresa e, al secondo tentativo, riuscì ad afferrare il microfono.
- Buonaaaa sera – biascicò mentre le persone riducevano di qualche ottava il tono degli schiamazzi per ascoltare quello che aveva da dire. Il problema era che non aveva idea di cosa dire. In genere l’ispirazione non gli mancava mai e la folla che lo acclamava non faceva che stimolare il suo ego e la sua fantasia, ma in quel momento si ritrovò senza parole. Iniziare il discorso con la frase “benvenuti all’ultima festa di compleanno di Tony Stark” non sembrava una buona idea, non con Pepper che lo stava fissando con cipiglio severo e un espressione corrucciata, parlottando con Rhodey. Decise di lasciare che le parole fluissero come volevano e al diavolo tutto. – La domanda che mi fanno spesso è “Tony come fai ad andare in bagno con l’armatura?” – disse rimanendo qualche secondo interdetto da quella frase, non sapendo da dove gli fosse uscita. Poi decise che, se era uscita, un motivo ci dovesse pur essere e quindi stabilì di dare una dimostrazione pratica delle meraviglie della sua creazione, comprovando quello che aveva appena affermato. Si concentrò un attimo e poi fece un sorriso. – Ecco fatto – mormorò poi mentre la folla, piuttosto inaspettatamente persino per lui, scoppiava in acclamazioni. Non doveva essere il più ubriaco del gruppo, in fondo. Sentendo le persone ridere non poté proprio fare a meno di ridere a sua volta, trovandosi senza sapere come piegato i due con Pepper che cercava di togliergli il microfono, peraltro riuscendoci senza grossi problemi, mentre lui tentava di restare in piedi.
 - Però… nessun altro sa dare feste del genere – la sentì dire allegra e, per un momento, Tony pensò che lo fosse realmente. Poi gli occhi azzurri di lei si posarono nei suoi e lui capì che era ben lontana dall’essere allegra. Arrabbiata, delusa, preoccupata, furiosa forse, ma non allegra. – Grazie infinite, Tony. La ringraziamo tutti INFINITAMENTE per questa MAGNIFICA serata, e ora dobbiamo augurarvi la buonanotte e grazie infinite per … – la sentì dire rivolgendosi al pubblico che scalpitava per un suo intervento che bloccasse quella guastafeste.
Tony tentò di riappropriarsi del microfono, ma Pepper lo nascose.
– No, no aspetti non può… non c’è stata la torta… - tentò di dirle.
- Lei è fuori controllo, va bene? – gli rispose.
- Sono fuori controllo? Tu sei fuori controllo, piccola – le biascicò cercando di ottenere un tono da seduttore, senza riuscirci, e avvicinando il volto al suo tentando di baciarla. Improvvisamente baciarla sembrava una gran bella idea, a ben pensarci Tony si rese conto che baciarla era sempre sembrata una gran bella idea e non capì proprio come mai non lo avesse mai fatto. 
- E’ fuori controllo. Ha appena fatto pipi nell’armatura… - gli rispose la ragazza allontanandosi da lui.
- C’è un sistema di filtraggio… - biascicò tornando ad avvicinare il volto al suo e tentando di incrociarne le labbra nel movimento.
- Non è eccitante… - gli rispose capendo quello che stava cercando di fare. – Avanti su, mandi tutti a casa… è ora di… - gli disse non sapendo come continuare. L’idea era dire “andare tutti a letto”, ma Pepper si rese conto come un frase simile in quel frangente avrebbe potuto scatenare ulteriormente Tony e preferì lasciarla in sospeso, sperando che lui le desse retta per una volta. 
- Se lo dice lei - mormorò lui contrariato, prendendo il microfono con la chiara intenzione di fare di testa sua, ma poi incontrò il suo sguardo e rimase interdetto, perdendosi per la seconda volta in poche ore in quell’azzurro. Scese dal palco e si voltò indietro ad osservarla, sentendosi decisamente meno sbronzo e più infelice di prima. – Pepper Potts – annunciò indicandola. – Ha ragione – disse poi volgendo lo sguardo sulla folla mentre la testa iniziava a vorticargli nel movimento. – La festa è finita, gente. Tornatevene a casa – disse gettando poi a terra il microfono e dirigendosi verso le scale che portavano al laboratorio. Mentre passava fece appena in tempo a vedere Rod che sussurrava qualcosa all’orecchio di Pepper prima che questa facesse un sorriso sollevato e iniziasse a far defluire la folla contrariata dalla brusca interruzione del divertimento.
Tony si tolse l’armatura, prese al volo la borraccia con la clorofilla e un panetto di ghiaccio istantaneo e si fece cadere sul divano davanti alla televisione accesa, ma senza volume, godendosi per una volta il silenzio che l’insonorizzazione della stanza garantiva. I pannelli erano stati voluti da Pepper per proteggersi dai gusti musicali di Tony, mai avrebbe pensato che avrebbero protetto lui da  quella stessa musica che ancora martellava al piano di sopra.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal rombo del sangue che sentiva nelle orecchie. Fu svegliato dalla porta che veniva aperta e da un ticchettio di tacchi sul pavimento.
- Non credevo che mi avrebbe dato retta – disse Pepper andando a sedersi sul tavolino di fianco al divano dove lui era ancora spiaggiato, nel pieno del dopo sbornia. 
- Le do sempre retta – borbottò con la bocca impastata dall’alcol e dalla clorofilla.
- Questa poi la voglio vedere – rispose la ragazza con un sorriso, tendendogli un bicchiere colmo di acqua e prendendo il panetto di ghiaccio ormai caldo.
- Quasi sempre?
- Mai, direi piuttosto.
- Non è vero.
- Ok, raramente – disse alzandosi e prendendo un altro sacchetto di ghiaccio istantaneo.
- Lo ammetto, non sono una persona facile – ammise Tony mentre Pepper gli appoggiava il ghiaccio sulla fronte sudata. Alzò la mano per reggere il panetto e, così facendo, finì per sfiorare quella di lei. All’inizio si ritrasse da quel contatto, ma subito dopo riavvicinò la mano posandola sopra quella di Pepper. – Grazie.
- Non capisco perché deve sempre ridursi in questo stato – gli chiese.
Tony non rispose e sentì che lei faceva scivolare la mano da quella di lui, lasciandolo a reggere il ghiaccio da solo.
- Sopra è un disastro, domani farò venire qualcuno che sistemi le cose – gli disse. – Le spiace se mi fermo per la notte? E’ tardi ormai… - chiese alzandosi dal tavolino dove era rimasta appollaiata per tutto il tempo e facendo un sorriso di scusa per quella richiesta.
- Faccia come a casa sua. E’ casa sua, in fondo passa più tempo qui che da qualunque altra parte – le rispose Tony osservandola dal basso. Aveva l’aria stanca, ma sembrava anche stranamente tranquilla considerando il macello che doveva esserci al piano di sopra e le condizioni in cui versava lui stesso.
- Casa non è dove si passa più tempo – gli disse con lo stesso sguardo dolce che Tony immaginò avesse una mamma che spiegasse al figlio come Babbo Natale non fosse reale.
- E cos’è casa, per lei?
- Casa è dove c’è qualcuno che ti aspetta – rispose semplicemente. – Buonanotte, Tony – augurò uscendo dal laboratorio diretta alla stanza degli ospiti.
- Buonanotte – rispose, ma lei era già uscita.
Uno spicchio di luna illuminava debolmente la baia, riflettendosi sull’oceano sottostante. Tony fissava perplesso quella scena pensando a come fosse diversa da quella che aveva osservato solo qualche ora prima, quando mille luci brillavano sul mare. In quelle poche ore tutto là fuori era cambiato, così come molte cose erano cambiate anche dentro la Villa. Si mosse inquieto per la stanza, dirigendosi alla porta e tornando poi indietro, di nuovo si mosse fino alla porta, arrivò fino a mettere la mano sulla maniglia, e poi tornò indietro. Alla fine prese il coraggio a due mani, fece un respiro profondo e poi uscì dalla sua camera diretto alla stanza degli ospiti. Bussò piano. – Pepper, è sveglia? – chiese con un sussurro.
Nessuna risposta.
Tony provò a bussare un po’ più forte e, nel silenzio della notte, il suono rimbombò come un colpo di pistola. – Pep? – chiese.
Sentì uno scalpiccio e infine, quando ormai aveva quasi perso le speranze, la porta si aprì di uno spiraglio. - Tony? Che succede, sta male? – chiese Pepper strofinandosi gli occhi con una mano mentre con l’altra teneva chiusa una vestaglia azzurra che si era gettata addosso di fretta.
- No, sto bene.
- Lo sa che sono le 3 del mattino? – chiese passandosi la mano libera nei capelli arruffati.
- No.
- No?
- Non sapevo che fossero proprio le 3 – chiarì Tony.
- Tony? – chiese Pepper scrutandolo attentamente.
- Si?
- Che cosa vuole?
- Oh. Mi chiedevo… pensavo… volevo sapere…
- Tony? Sono le…
- 3 del mattino, l’ho capito.
- Arrivi al punto – sospirò Pepper che, quando aveva pensato di dormire lì per evitare di tornare a casa troppo tardi, non aveva immaginato di dover passare la notte a chiacchierare sulla porta della sua camera con il proprio boss.
- Vuole del gelato? – chiese Tony senza stare a girarci troppo attorno.
Pepper rimase in silenzio.
- Pepper?
- Sì…
- Sì vuole il gelato?
- NO! Sì al “Pepper”, sì come intercalare… sì, insomma.
Fu il turno di Tony di rimanere in silenzio. – Lo vuole o no? – chiese perplesso.
- Cosa? – chiese la ragazza ancora mezza addormentata.
- Il gelato!
- Si può sapere come le è venuto in mente di venirmi ad offrire del gelato in piena notte? – domandò.
- Non mi ha fatto mangiare la torta, questa sera – le disse Tony corrucciato.
- Che torta?
- La torta del mio compleanno, non abbiamo avuto il tempo di mangiarla. Ho pensato come un compleanno non sia tale senza torta, ma visto che non ne abbiamo potesse andare bene anche il gelato – le spiegò.
- E io… cosa c’entro con la sua voglia di gelato?
- Lo ha detto lei.
- IO? – chiese sorpresa lasciando momentaneamente i lembi della vestaglia per indicare se stessa, ma tornando a chiuderla rapidamente arrossendo allo sguardo malizioso di Tony.
- Ha detto che avrebbe voluto passare il suo compleanno con le persone a cui teneva davvero – spiegò Tony. – Beh, ho solo lei. E c’è del gelato di sotto che si sta squagliando mentre noi siamo qui a chiacchierare.
Pepper lo fissò allibita e per un momento Tony fu sicuro che gli avrebbe chiuso la porta in faccia lasciandolo solo con il suo gelato. Era quello che si aspettava, era quello che si meritava, era quello che lei avrebbe dovuto fare. Invece la porta si aprì di più e Pepper sgusciò fuori, annodandosi i lembi della cintura, con immenso disappunto di Tony. – Andiamo? – chiese iniziando a scendere le scale diretta in cucina.
- Ehm, sì. Certo – le rispose seguendola giù, ancora sorpreso. Era andato da lei in piena notte perché, osservando la luna, le parole che gli aveva detto prima della festa avevano iniziato a vorticargli nella testa. Aveva pensato che forse, a dispetto di tutto, per lui ci fosse ancora una piccola speranza e aveva deciso di buttarsi, tanto non aveva nulla da perdere. Averla convinta così facilmente lo aveva lasciato un po’ sorpreso e molto soddisfatto.
- Tony – sospirò Pepper osservando la vaschetta di gelato sul tavolo.
- Sì? – chiese tendendole un cucchiaio e prendendone un altro per sé.
- Sono allergica alle fragole – gli disse indicando il gusto sulla confezione.
- Niente paura, quello lo prendo io. Abbiamo anche la stracciatella – rispose tendendole un altro barattolo.
- Grazie – rispose la ragazza affondando il cucchiaio nel gelato cremoso e iniziando a mangiarlo direttamente dal contenitore sotto lo sguardo allegro di Tony. – Che c’è? – chiese vedendo che lui stava ridendo.
- Non credevo fosse il tipo da badilare direttamente dalla confezione. E’ più una cosa… da me – rispose l’uomo iniziando a mangiare a sua volta.
Pepper sorrise e scosse la testa con noncuranza. – Tanti auguri allora – gli disse sollevando una cucchiaiata di gelato come se fosse un flute.
- Grazie, anche se tecnicamente è già passato – rispose Tony alzando a sua volta il cucchiaio pieno e sfiorando con il manico quello della ragazza.
- Solo da tre ore, credo che gli auguri valgano ancora – replicò Pepper.
- Pensa di offrirne o crede di mangiarselo tutto? – chiese fintamente contrariato osservandola intenta a mangiare il suo gelato, incurante di lui.
- Ha il suo – rispose Pepper fintamente piccata, spostando un po’ indietro il barattolo in modo che Tony non lo raggiungesse.
- Perfida.
- D’accordo, ma solo un assaggio – disse osservando Tony avvicinare il suo cucchiaio al barattolo e fermandolo appena prima che lo immergesse. – Aspetti! – lo bloccò. – L’allergia – spiegò.
Tony fece per alzarsi a prendere un altro cucchiaio quando vide Pepper immergere il proprio nella stracciatella e poi, dopo avergli lanciato uno sguardo quasi timido, tenderlo verso di lui. Tony fece un sorriso e alzò un sopracciglio, ma quanto vide che lei non si allontanava si avvicinò e si fece imboccare, prendendosi forse solo qualche attimo di troppo per ingoiare il gelato cremoso.    
- Quindi? – chiese poi la ragazza leggermente imbarazzata.
- E’ un gusto inutile – rispose Tony sicuro.
- Come sarebbe? – domandò pensando che non aveva mai sentito nessuno definire “inutile” un gusto.
- Le piace? – chiese Tony.
- Sì. E’ un gusto come un altro.
- Non è vero. E’ un gusto che non ha ancora capito cosa fare.
- Tradotto?
- Non è cioccolata…
- No, direi di no… - confermò la ragazza mettendosi in bocca un’altra cucchiaiata di stracciatella.
- Non è fiordilatte…
- No… - rispose meno convinta.
- Non sa cosa essere.
- E’ tutti e due.
- O nessuno dei due.
- Stiamo sempre parlando di gelato? – chiese Pepper.
- Forse no.
- Credo che sia una perfetta congiunzione di entrambi – disse Pepper tendendogli un altro cucchiaio in modo che Tony riprovasse il gusto. – Fiordilatte e scaglie di cioccolato si completano a vicenda e formano qualcosa di nuovo e stuzzicante. Il latte addolcisce la bocca, le scaglie di cioccolato danno il giusto retrogusto senza prendere il sopravvento.
- Non lo avevo visto sotto questo aspetto – rispose Tony finendo di gustarsi l’ultima cucchiaiata.
- Per questo ci sono io – gli disse semplicemente.
- Già – confermò l’uomo tornando a mangiare la sua fragola.
Rimasero qualche minuto in silenzio entrambi immersi nel loro gelato. Poi Pepper fece uno sbadiglio e Tony sorrise. – Sarà meglio tornare a dormire, prima che si addormenti sul suo gelato.
- Ma non l’ho finito – rispose la ragazza osservando sconsolata la stracciatella che rimaneva.
- Non si preoccupi, sarà lì anche domani! – le rispose Tony ridendo.
- Stiamo sempre parlando del gelato? – chiese la ragazza perplessa, osservandolo con un sopracciglio alzato.
- Forse no – rispose lui ammiccando e facendole un sorriso.
 

Per festeggiare l'uscita del blu ray di Iron Man 3 (e la conseguente pioggia di immagini in alta definizione sul web) eccovi una storia che ho scritto qualche tempo fa, tenuta da parte per i tempi di scarsa immaginazione. Spero che vi piaccia, fatemi sapere! 
PS: in genere cerco di rimenere fedele ai dialoghi dei film che riporto, qui ho un pò tagliato la parte della festa che altrimenti veniva eterna!
Even 
  
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