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Autore: Jules_Black    28/08/2013    7 recensioni
Aveva sei anni.
Il loro primo giorno di scuola si profilava come un misto di eccitazione e di raggiungimento di ossequiosi obiettivi. La futura alta società di Manhattan era chiusa in quella classe lussuosa; le bambine erano formidabili nelle loro divise bianche e blu; i maschietti cercavano di aggiustare i loro cravattini inamidati. Chuck Bass, con sguardo fortemente indagatore, notò come quelle bambine – venti chili scarsi di perfidia e di capelli lucenti – fossero tutte estremamente e noiosamente uguali.

[...]
Aveva dieci anni.
Blair stava osservando Nate e Serena chiacchierare. La sua migliore amica stava tentando di spiegare a Nate i motivi per cui Blair era furiosa con lui; Serena era la sua ambasciatrice di pace.
– Hai inviato la soldatessa Van der Woodsen a recuperare il principe perduto?
Blair sospirò.
– Chuck, sparisci.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Blair Waldorf/Nate Archibald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Sixteen years.
 
Aveva sei anni.
Il loro primo giorno di scuola si profilava come un misto di eccitazione e di raggiungimento di ossequiosi obiettivi. La futura alta società di Manhattan era chiusa in quella classe lussuosa; le bambine erano formidabili nelle loro divise bianche e blu; i maschietti cercavano di aggiustare i loro cravattini inamidati. Chuck Bass, con sguardo fortemente indagatore, notò come quelle bambine – venti chili scarsi di perfidia e di capelli lucenti – fossero tutte estremamente e noiosamente uguali. Un guizzo rosso all'angolo del suo campo visivo catturò la sua attenzione: Blair Waldorf indossava un cerchietto rosso, una corona di raffinato raso lucido che suscitava sguardi invidiosi. Chuck sorrise: quella bambina gli era già simpatica.
 
Aveva sette anni.
Il cortile della scuola era inondato di bambini festosi, increduli davanti a quella montagna di neve. Blair Waldorf li osservava con evidente disgusto, silenziosa e algida come la regina delle nevi.
– Waldorf, non vai a rotolarti anche tu nella neve?
Blair lo gelò con lo sguardo e Chuck Bass ridacchiò divertito.
– Io sono diversa – rispose lei, impettita, prima di andare via, con passo sostenuto. Chuck pensò che avesse perfettamente ragione.
 
Aveva otto anni.
Nathaniel gli aveva appena confessato di aver visto Serena con la camicetta sbottonata. Chuck aveva roteato gli occhi e lo aveva trafitto con lo sguardo.
– Tu hai Blair – gli ricordò, anche se il suo tono di voce era di ferma accusa.
Nate scrollò le spalle.
– Blair e io ci teniamo per mano – protestò Nathaniel, con infantile sicurezza. Chuck sbuffò, esasperato.
– Non farla soffrire – gli disse infine, osservando Blair che veniva verso di loro, con un sorriso raggiante tutto per Nate.
 
Aveva nove anni.
– Buon compleanno – le disse freddamente Chuck, porgendole una strana confezione informe. Blair la guardò con disgusto, prima di posarla alla base della pila di regali. Quando, due ore dopo, ebbe finito di scartarli tutti (nessuno che le avesse regalato qualcosa di fantastico!), aprì infine quello di Chuck. Rimase sorpresa: tre scintillanti cerchietti erano contenuti in tre confezioni dai monogrammi altisonanti: Gucci, Chanel, Louis Vuitton. Blair si aprì in un sorriso sincero e, quando alzò gli occhi per cercare Chuck, notò con una strana stretta allo stomaco che era già andato via.
 
Aveva dieci anni.
Blair stava osservando Nate e Serena chiacchierare. La sua migliore amica stava tentando di spiegare a Nate i motivi per cui Blair era furiosa con lui; Serena era la sua ambasciatrice di pace.
– Hai inviato la soldatessa Van der Woodsen a recuperare il principe perduto?
Blair sospirò.
– Chuck, sparisci.
– Se fossi in te, mi preoccuperei del modo in cui Nate guarda Serena.
Blair si voltò per rimproverarlo, ma Chuck stava già andando via e si stupì del fatto che avesse effettivamente indovinato quello che le era passato per la testa fino a momento fa.
 
Aveva undici anni.
Chuck era sdraiato sul divano di casa Waldorf, pallido e sudato. Nate era già andato via e quando Chuck, un quarto d'ora dopo, si era alzato con la ferma intenzione di tornare a casa, un violento capogiro l'aveva quasi fatto cadere. Blair si era fatta in quattro per lui: ora, dopo aver scoperto che Chuck aveva la febbre alta, si era accomodata accanto a lui, in attesa che Bart Bass si ricordasse di venirlo a prendere. Blair gli sfiorò la fronte con la mano pallida e gli sorrise; Chuck chiuse gli occhi, ormai al sicuro.
 
Aveva dodici anni.
Georgina si muoveva su di lui, così intensamente da fargli male. Era rapida e scattante e lui bruciava di voglia e l'avrebbe voluta prendere in tutti i modi possibili, così tante volte da perdere la cognizione del tempo. Nel mezzo, un pensiero lancinante lo trafisse: Georgina non era Blair, la composta Blair, l'altezzosa Blair, la perfetta Blair.
Chissà come sarebbe stato fare sesso con Blair.
 
Aveva tredici anni.
Nathaniel e Blair si erano appena scambiati il loro primo, vero, bacio. Nate lo aveva confessato a Chuck vergognandosi alquanto: Chuck aveva già fatto sesso e un bacio per lui non era che semplice routine. Eppure il suo migliore amico lo aveva degnato di un sorriso strano, che Nate non era riuscito a definire. “Ormai siete predestinati”, aveva detto, ma Nathaniel – che non era mai stato un buon osservatore – non aveva colto l’espressione gelida con cui Chuck era tornato a osservare la sigaretta che aveva tra le mani, quasi volesse strangolarla.
 
Aveva quattordici anni.
Blair osservò il proprio riflesso nello finestra; pelle pallida e occhiaie troppo marcate. Non aveva dormito – e non c’era nemmeno un motivo. Un'ombra, sempre più netta, venne a delinearsi dietro di lei.
– Serena ti sta cercando. Ha bisogno di qualcuno che le organizzi la festa più “sballata” dell’anno, testuali parole.
Blair non si era nemmeno voltata: aveva riconosciuto Chuck dal riflesso nel vetro. Con molta nonchalance, si era infine girata, pregando che Chuck non si accorgesse del fatto che lei, Blair Waldorf, aveva gli occhi umidi – Serena, sempre lei, sempre irrimediabilmente Serena.
– Serena sarà anche straordinariamente arrapante, ma tu rimani la più bella.
 
Aveva quindici anni.
New York era splendida in quel settembre malinconico: Serena era sparita senza dire una sola parola, suo padre aveva deciso di abbandonarla e Nate non era più lo stesso. Blair lanciò qualche ultima briciola alle anatre e iniziò a camminare con passo svelto; forse il vento che soffiava a Central Park le avrebbe schiarito le idee, asciugato le lacrime. Chuck le si affiancò senza fare rumore; la sciarpa rossa gli penzolava intorno al collo.
– Le cose si sistemeranno.
Blair avrebbe tanto, tanto, voluto credergli.
 
Hanno sedici anni.
Hanno sedici anni e si stanno guardando; stanno per oltrepassare un limite, un confine, che entrambi hanno contribuito a marcare.
“Sei sicura?”.
Blair vorrebbe gridargli che no, non è sicura, che domani potrebbe pentirsene, che non può baciarla in quella maniera, ma è la sua stessa lingua che la implora di non staccarsi e lei allora continua; vorrebbe gridargli di non toccarla in quel modo perché la fa impazzire, e la sottoveste scende, cade, così come cade il muro che hanno costruito in sedici anni; vorrebbe gridargli che nessuno l’ha mai baciata così e che il suo braccio che le cinge la schiena la fa sentire a casa, protetta, e le sue labbra tra i capelli la deliziano.
Vorrebbe, Blair, ma non riesce a spiccicare parola; ha la gola piena di gemiti.
Così lo bacia più intensamente.

   
 
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