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Autore: tagliarsi_con_gli_origami    28/08/2013    4 recensioni
"Se vuoi la verità Lou, mi ricordo di te un po' troppo. Ogni volta che disegno un elefante, bevo il the, mangio le patatine, faccio zapping, cammino per strada, faccio la doccia, mi vesto, vado in bagno, canto, bevo, rido e piango. Quando parlo, e ogni parola che dico mi sembra l'abbia detta tu a me centinaia di volte, tutte le volte che l'ho dato per scontato, una notte o l'altra, un pomeriggio davanti alla tv, una mattina negli spifferi fra il bagno e il corridoio.
I miei tatuaggi, le tue bretelle.
Le mie camicie e i tuoi calzini.
Le tazze di the sul lavandino e l'odore delle sigarette di Zayn in salotto.
Tovaglioli stropicciati e scarabocchi.
La chitarra di Niall appoggiata dietro la poltrona, Rolling Stone aperto sul tavolino"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A te, che mi hai iniziato a questa follia.
Sempre e per sempre grazie.

   
Mi sono ricordato di te disegnando un elefante rosa
.




 

Wise men say only fools rush in

But I can't help falling in love with you
 
Mi sono ricordato di te mentre disegnavo un elefante rosa.
Ero da Starbuck's, con un cappuccino pieno di schiuma così dolce che lo zucchero mi grattava i denti, e disegnavo un elefante sul tovagliolo di carta.
Mi sono ricordato di te perché il tovagliolo era giallo vomito, come la maglietta che hai messo per quella festa cretina a casa di Zayn, e poi l'hai lasciata ammuffire nell'armadio.
Mi sono ricordato di te con quella maglietta mentre parlavi con una tizia bionda di Doncaster che hai conosciuto in chiesa a otto anni e che mai più hai rivisto. Si era emancipata per venire a vivere da sola a Londra e fare la modella. E invece s'è dovuta sorbire te ubriaco che parlavi a tavoletta del Manchester United, e di quell'azione da centrocampo, e del portiere dal nome impronunciabile che invece di parare, vola. Scommetto che non era esattamente quella la sua idea di passare una serata con Louis Tomlinson degli One Direction.
Mi sono ricordato di te a quella festa perché alla fine mi sono trascinato fino in camera di Zayn a fare zapping su Real Time, e sono finito su una replica della Guerra Delle Torte. Sei arrivato mentre il giudice spaccapalle bocciava una povera crista perché il suo cupcake sapeva solo di menta.
Avevi quella maglietta giallo vomito bagnata di birra e sporca di olio delle patatine fritte, quando sei entrato. Mi ricordo la chiave nella serratura che ruotava due volte. Sorridevi e barcollavi un po', inciampando nei lacci sciolti delle scarpe. La tua risata cambia, quando sei sbronzo. Quasi non si sente, ma fa il solletico.
Alla fine non ho nemmeno visto chi ha vinto la gara, per colpa tua. 
Mi sono ricordato di te anche oggi pomeriggio mentre buttavo la spazzatura, di quelle serate insensate a pizza, Coca Cola e Premier League alla tv, e nessuno di noi riusciva mai a capire quando cazzo era il fuorigioco, ma urlavamo insieme a te, che salivi con i piedi sul divano per litigare con l'arbitro. Non ho mai visto mezza azione, ma mi ricordo della piega dei tuoi gomiti, e del colore verde riflesso sui tuoi tatuaggi sulle braccia. E quello strano toccarsi, sempre un po' appiccicati l'uno all'altro mentre Zayn sfumacchiava una sigaretta dopo l'altra, Liam messaggiava su Whatsapp e Niall seduto in mezzo a noi che commentava ogni momento come se fosse un film d'azione.
Mi ricordo che era bello, non dover stare sempre attento a non toccarti.
Mi sono ricordato di quella sera perché ho una lattina di Coca Cola in frigo che non ho ancora bevuto. Ce n'era una accartocciata vicino al ginocchio di Ed, il pomeriggio che è venuto qui e si è messo a scrivere Little Things sul tappeto davanti alla tv, in mezzo a cartoni della pizza vuoti e troppe lattine mezze piene. E c'era la tua testa dietro le sue spalle, e muovevi le labbra leggendo senza fiato.
“Quella del the è mia” hai detto ad un certo punto, fra I Want To Hold Your Hand e Can't Buy Me Love, nei due secondi di silenzio un po' tossicchiante del vinile di 1, indicando la strofa col dito. Ed ha sorriso senza guardarmi, mentre raccoglievo un pacchetto di sigarette accartocciato da sotto il divano.
Mi sono ricordato di quel pomeriggio perché sto ascoltando The Ballad Of John And Yoko in loop da tutto il pomeriggio, e proprio non mi va giù che gli abbiano fatto tante storie per andare in Francia. Di solito non me ne frega più di tanto del viaggio di nozze di John e Yoko, ma oggi è così, e di cambiare canzone non se ne parla.
Mi sono ricordato di te perché ho tirato fuori dall'armadio la tua maglietta giallo vomito, e l'ho stesa accanto a me sul divano. Lo faccio sempre quando ascolto i Beatles, e quando lascio urlare la partita  alla tv anche se non so nemmeno quand'è che l'arbitro deve fischiare il fuorigioco. Non l'ho mai imparato, perché quando venivo a vederti giocare non guardavo mai l'arbitro, o la partita, o qualsiasi altra cosa.
Ha quasi perso il tuo odore, anche se compro sempre le stesse saponette profumate, così sembra che tu non sia mai andato via. Ma anche la t-shirt giallo vomito adesso è solo un'altra maglietta macchiata di unto e birra che odora di un armadio vuoto con i miei quattro vestiti dentro. Quando c'eri tu era diverso. Avevamo l'assortimento del guardaroba di Fred Astaire e Ginger Rogers, ma le mie camicie improbabili stavano bene assieme alle tue bretelle sfigate.
Sembrano ancora più kitsch, adesso, senza i tuoi maglioncini infeltriti a far da paio.
Mi sono ricordato di te perché è scaduto l'abbonamento a Rolling Stone e nessuno di noi due l'ha più rinnovato. Mi ha fatto strano leggere il tuo nome sulla busta. 
Non l'ho ancora aperta. 
L'ho appesa al frigo, come se dovessi tornare stasera per lamentarti che non ti ricordo mai niente.
Mi basta il tuo nome stampato su un pezzo di carta.
Se vuoi la verità Lou, mi ricordo di te un po' troppo. Ogni volta che disegno un elefante, bevo il the, mangio le patatine, faccio zapping, cammino per strada, faccio la doccia, mi vesto, vado in bagno, canto, bevo, rido e piango. Quando parlo, e ogni parola che dico mi sembra l'abbia detta tu a me centinaia di volte, tutte le volte che l'ho dato per scontato, una notte o l'altra, un pomeriggio davanti alla tv, una mattina negli spifferi fra il bagno e il corridoio.
I miei tatuaggi, le tue bretelle.
Le mie camicie e i tuoi calzini.
Le tazze di the sul lavandino e l'odore delle sigarette di Zayn in salotto.
Tovaglioli stropicciati e scarabocchi.
La chitarra di Niall appoggiata dietro la poltrona, Rolling Stone aperto sul tavolino.
Mi ricordo di te ogni volta che cerco inutilmente di scrostare la macchia di vomito dalla tazza del water, e poi mi ricordo che è tinta per capelli di quella sera che ubriaco hai provato a colorarli di blu.
Mi ricordo di te tutte le volte che apparecchio la tavola per uno, senza te che preferisci le tovagliette, e il coltello va sempre all'esterno, e i piatti che, Harry, cavolo, lo sai che di plastica mi danno ai nervi.
Mi ricordo di te quando non inciampo più nelle tue scarpe in mezzo al corridoio, non trovo le tracce di dentifricio sul lavandino, il bollitore pronto la mattina con l'intera varietà di gusti mai esistiti sulla faccia della terra, tutti stipati in quel contenitore di paglia che ci hanno voluto regalare a tutti i costi ad Accra. 
Speravo lo lasciassi qui, ma me la ricordo bene quella volta che mi hai detto che tutte le cose più preziose che avevi potevano stare in quella scatola. Eravamo sdraiati a terra in corridoio, non mi ricordo perché, e Elvis cantava I Can't Help Falling In Love With You alla radio in soggiorno, e tu hai preso la scatola e l'hai appoggiata al mio sterno. Dondolava ad ogni respiro, e io pensavo sarebbe caduta, ma è rimasta lì, dieci minuti, in un silenzio così spesso da poterci camminare sopra. Sei rimasto zitto e mi hai guardato, zigzagando con l'indice sulle pieghe della mia maglietta, e alla fine hai detto solo “Adesso c'è davvero tutto quello che conta”. Mi ricordo che sembravi triste, e io volevo baciarti, davvero, ma avevo paura di non essere capace di vincerla, quella tristezza del cazzo che stava rovinando tutto. Ma a volte devi lasciare che le persone che ami siano tristi, perché alla fine non fa così schifo, la tristezza, a volte. A volte è solo un modo per stare meglio, davvero bene, quando va via e ti lascia respirare. A volte stai bene anche lì, un po' raggomitolato nella tristezza, a lasciare che ti faccia sentire tutti i nervi, i muscoli, le ossa e il sangue.
Mi sono ricordato di te perché ero triste.
Ma adesso va bene. Adesso c'è la tristezza giusta, quella che un po' fa male e un po' no.
La tristezza che mi parla di te.
 
 
Some things are meant to be.
Like a river flows
That's the way it goes
I just can't help fallin' in love with you
(I Can't Help Fallin' In Love With You, Elvis Presley)









Ballads tristi per stomaci forti: ciao, sono Elia, e sono una persona triste. Questa OS doveva essere di una malinconia un po' allegra, e invece è solo triste. Ma va bene così, so che se un po' mi conoscete sapete che queste cose sono la norma^^
Faccio due precisazioni di numero e poi mi levo dai maroni :D
Harry cita due canzoni dei Beatles che sono davvero consecutive nell'album 1, uscito nel 2000, che raccoglie i loro 27 brani più "significativi". 
La canzone su John e Yoko parla di un viaggio che loro hanno fatto, e la strofa iniziale dice proprio "
L'uomo con l'impermeabile disse dovete tornare indietro| Sapete non ci hanno dato nemmeno una possibilità", per questo Harry pensa che è incavolato perchè vogliono impedire loro di viaggiare :D
E niente, come sempre voglio ringraziarvi tutti, perchè le mie precedenti OS hanno raccolto recensioni meravigliose e io vi sono grato, immensamente. Tanto. Davvero.
Accra è la città del Ghana dove gli 1D sono stati l'anno scorso, e Ed che scrive Little Things è ovviamente Ed Sheeran, che ha scritto la canzone per loro visto che è un grande amico di Harry. Ma tutte queste cose voi le sapete, perchè ne sapete molto più di me.
Quindi pace, vi amo, e chiudo.
   
 
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