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Autore: Cherry Blues    29/08/2013    5 recensioni
Ci troviamo nel bel mezzo della battaglia del Britpop, l'agguerrito scontro musicale tra gli Oasis di Noel e Liam Gallagher e i Blur di Damon Albarn.
Siete pronti a viverla con gli occhi di Sunshine, la groupie tutto pepe di Damon?
Pronti a decidere se Noel -o, come dolcemente lo chiama lei, il "northerner sbruffone dittatore del mondo"- abbia fatto bene a impuntarsi proprio sulla groupie dell'acerrimo rivale?
Preparatevi a sfide, sbeffeggiamenti, attrazioni, passioni, equivoci e situazioni comiche o imbarazzanti, il tutto condito dalla magica atmosfera che si respirava negli anni 90.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. Un’ipotetica oasi(s) di salvezza




Non ci credo.
Non ci credo.
Ma che situazione assurda è questa?
Damon che ha dato di matto e io fuori da sola, di  notte, senza le chiavi di casa.
Cosa faccio?
La mia mente oscilla continuamente tra la disperata ricerca di possibili soluzioni e la speranza che sia solo un brutto sogno o uno scherzo.
Speranza illusoria, direi, dato che sono qui fuori da un quarto d’ora ormai e Damon non si è più fatto vivo.
Sono scioccata, veramente scioccata.
Capisco l’incazzatura, ma addirittura lasciarmi così, abbandonata a me stessa di notte?!
Non me l’aspettavo da lui, così come non mi aspettavo lo schiaffo.
Delusa, sì.
Delusa e sconvolta … E nonostante tutto non riesco ancora a versare una sola lacrima, cazzo!
Quanto vorrei sfogarmi, per una volta!
E’ chiedere tanto, poter scoppiare a piangere per sciogliere questo nodo alla gola?
Stupidi fottuti meccanismi mentali: perché non riesco più a piangere, dalla morte di Andrew?
Sospiro, ricacciando giù in gola questo magone.
Sono sola, sola qui fuori.
Justine?
Lei mi aiuterebbe sicuramente –Justine Andrews, ovvio-, dovrei solo riuscire ad avvisarla.
In effetti c’è sempre la cabina rossa qui davanti a casa, ma il –piccolo- problema è che non ricordo il suo numero a memoria, nonostante io l’abbia composto così tante volte –finisce con 6 o con 7?-.
Frugo nelle mie tasche alla ricerca di qualche spicciolo: 1 pound.
Il costo minimo per la chiamata è 60 pence, quindi… affrontiamo la reatà: ho un solo tentativo.
Merda.
Mi trascino infreddolita dentro la cabina e, premendo le cifre di quei tasti scrostati, giro la ruota della fortuna.
Sei, decido timidamente alla fine.
“Il numero chiamato è inesistente” mi risponde felice il disco registrato.
“Fanculo!!!” urlo arrabbiata e disperata sbattendo la cornetta con tutta la forza che ho in corpo, fino a farla cadere e finire a penzoloni, con un tu-tu-tu di sottofondo.
Fanculo.
Come faccio?!
La casa di Alex e Justine è troppo lontana da raggiungere in bici.
Metropolitana?
Abbasso gli occhi sui miei shorts cortissimi e fisso i miei tacchi a spillo.
No, ho paura ad andare in metro da sola a quest’ora.
E poi anche volendo non ho comunque i soldi per il biglietto.
Merda, questo mi ricorda il fatto che io non abbia nemmeno i soldi per un hotel -a meno che non ci sia un bed&breakfast che accetti 40 pence come deposito, ovviamente.
Scuoto la testa, sempre più disperata.
Come faccio?!
Non voglio passare la notte fuori… Ho freddo… Ho paura…
Lo sguardo mi cade sulla bicicletta e subito mi si accende una lampadina in testa, pensando a quali amici o conoscenti abitino abbastanza in zona.
Lampadina? No! Questo è un corto circuito, Shine!
Sì, vocina, hai ragione… Ma da chi altri potrei andare?
Sospiro.
Noel.
Lo so, è la mossa più stupida: se Alice andasse dalla regina di cuori forse farebbe un affare migliore del mio …
Andare da Noel Gallagher dopo tutto quello che gli ho detto, bah.
Eppure mi ritrovo ad inforcare la mia fedele bicicletta e a sfrecciare per le strade londinesi, cercando di non concentrarmi né sul bruciore dello schiaffo di Damon, né su questo fottuto vento freddo che mi sferza gambe e faccia … né tantomeno su quanto sia stupida questa mia idea.
 
Da quanto tempo sono qui, ferma e impalata come un baccalà, davanti al cancello di Supernova Heights?
La mia mano è piegata all’altezza del campanello, le dita infreddolite, ma non riesco a trovare il coraggio di suonare: Noel sarà sicuramente arrabbiato con me.
Con che coraggio posso presentarmi da lui dopo avergli detto che mi fa incazzare solo a guardarlo, che fa musica di merda e che non arriverà mai da nessuna parte nella vita?
Il brivido di freddo che mi percorre la spina dorsale però mi spinge a suonare il campanello, senza neanche pensarci su di nuovo, anche se mentre lo faccio sorge in me il terribile dubbio che Meg Matthews possa essere lì dentro.
La luce al piano terra è accesa, quindi c’è qualcuno sicuramente… Ma chi?
Prima ancora che io possa ripensarci, però,  sento che la cornetta del citofono viene spostata.
“Chi è?”
Trattengo il fiato. “Shine” sibilo quasi atona.
Silenzio per qualche secondo, durante il quale non faccio altro che concentrarmi mio malgrado sul freddo che mi sento fin dentro le ossa.
“Non conosco nessuna Shine” risponde infine.
Sospiro esasperata chiudendo gli occhi. “Noel, per favore
“Nome completo, prego”
“Shine Hamilton” lo accontento sbuffando.
Nome, non cognome, mi pare di aver chiesto” borbotta.
Perché deve essere così fastidioso?
Scuoto la testa prima di abbassarla, sconfitta. D’altronde ha lui il coltello dalla parte del manico. “Sunshine”.
E come fosse una parola magica –e non il nome che detesto, come lui ben sa-, il cancello finalmente si apre.
Cominciamo bene, comunque.
Questa volta Noel non mi aspetta nemmeno alla porta, ma la lascia leggermente socchiusa.
Nonostante una parte di me si stia preparando psicologicamente al northerner permaloso da affrontare, l’altra metà riesce a godersi per qualche secondo il tepore che si sente entrando in questa casa, lasciandosi alle spalle il freddo di questa terribile –in tutti i sensi- nottata.
Infilando meccanicamente le mani nelle tasche degli shorts, muovo qualche timido passo verso il soggiorno, dal quale sento provenire delle sonore risate.
Liam.
E’ Liam quello seduto sul divano a sghignazzare apertamente vicino al loro chitarrista.
Noel è in piedi, al centro della sala, una maglietta verde addosso e il più severo degli sguardi nei suoi occhi di ghiaccio: non fa un minimo di accenno verso di me.
“Che cazzo vuoi” sibila con una voce piatta e disinteressata senza guardarmi negli occhi.
Già, che cazzo voglio? Devo ancora capirlo esattamente anch’io: cosa mi aspetto da lui?
Chino la testa, prendendo coscienza del fatto che dovrò rinunciare al mio orgoglio.
Spero solo di riuscire almeno a rispondere, dato che sono talmente stanca e sconvolta che sento le gambe cedermi e non provo altro che una fottuta voglia di piangere.
“Ho litigato con Damon” sussurro, fissando le punte delle mie scarpe e cercando di camuffare la mia voce spezzata.
“Non sento” ringhia impassibile.
Chiudo gli occhi esasperata. “Ho litigato con Damon” ripeto ad alta voce sollevando la testa di scatto.
Un’esclamazione indecifrabile di Liam passa in secondo piano a causa di un ben noto miagolìo.
Benson.
Vedo il micio zampettarmi incontro felice, ma sono talmente persa e in soggezione che non riesco neanche a degnarlo delle attenzioni che gli riservavo.
“E quindi?” incalza Noel con indifferenza, aspirando un tiro dalla sigaretta che si è appena acceso.
Mi tormento le dita nascoste nelle tasche. “Mi ha buttata fuori di casa… e non ho un posto per passare la notte”.
“E quiiindi?” ripete, mentre io serro i pugni.
Fanculo, Noel!
Ha capito benissimo cosa sto chiedendo implicitamente!
Perché vuole proprio umiliarmi?
“Lasciala fuori” prorompe Liam ridacchiando “O chiedile qualcosa in cambio”
“Non mi ha ancora chiesto niente” risponde monotono il fratello “O sbaglio, Sunshine?”
“Hai capito lo stesso…” mugugno, sempre a testa bassa, mentre osservo Benson che, miagolando, ha appoggiato la zampina poco sotto il mio ginocchio per drizzarsi e allungarsi verso di me.
Mi spiace , Benson, non riesco a connettere….
Non riesco a capire…
Non riesco a muovermi…
“Chiedimelo esplicitamente” ordina impassibile Noel sputando fuori il fumo. “Coraggio! Chiedi un favore allo stronzo che non arriverà mai da nessuna parte”
Chiudo gli occhi, concentrandomi su quanto il mio stomaco si stia contorcendo.
Se l’è proprio presa.
Glielo chiedo lo stesso?
“Posso dormire qui…?” riapro gli occhi, per sbirciare la sua reazione “Per piacere” aggiungo allora controvoglia, avendo notato la sua maschera di rigidità.
“Mmmh” sembra riflettere, avanzando verso di me “Il contenuto è buono, ma la forma lascia un po’ a desiderare, non credi?” commenta provocante con un irritante tono da sbruffone, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Resto immobile e zitta. Cosa vuole che dica?
Sputa fuori un po’ di fumo. “Devi dire: ti prego Noel, mi permetti di dormire qui, ti scongiuro?” sancisce, beccandosi l’approvazione di Liam e del chitarrista, sempre più appassionati, ormai piegati in avanti con i gomiti appoggiati alle ginocchia.
Ma stiamo scherzando?
E’ troppo umiliante, come domanda!
Ti prego?! Permetti?! SCONGIURO?!
Fottuto dittatore del cazzo.
Dunque, analizziamo la situazione …
Opzione uno: ripeto quello che vuole lui e mi assicuro –forse- un posticino sicuro e al calduccio per dormire.
Opzione due: salvo quel che resta del mio orgoglio ma me ne torno fuori al freddo per tutta la notte … da sola.
Sospiro, sconfitta, abbassando lo sguardo.
Sto veramente per dirlo?
“Ti prego, Noel-” inizio controvoglia, ma lui mi ferma subito alzando una mano in aria.
Sospiro sollevata. A quanto pare non è così stronzo quanto pensavo.. o quanto vuole far credere: si è reso conto anche lui che stava esagerando.
Quando alzo lo sguardo felice, però, mi accorgo che lui è ancora una maschera di indifferenza e severità.
Fissa in suoi occhietti nei miei e … “Devi dirlo in ginocchio” sputa fuori serio.
La mia mente, che stasera ha dovuto affrontare troppe cose, smette di pensare, se ne va in standby: riesco solo a percepire lo uuuuh-uuuuuh malizioso ululato da Liam e condito dalle risate del chitarrista.
Annuncio dell’ultima ora: la mia mente e la mia vocina sono ormai in totale black out.
Bene, perché ora è l’istinto a prendere il sopravvento.
Mi sfugge una risatina nervosa, mentre chiudo gli occhi e scuoto la testa scioccata.
“Sai una cosa, Noel? Vaffanculo! Mi meraviglio di come io possa aver pensato di poter avere un minimo di comprensione da te! Sei veramente uno stronzo di dittatore del cazzo e senza un briciolo di cuore” sputo fuori prima di fare dietrofront “E voi due non siete da meno” aggiungo, riferendomi alle due sagome spaparanzate sul divano.
Sbatto la porta dietro di me e sono talmente incazzata che quasi non faccio caso al freddo pungente che ricomincia a torturarmi la pelle.
Anche il cancelletto, fanculo!
Il secondo colpo echeggia nel silenzio notturno mentre io mi lascio alle spalle la fottuta Supernova Heights e, soprattutto, il suo fottuto proprietario.
Percorro qualche metro giusto per uscire dal campo visivo della finestra del soggiorno di Noel, slacciando i cinturini dei tacchi e liberando i miei piedi doloranti prima di sedermi sul marmetto davanti al cancello di un’altra villa a caso.
Sospiro sconfitta.
Stupida…
Veramente.
Cosa pensavo di ottenere?
In fondo … chi sono io per Noel?
Come potevo seriamente pensare che mi avrebbe aiutata?
E infatti … rieccomi al punto di partenza: da sola, di notte, fuori, al freddo.
Mi accendo una sigaretta, con movimenti nervosi e apatici allo stesso tempo.
Se premo il palmo della mia mano contro la calda pelle della guancia destra sento ancora male … ma è possibile che le parole di Noel mi brucino dentro ancora più dello schiaffo di Damon?
Fisso lo sguardo nel vuoto, concentrandomi solo sulla punta fiammeggiante della mia sigaretta.
“Hey” esclama una voce affianco a me.
Non devo girarmi per riconoscere Noel, anzi: non schiodo il mio sguardo dalla punta della cicca.
Aspiro un altro tiro, in silenzio.
Vattene.
“Che c’è, adesso non mi parli neanche più?” chiede, con una voce decisamente più rilassata rispetto a quella che solo pochi minuti fa mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene.
Sputo fuori il fumo, sempre senza degnare Noel di uno sguardo.
“Fanculo” rispondo svogliata.
Lui si lascia scappare una risatina divertita “Eri meglio quando non mi parlavi, allora” replica tranquillo sedendosi vicino a me e infilandosi una sigaretta in bocca. “Hai da accendere?”
E’ scioccante quanto stia cercando di comportarsi come se niente fosse …
Mi sfilo l’accendino dalla tasca e glielo porgo, senza spostare lo sguardo dalla desolazione della strada davanti a noi.
Con la coda dell’occhio noto che si copre la bocca per riparare la fiamma dal vento, poi mi riallunga l’accendino, cercando di prendermi la mano quando lo impugno, ma io sono più veloce a sfilarla, prima di tornare nella mia immobilità e immergermi nel silenzio.
Si sente solo il rumore di me e Noel che, per niente sincronizzati, aspiriamo e buttiamo fuori fumo, consumando le nostre sigarette e la nostra tensione.
Sì, se non fossi talmente sconvolta e apatica probabilmente mi preoccuperei di questa forte tensione che si può percepire ad occhi chiusi.
Fatto sta che la mia sigaretta l’ho iniziata prima che lui arrivasse, quindi ormai è consumata.
Lascio che muoia del tutto, poi mi rinfilo i tacchi e mi alzo in piedi, allontanandomi dallo stronzo seduto qui vicino.
“Dove credi di andare?” sussurra.
“Non lo so” rispondo nervosa alzando le braccia al cielo e girandomi velocemente verso di lui “Per strada, da qualche parte” ringhio, dandogli nuovamente le spalle.
“Smettila” mi urla dietro, ma io non mi fermo, anzi! Accelero il passo per lasciarmi alle spalle tutta la sua arroganza e-
Mi afferra per un polso e mi gira con forza, dopo avermi raggiunta“Smettila, ho detto!” ripete deciso.
“Vaffanculo, Noel” ripeto delusa e ferita, dando uno strattone “Sei uno stronzo” mugugno.
“Lo so, me l’hai detto” sorride, alzandomi leggermente il mento con due dita “Ma credi veramente che ti lascerei qui così?”
Lo fisso negli occhi, notando il suo sguardo ora più ingentilito e profondo, ma resto in silenzio.
Non mi fido.
“Non ho intenzione di chiedertelo in ginocchio” brontolo decisa.
“Peccato” ridacchia, aspirando l’ultimo tiro dalla sigaretta “Dai, vieni” sussurra … e intreccia la mano nella mia.
Lo seguo a testa bassa, lasciandomi condurre oltre il cancelletto di Supernova Hieghts, oltre l’ingresso, oltre la porta del salotto … Liam e il chitarrista sono ancora lì seduti, probabilmente in attesa degli sviluppi.
“Fuori dai coglioni” li liquida velocemente Noel.
“Vorrai scherzare?!” si lamenta il fratello, allungando i piedi sul tavolino “Mi fai perdere il meglio?”
Noel glieli sposta prontamente “A casa, ho detto” aggiunge severo.
I due se ne vanno con qualche imprecazione e risatina –idioti-, lasciando due profondi solchi nel divano su cui erano elegantemente spaparanzati.
Io resto da sola in questo salotto dalle luci così smorzate, godendomi il piacere di questo calore diminuito però dal forte imbarazzo che sento fin dentro nelle ossa.
Dopo aver chiuso la porta d’ingresso, Noel torna da me, fermandosi a qualche metro, in silenzio.
In silenzio come me.
Questo non fa altro che aumentare la tensione e l’imbarazzo che, come fili invisibili, sembrano collegare me e Noel, lo so, ma … che potrei dire per rompere il silenzio?
Questa sera mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso: la mia solita spavalderia e spensieratezza hanno lasciato il posto ad un opprimente senso di impotenza.
Non riesco a pensare, non riesco a ragionare, non riesco a capire cosa io debba fare, né tantomeno cosa mi succederà.
Non riesco a distinguere il giusto dallo sbagliato.
Non riesco a capacitarmi dello schiaffo di Damon e di come lui, lui che conosco da quasi un anno ormai, possa avermi lasciata così.
Voglio piangere, sì. Voglio piangere.
Non davanti a Noel, ovvio, ma ho tanto bisogno di sfogarmi … eppure non riesce a scendere nessuna lacrima.
Fanculo.
Interrompo la mia apatia solo per appoggiare le mani sul divano e sussurrare atona “Posso dormire qui sopra?”
Noel mi fissa a lungo, con uno sguardo indecifrabile nei suoi occhietti azzurri.
Il silenzio è talmente profondo che riesco a percepire solo i suoi respiri.
Schiude le labbra, ma sembra ripensarci. “Vado a prenderti una coperta” annuncia infine, scomparendo di sopra, mentre io lo seguo con lo sguardo.
Sospiro, sfilandomi nuovamente i tacchi e sdraiandomi su un fianco.
Mmmmeeeeeow.
Benson balza sul poggia braccia vicino ai miei piedi, ma non ha il coraggio di avvicinarsi: dopotutto prima l’ho altamente ignorato.
Povera piccola palla di peli.
Gli faccio segno di venirmi vicino e mi sforzo di sorridergli, anche se stasera mi risulta veramente impossibile: mi rendo conto da sola di quanto questo stupido sorriso somigli sicuramente di più ad una smorfia di dolore, per cui preferisco tornare nella mia maschera di apatia, limitandomi ad accarezzarlo.
“Non senti anche tu un forte peso sullo stomaco, Benson?” sussurro pianissimo cercando di vincere il groppo alla gola.
Lui mi fissa smarrito, decidendosi poi per un miagolio e strusciando la sua testolina sul mio collo.
Eccoci ripiombati nel silenzio, almeno fino a quando non sento i passi di Noel scendere le scale e arrivare in salotto.
Senza proferire parola, arriva davanti a me e mi stende delicatamente addosso una coperta di pile a fantasie scozzesi. Anche Benson resta qui sotto al calduccio con me.
“Hai ancora freddo?”
Scuoto la testa, senza riuscire a staccare lo sguardo dal vuoto né tantomeno a rilassare i muscoli del mio viso.
Noel resta a fissarmi per qualche secondo, poi nota qualcosa che lo fa accigliare di colpo: sposta leggermente il lampadario per indirizzare il debole fascio di luce su di me.
Non capisco.
Si china e mi accarezza i capelli con una mano, mentre l’altra la posa delicatamente sulla mia guancia destra.
Ah, lo schiaffo.
“Mi dispiace” sussurra, accarezzando dolcemente lo stampo del palmo e delle dita di Damon.
Abbasso lo sguardo, annuendo meccanicamente, in silenzio.
“Cos’hai combinato?” chiede piano.
Sospiro affaticata. “E’ colpa tua” mugugno a bassa voce.
“Mia?!” esclama scioccato alzando la sua di qualche ottava.
Annuisco “Qualche stronzo di paparazzo gli ha passato delle foto di quando ci siamo baciati nella tua auto” sputo fuori sospirando.
Lui si irrigidisce leggermente, ma riprende quasi subito ad accarezzarmi la guancia. “Allora digli che la prossima volta deve farti girare con un cartello proprietà privata addosso” mormora sarcastico con una punta di disprezzo … come sempre, quando parla di Damon, d’altronde.
Non ce la faccio più a continuare una conversazione, comunque. Voglio restare sola …
“Buonanotte Noel” mugugno, godendomi l’ultimo movimento delle sue dita intrecciate nei miei capelli.
Lui resta a fissarmi, con lo sguardo indecifrabile di poco prima.
“Buonanotte Sunshine” risponde infine.
Sento i suoi passi allontanarsi dietro di me, fuori dal salotto …
Chiudo gli occhi “Grazie” sussurro veloce, prima che sia troppo tardi.
Il rumore dei passi si arresta per qualche secondo, facendoci ripiombare nel silenzio.
Poi ricomincia, cadenzando i gradini uno dopo l’altro.




Salve popolo di EFP! Questa volta ho aggiornato in anticipo rispetto ai miei soliti tempi :D
*si fa la ola da sola*
*la ola viene male, ma almeno “ola” e “sola” hanno fatto rima
Dunque, siamo arrivati ad uno dei capitoli che avevo più voglia di scrivere.
Mi rendo conto che non si tratta della Sunshine alla quale siete abituati, ma io credo che sarebbe risultata disumana se non avesse mai avuto un cedimento, un momento di totale sconforto … una crisi, insomma.
Da quando l’ho lasciata fuori dalla porta, ho cercato di immedesimarmi il più possibile e di pensare “cosa farebbe Sunshine?” ed ecco che mi sono iniziate le varie ipotesi, come quella di telefonare a Justine eccetera.

Vi ringrazio per le recensioni lasciate allo scorso capitolo :)
Ve l’aspettavate la reazione di Noel?
(E c’è stato anche un cameo di Benson, per tutti i suoi fans :3 ahah)
 
Un abbraccio dallo UK
cherry
  
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