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Autore: orange    29/08/2013    6 recensioni
“Mu si è un bambino strano.” diceva la gente, lontano dalle orecchie sensibili di sua madre, ma incuranti della vicinanza alle sue.
Ogni sera, tornando a casa dagli allenamenti, si chiedeva perché la gente dicesse ciò, e ogni sera, andando a dormire dopo la deliziosa cena cucinata dalla mamma, si rispondeva che l'unica cosa strana era che non gli importasse.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mousse, Shan-pu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Faccio una piccola premessa. Questa breve one shot mi è uscita così, senza che ci pensassi troppo, mentre ascoltavo la bellissima Stubborn love dei The Lumineers. Non ho mai scritto niente su Mousse prima d'ora, anzi, non è nemmeno un personaggio che amo molto, ma spero comunque di averlo un po' capito, e di avergli reso giustizia. So che molti di voi sono suoi accaniti sostenitori, quindi...

 

Buona lettura!

 

 

 

 

Stubborn love

 

 

Mu si era sempre stato un bambino strano. Lo sapeva, se ne rendeva conto. L'aveva letto tante volte sulle facce delle persone incuriosite, e l'aveva sentito tante volte rimbombargli nella testa.

Non era nato fortunato. Non era un bambino particolarmente bello, né uno particolarmente simpatico, né era dotato di eccezionale forza fisica, motivo per il quale veniva spesso e volentieri preso di mira dagli abitanti di Nujiézu, e, peggio ancora, dalle abitanti di Nujiézu. Ecco, essere debole in un villaggio di amazzoni non era di sicuro un vantaggio, come i piccoli piedi delle bambine guerriere gli ricordavano ogni giorno camminandogli addosso.

Aveva presto capito che tenersi in disparte era il modo migliore per non essere al centro dell'attenzione. Una legge elementare, a rifletterci, ma che non aveva mai applicato seriamente, preso com'era dall'estenuante ricerca di attenzioni a cui ogni bambino diverso si dedica anima e corpo. In effetti, da quando si era messo sullo sfondo, sullo sfondo di ogni cosa, persino su quello della propria famiglia, la sua vita era stata più semplice. Un po' più noiosa, forse, ma meno dolorosa. Non essere notati per non essere feriti.

“Mu si è un bambino strano.” diceva la gente, lontano dalle orecchie sensibili di sua madre, ma incuranti della vicinanza alle sue.

Ogni sera, tornando a casa dagli allenamenti, si chiedeva perché la gente dicesse ciò, e ogni sera, andando a dormire dopo la deliziosa cena cucinata dalla mamma, si rispondeva che l'unica cosa strana era che non gli importasse.

Un giorno, però, gli era importato. Un giorno, una bambina si era fermata a guardarlo e lo aveva fissato a lungo, scrutandolo senza vergogna, con quei grandi occhi insoliti. Il piccolo Mu si l'aveva osservata e, anche se l'immagine gli era arrivata distorta, aveva pensato che, forse, anche quella bambina era una bambina strana, perché anche i suoi occhi erano diversi.

“Sei un tipo strano, Mu si.” gli aveva detto lei, aiutandolo a rialzarsi dopo l'ennesima vittoria.

“Io ti voglio sposare.” le aveva risposto, senza badare all'orgoglio.

“Non puoi, ti ho sconfitto.”

Mu si se ne era andato guardando per terra, il vestito sporco di sabbia. Il mattino seguente, aveva capito. Aveva sempre cercato di rimanere indietro, dimenticato, ma, se voleva sposarla, doveva distinguersi, perché lei non l'avrebbe mai considerato altrimenti, nemmeno se l'avesse sconfitta. Non voleva vincerla. Voleva solo che lei lo amasse.

Il piccolo Mu si era testardo. Si era impegnato molto, forse fin troppo, finendo per rendersi ridicolo. Sì, Mu si sapeva anche questo, che agli occhi degli altri era un ragazzino ridicolo, quasi cieco e pieno di trucchi nelle maniche, che non si dava pace per amore.

“Perché lo fai? Ti farai umiliare...” gli aveva chiesto quella donna acerba una sera, mentre guardavano le stelle.

“Perché io ti amo.”

“Questo non ha importanza.”

Il giorno dopo, aveva guardato Xian pu allontanarsi sulla pianura, verso una terra lontana, verso una nemica da uccidere.

Mu si l'aveva raggiunta troppo tardi.

“Tu credi di amarlo, Xian pu, ma è solo la legge che ti impone di restare. Perché non torni in Cina con me? Dammi la possibilità di rifarmi.” le aveva sussurrato all'orecchio in un pomeriggio d'estate, mentre il sole tramontava a ovest.

Lei si era sfilata il grembiule e l'aveva preso per mano. “Sei pazzo, Mu si.”

Lui sapeva bene che Xian pu aveva ragione, ma quando lei gli stava così vicina, sulle sue labbra nascevano solo follie. Xian pu sapeva che il piccolo Mu si era testardo, e gli aveva sorriso con dolcezza, scuotendo appena la testa.

“Vuoi davvero sposarmi? Sei disposto a tutto pur di riuscirci?”

Lui aveva annuito, la gola ormai troppo secca per riuscire a parlare. Quando lei l'aveva abbracciato, leggera e morbida come nel più lieto dei suoi sogni, l'aveva stretta forte, perché sapeva che forse non sarebbe più accaduto.

Xian pu aveva presto sciolto l'abbraccio, riaprendo il locale, lasciandolo solo, senza risposte.

“Sei un tipo strano, Mu si.” aveva detto, mettendogli in mano una pila di piatti da lavare.

Ma Mu si era un tipo strano. Ed era molto testardo.

 

 

 

 

 

 

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