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Autore: jas_    29/08/2013    9 recensioni
Gli occhi gli pizzicavano ma si trattenne dal piangere perché non voleva che i suoi amici, che in quel momento lo guardavano in silenzio, lo prendessero per una femminuccia.
Harry sospirò, «ti prego dimmi qualcosa, qualunque cosa.»
Uno, due, tre, quattro... Harry cominciò a contare mentalmente la durata di quel silenzio, aspettava una parola ma niente.
Cinque, sei...
Lei non disse niente.
Sette, otto, nove...
Missing Moment di Begin Again
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Lennon'
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Nothing
 
 
 

I wanted words
But all I heard was nothing.

 
 
Era agosto, una serata afosa anche ad Holmes Chapel.
Louis, Zayn, Niall, Liam ed Harry erano nel pub del paese, dov'erano soliti trascorrere i loro sabati sera.
Quel giorno però era mercoledì.
Giovedì Harry e Liam sarebbero partiti per Parigi, quella era la "rimpatriata prima dell'arrivederci", così l'aveva definita Niall, col calice in aria, gli occhi lucidi e la parlata trascinata. L'accento irlandese più marcato del normale.
«C'è qualcuno di sobrio qua?» domandò Zayn, bevendo un sorso della quarta birra della serata, un sorriso dipinto sul volto.
«Io no!» esclamò Louis, lasciandosi andare ad una risata convulsiva.
«Nemmeno io!»
Liam aveva alzato la mano, con la coda dell'occhio aveva però visto quella biondina entrare nel locale, non era niente male.
«Harry?» chiese Zayn, dato che era l'unico che mancava all'appello.
A Niall non c'era bisogno di dire nulla, era occupato a contare le bolle della sua birra.
«Mh?» mugugnò il riccio, alzando lo sguardo.
I suoi occhi verdi, lucidi e rossi osservavano quelli più scuri di Zayn, socchiusi.
«Sei ubriaco?»
«Un po'.»
«A cosa stai pensando?»
Louis lo guardava preoccupato, l'alcol non gli aveva ancora annebbiato la mente così tanto da impedire al suo lato paterno di uscire.
«Indovina.»
Liam alzò gli occhi al cielo, «almeno stasera, dai! Poi domani sull'aereo potrai parlarmi di lei quanto vuoi.»
Harry ignorò l'amico, «Louis domani vado a Parigi, dove tutto è iniziato. Se non fosse stato per lei non so se avrei scelto di fare l'università lì. Quella città mi ricorda lei, è impossibile non pensarci, almeno non quanto non facessi già prima.»
Tutti lo guardavano in silenzio, un velo di compassione copriva i loro occhi.
Niall aveva smesso di contare, era arrivato a quota 64.
«Bevici su» propose Zayn, allungando verso l'amico una birra.
«Ti sentirai meglio. Domani ti farà talmente tanto male la testa che l'ultima cosa a cui penserai sarà Lennon» disse Liam, Harry sorrise, ma stava morendo dentro.
 
 
 
«Dici che Joe ci farà entrare nel suo pub sabato sera?» domandò Louis, camminando in mezzo alla strada deserta di Holmes Chapel, diretto verso un altro locale infondo alla via.
«Non è un mio problema!» gridò Liam, allargando le braccia ed alzando la testa verso il cielo tappezzato di stelle. «Domani ce ne andiamo! Vero Harry?»
La risposta dell'amico fu una fragorosa risata, che riecheggiò nelle strade vuote di quella cittadina del Cheshire. Poi Harry si fece serio di colpo.
«Forse dovrei chiamarla» sussurrò, ma nessuno gli diede retta.
Liam parlava da solo, Niall rideva, Louis si preoccupava del casino che avevano combinato. Non era colpa sua se Harry alzandosi dal tavolo era caduto per terra trascinando con sé tutti i bicchieri pieni e vuoti appoggiati su di esso.
Zayn improvvisava assurdi passi di danza.
«Forse dovrei chiamarla» ripeté Harry più ad alta voce, la mano destra pronta a prendere il telefono dalla tasca.
Louis si voltò di scatto.
«Chiamare chi?»
«Devo chiamarla! Dille che vado a Parigi, forse lei è già lì!»
Harry ora gridava, ignorando le lamentele di Liam che ora aveva la sua attenzione.
Niall smise di ridere e Zayn lo osservò con una mano ancora in aria.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, Harry che imprecava sottovoce per indossare dei jeans così stretti e con delle tasche così piccole: non riusciva a prendere il cellulare.
Poi socchiuse gli occhi e cercò di capire da che parte avesse il telefonino, cosa ci fosse scritto, dove fosse il tastierino numerico per comporre il numero.
«Ma sei scemo?» esclamò Louis, che aveva fatto mente locale e registrato cosa il suo amico avesse blaterato fino ad allora.
«Dammi il telefono!» gridò Liam avvicinandosi.
«Tu sei pazzo!»
Niall riprese a ridere ancora più forte di prima.
«Lasciami in pace!» si lamentò il riccio voltandosi dalla parte opposta, quando Liam aveva cercato di rubargli il telefono di mano.
«Non fare cazzate.»
«Non rompete!»
Harry aumentò il passo, nel frattempo cercava di mettere a fuoco il display del suo telefono ancora troppo poco nitido.
Loro non capivano. Nessuno poteva capirlo. Loro non erano nei suoi panni.
Sapeva bene che Lennon aveva detto che non voleva essere cercata ma non sempre le persone dicono esattamente ciò che pensano. Quello lo stava spingendo a disobbedirle.
L'alcol però non aiutava, e chiamarla si stava mostrando un'impresa più ardua del previsto, soprattutto con Liam alle calcagna e gli altri che si lamentavano dicendo di non farlo.
«Devo chiamare Lennon!» gridò Harry, sperando che così i suoi amici si placassero. Ma successe l'esatto contrario.
«Harry smettila!»
«Lennon!» gridò lui più forte, spostando di scatto il cellulare a sinistra per evitare che la mano di Liam lo prendesse. Intanto gli altri si erano avvicinati.
«Non m interessa se sono ubriaco e se probabilmente lei lo capirà, deve ascoltare ciò che ho da dire, non mi ha dato tempo di spiegare» bofonchiò Harry, che nel frattempo era riuscito a comporre le prime tre cifre di quel numero che sapeva a memoria. «Posso farle cambiare idea!» aggiunse, mentre premeva il tasto 9.
Ignorò le grida dei suoi amici, ormai era convinto di ciò che stava facendo.
Se davvero lo amava, come aveva detto di fare, allora non avrebbe resistito a lui. Non avrebbe rinunciato a lui, così come lui stava facendo.
Più passava il tempo, più cercava di dimenticarsi di lei, più quegli occhi blu e quei lunghi capelli biondi gli occupavano la mente. La sua risata gli riempiva le orecchie così come i suoi sbuffi, i suoi capricci, i suoi "ti amo" sussurrati, con la testa appoggiata sulla sua spalla e le sue labbra a sfiorargli la pelle.
Louis aveva Eleanor, Liam chiunque gli capitasse a tiro, Niall e Zayn non volevano delle ragazze, nessuno di loro poteva capire in che situazione si trovasse.
Nessuno di loro aveva dovuto rinunciare alla ragazza che amava per colpa di... Nessuno.
Harry socchiuse gli occhi e schiacciò gli ultimi numeri mancanti, poi il tasto verde, e si voltò verso i suoi amici mentre si portava il telefono all'orecchio.
«Sto facendo la cosa giusta!» esclamò, cercando di rassicurarli ma ricevendo in risposta dei sospiri rassegnati e per niente in accordo con lui.
Harry li ignorò, le orecchie ben tese ad ascoltare i suoni della linea libera del telefono. Quando questi finirono - segno che qualcuno aveva risposto - non lasciò il tempo di dire "pronto", iniziò a parlare.
«Lennon!» esclamò, troppo ad alta voce, «lo so che non avrei dovuto chiamarti e che mi hai detto di non farlo ma io domani parto per Parigi e magari anche tu sarai lì. Magari non subito, tra un po', quando... Insomma, quando ce la fai. Lo so che non sto parlando molto bene ma sono ubriaco marcio, ma quello che ti sto dicendo è la verità. Io sarò lì ad aspettarti, dimmi che verrai da me perché... - Harry sospirò - beh, perché ti amo ancora, dal primo istante in cui ti ho vista. Non ho mai smesso di farlo e non riesco a smettere di amarti. Ti prego Lennon, torna da me, mi manchi da morire.»
Gli occhi gli pizzicavano ma si trattenne dal piangere perché non voleva che i suoi amici, che in quel momento lo guardavano in silenzio, lo prendessero per una femminuccia.
Harry sospirò, «ti prego dimmi qualcosa, qualunque cosa.»
Uno, due, tre, quattro... Harry cominciò a contare mentalmente la durata di quel silenzio, aspettava una parola ma niente.
Cinque, sei...
Lei non disse niente.
Sette, otto, nove...
Improvvisamente la linea saltò, Lennon aveva riattaccato.
Harry rimase immobile, come paralizzato, lo sguardo rivolto verso il nulla e la mente vuota, così come il suo cuore.
Poi strinse con forza il telefono prima di scagliarlo nel giardino di una casa lì accanto e gridando dal dolore.
 
 
 
La sveglia colpì Harry come un macigno. Nello stesso istante in cui aprì gli occhi la testa cominciò a pulsargli.
Si portò una mano sulla fronte e mugugnò qualcosa di incomprensibile mentre prometteva a sé stesso che sarebbe diventato astemio, promessa che faceva ad ogni dopo sbornia e che veniva infranta non appena si presentava l'occasione.
Allungò il braccio sul comodino, alla ricerca del telefono, ma la sua mano tastò soltanto il freddo del legno del quale era fatto il mobile. Si voltò a destra e trovò l'aggeggio poco più in là rispetto a dove le sue dita erano arrivate. La batteria da una parte e il resto del telefono dall'altra.
Aggrottò la fronte confuso, non ricordava bene cosa fosse successo la sera precedente ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Non appena perdeva un po' le staffe la prima cosa ad andarsene era la memoria.
Prese il cellulare e lo riassemblò con calma prima di accenderlo.
Si massaggiò la fronte mentre attendeva che il telefonino prendesse vita, cominciò a guardare i messaggi alla ricerca di qualche indizio su cos'aveva combinato dopo che erano usciti dal bar di Joe, l'ultimo ricordo che aveva.
Non trovando niente passò al registro chiamate e quando i suoi occhi si posarono sull'ultimo numero chiamato il suo cuore perse un battito ed un flash gli attraversò la mente.
Aveva chiamato Lennon e lei non aveva risposto. O meglio, aveva risposto alla chiamata ma non a ciò che lui le aveva detto.
Sospirò buttandosi di nuovo  a letto e maledicendosi per essersi ubriacato. Se non avesse esagerato col bere non gli sarebbe mai saltato in mente di fare una cosa del genere.
Il male che aveva alla testa non era niente in confronto al malessere che lo aveva colpito quando si era reso conto di cos'aveva combinato quella sera.
Guardò di nuovo il telefono, incredulo.
Lesse di nuovo il numero.
Un'altra volta ancora.
C'era qualcosa che non quadrava.
Lo ripeté mentalmente e poi lo rilesse per la terza volta nel giro di trenta secondi.
Un sorriso stava quasi per affiorare sulle sue labbra.
Aveva sbagliato numero, non aveva chiamato Lennon.
È ovvio che chiunque riceva alle tre di notte una chiamata da qualcuno che non conosce che dichiara il suo amore, non risponde.
Non era Lennon a essere rimasta in silenzio. Forse lei lo amava ancora, forse.
Harry si rese conto che non voleva saperlo.
A volte era meglio vivere col beneficio del dubbio.
Niente.
Non era successo niente. 

 


-



Ho quasi finito di intasare il fandom con one shot, giuro. Manca solo la seconda Hiley AHAHA
Però ascoltando per l'ennesima volta Nothing dei The Script ho avuto come un flash di Harry ubriaco che sclera per Lennon e in un momento di depressione in ritorno dal Canada ho scritto sta cosa, è stato più forte di me ahaha
Grazie millissime ad Agata per lo splendido banner ♥
Spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere!
Jas
(Presto aggiornerò anche Begin Again, promesso!)


 

 
   
 
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