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Autore: betabi    29/08/2013    6 recensioni
Cosa succederebbe se un Harry Potter particolarmente depresso e solo, due anni dopo la grande battaglia, seduto su una panchina in un parco pubblico di Londra vedesse apparire improvvisamente davanti a sé una cabina telefonica della polizia di un blu intenso? Cosa succederebbe se da questa cabina uscisse un uomo che dice di chiamarsi “Il Dottore” e che gli propone un’avventura nel tempo e nello spazio per ritrovare la felicità e conoscere i suoi genitori scoprendo, in incognito, come si sono innamorati?
Cosa succederebbe? Beh, questa fan fiction è stata scritta apposta per mostrarvelo!
Crossover tra Harry Potter e Doctor Who.
Buona lettura e, Geronimo!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Alice Paciock, Harry Potter, I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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How I met my mother




 
  • Cappelli Parlanti e nuove conoscenze
 
Lily e le sue quattro amiche si ritrovarono nel salone d’ingresso, dirette verso le scale.
«Ma come ha fatto? Che incantesimo avrà usato?» chiese la rossa, più a se stessa che alle altre, in cerca di una risposta logica al grumo di domande e pensieri incoerenti che le si erano formati in testa alla vista della cabina telefonica della polizia che aveva sputato fuori quelle due persone. L’amico di Silente e il clone di James Potter. Per di più, ad avvalere la sua tesi sulla colpevolezza del Capitano di Grifondoro c’era il fatto che, quando il preside aveva invitato i due nuovi arrivati nel suo ufficio aveva richiamato anche Potter, con un’espressione indefinibile. Doveva aver per forza combinato qualcosa e, questo fatto, più che stupirla (giacché far entrare due estranei dal nulla, nella Sala Grande era impossibile) l’aveva ferita. Credeva che James fosse cambiato in quei mesi. L’anno dei M.A.G.O. era iniziato già da un po’ e lei non aveva ricevuto più neanche un suo invito per Hogsmeade, né imbarazzanti dichiarazioni di amore imperituro, né improvvisi abbracci, pedinamenti nei corridoi, nei bagni, “accidentali” toccatine, sguardi di fuoco, parole allusive. Al posto del solito ragazzo arrogante che credeva di conoscere aveva scoperto una personalità d’oro, fatta di positività, grinta e un inguaribile amore verso gli amici, cui avrebbe affidato la sua stessa vita. Aveva scoperto così com’era facile parlare con James di argomenti che stavano a cuore a entrambi, scherzare per qualche Serpeverde un po’ tonto, ridere per le sue battute fresche e mai volgari, che avevano la capacità di far tornare il sorriso a chiunque. Aveva notato il suo sguardo acceso e caparbio quando si parlava degli esami e della vita fuori da Hogwarts, la vita che lui voleva dedicare, da Auror, a combattere la guerra folle che impazzava dietro le mura del Castello.  Per questo, dopo che lui, qualche settimana prima le aveva promesso di non combinare più guai (anche se un sorriso malizioso gli aveva increspato le labbra piene), credeva di potersi, almeno in parte, fidare. La convinzione che la colpa dell’entrata dei due estranei fosse sue l’aveva ferita, aveva ferito la sua fiducia e l’immagine che ormai si era fatta di James.                                      
Forse, non era mai cambiato.
«Cos’hai detto, rossa?» chiese Marlene, l’unica Serpeverde che avesse un cervello sano, che condivideva le loro idee ed era amica con le Grifondoro da più di sette anni. Era stato Severus a presentare Marlene a Lily, perché la trovava intelligente come loro e, adesso che avevano litigato, a distanza di due anni, la giovane Serpeverde era tutto ciò che gli ricordava il suo migliore amico, l’unica cosa buona che le avesse fatto. Nonostante fosse una ragazza coraggiosa e molto altruista il Cappello Parlante l’aveva smistata nella casa verde e argento, poiché aveva visto in lei l’astuzia, l’intraprendenza, l’ambizione che contraddistinguevano gli studenti di quella casa. A lei non era dispiaciuto per niente (a parte per i compagni, un po’ troppo fomentati da Lord Voldemort), nonostante fosse l’unica Serpe in una famiglia di Grifoni, poiché aveva mantenuto intatti i suoi valori e il suo credo, senza lasciarsi scalfire dalle idee razziste che aleggiavano nella sua Casata.
Lily si riscosse dai suoi pensieri «Niente, pensavo ad alta voce» si schernì, ma la mora Serpeverde non ci cascò.
«Tu credi che Potter abbia fatto entrare quei due qua dentro, nonostante ti avesse fatto una promessa. È vero?» le chiese, guardandola negli occhi. A volte la ragazza si chiedeva se Marlene non fosse una legilimens, riusciva sempre a capire cosa le passasse per la mente.
«S-si» ammise, a testa bassa.
«E, di grazia, mi spieghi come diavolo può aver fatto? Le difese sono impenetrabili, neanche il grande James Potter potrebbe esserci riuscito, lo sai bene»
«Forse hai ragione» concordò con lei.
«Ma certo che ho ragione!» la prese per le spalle «Senti, James è un bravo ragazzo, nonostante a volte si comporti da idiota, e io credo a quello che ci ha detto Silente riguardo a quei due».
Lily la guardò negli occhi «Ma il preside l’ha richiamato nel suo ufficio!» disse, dando sfogo ai suoi turbamenti.
«E ci credo, sono due gocce d’acqua, come pretendi che non si sia insospettito? Vuoi sapere la verità Lily Evans? Allora va a parlare con quel dannato ragazzo appena torna nella vostra Sala Comune!» le disse per poi congedarsi, dicendo di avere dei compiti da finire.
Neanche ad averlo chiamato con un incantesimo di Appello, le ragazze videro correre James Potter per le scale, chiamando il nome della rossa Caposcuola.
«Ah, sono passati i tempi in cui Frank mi rincorreva ovunque!» disse Alice con aria sognante, prima di tirarsi via le altre compagne ridendo e lasciando Lily da sola con il Capitano.
«Li - Lily» riuscì a pronunciare il ragazzo, il fiatone che gli impediva di respirare con calma.
«Tutti quegli allenamenti a Quidditch e non riesci a fare una scala di corsa?» gli chiese per poi aggiungere «Comunque sto andando in Sala Comune, ho una certa fretta» nelle sue parole un tono di delusione.
James le prese il polso prima che la ragazza si girasse «Aspetta!» la chiamò.
«Io, volevo, beh non so, spiegarmi, scusarmi, anche se non ho fatto niente. È solo che …» cominciò a farfugliare. Perché la vicinanza di quella riccioluta ragazza dai capelli rossi lo mandava nel panico? Perché solo con lei in quegli ultimi mesi non riusciva a parlare come una persona normodotata? Perché gli ippogrifi nel suo stomaco decidevano di alzarsi in volo tutti insieme quando i suoi occhi nocciola incontravano lo smeraldo di quelli della ragazza?
«Lascia stare Potter, non c’è bisogno di aggiungere niente» gli rispose, nei suoi occhi si leggeva che era ferita.
«No». Disse. Il tono di voce, questa volta, fermo e deciso. «Mi dispiace che tu abbia dubitato di me ma, credimi, ti ho fatto una promessa e vi manterrò fede. Sono un uomo di parola lo sai e non voglio che la tua fiducia verso di me sia stata compromessa per qualcosa di cui non ho colpa» iniziò a dire.
«Credimi se ti dico che, quando quella spece di cabina si è smaterializzata in sala grande sono stato tanto confuso quanto te, anzi, forse di più visto che uno dei due uomini è la mia copia. Silente mi ha richiamato perché, come te, credeva che potessi aver combinato qualcosa. Ma come avrei potuto far arrivare qualcuno qui, con tutti gli incantesimi difensivi? Neanche quel pazzo di Voldemort ci sarebbe riuscito! Nell’ufficio, dopo che il più grande dei due, mi sembra che ha detto di chiamarsi Dottore, ha confermato che io non avevo fatto niente, il preside mi ha fatto uscire. Ho provato a origliare ma sono stato sgamato» Lily qui fece una smorfia di disappunto.
«Vabbè sì, quello che voglio dire è che, questa volta, io non ho fatto niente e spero che tu voglia credermi».
La mano di James era ancora stretta attorno al polso di Lily ma il suo tocco era delicato, quasi avesse paura di romperla, spezzarla, come se fosse fatta di carta. Quel piccolo lembo di pelle che li univa era capace di far battere il cuore nel petto di James, furioso come un centauro mentre Lily, le guance arrossate, sentiva dei brividi freddi correrle lungo la schiena. Ed era sicura che non avessero niente a che fare con l’ aria invernale.
La Caposcuola lo guardò e sorrise. Come aveva fatto tutti quegli anni ad arrabbiarsi con lui?si chiese, ora non riuscirei a tenergli il broncio neanche volendo.
«Purtroppo ti credo, brutto idiota che non sei altro» lo canzonò, il sorriso ancora sulle labbra.
«La tua fiducia è importante per me» disse sinceramente, con tono serio e Lily non poté fare a meno di arrossire.
«Che dici, saliamo in Sala Comune?» chiese gentile per cambiare discorso.
«Con te andrei anche all’inferno» le disse, ridacchiando.
I due s’incamminarono per le scale insieme, chiacchierando sulla novità che avrebbe fatto discutere per un po’ tutti gli studenti del castello.
 
 
Un raggio di sole particolarmente alto, dimostrazione lampante del mezzogiorno che incalzava, svegliò delicatamente Harry da un bellissimo sonno, il primo dopo tanto tempo.
Stiracchiandosi i muscoli sotto le lenzuola, il prescelto focalizzò il luogo in cui si trovava, una stanza addobbata semplicemente da due letti, probabilmente destinata a qualche professore, e realizzò quanto successo il giorno prima. La realtà, i ricordi, le sensazioni vissute lo travolsero come un’onda, affogandolo nel mare della consapevolezza che segue il risveglio da un lungo sonno. Alzatosi, ispezionò la stanza di cui non ricordava niente. Il preside aveva guidato lui e il Dottore al terzo piano e poi in un corridoio secondario dove, diversi angoli girati dopo, aveva mostrato loro il vecchio ufficio e, da lì, la porta per la stanza da letto e il bagno personale. Da quel momento in poi i ricordi erano sfocati, ricordava di essere tremendamente stanco e l’ultima cosa che aveva visto era il suo accompagnatore intento a girare per la stanza, scandagliando e osservando tutto con un’attenzione quasi maniacale. La notte era così passata senza un risveglio o un’interruzione al suo sonno. Per la prima volta da quelli che gli sembrarono anni, aveva fatto una dormita come Godric comanda, sentendosi riposato e pieno di energie.
Alzandosi dal letto il prescelto notò quello occupato accanto a lui. Sotto un groviglio complicato di coperte spuntava il ciuffo rigoglioso di capelli del Dottore e la sua bocca aperta che respirava rumorosamente. Accanto al baldacchino si era smaterializzato il Tardis, in tutto il suo blu.
Harry camminò in punta di piedi per raggiungere il bagno senza svegliare il compagno di stanza ma, quando uscì profumato e pulito, notò che l’uomo era sveglio e pimpante, pronto per vivere pienamente un’altra giornata.
«Buongiorno compagno di viaggio!» esclamò allegro il Dottore prima di catapultarsi in bagno lasciando un Harry stordito avvicinarsi al letto. Ai piedi del mobile vi erano i vestiti che aveva utilizzato il giorno prima lavati e stirati, probabilmente una gentile concessione degli elfi domestici. Per non dover camminare in mutande per tutta Hogwarts decise di vestirsi e, mentre infilava una Converse nera al piede sinistro, il Signore del Tempo uscì dal bagno già vestito e si avvicinò al Prescelto, mettendogli fretta.
«Forza scansafatiche, dobbiamo visitare Hogwarts!» gli trillò nell’orecchio, visibilmente eccitato all’idea di poter finalmente girare libero per i corridoi di quell’antica scuola senza essere disturbato. Dopo tutto era domenica, nessuno avrebbe prestato caso a loro due, pensò.
Usciti dalla stanza Harry indirizzò l’uomo verso la Sala Grande, dove era appena iniziato il pranzo, avevano tutto un pomeriggio per esplorare il castello.
Il loro ingresso nella sala fu teatrale come quello del giorno prima. Il chiacchiericcio allegro si spense all’istante e tutte le teste si voltarono a guardarli mentre i due si dirigevano al tavolo degli insegnanti, verso Silente. Harry vide di sfuggita sua madre voltare la faccia a James, prima di accomodarsi sulle sedie imbottite del tavolo e prendere un’abbondante porzione di uova e pancetta, pane, salsiccia, zuppa e ogni pietanza che gli passava sotto il naso.
Il Dottore invece non toccò cibo e, anzi, lo vide sussurrare qualcosa nell’orecchio del Preside che sorrise, prima di veder apparire davanti ai due uomini un enorme piatto di bastoncini di pesce e una ciotola stracolma di crema. Il Bambino Sopravvissuto vide l’alieno mangiare le due pietanze insieme e non poté fare a meno di pensare che il suo accompagnatore dovesse essere pazzo. Geniale certo, ma completamente pazzo.
Finito l’abbondante pranzo il Dottore si avvicinò di corsa al ragazzo, un sorriso da bambino stampato in volto. «Allora Harry, dove mi porti? Che mi fai vedere? E' vero che c’è un albero in giardino che cerca di uccidere chiunque gli si avvicini?» disse, gli occhi spruzzati di un entusiasmo contagioso che Harry non si sentì di smontare e decise così di essere a sua completa disposizione per la visita turistica di Hogwarts e dintorni. Poiché il sole sarebbe rimasto ancora per poche ore alto nel cielo, il Prescelto decise di iniziare con l’esterno. Passeggiando mostrò al Dottore gli sconfinati giardini che terminavano con il perimetro della Foresta Proibita. Continuando a camminare, mentre raccontava storie sugli animali che popolavano quegli scuri alberi, Harry gli mostrò la casetta di Hagrid, l’imponente campo di Quidditch, le serre di Erbologia, la rimessa delle barche e il ponte che portava a scuola. L’uomo ascoltava tutto rapito, il naso al cielo mentre cercava di osservare tutto, scansionando di tanto in tanto qualcosa con il suo cacciavite sonico per poi sorridere complice a se stesso nel leggere il risultato della sua ricerca. Finito il giro esterno e calato il sole, il ragazzo condusse l’uomo in ogni piano del castello, cercando di trapassargli quante più informazioni possibili. Gli mostrò il bagno di Mirtilla e l’accesso alla Camera dei Segreti, le aule in cui aveva studiato, i passaggi segreti e i quadri più cordiali, l’accesso alle varie Sale Comuni, l’entrata della cucina, la biblioteca, l’infermeria, la Torre di Grifondoro e quella di Astronomia per poi finire con la stanza delle Necessità e scendere alla volta dei Sotterranei.
Harry non sapeva bene cosa aspettarsi da quel luogo. A lui non erano mai piaciuti e per di più
in quel  periodo traboccavano di neo Mangiamorte e futuri assassini. Nonostante ciò il ragazzo condusse lo stesso il Dottore al piano più basso e, mentre gli mostrava l’aula di pozioni, una voce dura lo interruppe.
«Sembra che tu conosca bene questo castello, Potter 2» disse un ragazzo ben piazzato, dai mossi capelli neri che lo fissava truce, dimostrando di essere il Mangiamorte Mulciber, qualche anno di meno.
«Non mi chiamo Potter» ci tenne a precisare Harry, cercando di sviare i sospetti il più presto possibile.
«Ma non hai negato di conoscere a fondo il castello» lo incalzò Serpeverde mentre veniva affiancato da altri compagni di casa tra i quali Harry riconobbe Severus Piton e un giovane Regulus Black.
«Ci sono molto libri che parlano della tua scuola, per quanto mi riguarda potrei aver benissimo letto in giro» gli rispose. Poi, cercando di allontanarsi dai Sotterranei e da quell’aria di rissa, aggiunse «Mi dispiace ma dobbiamo proprio andare, ci si vede».
La fortuna però non era dalla parte dei nuovi arrivati, poiché furono fermati dai Serpeverde.
«Perché tutta questa fretta? Vogliamo solo conoscervi, non sappiamo neanche come vi chiamate!» disse Regulus, afferrando Harry per un braccio.
Il Dottore s’intromise nella conversazione «Allora, tanto piacere» disse stringendo la mano a un confuso Black e agli altri ragazzi «Io sono il Dottore e lui è Harry...» disse esitando
«Harry?» chiese Mulciber, fremendo di curiosità, una luce malvagia negli occhi.
«Pond. Harry Pond. Direttamente da Edimburgo, già» disse l’uomo dai due cuori, affibbiando ad Harry il primo cognome che gli venne in mente. Quello dei coniugi Pond. I suoi adorati compagni.
Prima che qualcun altro riuscisse ad aprire bocca una fenice argentata si librò in volo nel corridoio per fermarsi davanti al Prescelto e aprire il becco, parlando con la stessa voce del Preside «Dottore, Harry, vi invito a passare nel mio ufficio prima di recarvi in Sala Grande per la cena. Ci sono diverse cose di cui dobbiamo discutere» e così dicendo si dissolse nell’aria.
Il Signore del Tempo prese al volo il cacciavite e scandagliò l’aria, dove prima vi era il Patronus di Silente.
«Per tutti i Dalek, quello era un Incanto Patronus, Harry? Ho sempre voluto vederne uno corporeo!» confessò entusiasmato.
«Dalek? Cos’è un Dalek?» chiese Piton confuso.
Il ragazzo però colse l’occasione al volo per allontanarsi dai Sotterranei.
«Dottore, ha sentito il preside? Dobbiamo andare a parlargli!» e così dicendo s’incammino verso le scale, l’uomo al suo fianco «E’ stato un piacere conoscere voi.. umani!» salutò, non conoscendo i loro nomi e lasciando i Serpeverde a guardarsi confusi negli occhi.
 
Arrivati davanti all’ufficio di Silente i due si resero conto di non conoscere la parola d’ordine per far muovere il Gargoyle di pietra.
«O Merlino, quale sarà adesso?» chiese Harry dando un leggero calcio verso il muro.
«Cioccorane» disse rivolto alla statua, che rimase immobile.
«Api Frizzole» riprovò. Niente.
«Topoghiacci, bolle bollenti, sorbetto al limone, gelatine tutti i gusti+1, Pallini Acidi, Cioccalderoni, Bacchette di Liquirizia!» Harry provò innumerevoli nomi di dolci ma nessuno di questi corrispondeva.
Il Dottore, come destatosi da una trance improvvisa, esclamò «Soufflé al cioccolato!»
Il Gargoyle di pietra ruotò su se stesso sotto lo sguardo sbigottito di Harry che si rivolse all’uomo ancora con la bocca spalancata «Ma come hai fatto?» chiese.
Il Dottore sorrise, salendo le scale che portavano all’ufficio del preside.
«900 anni di esperienza, caro mio» disse, aprendo subito dopo la porta, senza prendersi il lusso di bussare.
«Dottore, Harry, accomodatevi!» invitò l’anziano preside. Il Signore del Tempo gli scoccò due baci sulle guance prima di sprofondare nella poltrona che era appena apparsa.
«Allora emh, professore... ci voleva parlare?» chiese intimidito il Prescelto.
«O si giovanotto, ci sono alcuni punti che credo sia meglio mettere in chiaro prima che si possano verificare spiacevoli inconvenienti.»
I due ospiti si protesero in avanti, le orecchie aperte.
«Allora, come abbiamo già deciso verrai smistato dal Cappello Parlante che deciderà dove meglio assegnarla. A proposito, qual era la sua vecchia casa?» chiese.
«Grifondoro, signore» rispose pronto Harry.
«Benissimo! Non mi sarei aspettato altro sa? Non credo quindi che sarà diversa, anche se, mai dire mai! Il Tempo e le circostanze della vita possono cambiare una persona e il Cappello sa sempre cosa è giusto fare, aspetteremo quindi il suo verdetto» disse, accarezzandosi la barba con fare distratto. «Posso chiederle dove si è procurato quella cicatrice così singolare?» chiese il preside.
«Quando mia madre si sacrificò, ponendosi tra me e Voldemort, la notte che furono assassinati, una parte di lui si attaccò a me e, come unico ricordo dell’Anatema che Uccide che provò a scagliarmi mi rimase questa» gli spiegò, attento a non rivelare troppo.
«Sa, è uguale a suo padre, Signor Potter. Non trova che questa eccessiva somiglianza possa essere notata?» chiese
«Beh, effettivamente avrei dovuto pensarci prima ma, diciamo che il viaggio di andata non è stato proprio una passeggiata. Ormai il danno è fatto signore, tutti mi hanno visto con queste sembianze, a cosa servirà camuffarmi se non a far nascere altre domande?» disse dopo aver ragionato su.
«Ha assolutamente ragione, il suo ragionamento non fa un nodo, anche se io farei scomparire questa cicatrice.» e così dicendo posò delicatamente la bacchetta sulla fronte di Harry che avvertì un leggero formicolio, che svanì nel giro di un secondo; portandosi la mano alla fronte la trovò liscia e priva della sua più famosa caratteristica.
«Ora caro Harry capisce che dobbiamo trovarle una storia, non possiamo certo presentarla come il figlio di due attuali studenti. Dobbiamo trovarle un cognome e qualcosa da raccontare per giustificare il suo improvviso arrivo. Qualche idea, Dottore?» chiese il preside.
« Per quanto riguarda il cognome ci abbiamo già pensato noi. Durante il pomeriggio ci siamo imbattuti in una banda di ragazzi alquanto curiosi e, devo dire la verità, anche un po’ scortesi. Albus, ti presento Harry Pond, da Edimburgo!»
«Perfetto, perfetto» esclamò il preside «idee sulla sua biografia?» si rivolse a Harry.
Il ragazzo ci pensò un po’ su e poi disse lentamente «beh, considerando che viviamo in periodi bui credo che non ci sia niente di male se diciamo che sono un mezzosangue, madre purosangue e padre babbano, giusto per non creare ulteriori problemi e che i miei, prima di essere assassinati a, emh, settembre, mi hanno fatto studiare da privato per paura di Voldemort. Adesso, visto che il Dottore è il mio padrino mi ha portato qui cercando di.. di.. farmi superare questa crisi! Che ne dice, può andare?» buttò fuori, insicuro di ciò che la sua menta aveva partorito.
«Andrà più che bene anche se io opterei per dare una morte diversa ai suoi presunti genitori. Anche all’interno della scuola temo che i Mangiamorte abbiano occhi ovunque e qualcuno dei Serpeverde dell’ultimo anno potrebbe interessarsi alla sua storia e cercare conferma da qualcuno. Capisce cosa intendo?»
«Ha perfettamente ragione, professore. Allora potremmo dire che erano dei collezionisti di oggetti particolari e non hanno riconosciuto un corno di Erumpent che è esploso in casa, uccidendoli!» esclamò, ormai preso da quel nuovo gioco.
«Sa Signor Potter, dovrebbe scrivere dei romanzi o fare l’Auror, ha davvero una bella mente!» sorrise gioviale.
«Faccio già parte del corpo Auror, nella mia epoca, signore» gli disse ricambiando il sorriso con calore.
«Allora sono sicuro che la tua presenza qui sarà più utile di quanto immaginiamo. Purtroppo da queste parti il tempo scorre veloce Dottore e si è già fatta ora di cena, siete pronti?» chiese Silente da sotto gli occhiali a mezzaluna.
«Professore, aspetti! Io non possiedo niente con me! Né divisa, né materiale scolastico, né libri di testo o altro» disse il Prescelto, agitato da tutto quello che stava per vivere.
«Oh, non preoccuparti, un aiuto sarà sempre dato a Hogwarts a chi lo chiede» rispose enigmatico.
I due annuirono e s’incamminarono dietro il preside, seguendolo fino in Sala Grande, Harry con passo malfermo, il Dottore con la sua strana andatura saltellante.
Il Bambino Sopravvissuto sentì gli occhi di tutti puntati sulla sua schiena mentre si dirigeva verso il tavolo degli insegnanti per prendere posto.
Silente aspettò che la Sala si riempisse tutta prima di attirare l’attenzione degli studenti.
«Miei cari studenti, come avrete sicuramente notato due ospiti sono giunti ad Hogwarts e mi sembra quindi il momento di presentarveli come conviene. Per favore, avvicinatevi» li invitò. Il Dottore si alzò in piedi e raggiunse il preside immediatamente mentre Harry si prese un po’ di tempo, cogliendo su di sé uno sguardo smeraldino che gli sciolse il cuore e lo spinse a muovere i suoi passi verso l’anziano mago.
«Vi presento Harry Pond, un giovane mago di Edimburgo. Cosa ci fa la sua presenza qui? Ebbene, la storia di Harry è molto triste da raccontare e credo che nessuno meglio di lui possa narrarvela, sempre se si sente in grado» disse, poggiandogli una mano sulle spalle. Il Prescelto capì che era arrivato il suo momento di parlare e, prendendo un enorme respiro, cercò di essere più credibile possibile.
«Mi chiamo Harry Pond e vengo da Edimburgo. I miei genitori sono morti a causa di un’esplosione causata da un corno di Erumpent lo scorso settembre e da allora il Dottore, mio padrino, si prende cura di me.» fece una pausa, in modo che la notizia della morte dei genitori attecchisse nelle menti degli studenti. «Ho sempre studiato a casa con un professore privato perché, beh, i miei genitori avevano paura. Con il mio padrino però abbiamo deciso che forse era meglio per me cambiare aria e trascorrere l’ultimo anno d’istruzione con dei coetanei, così siamo arrivati qua». Disse, simulando anche un singhiozzo in modo da non dover continuare a parlare a lungo, cedendo il posto. Il Dottore prese  posto del ragazzo e, puntandosi il cacciavite alla gola parlò, usando l’oggetto come microfono.
«Salve Hogwarts!» disse, aprendo le braccia verso la Sala e gli studenti sbigottiti.
«Sono il Dottore e non sapete che enorme piacere sia potermi trovare finalmente in questa scuola! » disse con un sorriso entusiasta, dando modo a tutti i ragazzi di scambiarsi borbottii confusi.
«Bene io, emh, sono il mentore di Harry Pot...» il Prescelto iniziò a tossire animatamente, cercando di far tornare in sé l’uomo, prima che facesse saltare la loro copertura. Il Signore del Tempo comprese il messaggio e si affrettò a rimediare «Pond. Harry Pond. Bene, questo è tutto quello che devo dirvi e, tu, laggiù» gridò a un Grifondoro moro che cercava di aggiustare una Ricordella con del magi-schotch e, individuandolo, scese due gradini e lo raggiunse prendendogli dalle mani l’oggetto e analizzandolo «Come hai fatto a romperlo?» chiese al ragazzo sorpreso. «Mi-mi è caduta signore, era un regalo di mia madre, sono molto sbadato» ammise, arrossendo tutto.
«Oh, non preoccuparti, te la aggiusto io!» disse con un sorriso puntando il cacciavite sonico sulla Ricordella che saldò i lembi rotti, tornando intatta.
«Ecco a te..» disse, aspettando di sapere il nome del giovane.
«Paciock, Frank Paciock, signore» disse.
«Bene Frank Paciock, è stato un piacere ma, ti prego, chiamami Dottore!» gli sorrise, congedandosi improvvisamente e tornando saltellando dal preside e il suo occhialuto amico.
Frank, girandosi verso i Malandrini e le ragazze del suo anno bisbigliò «Per Merlino, quell’uomo è fortissimo!» per poi girarsi nuovamente verso Silente e ascoltare quello che aveva da dire.
L’uomo, ripreso il controllo della situazione si schiarì la gola e continuò a parlare.
«Bene, dopo aver conosciuto un po’ meglio i nostri nuovi amici credo che sia giusto integrare il Signor Pond completamente nella nostra scuola, seppure per un breve periodo. E quale modo migliore se non quello di smistarlo in una delle nostre quattro case?» chiese alla sala.
Ricevendo in risposta solo un silenzio carico di aspettative, mosse leggermente la bacchetta e fece comparire davanti a sé uno sgabello e il Cappello Parlante che vi poggiò sopra.
«Consapevoli di questo episodio più unico che raro invito Harry ad accomodarsi» disse con un sorriso invitando il ragazzo.
Il Dottore però fu più veloce di lui e, riconoscendo il cappello, gli andò in contro abbracciandolo e mettendoselo in testa.
«Vecchio mio, come stai?!» gridò al copricapo che, per tutta risposta, aprì lo strappo e gli rispose.
«Dottore, è davvero lei? Quanti secoli sono passati? Si ricorda di quando ero un giovane berretto che regalò a Godric Grifondoro?» chiese.
L’uomo dai due cuori rise «Ma certo che lo ricordo! Guarda un po’ come sei invecchiato!» disse.
«Ah, mica tutti abbiamo la fortuna di rigenerarci come te!» rispose gioviale il Cappello Parlante.
«Emh emh» Harry si schiarì forte la voce, guardando il Dottore con un’espressione tra l’esasperato e il divertito.
«Dottore, dovremmo continuare» gli disse, nella speranza che capisse che, pubblicizzare la sua immortalità davanti a dei possibili Mangiamorte non era proprio il massimo.
«Oh ma certo Harry» disse, spingendo il ragazzo e infilandogli il copricapo in testa, in attesa dello Smistamento.
La vista di Harry si annebbiò per la prima volta da quando aveva indossato il Cappello Parlante che, probabilmente, stava sondando il suo cervello, conoscendo tutta la sua storia, il futuro, il passato e il presente.
Il ragazzo aveva davvero paura che il cappello, vedendo tutto il sangue che aveva causato, potesse smistarlo in Serpeverde.
Dopo quasi quattro minuti una voce, come l’aveva già sentita due volte, si fece largo tra i pensieri di Harry.
‘Harry Potter, il bambino Sopravvissuto tornato nel passato, che sarà il futuro di questi giovani. A cosa devo la tua visita?’
Harry pensò ‘Voglio solo conoscerli, conoscere i miei genitori. Non ho in mente altro, il mio unico desiderio è poter spendere del tempo con loro. Puoi vederlo nella mia mente’ gli disse.
‘O sì, lo vedo. Che animo nobile il tuo, Signor Potter. Trovo assai ammirevole il fatto che non ti sia fatto abbattere da tutto ciò che le ha gravato sulle spalle in questi diciannove anni, sei un uomo coraggioso Harry, molto più di quello che hai sempre creduto. Non so perché avrò dei ripensamenti tra venti anni, quando ritornerai qui da bambino puro e inconsapevole, perché adesso la mia scelta credo che sia la più ferma che abbia mai fatto’.
E così dicendo gridò a tutta la sala la parola che Harry aspettava con ansia.
«GRIFONFORO!»
 
Harry si sfilò lentamente il Cappello Parlante, guardandolo con riconoscenza e, per un momento, credette di averlo visto sorridere; riportandolo al preside il ragazzo rimase titubante vicino a lui, insicuro su cosa fare.
«Il tuo posto ora è tra i Grifondoro Harry, va, io me la caverò» gli disse il Dottore facendogli un occhiolino.
«Che il banchetto abbia inizio!» esclamò il preside, vedendo apparire su tutti i tavoli numerose pietanze dall’aria prelibata.
Il Prescelto così si girò verso il suo vecchio tavolo, o il suo futuro tavolo, come dir si voglia.
Tutti i Grifondoro stavano battendo le mani al nuovo arrivato, entusiasti. Frank Paciock, la spilla da Caposcuola appuntata con cura sul petto, si alzò in piedi e lo invitò a sedersi vicino a lui, accanto ad una ragazza molto carina, con la faccia rotonda e dei morbidi e corti capelli biondo cenere che si presentò come “Alice Prewett”.
I minuti seguenti furono tutti un susseguirsi di strette di mano e presentazioni dei ragazzi più piccoli, i visi dei Grifondoro si accalcavano nella sua mente e lui era certo che, di lì a poco, non avrebbe ricordato più nessuno. Quando si furono seduti per mangiare fu il turno dei suoi compagni di anno farsi avanti.
Qualche posto più indietro Harry vide sua madre alzarsi e, ancora una volta non riuscì a capacitarsi della sua bellezza. Qualcosa in lei gli ricordava Ginny, forse il portamento fiero, il mento dritto e la sicurezza con cui gli si avvicinava, o la dolcezza negli occhi, circondati da piccole efelidi, oppure il fatto che molti ragazzi avevano alzato lo sguardo al suo passaggio.
Fatto sta che Harry se la ritrovò davanti troppo velocemente, rendendosi conto di averla fissata con occhi spalancati per tutto il tempo.
«Ciao Harry, io sono Lily Evans, l’altra Caposcuola di Grifondoro» si presentò. La voce ancora più calda e rasserenante di quella che ricordava nelle sue memorie e in quelle del suo defunto insegnante di Pozioni.
«Pia-piacere Lily, sono Harry» balbettò stupidamente, come se non conoscesse già il suo nome.
«Si lo so» rise allegramente. Dall’altra parte del tavolo James Potter lo trafisse con lo sguardo.
«Allora, vediamo un po’, lei è Alice Prewett» disse indicando la giovane abbracciata a Frank. «Oh sì, ci siamo già presentati» disse lei con un gran sorriso.
«Benissimo! Allora continuiamo, Mary McDonald, il nostro genietto dell’Aritmanzia» disse, indicando una ragazza dagli occhi piccoli e il viso tondo, circondato da lunghi capelli castani che gli strinse forte la mano, schermendosi dai complimenti.
«Lei è Emmaline Vance» una giovane strega dai capelli biondi e gli occhi verdi, quasi nascosti dalla frangetta, gli tese la mano, presentandosi.
Una ragazza dalla pelle olivastra e dai tratti esotici si alzò dal posto di fronte al suo e gli tese il palmo, mulinando i lunghi capelli corvini.
«Elvira Zehara Pereyra. È un piacere Harry» disse, con un accento spagnolo, per poi risedersi.
Lily sorrise e gli si rivolse nuovamente «Perfetto, ora mancano solo i famosi Malandrini! Ricordati le loro facce Harry, perché temo che saranno i tuoi compagni di stanza» disse  giocosa.
Due giovani ragazzi che Harry riconobbe come Remus Lupin e Peter Minus gli si avvicinarono.
Nonostante le cicatrici profonde che gli davano l’aria di un ventenne, Remus aveva il viso pieno e illuminato di una felicità che gli aveva visto solamente alla nascita del figlioccio. Probabilmente la presenza rassicurante dei suoi migliori amici, di un posto da chiamare casa e di qualcuno a proteggerli gli donava quell’aria pacifica. Harry gli tese la mano pallida, stringendo con forza, quasi a voler imprimere in quella stretta tutta la gratitudine che provava per lui. Il ragazzo sembrò quasi capirlo perché nei suoi occhi passò uno sguardo dolce che si trasmise alla voce, mentre diceva «Ciao Harry, sono Remus Lupin», per poi passare il testimone all’amico.
Lo sguardo del Prescelto divenne improvvisamente tagliente come un rasoio, davanti a lui c’era colui che aveva condannato i suoi genitori a morte sicura. Coda liscia sembrò quasi intuire i suoi pensieri tanto che cercò di farsi piccolo piccolo, per quanto la sua pancetta potesse permettergli.
«Peter Minus, ciao» disse il ragazzo, timidamente. Poco più in là James sembrava aver notato la freddezza di Harry nei confronti dell’amico perché pareva intenzionato a ucciderlo con lo sguardo. Sirius, notando l’irrequietezza di James gli poggiò una mano sulla spalla e si avvicinò al Bambino Sopravvissuto presentandosi «Sirius per gli amici, tu puoi chiamarmi Black» disse freddamente. Il ricordo di tutto ciò che Harry aveva vissuto con il ragazzo di fronte lo avvolse, il senso di colpo lo sopraffò e il ragazzo ebbe bisogno di respirare più volte prima di essere capace di rispondere.
«Allora spero di poterti chiamare presto per nome» gli disse sinceramente.
 Sirius rimase immobile, le sopracciglia inarcate, cercando di trovare qualcosa da dire ma, in quel momento, Lily aveva preso la parola.
«Andiamo Sirius, si è appena trasferito, non fare l’antisociale già da ora!» lo ammonì.
«Certo Evans» disse mentre tornava al suo posto, quasi non gli interessasse ciò che sua madre avesse da dire.
Negli occhi verdi della ragazza passò un lampo di amarezza, che celò subito, prima di rivolgersi a James, gli occhi fissi nel piatto mentre torturava con la forchetta una patata che, a quanto pareva, non aveva voglia di mandar giù.
«E tu Potter, non ti presenti al nostro Harry?» gli chiese, il tono carico di un’aspettativa che non riusciva a nascondere.
Al richiamo del suo nome James si era voltato e aveva ascoltato la ragazza, un’ombra passò nei suoi occhi prima che questi si alzasse e con tono ironico si dirigesse verso il figlio.
«Ma certo Evans, ai suoi ordini! Ciao Pond, sono James Potter, il capitano della squadra di Quidditch» gli disse, poi, vedendo che questi non rispose, continuò.
«Hai notato? Siamo identici, stessa faccia, stesso corpo» disse, storcendo un po’ il naso davanti ai centimetri e ai muscoli in più che Harry possedeva. «Tranne gli occhi...» iniziò ma venne interrotto dal Prescelto che conosceva ormai quella battuta a memoria.
«Si ho gli occhi di...» cominciò prima di fermarsi all’improvviso.
James lo guardò scettico «Hai gli occhi ‘di’ cosa?» chiese.
Harry sentiva le mani sudare. «Di.. versi. Dai tuoi intendo. Sono diversi, già. I miei verdi, i tuoi marroni. Anche gli occhiali sono diversi e...» il ragazzo stava perdendo il filo del discorso, preso dall’imbarazzo e dalla tensione di sfigurare davanti al padre.
La ragazza mora che Harry ricordava come Elvira andò in suo aiuto. «Allora Harry dimmi un po’, sei fidanzato?» chiese, una luce maliziosa negli occhi.
Il Bambino Sopravvissuto fu colto alla sprovvista dalla domanda. «Oh, emh, si. Da tre anni» rispose.
Elvira sembrò un po’ delusa nel pronunciare il suo «O ma che bello! E ne sei innamorato?» chiese, giusto per mantenere viva  la conversazione.
Harry si perse un attimo nei suoi ricordi. L’immagine di Ginny gli esplose nella mente, come in attesa di essere ripescata. Gli vennero in mente i suoi lunghi capelli rossi, gli occhi celesti, le efelidi numerose sul viso e il nasino alla francese che amava tanto baciare. Si ricordò la sua corporatura esile ma forte al tempo stesso e il suo viso sudato dopo una partita di Quidditch. Le carezze, i baci e le notti passate insieme per farsi compagnia e per cercare di abbattere con i loro corpi nudi quel muro di dolore muto che li circondava. In preda ai ricordi Harry si vide schioccare due dita davanti al viso dalla bionda Emmaline che, notando il ritorno del ragazzo tra i presenti, si rivolse all’amica.
«Mi ‘spiace Elvira, ti è andata male. Questo qui è palesemente fuso per la sua fidanzatina. Dicci un po’, come si chiama?» chiese curiosa, con la curiosità che contraddistingue il sesso femminile quando le bocche si riempiono della parola ‘amore’.
Harry sorrise «Si chiama Ginny, ed è bellissima» si trovò ad ammettere.
Tutte le ragazze presenti si ritrovarono a sospirare, quasi sperano di essere loro la Ginny che era capace di far perdere così la testa a un loro coetaneo. L’unica esclusa da quel sentimento sembrava essere Alice Prewett, impegnata a bisbigliare con Frank, immersi nel loro mondo personale, fatto del famoso amore che li aveva colti e uniti.
Harry vide Remus parlare con James e, quando questo lo guardò, gli sembrò che il suo sguardo non fosse più tanto ostile.
Mary si guardò intorno, sbirciando i piatti degli amici. «Qui abbiamo tutti finito di mangiare, che ne dite di salire in Sala Comune? Così mostriamo la strada a Harry e continuiamo a parlare davanti al camino. Ho sempre pensato che questa sala fosse troppo fredda e piena di spifferi» si lamentò. Gli altri approvarono l’idea di Mary e si alzarono dalle panche, dirigendosi fuori dalla sala.
All’esterno il gruppetto si scontrò con sei Serpeverde, capitanati da Mulciber e Avery che si rivolsero direttamente al prescelto.
«Peccato Pond che tu sia finito in mezzo alla feccia del castello, tra Sanguesporco e Traditori del loro sangue» sputò Mulciber velenoso.
Harry vide con la coda dell’occhio Lily stringere un braccio di James, che teneva in mano la bacchetta.
«Ma allora è vero quello che dicono in giro, che qui ci sono degli idioti così grandi da credere che il sangue sia la cosa più importante in un mago. Io fossi in voi metterei come priorità il cervello perché, a quanto pare, è la vostra lacuna più grande» rispose freddo.
Il gruppetto assunse un’aria ostile, pronta allo scontro.
«Sta attendo a come parli Pond, o faremo attenzione a vedere quanto sia puro il tuo di sangue, una volta versato sul pavimento» lo minacciarono.
«Ho visto di peggio che un gruppetto di ragazzetti fomentati dalle idee di un folle, vi auguro una pessima notte» e dettò questo si allontanò, seguito dagli altri Grifondoro stupiti dal suo coraggio.
Sui primi gradini della scalinata una ragazza bellissima chiamò Lily, intimandole di aspettarla. Una volta raggiunto il gruppo Harry scoprì che apparteneva alla casa di Serpeverde.  La strega si avvicinò a Harry e tese la mano, notando il suo sguardo dritto sulla cravatta verde e argento «Tranquillo, sono una Serpeverde ma non mordo, mi chiamo Marlene McKinnon».
Marlene aveva la pelle diafana, così bianca che s’intravedevano, con un po’ di attenzione, tutte le vene sulle braccia. Le labbra erano esangui e il corto caschetto nero circondava un viso magro. Tutta la sua figura era alta e slanciata, simile alle modelle che si vedevano sulle passerelle babbane.
Lily si avvicinò e spiegò a Harry «E’ una nostra amica, purtroppo ha avuto la sfortuna di capitare in casa con le persone sbagliate».
Marlene sbuffò seccata. «E’ da sette anni che li devo sopportare, possiamo gentilmente evitare di parlare di quei Troll e andare in Sala Comune?» disse, salendo i gradini.
Arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, Frank pronunciò la parola d’ordine «C’est la vie» e si arrampicò nella Sala Comune con al seguito gli altri.
Harry rimase sinceramente colpito. Si fidavano davvero così tanto da far entrare una Serpeverde nella loro Sala Comune?
Il rosso ospitale della stanza lo accolse come una vecchia mamma, il calore irradiato dal camino si avvertiva ovunque e il fuoco lanciava lievi ombre che combattevano con la luce delle candele.
Stranamente la comitiva riuscì a trovare un divano libero non troppo lontano dal camino e si sedette, le ragazze di sopra, i ragazzi sdraiati a terra.
Alice prese la parola per prima «Per Merlino Harry, li hai fatti rimanere secchi quegli idioti!» esclamò felice, al ricordo dello spiacevole incontro avvenuto prima.
Lily si aggiunse alla conversazione «Quindi anche tu credi che Voldemort sia un pazzoide?» chiese, curiosa e animata da un animo orgoglioso.
«Pazzoide? Quell’essere è completamente folle, lui e le sue stupide e soprattutto insensate idee razziste sul sangue. Ma andiamo! Siamo negli anni 70, non nel Seicento, a chi vuoi che importi più se uno è Purosangue, Mezzosangue o Nato Babbano? Se abbiamo dei poteri che conta che tipo di sangue ci scorre nelle vene?» disse, il volto arrossato dal discorso che lo aveva preso.
Negli occhi di tutti si poteva leggere la loro ammirazione.
James però lo contraddisse «Le tue sono solo parole, finché non vedi la morte con i tuoi occhi, puoi solo parlare a vanvera».
Harry si accigliò «E tu cosa hai visto qui al sicuro nel castello per poterne parlare?» sapeva di dover essere sotto copertura, fingere, mentire, ma la Guerra gli aveva portato via tutto, come poteva parlare lui?
Un silenzio imbarazzato scese tra i presenti, il Capitano sembrò arrabbiarsi «Come posso parlare mi chiedi? Beh, fammi pensare, mio padre è stato assassinato da un fottuto Mangiamorte mentre lavorava per il Corpo Auror e mia madre non ci è quasi rimasta secca durante una missione. Ti sembra abbastanza?»
Harry riconobbe nel padre la sua stessa rabbia e si rese conto che, il morto di cui parlava era suo nonno. Il nonno di cui non aveva mai sentito parlare.
Rimase così senza parole «O - oh. Mi dispiace, non era mia intenzione».
James sembrò acquietarsi un po’ e, con un cenno di Sirius, si alzò in piedi, seguito dall’amico e Peter.
«Bene gente, andiamo a dormire. Buonanotte!» salutarono. Poi James si girò verso Lily e la fissò con attenzione e qualcosa d’indescrivibile negli occhi.
«Buonanotte Lily» disse.
La ragazza lo guardò stupita, la faccia leggermente scossa «Buonanotte James» disse, il volto un po’ arrossato.
Alice, sogghignando tra sé rivolse nuovamente la sua attenzione a Harry.
«Allora Pond, sei un Testurbante!» disse, emozionata.
Il Prescelto rimase confuso. «Io sono cosa?»
«Un Testurbante, ovvio! Sono delle persone davvero rare, che sono indirizzate a una casa dopo aver avuto il Cappello Parlante in testa per più di cinque minuti. Tu ci sei stato per quasi sette! Cosa ti ha detto?» chiese, curiosa.
Emmaline spintonò scherzosamente Alice. «Signora Paciock, lascia un po’ di privacy al ragazzo!» le disse ridendo.
La serata passò quindi così, tra domande e terzi gradi rivolti a Harry e risa, mentre lui s’inseriva pian piano nel gruppo. Verso le undici Marlene si alzò e fece ritorno nei sotterranei per non dover infrangere il coprifuoco. Un’ora dopo Elvira annunciò di avere sonno e tutti appoggiarono l’idea di andare a dormire. Data la buonanotte a tutti, Remus fermò Harry sulle scale del Dormitorio, desideroso di parlargli.
«Harry, ti dispiace scambiare due parole?» gli chiese gentilmente.
«Certo che no, dimmi pure» rispose, incuriosito.
Il ragazzo, titubante, si rigirò le mani, indeciso su come cominciare. «Io, ecco, volevo chiederti un po’ scusa per il comportamento di James. So che può esserti sembrato un ragazzo scontroso ma, credimi, è una delle persone più buone che conosca. È molto generoso e altruista solo che, beh, non so se dovrei dirtelo ma... lui è innamorato di Lily Evans e, da come la guardavi, credeva che ti piacesse» ammise.
Harry si sentì sollevato. Allora era per quel futile motivo che suo padre gli aveva rivolto quello sguardo astioso.
«O, tranquillo, si nota comunque!» ammise ridendo. «E’ solo che... Lily mi ricorda molto la mia ragazza e, per questo sai..» disse, borbottando.
Remus sembrò a disagio «O certo, tranquillo non devi spiegarmi niente, quando ha sentito che hai una fidanzata si è calmato molto. Credo che lo turbi anche il fatto che voi siate praticamente uguali e lui, beh, ha paura che Lily possa innamorarsi di te, visto che lui non è riuscito a uscire con lei da tre anni» lo informò «E poi, James è distrutto dalla morte del padre, so che puoi capire il suo stato d’animo e ti chiedo quindi di perdonarlo» gli disse in tono confidenziale.
Harry si rabbuiò «Tranquillo lo so bene»
Il ragazzo allora gli batté una pacca sulla spalla «Andiamo a dormire? Ah e, Harry, ti prego non dire niente e James di questa conversazione. Si arrabbierebbe molto, è così orgoglioso» lo pregò.
Harry sorrise «Muto come un pesce!»
I due varcarono la soglia del Dormitorio e tutto quello che trovarono, furono tre ragazzi addormentati e un Frank in procinto di infilarsi a letto.
«Buonanotte Remus» disse Harry, dirigendosi verso il letto a baldacchino che non aveva nessun baule al suo capezzale, intuendo fosse il suo.
Si spogliò e, rimanendo in boxer s’infilò sotto le coperte. Il contatto tra la sua schiena e le lenzuola fu attenuato da qualcosa che sentì scoppiare ed emettere immediatamente un odore che Harry riconobbe come Caccabombe.
Dai tre letti degli addormentati si levarono delle risate e Harry, alzatosi in piedi, si ritrovò sommerso da tre corpi ridenti.
«Benvenuto nell’antro dei Malandrini, Harry!» gli dissero in coro.
Dopo aver fatto una doccia, Harry si ritrovò su letto di Sirius a parlare con i compagni di Dormitorio di cosiddette  “cose da uomini” finché, alle due, non caddero tutti tra le accoglienti braccia di Morfeo.
 
 
Dall’altra parte del castello il Dottore faceva scattare svogliatamente il suo Cacciavite Sonico, accarezzando le pareti del Tardis, incapace di prendere sonno.

 
 
 










betabi's Corner
Salve! vi chiedo scusa se mi sono fatta attendere così tanto ma, tra 15 giorni in Irlanda, la settimanda di depressione post ritorno, i 10 giorni con il campo scout e, beh, il dolce far nulla estivo non sono riuscita ad aggiornare prima, spero di non farvi attendere più tanto anche se avrei una domanda per voi. Ero indecisa se far finire il capitolo qui o più avanti ma non sapevo se l'avreste trovato troppo lungo o noioso quindi vi chiedo: preferite dei capitoli corti che arrivano prima o dei capitoli lunghi che impiegheranno un po' di più per essere aggiornati?
Bene, detto questo parliamo un po' del capitolo, anche se non c'è molto da dire, abbiamo appena presentato la storia e piano piano entreremo nel vivo, non so ancora bene quanti capitoli avrà.
Il Dottore e Harry parlano con Silente, è normale prendere provvedimenti prima di inserirlo nel mondo scolastico. Poi, ho pensato che Harry fosse un Testurbante perchè, con tutte le cose che ha vissuto è normale se il Cappello Parlante ci metta un po' più del normale per frugare la sua testolina.
Tutti i Grifondoro si sono presentati, le ragazze sono entusiaste del nuovo arrivato (in particolar modo Elvira, un personaggio nuovo inventato da me) mentre i ragazzi di meno. Remus è ovviamente gentile ma James, e di conseguenza Sirius, sono ostili nei suoi confronti. Come spiegherà in seguito Lunastorta, Potter è solo geloso e, infatti, in dormitorio non attardano a dargli il loro benvenuto anche se, per accettarlo completamente nel gruppo, ci vorrà un po'.
Come avrete notato i Serpeverde hanno preso già di mira Harry, ma abbiamo dalla nostra una Serpeverde d'eccezione, Marlene McKinnon. Ho voluto rendere il suo personaggio un po' diverso e spostare di casa almeno una delle solite amiche Grifondoro di Lily. Marlene è una purosangue e ha un carattere particolare ma non per questo corrisponde alla solita sfilza di aggettivi con cui si descrivono sempre i Serpeverde. Avrete modo di scoprirla.
Detto questo ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi legge in silenzio. Avevo parlato di un banner nello scorso capitolo, vero? Bene, sono in attesa di uno ma intanto potete trovare quello approssimativo nel primo capitolo, fatto dalla pagina facebook
Hogwarts. The perfect house for me.
Come avevo promesso ho trovato i prestavolto per i personaggi che vi linko qui ( http://i39.tinypic.com/1zwj3v6.jpg )
Lily Evans: http://i39.tinypic.com/289x0fa.png
James Potter: http://i44.tinypic.com/9rlvrd.jpg
Dottore: http://i40.tinypic.com/2s7ccw3.png
Harry Potter: http://i43.tinypic.com/35d8gwo.jpg
Sirius Black: http://i43.tinypic.com/ruya87.jpg
Remus Lupin: http://i44.tinypic.com/sm3axc.jpg
Peter Minus: http://i39.tinypic.com/291f487.png
Emmaline Vance: http://i39.tinypic.com/2hy9hlh.jpg
Marlene McKinnon: http://i42.tinypic.com/311qbmg.jpg
Alice Prewett: http://i43.tinypic.com/zui2jc.jpg
Mary McDonald: http://i40.tinypic.com/w6t83d.jpg
Elvira Z. Pereyra: http://i41.tinypic.com/kbd4pt.jpg
Frank Paciock: http://i43.tinypic.com/2aad3dj.png
Regulus Black: http://i42.tinypic.com/34hxmv8.jpg
Severus Piton: http://i42.tinypic.com/sbtwck.jpg

Spero di ricevere i vostri pareri, alla prossima.
Salut.


 
  
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