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Autore: BrendaLeeJ    30/08/2013    2 recensioni
Sono le 19.15 di un Sabato sera indefinito di Giugno, è una sera afosa in cui gli odori di campi adibiti a risaie inebriano prepotentemente l'aria con il loro intenso e pungente profumo di terra bagnata; una strada provinciale semi deserta si stende per chilometri nel panorama agricolo adornata ai margini da graminacee dorate e papaveri spontanei, alterna tratti con piccoli paesi a tratti con grandi distese di terra coltivata. Una vecchia Panda nera sfreccia solitaria su una corsia in direzione Centro Provincia, dal finestrino abbassato dell'autista proviene a tutto volume una canzone dei Nirvana: “Smells like teen spirit”. Al volante una giovane ragazza, Felicity Greco, guida assorta, occupata a sostenere un silenzioso dialogo interiore con se stessa.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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1- La Telefonata
 

Non poteva crederci, era stata tradita dalla sua stessa paura di lasciarsi andare e di essere felice, ritrovandosi ancora una volta con una manciata di polvere in mano. Detestava se stessa in quei momenti, quando tutto sembrava potesse prendere una piega inaspettatamente diversa, forse più bella, lei sapeva sempre come rovinarli. 
< Felicity sei un enorme testa di cazzo! > disse rivolta al riflesso apparso nello specchio.
Una ragazza dai lunghi e folti capelli ricci color miele rimase immobile a fissarsi, delle lunghe righe nere di mascara ed eye-liner sbavato le segnavano il viso, stranamente però non c'era nessuna traccia di lacrima nei suoi occhi. Eppure aveva pianto, aveva pianto così tanto da sentirsi profondamente svuotata, si era alzata dal letto per prendere un po' di carta dal bagno per soffiarcisi il naso, ma una volta passata davanti allo specchio si era bloccata. Non sopportava di sentirsi in quel modo, tanto meno quando a provocarlo era un suo stesso comportamento. In quel preciso istante nell'appartamento prese a squillare un telefono, Felicity si passò i palmi della mano sulle guance nel vano tentativo di pulirsi il viso prima di dirigersi in camera verso la borsa da cui proveniva il suono, come se il suo possibile interlocutore avesse potuto vederla. Fece scattare la clip che teneva chiuse le due estremità e raccolse dal taschino il cellulare.
< Pronto? >
< Ehi... >
Silenzio. Perché l'aveva chiamata?
< Come stai? > chiese un ragazzo dall'altra parte dell'apparecchio.
< ...bene. > mentì incerta.
< Guarda che ti aspetto sta sera al Pub, eh. > amichevole < Non fare la solita tira pacchi e vedi di venire. >
Come faceva a fare finta di niente, come se tutto fosse meravigliosamente ok? Felicity se lo domandava spesso, non trovando sistematicamente risposta. Lui era così, il contrario di lei, prendeva la vita con spirito e non si lasciava mai abbattere, almeno era quella l'idea che si era fatta di lui in tutti quei anni; eppure questa volta era sicura che sarebbe vacillato ed invece, solido come una roccia.
< Mmh... > indecisa, più che altro confusa < ma... >
< Dai, schioda il culo da quella cazzo di casa e vieni a divertiti una santissima volta! Non crepi se ogni tanto ti concedi una serata con noi, ne ho piene le palle di pregarti ogni volta. > schietto come solo lui sapeva essere.
< Va bene, ci vediamo sta sera. > arrendevole.
< Così mi piaci. > di nuovo amichevole < E' tutto ok. > l'interlocutore pose fine alla comunicazione.
Felicity rimase interdetta ad ascoltare per secondi interminabili il suono della linea caduta, sguardo fisso di fronte a se; fece poi scorrere lentamente il braccio che teneva il cellulare lungo il fianco, lasciando inconsciamente cadere l'apparecchio a terra aprendo la mano. Si sentiva così stupida, e anche stupita, aveva pianto tutta la notte al ricordo di quello che era successo due sera prima, convinta di aver rovinato tutto e di non poter più tornare indietro, ed invece sembrava che l'unica ad essere stata travolta da un treno in corsa fosse lei. Doveva aspettarselo infondo, altro che crollare, quella ad essere rimasta “fragile” fra i due era lei, incapace a gestire gli avvenimenti della vita e questa cosa le pesava tantissimo.
< Quindi “E' tutto Ok.” > ripeté ad alta voce.
Raccolse il cellulare da terra e lo posò sulla scrivania, prese le ciabatte posate di fronte alla cassettiera e andò in bagno. Una doccia, aveva bisogno di farsi una doccia e scrollarsi di dosso tutta quella amarezza. Qualche minuto dopo, mentre si frizionava lo shampoo sui capelli, si ritrovò a pensare a Marco e alla telefonata di poco prima. Certo che era strano quel ragazzo, o forse l'unica strana era lei che sapeva fare di ogni cosa una tragedia, ma non era poi così sicura che quello che era successo potesse non incidere nel loro rapporto.
Non ci pensare. Non ci pensare.” cercò di farselo entrare nella testa mentre sciacquava i capelli.
E' tutto ok ha detto, quindi farai meglio a far si che sia vero. Sta sera vai li, sorridi e ti diverti.” si convinse.

A quanto pareva ricevere uno schiaffo, in risposta ad un bacio, per Marco non era un fatto così rilevante tanto da intaccare la loro amicizia. Felicity continuava comunque ad avere qualche dubbio, soprattutto riguardo al fatto che fra di loro ci potesse essere solo amicizia. 

  
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