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Autore: Portman98    30/08/2013    5 recensioni
Addio non è una parola facile da pronunciare, soprattutto se rivolta a coloro che amiamo, ma peggio è perdere senza poter salutare, senza poter tener stretti quegli ultimi istanti insieme, i ricordi che terranno viva la loro immagine nella propria memoria... questo, il triste destino del neonominato signore dei Sith, Darth Vader, che inginocchiato davanti alla tomba, ancora scoperta, della donna della sua vita, è prigioniero dei rimorsi. Ma se qualcosa cambiasse? Se il fato avesse donato al suo destino un'ultimo istante insieme a Padmè, un solo momento in cui conservare il suo ultimo ricordo?
Una fanfiction scritta in un momento di tristezza, dove mi sembrava impossibile che un grande amore come quello di Anakin e Padmé potesse finire senza un ultimo addio...
spero vi piaccia, ma vi prego di avere pietà, questa è la prima storia che scrivo su star wars, anche se ne ho immaginate tante, una sorta di partenza...
P. S. Fatemi sapere che ne pensate:)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Padmè Amidala
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui! Questa è la mia prima one-shot, secondo me non è un gran che, ma vi prego di recensire comunque, per me la vostra opinione è molto importante, aiutatemi a migliorare!!
Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura :)





 
LET ME GO
 Rivoli di pioggia colavano sul freddo marmo delle pareti, dove le ombre sottili dei rami spogli di un melograno allungavano i loro profili spettrali ondeggiando alla marcia cadenzata del vento, la luce biancastra del cielo plumbeo penetrava appena dalle vetrate colorate, spandendo un po’ di chiarore iridescente nell’oscurità della cripta. Fuori, il vento ululava stridulo la sua tristezza alle nuvole che, con il loro esercito di pulsante candore, veleggiavano, foriere di pioggia, in quella giornata malinconica. Il ticchettio ritmato della pioggia risuonava appena accennato, intervallandosi al suono sopito e regolare del respiro di Darth Vader. Talvolta, i pallidi riflessi dei lampi diffondevano il loro lucore giallognolo, facendosi strada nelle tenebre che avvolgevano quell’unica, solitaria, bara che giaceva al centro della stanza.
Inginocchiato davanti al feretro di legno scuro, il signore dei Sith dava l’ultimo saluto alla sua amata. Accarezzava con lo sguardo quei lineamenti che le sue dita non avrebbero mai più potuto percepire, la osservava distesa là, come in un sogno, bellissima anche nel pallore della morte, abbandonata placidamente tra le spire vellutate di quella tomba che sarebbe diventata la sua eterna dimora. Sul suo volto una pace candida, irreale, nulla che lasciasse presagire ciò che era successo, nessun dolore a deturpare il contorno perfetto delle labbra, solo un lieve sorriso incoronava la sua fine, uno spettro lontano di quella risata cristallina che aveva, un tempo, illuminato le giornate di un giovane jedi.
Quando era stata l’ultima volta che l’aveva vista ridere? L’ultima volta che erano stati felici insieme, senza i fantasmi del futuro a tormentare il loro presente, quando?
 Non se lo ricordava, per quanto insistesse quel momento si ostinava a rimanere sepolto in un’era lontana del passato, quasi appartenesse ad un’altra vita.
Per quanto tempo era stato immerso in quella felicità senza rendersene conto? Per quanto tempo aveva atteso dietro la porta di quel domani funesto, senza godersi ogni istante insieme a lei? E ora, ora tutto era perduto nella nebbia lontana dei ricordi, unico conforto di un esistenza abbandonata allo scorrere implacabile del tempo.
Si sentì così stupido, gli venne quasi da ridere, ridere della sua stoltezza, di quell’ovvietà che gli aveva fatto gettare via la sua vita. Davvero esilarante, la morsa della sua avidità alla fine si era serrata attorno alla sua anima, e lei gli era scivolata via, così che, quel potere, che tanto aveva desiderato, ora non valeva più nulla, se non il timore reverenziale dei suoi sottoposti.
Per mesi aveva combattuto contro un nemico invisibile, quando l’unica persona da cui avrebbe dovuto proteggerla era se stesso! Aveva lottato, vissuto nell’interminabile ricerca di una via, per poi ritrovarsi lì davanti, ad osservare il suo destino perduto per sempre in una salma composta.
Tutto quel che di umano c’era in lui si era spento insieme a lei e sarebbe giaciuta eternamente in quella bara colma di rimpianti.
Sepolte sotto la maschera impassibile di Darth Vader, le lacrime iniziarono a sgorgare copiose sfiorando la sua pelle ustionata dai fuochi del rimorso. Lacrime che non l’avrebbero mai raggiunta, che sarebbero rimaste per sempre dentro di lui, lacrime che né lei, né nessun’altro, avrebbe mai potuto asciugare…
In quel momento un futuro di solitudine aleggiava greve in quell’aria turgida di sofferenza e quella consapevolezza pesava sulle spalle di Darth Vader sino a schiacciarlo.
Un’ultima volta, avrebbe solo voluto sfiorare i suoi capelli un’ultima volta, udire la sua voce, sentire il battito del suo cuore, l’odore della sua pelle! Gli sarebbe bastato strappare un solo secondo al tempo che non avevano avuto, un solo attimo…
Poggiò, abbattuto, il capo sul ventre immobile di lei, cercando quel calore soffuso che ormai non lo abitava più, sperando di sentire ancora una volta la delicatezza delle sue mani dissolvere le angustie del suo cuore, ma solo il gelo dell’inverno di Naboo era suo compagno in quel pomeriggio piovoso.
Un tuono solitario squassò l’aria all’improvviso disperdendo la sua eco millenaria tra le lapidi del cimitero, per poi estinguersi nel silenzio di quel luogo immoto.
- Annie – una voce soave lo riscosse dolcemente.
Un inganno della sua mente, un desiderio recondito nel suo cuore… il suono della tempesta si fece lentamente più rado, sin quasi a tacere.
- Annie – ripeté ancora fievolmente, come a risvegliarlo da un lungo sonno.
La pioggia ammutolì di colpo, come inabissata in una calma eterea.
Darth Vader alzò lentamente la testa in quell’aria taciturna, galleggiando in quel silenzio, che lo avvolgeva caldo come un raggio di sole, come nemmeno la Forza era mai riuscita a fare.
Là, in quell’abbraccio privo di rumore tutto si spegneva, il volume del dolore si abbassava, non ne restava che un sopito ronzio di sottofondo, i pensieri si riempivano di vuoto, un vuoto colmante dove tutto svaniva, tutto era assoluto, nessuno aveva meriti, nessuno aveva colpe, per la prima volta c’era solo vuoto.
 Il suo sguardo percorse incredulo la figura  ritta in piedi davanti a lui, il volto, nell’oscurità della cripta, aveva un espressione indecifrabile, i capelli, sciolti sulla schiena, rilucevano dei riflessi delle vetrate.
Lo sguardo del signore dei Sith indugiò senza fiato su quelle forme che tanto aveva amato, sino a soffermarsi rapito sui suoi occhi scuri… e per un attimo scorse baluginare, nelle iridi profonde di lei, il diafano riverbero della sua vita perduta e se ne sentì inondato, prima piano, poi sempre più forte, finché quasi le sue membra non ritornarono a riflettersi nella fulgida bellezza della giovinezza. Erano passati solo pochi giorni, ma già il passato gli appariva lontano di millenni…
- Dimmi che sono morto – le labbra gli tremavano mentre pronunciava quelle parole, ma nemmeno il suo tono incrinato dall’aspettativa riusciva a turbare la calma rarefatta di quel sogno.
Lei alzò un sopracciglio, come usava fare quando qualcosa la contrariava. Un’espressione così viva, così reale… a Darth Vader quel sopracciglio incurvato diceva più di mille parole, a suo confronto quel sorriso perenne sul viso immobile della salma davanti a lui appariva freddo, costruito, una maschera rubata alla falsità della vita.
- Mi spiace, devo deluderti – rispose lei dopo qualche esitazioni, le sue parole risuonarono come un brivido nell’animo del signore dei Sith, il leggero pungolio della realtà che attendeva fuori dalla porta dei sogni.
Si limitò ad un sospiro rassegnato, poi chinò la testa per nascondere la propria delusione.
Padmè rimase a fissarlo in attesa, il suo volto ora non tradiva alcuna reazione, Darth Vader la scrutò di sottecchi, interrogando i suoi lineamenti in cerca di qualunque emozione. Ira, tristezza forse, come darle torto erano tutti sentimenti giustificati… ma niente, niente intaccava la perfezione del suo viso, persino le piccole rughette di preoccupazione dell’ultimo periodo l’avevano abbandonato, appariva riposata, come dopo un lungo sonno ristoratore… solo un lieve velo di malinconia abitava il fondo dei suoi occhi scuri, dove lacrime sopite mandavano i loro bagliori argentei al cuore del suo interlocutore.
- Allora sto sognando? – le domandò confuso.
- Forse sì. Forse no. Questo puoi saperlo soltanto tu – il suo sguardo ondeggiò per qualche istante sulle pareti levigate della cripta, come ad afferrare qualcosa di distante, poi si riabbassò su di lui – Io sono qui per te – le sue labbra si schiusero in un sorriso triste, mentre il loro sussurro si disperdeva nell’aria accarezzando lo spirito martoriato di Darth Vader.
Alzò il capo, chiuse gli occhi e, tremante, la sua mano si fece strada lentamente verso di lei, il braccio teso in quel disperato tentativo di riafferrare la sua vita.
Lei era lì, così vicina, poteva sentirne il profumo, udirne il respiro agitato, eppure tanto distante dietro a quel velo diafano che avvolgeva la sua bellezza regale.
Le sue dita sfiorarono timorose quelle di lei, come si fa con quelle di una bambola di cristallo, le incontrarono incredule, sussultando appena al contatto con la sua pelle. Lei non si ritrasse, nemmeno quando la presa di lui si serrò, delicata e allo stesso tempo salda, come la certezza a cui si aggrappava.
- Sei qui – mormorò lui meravigliato – Sei ancora qui – ripeté ancora, mentre calde lacrime gli inumidivano le ciglia, scivolando lentamente da sotto le palpebre chiuse e, dopo tanto, un sorriso tornò ad increspare le sue labbra.
Aprì gli occhi e la guardò con trasporto, anche sul viso di lei dardeggiavano lucide lacrime di commozione.
- Oh Padmè, mi sei mancata così tanto – disse poggiando la fronte sulla sua mano, il petto scosso dai singulti, quasi non credesse a ciò che stava avvenendo – Non hai idea di quanto – le sue labbra si poggiarono frementi sulla sua pelle, inebriandosi profondamente di quella sensazione idilliaca, lei era lì!
- Anche tu mi sei mancato, Anakin – rispose lei posandogli l’altra mano sulla guancia. Avrebbe desiderato che quel momento durasse per sempre, ma il suo tempo stava per scadere e la verità gli gravava pesante nel petto, attendendo paziente di essere rivelata.
- Dovevo salutarti, prima di… - quella frase restò sospesa, come se in quel modo le parole potessero perdere di senso, come se il loro significato ineluttabile potesse affondare nell’aria.
Vader aprì gli occhi di scatto, la fronte corrugata in un espressione disperata– No, no, non farlo! – la supplicò  – No, non ancora! -
- Annie il nostro tempo è finito, ora devi lasciarmi andare – stavolta nella sua voce si percepiva una nota acuta di tristezza, la stessa che le adombrava gli occhi.
- Non farlo ti prego, ho bisogno di te – implorò lui, rafforzando la stretta attorno alla sua mano.
- Annie, non posso – mormorò lei scuotendo la testa impotente – Non posso, non possiamo… Lasciami andare -
- Abbiamo già trasgredito alle regole una volta per stare insieme, lo faremo ancora, ti prego! – il suo tono era disperato, il ronzio di sottofondo si era fatto più forte.
- Sì, l’abbiamo fatto e hai visto come è finita – rispose lei tra i singulti, non potendosi però impedire un sorriso sommesso.
- Ti prego, resta! Sarò meno stupido, ho imparato la lezione, te lo giuro! – insistette ancora lui, le sue parole penetravano nel petto di Padmè come lame affilate, ma lei non poteva cedere.
- Lasciami andare, Anakin, lasciami – continuò lei risoluta, sebbene il dolore le attraversasse il cuore più pungente di uno spillo.
- No, ti prego, ho paura! – gridò lui tra le lacrime - Paura di dimenticare il suono della tua voce, il colore dei tuoi capelli, il modo in cui ridi, la faccia che fai quando non ti piace qualcosa, ti prego! –
- Anakin, non puoi fermare la tua vita, devi andare avanti e lasciarmi… - sussurrò ancora lei – Lasciami andare, c’è ancora del buono in te e se… -
- No – la sua risposta fu secca, decisa – tutto quello che c’era di Anakin in me è sepolto qui, con te! Se uscirò da questo posto non sarò Anakin mai più, là fuori esiste solo Darth Vader – il suo sguardo vitreo si puntò nel suo, colmo di rammarico e amarezza, e Padmè fu costretta distogliere la sua attenzione da quell’oceano di tristezza.
Dopo una lieve esitazione i suoi occhi tornarono a sostenere quelli di lui, - Se là fuori puoi essere solo Darth Vader, allora sii Darth Vader  - lottando contro quel peso che le gravava il petto, Padmè riuscì a pronunciare quella sentenza, il suo tono era freddo, distaccato, probabilmente l’avrebbe ferito, ma era l’unico modo! L’aveva fatto tante volte in vita, l’avrebbe fatto anche nella morte.
Nonostante quelle parole, sul viso prosciugato da ogni aspettativa di Veder, persisteva quell’espressione implorante, che Padmé non riuscì a reggere, doveva regalargli uno scopo, un fine per cui continuare, per ridare un senso a ciò che per lui non aveva più valore - Vivi senza di me, Anakin, perché così deve essere, ma sappi la speranza non muore mai, e per noi non sono finite tutte le possibilità –
Vader la fissò intensamente per qualche secondo, cercava una risposta, e per un momento Padmé desiderò che la invitasse ancora a cedere, che quei poveri riflessi di vita si prolungassero all’infinito, ma lui sospirò sconfitto, lasciandole la mano, aveva capito.
Allora Padmè poggiò la fronte su quella di lui, chiuse gli occhi, il respiro le tremava mentre le loro labbra s’incontravano nell’oro ultimo addio, un tocco lieve, timido, quasi irreale… poi la pioggia riprese a scrosciare battente sul tetto della cripta e Darth Vader rimase solo.
La sua mano andò istintivamente alle labbra, dove sentiva ancora il sapore di lei, ma incontrò solo il metallo scuro della maschera.
Si rialzò in piedi gettandosi il mantello nero sulle spalle. Quel feretro che fino a poco prima gli era sembrata tutto, ora non era che una pomposa cassa da morto, dentro solo un pallido ricordo.
S’incammino verso l’uscita, i suoi passi riecheggiavano monotoni nel buio della cripta. Era quasi arrivato in prossimità della porta, quando si fermò, il suo sguardo indagò per l’ultima volta l’oscurità, ma di lei in quel luogo rimaneva solo un freddo corpo con le sue sembianze.
Un fulmine tagliò il cielo all’improvviso, seguito immediatamente da un fragoroso tuono, il riverbero opalescente danzò per qualche istante sulla maschera nera di Darth Vader, poi svanì lentamente nel vuoto dei suoi occhi artificiali.
* Annie è l'abbreviazione di Anakin che compare nei libri della trilogia originale, nella saga di Star Wars The clone wars è Ani, ma ho preferito tenere quella originale.
  
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