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Autore: Shayla_the_angel    30/08/2013    4 recensioni
SPOILER CATCHING FIRE E MOCKINGJAY!
Lo so è un titolo banale e mi vergogno di sta cosa, ma non avevo idee! Non sapevo come intitolarla, quindi vi chiedo scusa!!!
La ff è ambientata tra il finale di Mockingjay e l'epilogo proposto da Suzanne Collins.
Per la precisione 9 anni dopo la rivolta contro Capitol City.
Katniss e Peeta si stanno riprendendo dagli orrori della rivolta, quando accade ciò che tutti sperano.
So che è corta, ma spero di aver detto a sufficienza per incuriosirvi
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco una nuova ff. M'impegnerò a terminarla. Infatti ho già pronti altri capitoli! Così almeno per un po' sono apposto e se mi viene il blocco posso continuare a darvi da leggere :)
I personaggi descritti in questa Fanfiction non sono di mia proprietà intellettuale.
Appartengono a Suzanne Collins e alla saga di Hunger Games.
Non scrivo a scopo di lucro, ma per intrattenere i lettori.
Ho apportato dei leggeri cambiamenti alla trama dell'epilogo di Mockingjay per semplice comodità.
Spoiler di Chatching Fire e Mockingjay, quindi se non li avete letti, non andate oltre!
Un abbraccio a tutti :)




01.



*Boom*

Grido.

Chi è morto? Chi non vedrò mai più?

Prim. Rue. Finnick.

Chi?

Mi sento stringere tra braccia forti.

«Tranquilla Katniss, è solo un temporale. Non siamo nell’arena. Non è morto nessuno» mi sussurra Peeta nell’orecchio stringendomi forte a sé.

«Sono morti tutti Peeta, sono morti tutti» sibilo cominciando a piangere.

Sono passati nove anni dalla fine della guerra, dalla morte di Snow, dalla fine degli Hunger Games.

Nove anni dalla morte di Prim, nove anni dalla morte di Finnick, nove anni dalla morte di centinaia di persone.

Nove anni durante i quali tutta Panem si è trovata ad una svolta. Per gli abitanti di Capitol City è cominciato un periodo di mancanze, di disagi, di difficoltà, mentre per tutti quelli che erano considerati gli sfortunati è iniziato il periodo di rinascita.

I primi tempi è stata dura per tutti ma ora le cose si stanno sistemando e le differenze abissali che prima dividevano i distretti si stanno pian piano attenuando.

Mi stringo forte a Peeta sperando che le lacrime si fermino da sole, ma so bene che non è così.

Prima che Peeta venisse a vivere con me ero stata capace di piangere per quasi sei giorni consecutivi.

Una volta ripresa la calma, mi sento completamente svuotata.

Mi libero dalla sua stretta e vado in cucina.

Mi siedo davanti alla finestra e guardo il cortile, il Villaggio dei Vincitori, la casa di Haymitch.

Fuori è tutto fermo e silenzioso.

In lontananza sta sorgendo il sole.

«Katniss, torna a letto. Non sono nemmeno le sei» dice Peeta comparendo all’ingresso.

«Non riesco più a dormire. Tu riposati pure, non preoccuparti. Io preparo la colazione» rispondo, concedendomi un lieve sorriso.

Forse capisce che ho voglia di stare da sola, oppure ha realmente sonno, comunque Peeta ritorna in camera da letto.

Sospiro, poi mi alzo e vado verso gli armadietti. Non mi sono ancora abituata ad avere il cibo a portata di mano. Ho passato tutta la mia infanzia a cacciare per sopravvivere.

Preparo tutti gli ingredienti per il pasto mattutino, poi mi preparo per uscire a fare una passeggiata.

Indosso la giacca da caccia di mio padre, gli scarponi e una sciarpa, poi esco. L’aria di metà inverno è pungente e mi risveglia completamente.

Qui al Dodici è cambiato tutto. Niente più Forno, niente Pacificatori, niente mamma, niente Prim…

Prim.

Alzo lo sguardo al cielo, pensando a cosa avrebbe fatto in giornate come queste.

Probabilmente sarebbe rimasta al Distretto Quattro con la mamma.

Forse.

Oppure sarebbe tornata qui con me al Dodici e avrebbe vissuto con me, con Peeta e con quel suo gattaccio orrendo.

Da quando è morta, Ranuncolo è rimasto con noi.

L’ho rivalutato e credo che lui abbia rivalutato me.

Certo, non siamo anime gemelle, ma quantomeno non ci soffiamo più contro l’uno con l’altra.

Cammino ancora, oltrepasso il Prato e vago senza una meta, finché non arrivo davanti a ciò che resta della vecchia casa di Peeta.

Ricordi.

Lui che mi lancia quel pane bruciato, che mi salva la vita.

Lui che mi protegge dai Favoriti nell’arena dei Settantaquattresimi Hunger Games.

Lui il cui cuore si ferma durante i Settantacinquesimi Hunger Games.

Lui che combatte contro sé stesso dopo che Snow l’ha torturato.

Lui che mi abbraccia di notte ogni volta che ho gl’incubi.

Lui, che mi ha risollevata dall’abisso nero della depressione dopo la morte di Prim, dopo la fine del mio vecchio mondo.

Lui che ha sempre fatto tanto per me e che io non ho mai trattato con il dovuto rispetto.

Torno a casa di corsa e lo trovo in cucina, che sta preparando la colazione per tutti e due.

Si volta a guardarmi con i suoi occhi azzurri e nella mia mente ritrovo la conferma di ciò che ho già capito nove anni fa.

Ormai è lui il mio mondo.

Con lui non ci sono più Arene, non ci sono più morti, non ci sono più incubi.

Mi ci sono voluti nove anni, ma forse sono arrivata ad una svolta.

Cammino verso di lui e lo abbraccio.

«Tutto bene?» mi domanda.

Annuisco contro il suo petto respirando il suo profumo.

«Sì, tutto bene. Scusami» rispondo.

Lui mi scosta e mi guarda dritta negli occhi.

«Scusa per cosa?»

«Per averti trattato male in tutti questi anni, per essere stata scostante, acida, cattiva nei tuoi confronti. Scusa per non aver mai premiato tutta la tua gentilezza verso di me. Sono veramente mortificata».

Ride.

Una risata cristallina, felice, infantile.

«Sciocca. Non hai nulla di cui scusarti. Se tu non fossi stata scostante, acida e…cattiva nei miei confronti a quest’ora probabilmente il mondo non avrebbe nemmeno una Ghiandaia Imitatrice ancora in vita, non credi?» dice con un sorriso sulle labbra, facendomi capire che ormai, per quanto brutto sia stato quel periodo, è tutto passato.

Ridiamo entrambi.

Erano anni che non ridevo così di gusto.

Una volta finita la colazione sistemiamo i piatti, poi ci sediamo sul divano e accendiamo la tv.

Non esistono più programmi televisivi obbligatori.

«Sono quasi le otto, che ne dici di andare a trovare Haymitch?» propongo guardando l’orologio.

«Prima devo chiederti una cosa» dice Peeta spegnendo la tv.

Lo guardo negli occhi.

Mi prende le mani tra le sue e trae un profondo respiro.

«Mi vuoi sposare? Vero o Falso?»

Sono impietrita, senza parole.

Eppure, prima ancora che riesca a formulare realmente una risposta nella testa, prima ancora che riesca a capire la domanda, ecco che le mie labbra si muovono in autonomia.

«Vero».

Mi chiamo Katniss Everdeen, ho ventisei anni, sono sopravvissuta a due edizioni degli Hunger Games, ho messo fine dominio di Capitol City e ho liberato Panem, ho appena accettato la proposta di matrimonio di Peeta Mellark.

   
 
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