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Autore: A n o n y m o u s Rei    30/08/2013    3 recensioni
Pastimes| Drammatico| Agnst| 1.174 parole| FemFlash.
Dal testo:
"Il treno della vita passa una volta sola, per te è passato tante di quelle volte e sei voluta restare a terra ad osservarlo per scriverci su tutti i tuoi romanzetti rosa, pieni di amore e libertà, di sentimenti che non si spezzano mai e di parole, sguardi e tutte quelle cose che ti rendono talmente smielata da farmi venire il latte alle ginocchia."
 
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Don't let me go. [estate 2013]'
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Pastimes.

 
Giura su Dio che questa volta lo può sentire forte e chiaro.
Può sentire come il dolore si fa spazio tra le ossa e dilania tutte quelle parole che vi siete promesse, i baci che vi siete scambiate.
Lo puoi sentire forte e chiaro.
Puoi sentire l’amore scivolare via dalle ossa e dal sangue per lasciare posto al dolore, solamente a lui.
E forse anche al freddo che tra poco più di qualche giorno ti investirà con la consapevolezza di baciare delle labbra che forse hai smesso di desiderare.
Anzi che sicuramente hai smesso di desiderare.
L’hai amata così tanto che hai perso il significato della parola ti amo o di cosa sia l’amore.
Hai vissuto per talmente tanto tempo attraverso i suoi occhi che ora, che ti sei resa conto che non la ami più, tutto quello che ti sei persa in un anno ritorna, ma arriva anche il dolore.

Bastardo compagno di tante notti in bianco passate a stringere un lembo di stoffa che ha infettato l’armadio e tutti i tuoi vestiti con il suo profumo e ora sta infettando la tua pelle, le tue ossa e i tuoi sogni, ancora una volta.

Bastarda, ora è riferito a lei.
Anche se non è fisicamente presente riesce a farti passare i momenti più belli e brutti della tua vita.

E avrà ancora questo potere su di te per molto, nei sei più che consapevole, perché diciamocelo, tu non ci vuoi rinunciare.

Vivere attraverso i ricordi di mani che sfiorano i fianchi, che la mattina ti svegliano dolcemente come se fossi fatta di cristallo e ti danno il buongiorno, le stesse mani che ti stringono in un abbraccio che sa di casa, che profuma di casa, quando le lacrime sono prossime ad uscire perché stare a casa, quella vera, è diventato impossibile e sa, è cosciente, di essere la tua unica ancora di sicurezza.
Aveva delle belle mani, piccole, con le dita un po’ tozze, niente a che vedere con le tue mani da artista con le dita lunghe e affusolate, quelle che le piaceva tanto intrecciare con le sue quand’eravate in strada per far capire alle persone che eri proprietà privata.

Poi c’erano gli occhi, erano l’ultima cosa che vedevi la notte prima di addormentarti e la prima quando ti svegliavi.
Quando dormivate insieme poi, erano come la luce.
Non c’era nemmeno bisogno di aprire la tapparella e far filtrare i raggi di luce, c’erano i suoi occhi e questo bastava e avanzava, per sempre.
 
 
 
Quante volte vi siete dette quella parola?
Per sempre, amore mio.
E su quel per sempre avete costruito un appartamento, due facoltà universitarie, un futuro, due gatti e forse un figlio.
Anche se è sempre stata molto restia a questo proposito.

Ora cosa ti rimane di quel per sempre?
Un paio di orecchini con su l’infinito.
Già, anche lei ci credeva.

Stupida tu che non sei stata abbastanza brava ad amarla e a farle avere tutto quello di cui avevi bisogno.
Stupida tu quando non trovavi le parole giuste per confortarla durante le sue crisi, quelle nere, che vi portavate dietro per settimane, di cui ti facevi carico senza dire nulla.

Stupida, stupida, stupida.

Eppure continua a sorridere, l’hai vista la foto.
Gli occhi le brillano e non sei tu a farli brillare, non questa volta.

Ma cosa vuoi?
Hai avuto la tua possibilità.

Anzi, adesso ti starebbe correggendo, hai avuto qualcosa come quindici possibilità, ma le hai sprecate tutte.

“Il treno della vita passa una volta sola, per te è passato tante di quelle volte e sei voluta restare a terra ad osservarlo per scriverci su tutti i tuoi romanzetti rosa, pieni di amore e libertà, di sentimenti che non si spezzano mai e di parole, sguardi e tutte quelle cose che ti rendono talmente smielata da farmi venire il latte alle ginocchia.
Ci hai scritto, lo hai descritto in miliardi di modi, particolari e sfumature, eppure non ci sei mai salita. La tua fottuta curiosità non hai mai spinto i tuoi piedi a muoverti verso quel treno.
Nonostante fosse passato milioni di volte davanti ai tuoi occhi.
Sei semplicemente rimasta in stazione a guardare la gente salire sui treni, fare qualcosa della loro vita, mentre tu sei rimasta ferma, immobile.
Sei una bambina, non crescerai mai, ti fermerai sempre a descrivere i treni e mai a salirci per scoprirli.”

Quella volta le avevi quasi voluto rispondere.
Ma come al solito avevi abbassato la testa e incassato con un flebile:”Lo so.”
Quando invece ti sarebbe piaciuto rispondere: “E allora perché non ti fermi alla stazione con me ad ammirare i treni e lo prendiamo insieme quel dannato treno?! Cosa ti costa ammirare cosa ti offre la vita? Mi sono buttata a capocollo in questa relazione e ora me la voglio guastare, non mi pare di chiedere la luna.”

Ma quando mai hai avuto il coraggio di controbattere alle sue parole?
Quelle poche volte che l’hai fatto ti sembrava che ti gridasse:”Non hai spina dorsale. Conviene che stai zitta.”
Allora tu zitta ci sei sempre stata.

E ora ti trovi con un pezzo di stoffa, gli occhi bagnati per l’ennesima volta e la gola che brucia, perché hai voglia di gridare, gridare quanto la odi per averti ridotto così.
Che non sarà una foto di un piatto di pasta con la tua famiglia sorridente o una in tenuta al cinema con altre due ragazze, che nemmeno sopporti, a renderti davvero felice.

Te lo sei chiesto se si è fermata a guardare quelle foto e a vedere se era un sorriso reale, quello che appariva li sopra.
Se si è fermata due secondi a chiedersi come stai o se ti ha semplicemente mandato a fanculo, di nuovo, perché “stai andando avanti perché di me non te ne è mai fottuto un cazzo. NOI PER TE ERAVAMO SOLO UN PASSATEMPO.
Peccato che si è sempre sbagliata.
Giocare a pallavolo, leggere, guardare i film, scrivere, fumare una sigaretta, quelli sono passatemi.
Voi eravate la ragione per cui la mattina respiravi e sorridevi. Il motivo per cui andavi agli allenamenti ad ore che non stavano né in cielo né in terra per riuscire a passare più tempo con lei.
Il motivo per cui hai ridotto la durata delle docce, dei pasti, dei film e telefilm che hai sempre amato.


E quest’estate, quando ti sei trovata sola, hai avuto modo di rividere tutte quelle puntate che ti sei persa perché hai dedicato tempo a voi.
Tempo che dedichi tutt’ora, senza un preciso motivo.
Che dedichi a ricostruirti, evitando ricordi che solo lei sa portarti e che ti porterà.

Perché sei cosciente che all’inizio della scuola manca veramente poco, due settimane e poi la dovrai rivedere per i prossimi nove mesi, tutti i giorni, cinque ore al giorno, fino a giugno nella stessa classe con lei e il solo pensieri ti rende claustrofobica e con le lacrime agli occhi.


Perché ti sei sempre persa nella vita del personaggi, nei testi delle canzoni e nelle storie che leggevi, ma dentro di lei ti ci sei persa completamente e non ti sei ancora ritrovata.

 








Angolo autrice.

Vorrei ringraziare Carlotta e Martina, perchè è stato il loro:"ci sono sempre per te" che mi ha spinto a buttare tutto qui sopra.
Perchè è stato un pomeriggio relativamente di merda ed era una cosa che ho scritto in dieci minuti e non ho nemmeno riletto.
Quindi scusate gli errori e tutto il resto.
Dieci minuti e 1.174 parole, wow.
Sta sera mi merito una sigaretta per come sono stata brava.



-Reilla
 



 
  
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