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Autore: Niniane_88    30/08/2013    5 recensioni
Episodio 3X15.
Dopo che Damon e Stefan sono riusciti a impedire a Esther di compiere l'incantesimo che avrebbe portato alla morte tutti i suoi figli, e dopo che Caroline l'ha convinta a non cercare di parlare con Bonnie, Elena torna finalmente a casa. In camera sua trova la lettera di Elijah, nella quale il vampiro le chiede perdono per averla presa in ostaggio. Questa storia racconta i sentimenti che quelle parole suscitano in Elena, il suo senso di colpa nei confronti di coloro che continuamente soffrono a causa sua e la triste consapevolezza di aver già ingannato la morte troppe volte. La disperazione la porta molto vicina a compiere un gesto estremo, ma qualcosa di inaspettato accade: Elena avrà un dialogo molto particolare con l'ultima persona che si era aspettata di incontrare. Qualcuno che, a dispetto di tutto desidera proteggerla: sempre e per sempre.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianco come un giglio


La lettera giaceva ancora tra le sue mani. 
Elena si alzò, lentamente, senza staccare gli occhi dal foglio color crema sul quale spiccavano, in elegante calligrafia, le parole che tanto l’avevano colpita.
“La tua compassione è un dono, Elena. Portala con te.”
Le lacrime, tenute a freno fino a quel momento, minacciarono di traboccare, mentre rileggeva per l’ennesima volta quell’unica frase. Erano successe troppe cose in un giorno solo, come spesso capitava a lei: era stata rapita, imprigionata, con l’unica compagnia di una vampira il cui più grande desiderio era tagliarle la gola, o magari bruciarla viva, mentre una strega dagli enormi poteri, si preparava a uccidere senza rimpianti tutti i suoi figli. 
I suoi amici l’avevano tirata fuori da quella situazione, come al solito, ma ancora una volta, qualcuno aveva pagato al posto suo per questo: Bonnie, che era come una sorella per lei, era costretta ad assistere alla trasformazione in vampiro di sua madre, che aveva appena ritrovato. Abby Bennet, che aveva desiderato riacquistare i suoi poteri, non avrebbe più potuto essere una strega. Caroline aveva avuto ragione a chiederle di andarsene: Bonnie poteva anche riuscire a volerle bene come prima, forse, ma sarebbe stato da egoisti pretendere che l’accogliesse con un sorriso e un abbraccio, dopo che era stata la causa della morte e trasformazione di una madre che aveva appena iniziato ad apprezzare e ad amare.
Elena si abbandonò sul letto, nascondendo il capo contro il cuscino, mentre la claustrofobica sensazione che il mondo le stesse crollando addosso s’impadroniva di lei.
Era tutto sbagliato.
Stefan non era più l’uomo che aveva amato: ormai si comportava in modo del tutto imprevedibile e in alcuni momenti, nonostante il forte sentimento che la legava a lui, le era impossibile non odiarlo, soprattutto dopo che l’aveva quasi fatta precipitare dal ponte di Wickery.
Avrebbe voluto che tornasse ad essere il ragazzo dolcissimo che era stato un tempo, quello che l’amava nel modo giusto, fidandosi delle sue decisioni e rispettando le sue scelte.
E Damon…
Anche lui era diventato ingestibile: la sua mania di proteggerla, anche se dettata dalle migliori intenzioni, cominciava davvero a stancarla e quasi a disgustarla. Forse i suoi piani non erano sempre così brillanti, forse non era in grado di difendersi tanto quanto un vampiro, ma aveva il diritto di decidere come comportarsi, soprattutto nelle questioni che riguardavano la sua vita e le persone che amava.
Poi c’era Jeremy e il pensiero di lui, lontano e ignaro di ciò che stava accadendo a Mystic Falls era una tortura che rendeva il suo oceano di dolore ancora più profondo. L’aveva lasciato andar via per il suo bene, perché vivesse un’esistenza migliore, lontano da tutto quell’orrore, ma sentiva la sua mancanza in modo terribile.
Infine Alaric, Bonnie, Caroline, Matt… tutti avevano dovuto versare lacrime, a causa sua. 
Era per lei che Klaus era giunto a Mystic Falls e questo aveva finito inevitabilmente per coinvolgere ciascuno di loro. Tutti gli sforzi fatti per salvarla da quello che era il suo vero destino, avevano allungato la sua vita, ma a rimetterci erano stati quasi sempre i suoi cari.
Alaric aveva perso Jenna, sacrificata come un’animale da macello su di un altare infuocato, e da allora non era più stato lo stesso.
Il padre di Caroline era morto davanti ai suoi occhi, perché dopo essere stato aggredito da chissà chi, non aveva voluto rinnegare i suoi principi e completare la transizione; come se ciò non bastasse, la vampira doveva anche fare i conti con un fidanzato di cui non poteva fidarsi, perché asservito a Klaus. Era un bene che Tyler si fosse allontanato per cercare di liberarsi dal suo legame perverso con l’Originale, ma era una magra consolazione, per lei: lo amava e avrebbe voluto che fosse al suo fianco, invece che distante migliaia di chilometri.
Matt… Matt finiva sempre per trovarsi faccia a faccia con problemi più grandi di lui, questioni di vampiri, streghe, licantropi, insomma tutto ciò che era l’opposto della normalità.
Caro Matt, nonostante tutto, continuava ad esserle amico, anzi, ad essere amico di tutti loro, perfino di Tyler, a modo suo.
E adesso Bonnie… prima sua nonna, poi Jeremy, poi sua madre…
Tutto per causa sua.
Come avrebbe potuto non odiarla?
Elena si prese il volto tra le mani, senza curarsi di frenare i singhiozzi: si sentiva devastata, e soprattutto colpevole. Sentiva che non avrebbe mai potuto, l’indomani, alzarsi dal letto e guardarsi allo specchio, senza provare l’impulso di correre a nascondersi, o di scagliare qualcosa contro il vetro per mandare in mille pezzi la sua immagine riflessa.
Non aveva il diritto di continuare a vivere, provocando tanto dolore a coloro che amava. 
Damon e Stefan meritavano qualcosa di meglio che una donna da contendersi l’un l’altro. Com’era già successo con Katherine, i loro cuori erano dominati ormai solo dalla sofferenza, anche se entrambi cercavano di resistervi: Stefan, fingendo di non provare alcuna emozione, Damon compiendo gesti inconsulti. Se li avesse lasciati, entrambi, senza scegliere, prima o poi avrebbero potuto dimenticarla e ricominciare.
Bonnie, Caroline, Matt, Alaric, non avevano bisogno di soffrire ancora per lei e Jeremy sarebbe stato meglio senza una sorella portatrice di sventure.
Sarebbe dovuta morire insieme ai suoi genitori, la notte dell’incidente: la sua ora era giunta in quel momento, procrastinarla era stato sbagliato, aveva portato soltanto a svolte sempre più dolorose. Era come se, in qualche modo, anche lei, continuando a vivere, da quel momento in poi, avesse alterato l’equilibrio della natura: ed ecco che la natura si vendicava, regalandole un’esistenza fatta di paura e sofferenza, di lutti continui e cuori spezzati.
Era stanca di quel circolo vizioso.
C’era un unico modo per spezzare quella specie di incantesimo oscuro: Elena, adesso sapeva quale.



*

La lettera di Elijah era caduta dolcemente a terra. Elena la raccolse, con mani tremanti e pensò con amarezza che l’Originale si sbagliava, sul suo conto: lei non era compassionevole.
Se lo fosse stata, non l’avrebbe ingannato, la sera precedente, al ballo: gli avrebbe detto la verità, scongiurandolo di non bere lo champagne offertogli da una madre snaturata. Non l’avrebbe mai guardato negli occhi senza batter ciglio, come aveva fatto, mentre, sorridendo alzava il bicchiere verso di lei.
Un pensiero improvviso le attraversò la mente: era stata egoista quanto avrebbe potuto esserlo Katherine, in condizioni simili.
Così, lei e la sua antenata non erano poi tanto diverse.
Una realtà difficile da accettare.
Certo, lei voleva solo la morte di Klaus, fin dall’inizio e i Salvatore non avevano torto a cercare di convincerla che se oltre a lui fosse stata distrutta l’intera famiglia, sarebbe stato meglio per tutti… ma c’era il rimorso per aver pugnalato Rabekah alle spalle e quell’inspiegabile fiducia che provava da sempre nei confronti di Elijah. Se fosse stata davvero compassionevole, avrebbe dato ascolto alle sue sensazioni e gli avrebbe svelato i piani della madre: questo avrebbe cambiato le cose, Esther non avrebbe potuto compiere il suo incantesimo e lei non sarebbe stata presa in ostaggio e rinchiusa in una caverna con Rebekah a farle da guardia.
Avrebbero trovato un altro modo per uccidere Klaus, c’era sempre un altro modo. Bonnie non avrebbe perso sua madre e… e…
Forse Bill Forbes aveva ragione: non si può beffare la morte. Lei l’aveva fatto innumerevoli volte: quanto ancora sarebbe durata quella farsa?
La vita non è questo, pensò. La vita, per gli esseri umani, è fatta di tante piccole gioie quotidiane; è fatta di abitudini, di scopi da raggiungere, di speranze e delusioni; è fatta di sorrisi, di noia, qualche volta, e di sorprese.
Lei non stava vivendo. Stava solo sopravvivendo. Da troppo tempo, ormai.

 

*

Con gesti lenti, quasi simbolici, Elena si spogliò dagli abiti sgualciti e indossò una camicia da notte bianca, che non usava quasi mai. Silenziosa come un fantasma, raggiunse la cucina e frugò tra i cassetti, fin quando non trovò ciò che cercava: un coltello lungo e affilato.
Quindi, senza alcun tremito nella mano che stringeva l’arnese, tornò al piano di sopra, dirigendosi senza esitazione verso il bagno: i suoi passi erano leggeri, come quelli di una ballerina, ma poteva quasi sentire i rintocchi dei secondi che passavano inesorabili, avvicinandola al momento fatidico.
Entrò nell’ampia vasca, facendo attenzione a non inciampare e si distese sulla superficie bianca e liscia.
Il coltello brillava minaccioso nella sua mano, ma si sentiva stranamente tranquilla, come se ciò che stava per accadere non fosse niente di cui aver paura.
Sapeva perché lo faceva: se fosse morta, la dinastia delle Petrova sarebbe finita e Klaus non avrebbe più potuto creare nuovi ibridi; Stefan e Damon non sarebbero più stati rivali… anche se, a dire il vero, forse Stefan non mentiva quando dichiarava di non provare più nulla per lei. In quel caso, tanto meglio, l’avrebbe dimenticata in fretta e Damon… Damon sarebbe sopravvissuto. Caroline, così forte e pura, avrebbe potuto essere un’amica meravigliosa per Bonnie e Matt: ci avrebbe pensato lei a proteggerli da qualsiasi pericolo. Jeremy era al sicuro e Alaric se la sarebbe cavata, in qualche modo: di certo Damon non gli avrebbe permesso di lasciarsi andare alla sofferenza, non si era mai fatto scoraggiare dall’atteggiamento scostante che il professore aveva tenuto nei suoi confronti dopo la morte di Jenna.
Sarebbero stati tutti molto meglio, senza di lei.
Non aveva scritto alcun biglietto: avrebbero capito il motivo del suo gesto e forse, qualcuno di loro l’avrebbe compresa.
Il braccio di Elena si alzò e la lama ebbe un ultimo guizzo.



*

Aveva chiuso gli occhi, istintivamente, per non vedere ciò che stava per fare.
Fu una sorpresa riaprirli e constatare che la sua mano non le aveva obbedito. Ancora più sconcertante fu la scoperta che quella stessa mano, che prima aveva stretto saldamente un coltello da cucina, adesso era vuota e stranamente sospesa a mezz’aria, come se qualcosa la trattenesse.
Qualcosa che si rivelò essere un’altra mano, a cui era attaccato un polso, che continuava con un braccio fasciato in una giacca nera, elegante.
Elena voltò il capo, incredula. Doveva essere talmente sconvolta dagli avvenimenti che la sua mente le stava giocando brutti scherzi.
Stava fissando un volto che le era fin troppo noto. Un volto bello e imperturbabile come un cielo senza nubi. 
Okay, si trattava senz’altro un’allucinazione e lo stesso valeva per quel braccio e quella mano che la trattenevano.
Ma se così era, come poteva un’allucinazione impedirle di uccidersi?
Provò a muovere ancora la mano. Niente. Era stretta in una morsa di ferro.
- Non provarci nemmeno, Elena. -
La ragazza sussultò. A poco a poco, faticosamente, la sua mente riemerse dalla nebbia in cui si era lasciata attirare.
Non stava sognando.
- Come… come hai fatto a entrare? – chiese, con voce roca.
Elijah sorrise appena: 
- Sono un Originale, Elena. – rispose semplicemente.
Nello spazio di un secondo lo scenario era cambiato: erano in camera sua e lei era stesa sul suo letto, la camicia da notte che si apriva come una corolla di fiore intorno al suo corpo. Del coltello, nessuna traccia.
Elijah era seduto accanto a lei.
- Perché l’hai fatto? – le chiese, quasi con durezza.
Elena dovette radunare tutte le sue energie, per riuscire a rispondergli:
- Ho pensato che… se fossi morta, Klaus non avrebbe più potuto creare i suoi ibridi e… e che nessuno avrebbe più sofferto a causa mia. -
Adesso che il suo progetto era fallito, si sentiva come svuotata, privata di ogni forza e desiderava soltanto dormire, per giorni, lontana da tutto e da tutti. Che ci faceva Elijah lì? Perché aveva intralciato i suoi piani?
Attraverso un velo di lacrime, lo vide chinarsi appena verso di lei e avvertì con stupore la sua mano sfiorarle la guancia in un gesto rassicurante.
- Elena, non si tratta solo di Klaus. La guerra tra vampiri e licantropi dura ormai da più di mille anni e solo eliminando ogni singolo membro di entrambe le specie, questo mondo tornerebbe ad essere come tu hai creduto che fosse per diciassette anni. -
Le si accostò ancora di più e riprese:
- I tuoi amici hanno scelto spontaneamente di starti sempre accanto, anche a costo di soffrirne. Non sei stata tu ad obbligarli. La tua morte non cancellerebbe l’amore che Stefan e Damon provano per te e tutto ciò che hanno fatto per proteggerti sarebbe stato inutile. Lo stesso vale per la tua amica Bonnie e per tutti gli altri. -
- Ma io… -
- No, ascoltami, Elena, c’è una cosa che voglio dirti. Sai già che il sangue della prima vittima Petrova ha trasformato me e i miei fratelli in vampiri. Quello che non sai è che sia io che Niklaus amavamo quella ragazza. –
Elena ebbe un moto di sorpresa:
- Vuoi dire…? -
- Sì. Proprio come Stefan e Damon, io e mio fratello eravamo legati dall’amore per la stessa donna. Si chiamava Tatia. –
L’Originale tacque un istante, prima di continuare il suo racconto.
- Nostra madre la prese per porre fine alla faida tra noi. Solo dopo la trasformazione scoprimmo di aver bevuto il suo sangue mischiato al vino. -
Il viso implacabile di Esther aleggiò per un istante davanti agli occhi di Elena. 
- E’ terribile. – mormorò, chiedendosi come si potesse avere il coraggio di infliggere un tormento simile ai propri stessi figli.
- Soffrimmo entrambi in modo atroce per quella morte ingiusta. Tatia era un’innocente, non meritava un destino tanto crudele. E nemmeno Katerina meritava di essere sacrificata. –
Elena non seppe cosa rispondergli. Si limitò a guardarlo negli occhi, pensando che nonostante gli avvenimenti di quella mattina, Elijah continuava a trasmetterle un senso di profonda serenità e sicurezza. Era sempre stato così, da quando avevano stretto il loro primo patto.
- Dopo tutto quello che è successo oggi, - continuò lui - ho capito di non essermi comportato meglio dei miei fratelli. Ho minacciato di ucciderti e mi sono servito dell’odio di Rebekah per raggiungere lo scopo. Ti ho già chiesto perdono nella mia lettera, ma permettermi di pregarti ancora di comprendere le ragioni che mi hanno indotto a comportarmi in questo modo. -
Elena annuì, lentamente. Non sapeva che altro fare. Che senso aveva arrabbiarsi con lui, in quel momento? A cosa sarebbe servito?
- Non ho potuto proteggere Tatia… e Katerina non si è fidata di me, quando ho cercato di salvarle la vita, spezzando così il legame tra noi: se tu morissi, e se io dovessi essere anche solo in parte colpevole di questo, non potrei sopportarlo. Sarebbe come tornare indietro nel tempo e rivivere qualcosa che ho già visto… ben due volte. -
Le parole dell’Originale la colsero di sorpresa: Elena si alzò a sedere, ansiosa di sapere il resto.
- Sto per lasciare la città. Ho deciso di abbandonare Klaus. Prima che io me ne vada, promettimi che non farai stupidaggini. – Elijah la guardò dritta negli occhi – E’ l’ultima volta che ti chiedo di darmi la tua parola. -
La doppleganger continuò a tacere, sgomenta. Doveva promettere? Ma era stata così sicura di fare la cosa giusta…
- Come mai non sei partito subito dopo avermi lasciato la lettera? – chiese, cercando di prendere tempo – Insomma… sei arrivato proprio al momento giusto… -
- Oh, è molto semplice. Ti prego di scusarmi, Elena, volevo solo accertarmi che tu stessi bene. A quanto pare… - aggiunse con un sorriso – .non era così. –
Poi tornò serio – Allora, questa promessa? –
Elena sospirò: - Avrei dovuto essere morta già da molto tempo, Elijah. Non dovrei essere ancora qui. –
- Ma sei qui. Questo perché ti meriti una vita lunga e felice. E l’avrai Elena, ma devi crederci fino in fondo. Non devi arrenderti. Mai, per nessuna ragione. Tu sei più forte di tutto questo dolore, puoi superarlo e andare avanti. Tuo padre lo sapeva, quando si è sacrificato per salvarti la vita. -
Adesso le lacrime rigavano copiose il viso di Elena, mentre con la memoria tornava alla lettera di John.
- La tua parola, Elena. -
Elijah sapeva essere davvero ostinato, quando si trattava di promesse, patti e compromessi di ogni genere. Quanto a lei, era troppo stanca per cercare di opporsi.
- E va bene. – si arrese – Hai la mia parola. -
L’Originale si alzò, composto ed elegante come sempre.
- Grazie, Elena. – disse, con una nota di dolcezza nella voce – Mi fido di te. Non dimenticarlo. -
Anche Elena si alzò.
- Pensi che potresti tornare, un giorno? – gli chiese, timidamente. Non sapeva perché, ma le dispiaceva che se ne andasse. Era quasi una amico, ormai… no, non era nemmeno questo, era… insomma, non avrebbe saputo definire il legame che la univa a lui, sapeva solo che ne avrebbe sentito la mancanza.
- Forse, o forse no. –
Elijah si allontanò da lei di qualche passo, poi si voltò e fissò il suo volto a lungo, in silenzio.
- Se dovessi avere bisogno di aiuto, chiamami…io tornerò. -
Quelle furono le sue ultime parole, pronunciate in un sussurro. Un attimo dopo, Elena era di nuovo sola.
- Addio. – sussurrò in risposta, certa che ovunque fosse, Elijah l’avrebbe sentita.



*

Era andata a dormire, esausta, convinta che tutto fosse finito. L’indomani, invece, accanto alla finestra, un’ultima sorpresa l’attendeva: sopra la lettera di Elijah era posato un fiore. Un giglio bianco.
Elena lo prese con delicatezza tra le mani: non aveva bisogno di chiedersi come fosse arrivato fin lì, lo sapeva già. Pensò fosse meglio non parlarne con nessuno, anche perché altrimenti avrebbe finito probabilmente per raccontare ciò che era successo la notte precedente.
Conosceva il significato di quel fiore. Non era un omaggio galante, non aveva nulla a che vedere con gli assurdi regali con cui Klaus aveva preso a perseguitare Caroline.
Quello era l’ultimo saluto di un amico, di un silenzioso angelo custode.





 
Buonasera a tutti! 
Innanzitutto grazie per aver letto la mia creazione. Immagino che, se siete arrivati fin qui, la domanda che vi state ponendo sia: Elijah è innamorato di Elena? La risposta, per quanto mi riguarda è: forse. Ovvero, tutto può essere possibile, in questa storia. Può essere che Elena ricordi a Elijah alcuni aspetti delle donne che ha amato in passato, soprattutto Tatia, che ha consociuto quando era ancora umano e che quindi i suoi sentimenti siano un po' confusi. Vuole proteggerla, perché non ha potuto fare lo stesso con Tatia e si sente in colpa; vuole che lei si fidi di lui, perché Katerina, invece, l'ha ferito, fuggendo.
Da parte mia io tifo per il Kalijah, non si possono mica innamorare tutti di Elena! A me piace anche l'idea di un Elijah non innamorato, una sorta di amico, a volte lontano, ma nel quale si può riporre piena fiducia. Però, però però, l'episodio del ballo, la lettera, tutte le occhiatine strane che si sono lanciati... Insomma, ho lasciato volutamente la storia un po' sospesa, in modo che ciascuno possa interpretarla come desidera.
Come già sa chi ha letto la mia precedente os su tvd, intendo scrivere una long, la cui stesura è iniziata l'altro giorno. Però ci vorrà del tempo, così mi alleno scrivendo os.
Spero che questo mio piccolo lavoro vi abbia emozionato almeno un po', vi prego di farmi conoscere i vostri pareri in recensione.
Grazie ancora e a presto!
Buona serata
Niniane



 
   
 
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