E quindi sei tornato da me, caro amico. Non c’è bisogno di dire una parola, farò ciò che posso.
Cadi addormentato. Sei stremato di tentare di comprendere le frasi senza apparenti nessi logici che sussurro mentre scorro l’indice sulle pagine dei miei fidati manuali.
Appunto simboli e parole che non riesci a capire.  L’ordine non è mai stato il mio punto di forza.
È la quarta volta che torni da me per queste riparazioni in qualche mese, assassino. O forse sono io che lavoro troppo, e il tempo sembra davvero poco.
Dovresti fare più attenzione.
Dovrei farne anch’io. Adesso il sangue scorre dal dorso della mia mano sinistra. Mi sono tagliato, ma non ha fatto male.
Che idea del cazzo passare la notte sveglio a studiare, non riesco a concentrarmi.
Pulirò quando avrò finito. Adesso devo tornare al lavoro. E niente distrazioni, questa volta.
           
“Ecco fatto, ho finito!”
Finalmente sei sveglio. Forse dovrei dormire anch’io, una volta che sarai andato via. Almeno così sprecherò qualche ora prima della tua prossima visita. Perché tornerai a visitarmi presto, vero?
“Ti devo un favore, Leonardo. Un altro. Cos’hai fatto alla mano?”
“Un piccolo errore di calcolo. Anche se mi piacerebbe riuscire ad essere sempre concentrato, non è nelle mie capacità.”
“Guarirà presto.”
Spero sia profonda e si cicatrizzi. Spero di portarla con me. Le ferite portano ricordi, amico mio.
Quando sarai di nuovo via, le mie cicatrici ti terranno con me.
Quella sulla mano, e le tante che mi hai lasciato sul cuore.




Un po' di sano Leo-col-cuoricino-spezzato casuale, come piaceva a me tanto tempo fa. (Chi prendo in giro, mi piace ancora.)
Le idee stanno mancando. Almeno ho ancora i miei disegni sfigatissimi. Vabéh.