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Autore: Readme    31/08/2013    3 recensioni
“Ricordo quando mi hai salutato la prima volta, mi hai chiesto perché guardassi sempre aldilà di tutto. Ti ho risposto che una donna libera guarda sempre aldilà delle sbarre per vedere cosa vuol dire essere imprigionati. Allora, mi hai chiesto cosa avessi scoperto e ti ho sorriso, perché non lo sapevo nemmeno io. Adesso lo so Harold, so cosa vuol dire essere imprigionati ed ogni giorno ti guardo per scoprirlo meglio”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Blue eyes.






-“Mi dispiace Harry, ma tra noi due non funziona più” - Caroline tende una mano verso il mio viso, come fossi un bambino da proteggere. Giro il viso e la mia testa incontra il blu sbiadito degli armadietti. - “Ci vediamo in giro” - dissi tagliando il discorso. Un ultimo sguardo per vedere i suoi occhi stringersi ed inumidirsi, un accenno di risposta e poi via, entrambi verso direzioni opposte. Affretto il mio passo, mentre i corridoi che avevo percorso per anni diventano sempre più stretti, come a soffocarmi. Undici parole per buttare all'aria tutto, undici parole per spiegarsi, come se a lei dispiacesse. Non credi sia troppo tardi per chiedere scusa? Forse dovevi fermarmi mentre ti baciavo per la prima volta sotto casa sua, forse avrei dovuto essere più rude durante la notte, mentre facevamo l'amore, avrei dovuto essere meno attento e non pensare che tu fossi troppo fragile. Alla fine quello rotto sono io. Tu e i tuoi occhi celesti, solo ora mi accorgo che sono di ghiaccio? E dopo tutti i 'Ti amo', i progetti per l'estate, la nostra ultima estate prima che tu partissi per il collage, dove sono? Come se non avessi notato, capito, afferrato. 'Non funziona più' hai detto, ma con Liam pensi potrà funzionare? Lo farai davvero Care? Andrai da lui?


Già ti immagino dopo la scuola. Il tuo vestito a fiori verde, quello che più adori, ti fascerà i fianchi – che amavo stringere a me durante ogni nostro singolo bacio -, le ballerine gialle 'Perchè io voglio splendere come il sole ad ogni passo che mi porterà da te' – ora splenderai per lui? - la borsa che ti ho regalato per natale, la manica di pelle verde, la fodera marrone e forse, se avrai abbastanza forza la collana ad aereo di carta che ti ho regalato al tuo ultimo compleanno preparandoci alla tua imminente partenza. O forse l'hai buttata Care? Hai davvero dimenticato tutto per lui? Ed ancora sogno, sogno i tuoi occhi contornato dalla matita celeste e dal rossetto chiaro. Scusami, ho sbagliato, tu non ami portare il rossetto quando devi baciare qualcuno, perché vuoi che l'alto assapori le tue labbra e non una sostanza chimica. E quelle volta in cui indossavi il gloss alla ciliegia? Lo facevi perché era il mio gusto preferito o perché già allora sapevi che sarebbe stato inevitabile. Forse l'hai buttata quella collana.


Stringo forte i pugni. Ha strappato tutto. Intravedo dal colletto della camicia il piccolo cupcake vicino al cuore, quel tatuaggio che hai fatto finta di amare. Ricordo il tuo sguardo indurirsi e una smorfia storcere le tue bellissime labbra. Hai mugugnato di quanto ti piacesse, ma mentivi. I miei capelli, un tempo ricci e ribelli, ora sono quasi scomparsi, i fitti ricci di una volta dove sono? Non ti piacevano. Ti è mai piaciuto qualcosa di me ora mi domando? Perché mi hai scelto? Perché mi hai detto di si? Perché lui era presente? Sai che trattenevo il fiato mentre ti parlavo? Lo sentivi il mio cuore battere? Il sudore inumidire le mie mani e i denti mordere ripetutamente le labbra già rovinate? Mi hai aperto un mondo Caroline. Ed insieme abbiamo sempre ricordato quel momento con ironia, quando io lo conservavo nel cuore con amore. Riuscivi solo a ridere sopra il mio amore? Mi chiedo chi io sia allora, sono dovuto cambiare per farmi amare da te ed alla fine sei andata via comunque.


Passo davanti a Zayn, il moro mi guarda accenna un sorriso e mi tocca la spalla. Credi che Zayn mi avrebbe mai sorriso se non fosse stato per te? Ho sempre creduto di si, ora non riconosco il mio passato, per quale motivo dovrei quindi identificarmi nel mio presente? Non ero nessuno Caroline, nessuno. Mentre il tempo scorre, la campanella suona e le persone girano accanto a me, penso a come io sia potuto cambiare solo per prendere il posto di Liam, solo per essere come lui. Solo per essere il ragazzo giusto per una ragazza come te. Ti avrei fatto felice Care, ti ho fatto così felice.


Sento il battere forte, il sangue pulsa nelle orecchie, possa quasi contare i battiti del mio cuore con precisione. Qualcuno mi tocca la schiena, ma non riesco a concentrarmi su chi mi sta attorno, riesco solo a sentire il cuore, il mio cuore. E' questo? Questo è il dolore che si sente quando un cuore si spezza? Allora non dovrebbe farmi così male. Porto una mano davanti alla bocca e comincio a tossire ripetutamente. Stai bene? Non riesco a rispondere, la tosse non si placa ed un peso sul petto si fa spazio. Porto una mano sulla gola. Non qui, non ora, non qui. Cerco nelle tasche il mio spray, ma non avevo una attacco d'asma da mesi, l'avevo sicuramente lasciato nel'armadietto. Mi giro per vedere chi mi stava parlando, ora non era sola. La ragazza strizza gli occhi. Occhi di ghiaccio. Il tempo di prendere l'ennesimo respiro – a vuoto – che il buio mi avvolge.



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Apro gli occhi, mi alzo velocemente ma un mal di testa atroce mi fa ristendere. - “Rimani steso” - mi ammonisce una voce. Cerco di mettere a fuoco lo sguardo e capire dove mi trovo. Il verde della stanza mi fa girare ancora di più la testa, prendo un bel respiro ritrovandomi con piacere con i polmoni pieni d'aria. Il lettino bianco e un po' traballante mentre regge il mio peso. Non dovevo nemmeno leggere il cartello sopra la porta d'ingresso per capire dove mi trovavo. Infermeria. Sentii il mio respiro affannarsi e farsi più corto, l'ultima volta che avevo avuto un'attacco d'asma del genere – abbastanza forte da farmi svenire – era stato orribile. Era il mio primo anno in questa scuola e ciò non aveva portato molta notorietà alla mia immagine. - “Cosa ti ho detto? Rimani steso, andrà tutto bene, non sforzarti altrimenti potresti avere un altro attacco” - Una mano mi invitò a ristendermi ancora. Girai la testa e incontrai gli stessi occhi che avevo visto prima di svenire. - “Care?” - chiesi con speranza. Un cipiglio si fece spazio tra quei due occhi. - “Mi dispiace deluderti, ma non sono Caroline” - disse calma ma con una nota sprezzante. La vidi meglio e si, non era Caroline. Non seppi se esserne disperato o felice. Solo allora mi accorsi dell'enorme montatura di occhiali neri che circondavano il suo sguardo, qualche ciuffo di capelli biondi ricadevano ai lati, il resto dell'enorme cespuglio di capelli arruffati – biondi – erano legati in un fiocco rosa. Il viso pulito mi guardava accennando ad una nota più scura sulle labbra piene. La vidi irrigidirsi davanti al mio occhio inquisitorio e sorrisi con arroganza, quasi dimenticandomi ciò che era successo. Fece un giro per la stanza toccando alcune cose, si fermò qualche minuto davanti alla porta aspettando chissà cosa o chissà chi, poi raggiunse la sua postazione, una sedia di legno.


-“Insomma, tu sai il mio nome e tu...” - strinse le braccia intorno al suo corpo, come per difendersi ed io restai spiazzato da quel piccolo gesto. - “Affatto, potrei anche non saperlo il tuo nome, mentre tu conosci già il mio” - sorrise mostrando le gote bianche. Indossava una giacca di lana lunga, del medesimo colore del fiocco tra i capelli. Sulla tasca destra erano ricamati dei gatti marroni e celesti, sotto le braccia, intravedevo una semplice t-shirt con chissà quale scritta sopra. - “Cats rule the world” - disse lei. - “Cosa?” - chiesi distratto dalla gonna grigia che portava. - “Sulla mia maglia, c'è scritto 'Cats rule the world'” - disse gentile. Anche se all'inizio era sembrata quasi sprezzante – anzi – arrabbiata nei miei confronti, ora si rivolgeva con un tono cauto e sembrava provasse quasi simpatia nei miei confronti. Credo fosse solo gentile. - “Chi comprerebbe una maglia del genere? E soprattutto chi la farebbe?” - chiesi quasi ridendo, ma un colpo di tosse non me lo permise. Con un gesto aggiustò gli occhiali sopra il naso, quasi come se fossero scesi durante una risata. - “Io ed ancora io. La mia amica Abigail mi ha aiutato a dipingerla con la pittura per stoffe” - strinse gli occhi da gatto in due fessure. Era così... Provavo irritazione nei suoi confronti, era così sicura di sé, anche non essendo nessuno. La Caroline dei poveri.


E poi capii.


“Taylor” - affermai con certezza. Lei sgranò gli occhi, l'ombra di un sorriso si dipinse sulle sue labbra, ma fu questione di pochi secondi, prima ce il cipiglio che l'accompagnava dal mio risveglio non tornasse. Lei girò lo sguardo verso la finestra, restammo in silenzio con il vociare di una classe dal pian di sotto, dove c'era la palestra. Non riuscivo a spostare lo sguardo dal suo viso. Taylor Alison Swift, come dimenticarla? Prima che Care entrasse nella mia vita, lei era la mia migliore amica, l'unica ragazza che mi rivolgeva la parola. Ci capivamo. - “Quindi, come va? Non ci parliamo da un po'..” - dissi con noncuranza spezzando il silenzio. Taylor continuava a guardare fuori dalla finestra, non era la prima volta che lo faceva. Ricordo di averla notata più volte persa nei suoi pensieri, Taylor era una sognatrice. - “Sbagli, in realtà ci siamo parlati ieri” - rispose con tono piatto. Cercai di ricordarmi la giornata passata, ma il suo viso non mi tornava in mente. - “Mi hai versato una granita alla ciliegia sui capelli. Poi hai cominciato a ridere insieme ai tuoi compagni.” - Disse per poi ridere lei stessa. Il suono di un cellulare mi portò alla realtà. Non mi ero mai sentito così. Quasi in colpa. La vidi muoversi con disinvoltura e prendere il suo cellulare dai jeans sbiaditi. Le sue gote si dipinsero di un leggero rosso, le labbra pallide presero colore mentre sorrideva. Schiacciò qualche tasto e riportò il telefono in tasca. - “Perché...” - una donna entrò nell'infermeria interrompendo la conversazione. La signora Jackson sorrise ad entrambi per poi restituirmi lo spray che aveva recuperato dal mio armadietto. - “E' stato un leggero attacco d'asma, ma ho chiamato comunque i tuoi genitori, tra dici minuti dovrebbe arrivare tua madre. Sistemati ed aspetta a piano terra.” - Mi tastai la testa, ora non faceva più male e presi un profondo respiro. Avrei dovuto sentirmi felice, perlomeno avrei saltato la scuola, ma qualcosa mi turbava. - “Taylor? Puoi andare cara, sei stata molto gentile” - Taylor sorrise educatamente, un cenno e fuggì via. -”Che cara quella ragazza, si è accorta immediatamente che stavi per avere un attacco” - sospirò la donna. - “Cosa?” -


-“E' stata lei a portarti qui prima che svenissi realmente” - concluse lei sorridendo. Afferrai la giacca e corsi fuori. Nessuno mi aveva visto grazie a Taylor. Poco lontano, per le scale ormai vuote, intravidi la sua cosa oscillare assieme al fiocco rosa. Chiamai il suo nome, ma fece finta di nulla, finché non la raggiunsi. - “Sei stupido o cosa?” - chiese lei alzando la voce. - “Volevo solo ringraziarti ed alzi la voce?” - dissi con rabbia. - “Correndo come uno stupido per le scale dopo aver avuto un attacco d'asma? Stupido” - disse nuovamente con le gote più rosse di prima. - “Hm, scusa” - risposi contrariato. Lei sbuffò esasperata e sorrise. - “Mi irriti, perché devi continuamente sorridere? Anche quando una persona ti tratta male.” - sbroccai inacidito. - “Non mi conosci, eh?” - sorrise per l'ennesima volta. - “No” - sussurrai seriamente. - “Poi, con che diritto mi parli in questo modo? Noi non ci conosciamo” - snocciolavo frasi senza connessione, ma non riuscivo a fermarmi. - “Ricordo quando mi hai salutato la prima volta, mi hai chiesto perché guardassi sempre aldilà di tutto. Ti ho risposto che una donna libera guarda sempre aldilà delle sbarre per vedere cosa vuol dire essere imprigionati. Allora, mi hai chiesto cosa avessi scoperto ed io ti ho sorriso, perché non lo sapevo nemmeno io. Adesso lo so Harold, so cosa vuol dire essere imprigionati ed ogni giorno ti guardo per scoprirlo meglio” - No riuscivo a guardarla, così spostai lo sguardo, in quel momento fece qualche passo verso di me. - “Almeno so che dietro queste sbarre ci sei ancora. Alzi lo sguardo quando sai che stai sbagliando, ridi alzando la gola quando non trovi una cosa divertente – come ieri, mentre la granita si scioglieva sulla mia testa -, tieni le mani unite dietro la schiena durante qualunque foto, ami stare alla destra di una donna perché pensi di non essere bello abbastanza.” - Aveva ragione, in tutto ed il mio sguardo perso ne era la prova. Alzò una mano per passarla tra i miei capelli. - “Odi questi capelli, amavi ed ami tutt'oggi i ricci” - il suo profumo mi era così familiare. - “Ti piace il mio profumo” - constatò come se lo avesse saputo da sempre.


La sua mano scese verso la maglietta, arrivò ai bordi e poi la tirò verso di sé. - “Non ami i Paramore come invece dice questa maglia. Tu ami il country.” - Terminò senza sorridere. Mi inumidii le labbra cercando qualcosa da dire, finché le sue labbra non si posarono caute sulle mie. Uno schiocco e si allontanò.


La campanella suonò ed io tornai alla realtà. I miei mi aspettavano da chissà quanto e Taylor stava andando via. Alcuni studenti uscivano dalle classi, ma non c'era ancora il caos di sempre. Prima che potessi richiamarla, il cellulare vibrò dalla tasca dei miei pantaloni, mi era arrivato un nuovo messaggio.


 
Anonimo: Almeno su una cosa non sei davvero cambiato.
Ti sono sempre piaciute le bionde con gli occhi celesti. Ma nessuno li ha blu. - TS


I suoi occhi erano blu.










Angolo dell'autrice:

Questa è una AU Haylor e spero possa esservi piaciuta. Mi hai spirato il liro 'I passi dell'amore' e forse, se avrò tempo e chissà qualche recensione positiva, potrei fare altri oneshot basate su questa coppia. Se proprio odiate a priori la Haylor, ditemi cosa ne pensate del mio modo di scrivere :)
Ciao e grazie per aver letto.
  
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