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Autore: bradorable    31/08/2013    4 recensioni
Liam aveva imparato a conoscere molto bene Ronnie, anche se non direttamente. Ma questo era il suo bello.
Nonostante sapesse ormai tante cose su di lei, Liam non si sarebbe mai potuto stancare.
Perché lei era una continua sorpresa, e lui si sentiva come un bambino che scopriva per la prima volta il mondo intorno a sè.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era il dodici settembre, primo giorno del terzo anno di liceo, quando Liam si prese una cotta per Ronnie Walker.

Quella Ronnie con il viso più giovane di quanto dovrebbe dimostrare la sua età, alta un metro e un'oliva, i capelli marroni che arrivavano fin sotto il seno, e quegli occhi che, come aveva imparato bene, variavano dal castano al nero come la pece a seconda del suo umore.

Quel giorno non era successo nulla di speciale, niente fulmini che squarciarono il cielo o balle varie.

Liam camminava con i suoi tre migliori amici Louis, Zayn e Harry nel cortile della scuola, con la pigrizia e il disgusto di iniziare un nuovo anno, quando il suo sguardo fu come guidato da una forza superiore e si era posato su di lei.

Stava sorridendo, e tra tutti i suoi diversi sorrisi, quello era il suo preferito.

Al secondo posto c'era il suo sorriso timido, ma niente avrebbe potuto battere quello felice, quello che si faceva prepotentemente largo sul suo volto, quello in cui socchiudeva gli occhi talmente tanto da formare delle piccole rughe.

E quando percepì il mondo fermarsi, e anche le risate dei suoi amici sparirono per qualche secondo, Liam aveva semplicemente capito.

Aveva capito che da quel momento tutto sarebbe girato intorno a lei.


 

Per mesi l'aveva osservata senza decidersi a parlarle, e senza nemmeno rendersene conto imparò tante cose di lei, quasi come se la conoscesse davvero: Niall, il biondo irlandese la cui risata contagiosa rimbombava sempre nei corridoi, era il suo migliore amico da sempre.

Dio solo sa quanto Liam, che davanti al suo armadietto li guardava con la coda dell'occhio, invidiasse quel ragazzo.
Come poteva lui rimanere impassibile davanti a quel sorriso, che spesso riservava solo a lui?
Come riusciva a trattenersi dal stringerla forte quando iniziava a parlare a vanvera per il nervosismo, o quando sorrideva appena, imbarazzata se stava al centro dell'attenzione per un attimo?
Come faceva a non perdersi in quelle biglie castane, e a non bearsi del fatto che quando stava con lui non diventassero mai nere?

Era una cosa inconcepibile, ma infondo era lui ad essere cotto a puntino, non Niall.

Furono mesi in cui Liam non fece altro che raccogliere una serie di date, date che lo aiutavano a scandire il passare del tempo, giorni precisi in cui poteva capire che più aumentava il loro susseguirsi, più la sua cotta peggiorava a dismisura. Nella sua testa se le ricordava una ad una, come un elenco, ogni data con il suo aneddoto e informazione:

Il cinque gennaio Ronnie disse che l'inverno era la sua stagione preferita, soprattutto con la neve. L'unica cosa negativa, pensò Liam, era il freddo polare che congelava le ossa, soprattutto con le temperature solite di Londra.

Il sette febbraio, giorno di Carnevale, scoprì che aveva il terrore dei pagliacci, poiché appena ne vide uno iniziò ad urlare e Niall le coprì gli occhi piegandosi in due dal ridere.
Liam si immaginò come sarebbe stato abbracciarla forte per tranquillizzarla, senza comunque riuscire a non ridacchiare.

Il diciassette febbraio ebbe la conferma della sua fissazione smisurata per Ed Sheeran, era il compleanno del cantante e nel suo armadietto aveva creato una specie di altarino.
Anche a Liam piacevano molto le sue canzoni, soprattutto canticchiate da Ronnie la mattina in corridoio.

L'otto marzo ci fu il suo compleanno, lei amava ogni tipo di festa a parte quella in particolare, lei e Niall avevano bisticciato per giorni per decidere come festeggiarlo.
Alla fine avevano optato per una festa con pochi amici stretti, e Liam quasi si faceva convincere ad imbucarsi, giusto per darle un regalo.

Il venti aprile Niall la fece accidentalmente cadere in mensa attirando l'attenzione di praticamente tutta la scuola, Ronnie arrossì violentemente perché odiava con tutta sé stessa le attenzioni.
Liam, che vide tutta la scena dal suo tavolo, avrebbe voluto solo alzarsi in piedi e sbraitare a tutti di farsi i cazzi loro.

Il quindici luglio l'aveva trovata, e Liam giurava che era stato un puro caso, davanti alla gelateria con l'irlandese che la prendeva in giro per il fatto che fosse una delle poche persone su questo mondo a cui non piace il gelato.
E lei amava mangiare, qualsiasi cosa, soprattutto pancake per colazione e pizza, ma il gelato proprio non le andava giù.


 


 

Louis si ostinava a dire che era diventato uno stalker, prendendolo in giro.

Ma non era colpa sua. Quelle scene gli erano capitate davanti agli occhi, non era lui a cercarle. Liam si limitava a raccogliere le informazioni su Ronnie che gli capitava di captare, facendo comunque le stesse cose che faceva prima di vederla.

Era il venti settembre del quarto anno quando Liam pensava che i suoi amici gli avrebbero definitivamente rovinato la vita.

«Terra chiama stalker! Ci sei?» sbottò infastidito Louis sventolandogli una mano davanti alla faccia.
Liam scosse la testa, distratto, e ritornò a concentrarsi sul suo armadietto.
«Non chiamarmi in quel modo» borbottò, talmente piano che gli altri non lo sentirono.
«Dio quanto mi fai incazzare!» questo era Zayn, che come al solito non riusciva a capire quale fosse il suo problema.
«Vai là e fattela no?!» fece spallucce quando Liam lo incenerì con lo sguardo.
«O valle semplicemente a parlare» suggerì Harry appoggiandogli una mano sulla spalla.
Chissà quante volte gliel'avevano detto in un anno, Liam aveva perso il conto.
«Sentite» iniziò, bagnandosi le labbra e cercando di stare calmo, si era davvero innervosito.
«Non riuscirei mai a parlarle, ok? Mi prenderebbe per un'idiota, ritardato e pure cretino. Preferisco così che non poterla guardare più in faccia dalla vergogna»
Louis si picchiò una mano sulla fronte, Zayn sbuffò, e Harry scosse la testa.
La facevano facile loro. Il primo con una ragazza stabile da più di tre anni, il secondo il sogno erotico di ogni ragazza della scuola, e il terzo talmente sicuro di sé da poter conquistare anche le professoresse per arrivare alla sufficienza.
Liam non era come loro. Liam non ce l'avrebbe mai fatta.
«Liam James Payne» la voce squillante di Louis lo risvegliò, di nuovo, dai suoi pensieri.
«Ti giuro che se non le parli tu mando a parlarci Zayn, e sai che lo faccio davvero» disse con fare minaccioso. La faccia di Zayn si illuminò in un ghigno divertito e Liam sentì la terra mancargli sotto i piedi. Non poteva parlarci lui. Chissà cosa le avrebbe detto, poi.
“Scusami, il mio amico vorrebbe scoparti”, ridicolo.
Ronnie avrebbe sgranato gli occhi arrossendo come ogni volta che si imbarazzava, e poteva stare certo di non vederla più. Un brivido gli percorse la schiena solo al pensiero.
«D'accordo» sbottò «le parlerò» e i suoi pseudo-migliori amici sorrisero soddisfatti.

Ma anche se certi giorni era veramente intenzionato a farlo, non riusciva mai a prendere coraggio.

Avrebbe voluto chiederle tante cose: come era stata la sua infanzia, quando e come aveva conosciuto Niall, se erano sempre andati così d'accordo, come poteva essere così insicura, e ancora come cavolo faceva a non piacerle il gelato.

Aveva così tante domande e curiosità, aveva così un desiderio impellente di sentire la sua voce melodiosa, che non sarebbe mai riuscito a capire da dove cominciare per una conversazione civile.


 

Nemmeno nelle occasioni imperdibili Liam riusciva a spiccicare parola.
Come ad esempio ogni mercoledì mattina, quando entrambi avevano la stessa amata ora di storia, l'unica in contemporanea, e percorrevano il corridoio praticamente insieme.

Niall in quell'ora aveva educazione fisica, quindi lei era sola che camminava con lo sguardo basso, timida com'era, e mai avrebbe potuto notare Liam che la ammirava sempre circospetto sentendosi le parole morire in gola.

Louis continuava a minacciarlo, ma nemmeno il pensiero di Zayn che gli faceva fare una figura di merda sembrava dargli coraggio.

Finché i suoi amici gli diedero un ultimatum:

«O le parli, o la dimentichi»

Dimenticarla. Liam si era ritrovato perfino a ridere a quel pensiero, talmente era ridicolo, guadagnandosi gli sguardi confusi di Louis, Zayn e Harry.
Dimenticarla. Come poteva, dimenticarla? Non ci aveva mai nemmeno pensato, e fu allora che lo capì: Ronnie era diventata una parte fondamentale di lui, senza che neanche se ne rendesse conto.


 


 


 


 

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Era il quindici dicembre quando Liam si rese conto di essersi innamorato di Ronnie Walker.

Quel mercoledì aveva sentito fin da subito che qualcosa non andava, e anche che qualcosa sarebbe stato diverso.
Mentre camminava verso l'aula di storia, lanciò come sempre qualche occhiata alla sua sinistra, e subito la vide con il solito sguardo basso. Ma qualcosa era diverso.
Sul suo volto non c'era il suo mezzo sorriso timido, non c'era nulla, solo un'espressione spenta e gli occhi completamente nascosti.

E a Liam sembrò di morire.

Sentì come se tutto il mondo gli fosse caduto addosso. Si ritrovò a boccheggiare in cerca di aria, mentre ormai la fissava senza preoccuparsi che lei lo vedesse, senza nemmeno rendersi conto di aver piantato i piedi a terra, fermandosi completamente.
Scosse la testa e si affrettò a riprendere il suo passo, superandola appena prima di arrivare davanti all'aula di storia.

Con uno scatto veloce aprì la porta e gliela tenne aperta sorridendo.

«Prima le signore» farfugliò tra i denti. Tutto pur di farla sorridere. Anche solo per qualche secondo, anche solo per un “grazie”.

Ma lei lo oltrepassò velocemente, alzò solo un attimo la testa probabilmente indecisa su cosa dire, per poi raggiungere il suo solito posto in prima fila e piantare lo sguardo sul suo libro.
Liam dal canto suo non le staccò gli occhi di dosso mentre ancora teneva la porta aperta.

Tutto quello che era riuscito a vedere erano due occhi neri come la pece.

Stava male. La sua Ronnie stava male.


 

Per tutta la lezione non era riuscito a pensare ad altro.

Si tormentava le mani e cercava di distrarsi, ma gli occhi cadevano sempre sulla nuca di Ronnie e idee stupide continuavano a frullargli nella testa.

Doveva solo calmarsi. Nemmeno la conosceva.

Stronzata.

Non gli importava niente se Ronnie stava male.

Altra stronzata.


 

Liam era talmente concentrato a pensare a come prendere a sprangate sui denti quella voce nella sua testa, che nemmeno si era accorto che la campanella era suonata e gli studenti stavano lasciando la classe.


 

Deglutì rumorosamente quando rimasero solo lui e Ronnie. Liam e Ronnie.


 

Prese tutto il coraggio che aveva nel corpo e anche quello che non aveva, inspirò ed enspirò lentamente per poi avvicinarsi, nonostante il battito cardiaco fosse preoccupante.
Per farla sorridere, questo ed altro.
«Va tutto bene?» chiese, cercando di nascondere la voce tremolante.

Lei spostò di scatto lo sguardo, dai libri che stava racimolando, su di lui, come scottata.

Per la prima volta i suoi occhi neri si posarono su Liam, e questo pensò che non poteva esserci nulla di più bello, nulla di più giusto.
«Perché me lo chiedi?» sorrise, ma lui sapeva che quello era il suo sorriso di cortesia, quello che sfoggiava quando l'ultima cosa che voleva fare era proprio sorridere.
Si strinse nella spalle il più naturale possibile.
«Sembri triste»
Lei non rispose, ma ricominciò a risistemare le sue cose, nervosa.
Liam sapeva che l'unica persona con cui non era timida era Niall, l'unico con cui si apriva completamente. Annaspò in cerca di qualcosa da dire, e la seguì con lo sguardo quando stringendo la borsa in spalla stava per dirigersi fuori.

Anche lui poteva essere come Niall, per lei.

Forse era più un capriccio che altro, sta di fatto che gli diede la forza di sporgersi in tempo verso di lei e riuscire a prenderla per un polso, fermandola.

Fu come folgorato da quel contatto. La sua pelle era così delicata sotto le sue mani grandi, così morbida che avrebbe voluto tracciarne ogni centimetro con i polpastrelli.

Si riprese solo davanti allo sguardo confuso, e forse anche un po' spaventato, di Ronnie.

«Se vuoi parlare, io sono qui, con me puoi sfogarti» era come se il cuore avesse preso l'abilità della comunicazione e avesse parlato al posto suo. E Ronnie doveva averlo capito, perché inaspettatamente sorrise e inclinò leggermente la testa verso destra.
Lo faceva sempre quando era sorpresa.

«Beh è solo che la situazione a casa non è delle migliori...» iniziò, le lacrime le pizzicavano gli occhi minacciose, ma si lasciò guidare dalla presenza confortante di Liam.
«I miei stanno divorziando» buttò fuori in un sospiro.
Oh.
Liam sapeva della sua situazione famigliare, l'aveva sentita parlare una volta con Niall.

La presa sul suo polso si spostò più in basso e le loro dita si intrecciarono.

L'accenno di rossore sulle guance di Ronnie fece sorridere Liam, che ricominciò a parlare.

«E' sicuramente dura, ma se hanno preso questa decisione vuol dire che è meglio così piuttosto che sentirli litigare ogni giorno. Vedrai che andrà bene»
Strinse la presa e lei annuì, convinta.
«E poi pensaci, regalo doppio a ogni festa!» se ne uscì, scherzando.

Ronnie scoppiò a ridere e gli riservò quel sorriso. Lo stesso che aveva il primo giorno che l'aveva vista, lo stesso che l'aveva fatto cadere nel baratro, e questa volta era tutto solo per lui.

Fu in quel momento che Liam capì tutto.

Fu come un clic, come accendere la luce.

Ah Liam, ti sei innamorato.
La voce nella sua testa si fece di nuovo sentire, ma questa volta non provò a zittirla, non provò a zittirla perché era la pura verità.

Lui era innamorato di Ronnie Walker.

E mentre la sua risata cristallina arrivava alle sue orecchie come il suono più dolce del mondo, poteva giurare di aver visto i suoi occhi neri trasformarsi in due biglie castane.


 


 


 

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Passò qualche giorno e arrivò il venti dicembre, l'ultimo prima delle vacanze di Natale.
Louis e Zayn discutevano su un nuovo videogioco, ma Liam non riusciva a capire esattamente quale, mentre Harry messaggiava al telefono palesemente annoiato.

Ronnie parlava e rideva con Niall, solito posto, solito armadietto, con l'unica differenza che il suo sguardo incontrò quello del ragazzo e, come faceva dal loro ultimo incontro, lo salutò timidamente con la mano.
Lui ricambiò il saluto, felice. Gli sembrava ancora troppo strano.

Quando la campanella suonò lui e Harry, che avevano la stessa ora di biologia, salutarono Zayn e Louis che non avevano smesso di discutere nemmeno un attimo.

Ronnie andò verso geografia, mentre Niall si incamminò dietro di loro, anche lui verso biologia.

Tutto come al solito.

Tranne per il fatto che la voce dell'irlandese inchiodò i due lasciando Liam completamente spiazzato.


 

«Ehi!» aveva esclamato, dietro di loro.
Lui e Harry si girarono e aspettarono che li raggiungesse per poi salutarlo.
«Scusa se ti disturbo, devo parlarti» iniziò rivolto verso Liam.
Quest'ultimo deglutì, anche se sapeva che non c'era nulla di cui avere paura: Niall era una persona esilarante.

«Hai presente la mia amica, Ronnie Walker? Viene con te a storia credo...»

Liam a quella domanda non riuscì a non alzare le sopracciglia, sbigottito.

Sentì Harry dietro di lui lasciarsi scappare una risatina, e se non fosse stato troppo palese Liam si sarebbe girato e lo avrebbe fulminato come mai prima d'ora.

«S-Sì» balbettò.
ll biondo sorrise, contento, e si fece passare una mano tra i capelli.
«Volevo ringraziarti per averla consolata, l'altro giorno»
Scrollò le spalle, in imbarazzo.
«Era il minimo»
«E volevo anche dirti che..» continuò Niall, titubante.

Si arrese di fronte allo sguardo insistente di Liam, ma prima di parlare si guardò comunque in giro un paio di volte per assicurarsi che non ci fosse nessuno oltre a loro tre.

«Se sa che te lo sto dicendo mi uccide, ma lo faccio solo per il suo bene. Non fa altro che parlare di te da quel giorno» disse, come se stesse parlando del meteo.
Probabilmente non poteva rendersi conto della bomba a orologeria che aveva appena innescato nello stomaco di Liam.
Il poverino non riusciva più nemmeno a parlare o a formare una frase concreta nella sua testa. Era impossibile, inconcepibile.

Era sempre stato lui a parlare di Ronnie. Non il contrario.

Pensare a lei che anche solo pronunciava il suo nome lo faceva morire dalla felicità.
Chissà come suonava bene il suo nome detto con la sua voce.

Harry gli diede una piccola pacca sulla spalla cercando di farlo tornare in sé.
«A te non dispiace vero?» aveva chiesto l'irlandese.
«No» fu tutto quello che riuscì a dire. Dispiacergli? No che non gli dispiaceva, visto che tutto quello che voleva fare era prendere in braccio quel finto biondo e iniziare ad urlare dalla gioia.
Niall gli sorrise senza malizia, felice della sua risposta.
«Perfetto, stasera c'è una festa a tema natalizio a casa mia e c'è anche lei. Sei ufficialmente invitato»
Inspirò ed espirò lentamente, cercando di calmarsi.
«Puoi invitare anche i tuoi amici, se vuoi» si affrettò ad aggiungere, vedendo l'insicurezza negli occhi di Liam.
«Grazie, ci saremo!» fu Harry a parlare al posto suo, salvandolo da una probabile figura di merda.
«Perfetto, questo è l'indirizzo» fortunatamente passò il fogliettino al riccio, perché Liam sentiva tutti i muscoli pesanti e pensò che non sarebbe mai riuscito ad alzare il braccio.
«A stasera allora» li salutò sorridente con un gesto della mano, per poi sparire all'interno dell'aula.


 


 


 


 

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La casa di Niall era spettacolare.
Il grande cancello decorato con luci natalizie lasciava entrare le persone nel giardino, altrettanto bello con neve e luci ovunque.
All'interno si trovava subito l'ampio salone, cioè il luogo della festa, rivestito di un bianco quasi accecante.
Molte persone erano già arrivate, ballavano e si dimenavano seguendo la musica da discoteca, l'unica cosa non natalizia in quel posto.

Liam era nervoso come lo era stato poche volte in vita sua.

Nonostante le temperature polari fuori dalla casa, gli sudavano le mani e sentiva che avrebbe rimesso da un momento all'altro.

Zayn si buttò subito in mezzo alla pista, seguito da Harry che sfoggiava i suoi passi definiti da lui “sexy” sin da quando erano entrati.
Solo Louis era ancora accanto a Liam, ma si limitava a dargli qualche pacca sulla spalla come incoraggiamento non sapendo quali fossero le parole migliori da dire.

Iniziò a guardarsi intorno in cerca di qualche viso famigliare, in cerca di lei.

Non fu tanto difficile trovarla, com'era prevedibile, nell'angolino dei buffet a ingozzarsi di pizzette insieme a Niall.
Liam si era chiesto tante volte come i due potessero essere così magri nonostante tutto quello che ingerissero al giorno.
Scosse la testa, sorridendo, capendo che sarebbe stato comunque facile riconoscerla.

La bellezza di Ronnie spiccava irrevocabilmente sulle altre, circondata dal suo vestito corto fino al ginocchio, bianco, stretto in vita. I capelli castani raccolti in una treccia laterale le risaltavano i lineamenti dolci del viso, e la matita nera rendeva i suoi occhi, dalla prospettiva di Liam, la cosa più luminosa della stanza. Le mancavano solo le ali, e poteva benissimo scambiarla per un angelo.

«Va da lei» furono le uniche parole di Louis, che lo spinse appena verso la sua direzione.


 

Fece qualche passo, mentre nella sua testa cercava un modo di attirare la sua attenzione nel modo più intelligente possibile.
“Come butta?” patetico.
“We piccola” decisamente no.
“Ehilà!” di nuovo patetico.

Come al solito doveva semplicemente calmarsi. Ciao, un semplice ciao sarebbe bastato.

Annuì convinto, ma quando vide la situazione che si presentò davanti ai suoi occhi capì che non c'era bisogno nemmeno di quello: Niall lo fissava con i suoi occhioni blu oceano prima di fargli l'occhiolino, mentre Ronnie, completamente rossa in volta, lo guardò solo per un attimo per poi girarsi e camminare velocemente fuori dalla casa.

Liam non si fermò nemmeno quando sentì la voce dell'irlandese cercare di dargli spiegazioni, si affrettò a raggiungerla muovendosi a fatica tra la folla. La musica alta lo disorientava, Il cuore gli batteva forte nel petto, e si preparò mentalmente a doverla cercare chissà dove.

Quando spalancò la porta di ingresso con il fiato corto, rimase spiazzato nel trovarla semplicemente seduta sulle scale del grande porticato di casa Horan.

Non sentì nemmeno il gelo improvviso pizzicargli il viso talmente si concentrò su quella visione.
La contemplò ancora per qualche secondo, e si decise ad avvicinarsi solo quando la vide tremare per il freddo.
Si sedette accanto a lei, piano, per poi sfilarsi la giacca e appoggiarla delicatamente sulle sue spalle.
Ronnie sussultò, come se non avesse notato la presenza di Liam fino a quel momento, per poi arrossire, di nuovo.
«G-grazie» balbettò «Ma.. ma non fa niente, dopo congeli» se la tolse da una spalla ma Liam la rimise prontamente al suo posto, sorridendo.
«Tranquilla»

«Io volevo chiederti scusa» cercò subito di dire la ragazza «Niall... E'... è solo che... ecco... non devi... non sei obbligato a...»

Liam rise leggermente buttando la testa indietro quando capì cosa era successo, e Ronnie arrossì ancora di più, se fosse stato possibile, non capendo la sua reazione.
«Niall ti ha raccontato cosa mi ha detto stamattina?» chiese come conferma, più tranquillo.
Lei annuì piano non riuscendo nemmeno a guardarlo in faccia.

Il silenzio che calò subito dopo non era pesante: Ronnie era semplicemente troppo imbarazzata per parlare, mentre Liam cercava le parole adatte per spiegarle quanto contava per lui ciò che gli aveva detto l'irlandese, senza ottimi risultati.

«Perché sei qui fuori con me?» sussurrò lei dopo un po', quasi impaurita dalla risposta.

E a Liam sembrò una domanda così ridicola. Non riuscì a non alzare un po' le sopracciglia e sorridere appena.
Perché gli uccelli volano? Perché di giorno c'è il sole e di notte la luna? Perché lui era lì fuori con lei, con la sua Ronnie?
La risposta era così ovvia che la dava ormai per scontata.

«Perché mi piaci dalla prima volta che ti ho vista» si lasciò scappare, quasi involontariamente, tanto che si girò subito di scatto, spaventato dalla sua reazione.
Tutto ciò che sentiva era il suo cuore martellargli nel petto talmente forte da rimbombare nelle orecchie.
Pregò per un attimo di averlo solo pensato, ma gli occhi sgranati di Ronnie che finalmente si incatenarono con i suoi negarono le sue preghiere.

E Liam riuscì a vedere per la prima volta in un anno l'universo di insicurezza che si nascondeva dietro Ronnie Walker, dietro i suoi occhi lucidi, dietro le lacrime che minacciavano di uscire.

E avrebbe voluto mettersi a gridare.
Voleva urlarle che la amava, che era la ragazza più bella che abbia mai conosciuto, la ragazza più speciale.
Invece si limitò ad asciugarle con il pollice una lacrima traditrice e ad accarezzarle la guancia con il palmo della mano. Ronnie per un attimo si dimenticò come respirare.

«P-perché io? Io ho un carattere di merda»
La sua timidezza con le persone che non conosceva era la cosa più dolce del mondo per Liam.

«Sono piena di difetti»
Che la rendevano lei, quindi diventavano pregi ai suoi occhi.

«Sono brutta»
La ragazza più bella dell'universo.

«E io n-non sono... niente»
A quella frase più lacrime le sfuggirono dal controllo e scivolarono copiose sulle sue guance.
Come poteva anche solo pensare di non essere niente, quando per lui era il suo tutto.
Liam annaspò preso dal panico, voleva farle capire cosa gli passava per la testa in quel momento, avrebbe voluto farle vedere come la vedeva lui, e si sarebbe subito amata di più.

Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, gli mancava l'aria.

Preso dallo sbigottimento prese con uno scatto il suo viso tra le mani e premette le labbra sulle sue.

Ronnie strabuzzò gli occhi e sentì il cuore minacciare di bucarle il petto da un momento all'altro, ma comunque fece a Liam il regalo più grande: si rilassò tra le sue mani e ricambiò il bacio.

Liam fu preso da un momento di estasi mai provata.
Non riusciva a credere che le sue labbra fossero davvero così morbide, e che si incastrassero perfettamente con le sue.

Iniziò baciandole il labbro inferiore, con dolcezza.
Lei cercò di mantenere il contatto il più a lungo possibile, e lui ne rimase elettrizzato.
Quando la ragazza dischiuse di più le labbra per approfondire quel bacio, lui non esitò ad accontentarla. Le loro lingue si incontrarono e a Liam sembrò di scoppiare dalla felicità.
L'uno assaporava il sapore dell'altro. La baciò con trasporto per tutte quelle volte che aveva pensato a questo momento, per tutte quelle volte che l'aveva osservata da lontano senza fare niente.

Lui sapeva che era come essersi condannato a morte, quel bacio era come una droga per lui, ne avrebbe voluti sempre di più.
Quando si staccarono per un attimo, infatti, e Liam vide gli occhi di Ronnie più castani di come li aveva mai visti, non riuscì a contenersi. Sorrise, annullando di nuovo le distanze.

E in quel momento realizzò che non c'era bisogno di collezionare un elenco di date.
Non aveva senso, perché ogni volta che la guardava, che sorrideva, che parlava o che, in quel caso, lo baciava, lui si innamorava, di nuovo, ancora e ancora.
Ogni volta sempre di più, senza seguire la logica razionale del tempo.

Ronnie aveva creduto alle sue parole, era riuscito a trasmetterle tutto ciò che provava attraverso quel bacio e le aveva fatto capire che era sincero.
Ormai non aveva più dubbi.
Quando si staccarono e lei si perse ancora in quegli occhi color miele, così come la prima volta che avevano parlato, Ronnie aveva semplicemente capito.

Aveva capito che da quel momento tutto sarebbe girato intorno a lui.

  
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