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Autore: Fuffy91    31/08/2013    0 recensioni
“ Insomma, perché non mi dai una possibilità?”
Implorò Dafne, rincorrendo Carlisle, sotto una pioggia torrenziale (...)
Dafne aveva i capelli incollati al viso. Sembrava una sirena appena fuoriuscita dall’acqua.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 4

2013 – Seattle

 

Ginny spalancò la porta e abbracciò Bobby.  Non si vedevano da due anni e le era mancata molto.

La trovò dimagrita, ma tutto sommato sempre la stessa.

Bobby si sentì investire dall’odore della sorella più piccola. Sapeva di cioccolato e menta peperita. Fresco, avvolgente e con un sopportabile pizzicore sotto le narici.

Una ciocca di capelli rossi e leonini le era finita in bocca. La sputò via, insieme alla sigaretta, che rimise in tasca, con la mano libera.

“ Sì, sì…”

Le picchiettò sulla spalla. Era sempre stata così alta?

La scostò da sé con garbo e le tirò i capelli.

Ginny si lamentò e le afferrò il polso.

“ No, no… e dai, Bobby!”

Esclamò, tentando di liberarsi.

“ E dai un cazzo. Si può sapere che hai combinato?”

“ Perché? Che ho fatto?”

Piagnucolò. Bobby mollò la presa e la sorpassò per entrare in casa. La vide massaggiarsi la testa nel punto in cui aveva tirato i capelli. Quante storie! In fondo, non aveva stretto così forte. Doveva sempre farsi credere…

“ Come sarebbe a dire? Ci hai solo fatto trotterellare per tutta Los Angeles per trovarti. E alla fine dei conti, eri qui, con Tasha.”

La informò Tatiana, accarezzandole il punto in cui Bobby le aveva afferrato i capelli e spingendola verso di lei, in un semi abbraccio fraterno, sorridendole.

Ginny si strinse al suo fianco, circondandole la vita con un braccio.

Sorrise anche lei, affondando il capo nel suo seno morbido.

“ Ma non è colpa mia. Tasha lo sapeva. Doveva informarvi lei.”

“ Sì, sì… ma falla finita? Perché? Tu non puoi comprarti un cellulare?”

La rimproverò ancora Bobby, guardando con biasimo Tatiana stringerla a sé. Non dovevano sgridarla? Ah, se non ci pensava lei a quelle cose…

“ Che viziata…”

Mormorò a Ginny, che le fece una linguaccia scherzosa. Non se la prendeva mai con Bobby. In fondo, adorava che fosse così burbera e scostante. Era il suo fascino brusco.

“ Bobby! Tatiana! Siete arrivate, finalmente.”

La voce materna di Tasha giunse all’orecchio di Bobby come il rumore scrosciante dell’acqua di un ruscello.

Alzò lo sguardo, giusto in tempo per vederla scendere le scale e andarle incontro di corsa.

Sorrise. Era cresciuta ancora. Non la vedeva da quanto tempo? Tre anni? Non si oppose quando si sporse per baciarle entrambe le guance.

“ Cominciavo a credere che non sareste più venute. Ho riscaldato la cena. Ho fatto le lasagne. Ciao!”

Abbracciò Tatiana, che la cullò per un po’ fra le braccia. Era contenta di rivederla.

Ginny era seduta sul divano. Stava rovistando curiosa in una busta colorata. Ne tirò fuori un vestito nero e un pellicciotto in eco-pelle maculato. I regali di Tasha.

“ Che belli. Merci.”

Squittì, provando il pellicciotto e facendosi rimirare da Bobby.

“ Ah… ‘grazie’ in francese, eh? Siamo diventate poliglotte?”

Ginny le fece un’altra linguaccia e di fronte al suo visino ridente e alle sue guance rosse di piacere, Bobby non poté non sorriderle. Con quel sorriso particolare, simile ad un ghigno.

Ginny l’abbracciò di nuovo e lei non la scostò.

“ E i soldi? Ce li avete i soldi, vero?”

Bobby smise di sorridere. La solita avida…

Si liberò senza difficoltà dalla sua stretta e la guardò con rimprovero.

“ Sempre a pensare a quello. Non cambierai mai.”

Borbottò, accendendosi la sigaretta di prima. Ginny guardò affascinata il suo accendino in argento. Protese una mano per prenderlo, uno scintillio avido negli occhi blu.

Bobby ne schiaffeggiò il dorso e lei mise il broncio.

“ Uffa… voglio i miei soldi!”

Esclamò, quasi furente.

“ Accontentanti del pellicciotto.”

Masticò Bobby, guardandola fra le ciglia socchiuse.

Ginny gonfiò le guance e fece una smorfia.

“ Non è nemmeno vero!”

Sottolineò, incrociando le braccia.

“ Siamo animaliste.”

Disse Bobby, fumando tranquilla.

Ginny sbuffò e si diresse in cucina. Tasha e Tatiana, che intanto stavano parlando fra loro, s’interruppero per osservare la scenetta divertente di quell’insolito quadro familiare, ridendo mentre seguivano la sorella in cucina.

Bobby chiuse la coda. Si sedette sulla sedia a capotavola, tirando a sé il posacenere in vetro verdastro, dove fece cadere i residui di tabacco.

Ginny si era seduta sul mobile bar in marmo, facendo dondolare le gambe. Aveva tirato fuori dal frigo il barattolo di gelato e ora leccava da un grosso cucchiaio una buona dose di vaniglia.

Aveva ancora il pellicciotto addosso. Faceva tante storie, ma alla fine le piaceva.

Tasha stava servendo Tatiana con le sue famose lasagne. Le aveva riscaldate nel microonde e adesso erano fumanti e ben calde. Tatiana affondò la forchetta nel piatto e le mangiò affamata.

“ Tu non ne vuoi, Bobby?”

Le chiese cortese Tasha.

Bobby scosse il capo.

“ No, grazie.”

Tasha sospirò e si sedette al suo fianco, di fronte a Tatiana.

Seguirono lunghi attimi di silenzio. Le sorelle Elliot erano di nuovo unite, dopo tanto tempo. Eppure, le circostanze che aveva portato a quell’evento, non erano delle più piacevoli.

Tasha non sapeva da dove cominciare col suo racconto dei fatti e si morse il labbro inferiore, portandosi i capelli lisci e biondi dietro le orecchie, preoccupata.

Incrociò le braccia sul tavolo e guardò Bobby fumare pensierosa.

“ I bambini stanno bene?”

Le domandò, con voce profonda.

Tasha sussultò, ritornando improvvisamente al presente e sorrise.

“ Sì, stanno benissimo. Ora, dormono. Volevano aspettarvi ma, si è fatto troppo tardi e ho dovuto mandarli a letto.”

Spiegò con tono fin troppo frettoloso e senza smettere di osservare la sorella, che annuì lentamente. La vide arcuare l’angolo destro della bocca.

“ Faremo piano, allora. Così, non si sveglieranno.”

La rassicurò Bobby, schiacciando il mozzicone consumato nel posacenere, proprio mentre Tatiana ebbe finito di mangiare. Il piatto era vuoto. Fece i complimenti a Tasha che si schermì, scuotendo il capo.

Bobby si fece seria.

“ Allora, Tasha? Che ci dici della mamma?”

Tasha sussultò e si contorse i capelli fra le mani, ponendoli tutti da un lato, coprendole la spalla destra come un velo sottile e di platino.

“ La cosa è molto seria, Bobby.”

Mormorò a bassa voce, tremante e chiudendo gli occhi.

“ Non… non so se riuscirò a dirvi tutto.”

Tatiana si sporse lungo il tavolo, per stringerle una mano.

“ Coraggio, sorellina.”

Le diede forza, sorridendole rassicurante.

Ginny scese con un balzo dal mobile bar e le circondò il collo con le braccia, da dietro, accostando il viso alla sua guancia sinistra.

“ Su, su, Tasha. Raccontaci ogni cosa.”

La invitò con ardore contagioso, ridendo piano, quando lei trasalì alla sua stretta improvvisa, per poi sorriderle grata. Bobby la guardava fra le ciglia socchiuse, vigile ed attenta. L’aroma amarognolo della sua sigaretta aveva invaso l’intera stanza.

Tasha afferrò l’avambraccio destro di Ginny e iniziò a raccontare, con voce grave.

“ Va bene. Vi dirò tutto. Una settimana fa, la mamma è venuta a trovarmi. Mi disse che era venuta per vedere i bambini e stare un po’ con me e Luke. Io e mio marito non avemmo nulla da obbiettare e così l’abbiamo ospitata volentieri. Per tutto il tempo che è rimasta qui, è stata amabile con tutti, mi ha aiutato con le faccende, ha accompagnato i bambini a scuola ed è perfino andata a pesca fuori città con Luke. Insomma, mi era sembrata serena…”

“ E invece? Ha fatto qualcosa di strano?”

La interruppe Bobby.

Tasha scosse il capo. I grandi occhi nocciola spalancati.

“ No, anzi. Si è comportata normalmente. Be’, insomma… normale, secondo i suoi canoni.”

Sorrisero tutte.

“ Già.”

Disse Bobby, accendendosi una nuova sigaretta. Tasha la guardò, aggrottando la fronte. Non le piaceva che fumasse. Bobby fece spallucce e si portò lo stesso la sigaretta alle labbra.

Tasha sospirò e continuò.

“ Comunque sia, le cose sono precipitate all’improvviso. Ieri mattina, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, sono andata al supermarket in centro. Dopo aver fatto la spesa, mi sono fermata al bancomat, per ritirare alcuni soldi che mi sarebbero serviti per fare delle compere il pomeriggio. Luke era a lavoro a quell’ora, quindi per tutto il tempo che sono stata via – circa due ore e mezza, ho calcolato subito – la mamma è rimasta da sola.”

La voce le mancò e chiuse gli occhi, prima di proseguire con una nota roca, prossima al pianto.

“ Quando sono tornata a casa, l’ho chiamata subito. Volevo farle vedere il nuovo vaso per le begonie che avevo trovato in offerta speciale. Aveva detto che avremmo piantato i fiori insieme nel pomeriggio, per far fare giardinaggio ai bambini.”

Le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Ginny la strinse di più a sé e lo stesso fece Tatiana, serrando più fermamente le dita intorno al dorso della sua.

Bobby si limitava ad osservarla. Aveva un’espressione granitica e non stava più fumando. La cenere stava cadendo indisturbata sul tavolo e sul pavimento.

“ L’ho chiamata di nuovo. Più volte. Non ha risposto.”

“ Non era della mamma. Lei ci sentiva sempre, ovunque fossimo.”

Bisbigliò Tatiana, deglutendo nervosa.

Tasha continuò, come se non l’avesse sentita, immersa nei suoi ricordi. Iniziava a singhiozzare.

“ L’ho cercata dappertutto. In cucina, di sopra, nelle camere dei ragazzi, in giardino… Niente.”

Scosse la testa. Gocce salate caddero sulla pelle di Ginny.

“ E’ scomparsa.”

Si nascose il viso fra le mani e pianse.

“ E’ scomparsa e non so come! Mi dispiace ragazze! Non so… come… non… so…”

Ormai era in preda ad una forte crisi di pianto. Era evidente che le aveva trattenute da molto.

“ Smettila. Non è il caso che tu pianga così.”

L’ammansì Bobby, mentre entrambe le sorelle la confortavano.

Quando alzò lo sguardo, ancora in preda ai singhiozzi, Tasha guardò solo lei.

Bobby sogghignò e socchiuse gli occhi, spegnendo la sigaretta. Tasha provò a ricambiare il sorriso, strofinandosi gli occhi. Ora, la guardavano tutte. Ginny era impallidita e Tatiana aveva serrato le labbra, preoccupata.

“ Com’è possibile? La mamma non sarebbe mai andata via così.”

Bobby tirò fuori un foglietto appallottolato e lo stese sul tavolo. Le sorelle si sporsero per leggere ciò che vi era scritto.

Ginny lo afferrò con entrambe le mani e lesse più volte.

“ Che significa?”

Domandò a Bobby.

“ Che è questa roba?”

Le chiese Tatiana.

Bobby sbuffò.

“ Dei tizi incappucciati mi hanno disintegrato la casa, lanciandomi sassi alle finestre. Uno di loro mi ha attaccato questo biglietto alla porta, prima di filarsela. Non sapevano neppure guidare decentemente…”

“ Erano umani?”

Le domandò Tatiana.

Bobby si sostenne il viso con una mano e sbuffò di nuovo.

“ Bobby?”

La chiamò Ginny, aggrottando le sopracciglia.

Tasha si era calmata un po’ e la guardava confusa e spaventata insieme.

“ Non lo so.”

Disse loro.

“ Non ho controllato. Ma, non credo che dei tipi normali avrebbero scritto questo avvertimento.”

Tasha prese il foglio maltrattato dalle mani di Tatiana e ne lesse il contenuto.

 

“ Carissima Roberta Elliot,

siamo spiacenti d’informarla che si è profilata la necessità di una sua dipartita.

Ci rammarichiamo di questa notizia,

ma le circostanze c’impongono un suo totale annientamento.

Il nostro voleva essere solo un avvertimento pacifico.

Una seconda volta, s’imporrà una più giusta soluzione definitiva.

Ci scusiamo ancora.

A presto.

V.”

 

Tasha aggrottò la fronte, massaggiandosi la tempia destra con le dita.

“ V.?”

Bobby fece spaccucce.

“ Con chi te la fai?”

Chiese Tatiana.

“ Sono drogati?”

Tutte osservarono Ginny.

“ Insomma, chi scriverebbe roba del genere senza essersi fatto? Ma insomma, avete letto o no?”

Riprese il foglio e rilesse ad alata voce:

Dipartita? Annientamento? Ah… Ci scusiamo ancora?!

Le guardò sbigottite, con le sopracciglia inarcate e la bocca semiaperta, indicando con una mano il foglio.

Bobby sbuffò di nuovo, strappandoglielo dalle dita.

“ Questi sono solo dei dilettanti con un grande senso dell’umorismo.”

“ Però sono educati.”

Aggiunse Tatiana.

“ Sì, e formali.”

Continuò Tasha. Guardò Bobby.

“ Troppo formali. Usano un tono troppo altisonante. Sono garbati, eppure celano un profondo senso di comando.”

Ragionò, osservata dalle sorelle.

“ E’ quasi come se ti stessero ordinando di morire.”

Mormorò Tasha a Bobby, che rimase impassibile. Finché non arcuò un sopracciglio e fece una smorfia.

“ Sentite, sembra assurdo, ma credo che questi tizi…”

E indicò il foglio, che mise di nuovo sul tavolo.

“ Non siano gli stessi che sono venuti a casa mia.”

“ E chi sono allora?”

La interruppe Ginny.

“ Pensi a dei mandanti?”

Proseguì Tatiana, con tono pratico.

Bobby annuì.

“ Sì, è così.”

“ E’ possibile, ma… tu li conosci? O almeno, riesci a capire chi siano?”

Le domandò Ginny, risedendosi sul bancone in marmo.

“ Io ho vissuto da perfetta cittadina. Sono stata fuori dal giro per molto, molto tempo. Non ho dato più nell’occhio, da quando la mamma me l’ha chiesto. Gliela avevo promesso.”

“ Non parlare di lei al passato, ti prego!”

Esclamò Tasha, afferrandosi la testa con le mani e ricominciando a singhiozzare.

Tatiana le racchiuse una spalla con la mano sinistra, per confortarla.

Ginny abbassò la testa, abbattuta.

“ Stavo solo raccontando quello che mi disse. Tasha, ti ho già detto che devi calmarti.”

La rimproverò Bobby.

“ Non è facile Bobby.”

Bisbigliò lei, strofinandosi le braccia, come se provasse freddo.

“ Non lo è per nessuno, Tasha.”

Disse Ginny, quasi risentita.

“ Bobby ha ragione Tasha. È inutile che tu ti compatisca. Non serve a niente e di sicuro non aiuta nessuno di noi.”

Disse Tatiana, accarezzandole la spalla e con voce meno brusca di Bobby, che sospirò.

“ A che pensi, Bobby?”

Bobby si accese un'altra sigaretta. La luce rossa della fiamma a gas le illuminò il viso, nella penombra della stanza, addolcendone i tratti e rendendola quasi un’immagine onirica.

Fumò con calma, aspirò e rilasciò nicotina e infine disse:

“ Che quei bastardi la pagheranno.”

Prese il foglio fra due dita e lo tenne di fronte a lei. Bucò con la punta in fiamme del mozzicone un lembo di carta. Quando lo lasciò volare di nuovo, per toccare la superficie levigate del tavolo, la firma ‘V.’ era sparita e al suo posto c’era solo un tondino ancora in combustione.

“ Pensi siano stati loro, a rapire la mamma?”

Le chiese Tasha. Bobby fumò ancora, prima di risponderle lentamente.

“ Rapita…” la guardò, con uno sguardo acceso:” O scortata?”

Le sorelle la guardarono confuse.

“ Siamo serie, ragazze. Credete davvero che la mamma si sia lasciata catturare così facilmente e senza opporre resistenza?”

Le tre si scambiarono sguardi eloquenti e scettici. Infine, scossero il capo.

“ Appunto. Questo significa che li ha seguiti, di sua spontanea volontà.”

“ Ma non ha alcun senso!”

Disse Tasha, agitandosi.

“ Insomma, perché avrebbe dovuto farlo?”

“ Forse è stata minacciata. E’ già successo altre volte.”

“ Sì, Tati. Ma sapevamo chi erano. I soliti conoscenti approfittatori, che noi poi abbiamo conciato per le feste. Se non ci pensava lei stessa.”

Dissi Ginny, sorridendo a qualche ricordo passato.

“ Io dico che la mamma si è messa in casini più grandi di lei. E, come al solito, spetta a noi tirarla fuori.”

“ Vuoi forse ritirarti, Bobby?”

Ora, fu il turno di Tasha di rimproverarla.

Bobby sogghignò.

“ Ma falla finita. Proprio ora che inizio a divertirmi?”

Mormorò, con tono compiaciuto.

Risero tutte, contagiate.

“ Bene! Allora è deciso. Salviamo la mamma!”

Disse Ginny, scendendo definitivamente dal mobile bar e accostandosi alle sorelle, riunitesi attorno a Bobby.

“ Calma. Prima dobbiamo scoprire chi sono questi anonimi rapitori.”

Disse Bobby.

“ E come facciamo? Non abbiamo informazioni.”

“ Mm…”

Mugugnò Bobby, in risposta alle preoccupazioni di Tatiana.

“ Ma abbiamo sempre un informatore.”

Borbottò, quasi fra sé. Le sorelle la guardarono scettiche. Bobby le rassicurò con uno dei suoi sorrisi particolari.

“ Lasciate fare a me.”

“ Mamma.”

Una vocina infantile le fece voltare verso la porta. Una bambina di circa sette anni, avvolta in un pigiama celeste a stelle gialle, si avvicinava a tentoni e a piedi nudi verso la madre, strofinandosi gli occhi.

Tasha le andò incontro, prendendola in braccio.

“ Viola, amore, cosa c’è? Un brutto sogno?”

Le mormorò affettuosa, stringendola a sé e baciandole la guancia destra.

“ No, ho sentito che piangevi…”

A Tasha le si strinse il cuore.

“ Ma no, tesoro mio, no. La mamma non piangeva. Hai sognato.”

Le mentì. Intanto, la voce le si spezzò. Ma, questa volta, represse le lacrime e sorrise alla sua bambina assonnata, cullandola fra le braccia.

Le sorelle guardarono entrambe intenerite. Perfino Bobby, sorrise nel vedere quell’abbraccio fra madre e figlia. Avere figli non le era mai interessato più di tanto, ma i bambini le piacevano.

“ Vieni, è tardi. Torniamo a letto. La mamma sta vicino a te, finché non ti addormenti, vuoi?”

Le mormorò all’orecchio, mentre si avviava già al piano di sopra.

Le altre sentirono Viola bisbigliarle “si”, già ad un nuovo passo verso il mondo dei sogni.

Anche Ginny sbadigliò, contagiata.

“ Andiamo a nanna anche noi?”

Disse, stiracchiandosi.

“ Sì, ma prima voglio sapere…”

Disse Tati.

“ Bobby, quest’informatore, non sarà…”

Bobby scosse la testa.

“ E’ tardi. Ne parliamo domani.”

La rassicurò. Anche lei cominciava a sentirsi stanca. Tatiana annuì, sospirando.

Bobby si mise sul divano del salotto. Incrociò le braccia dietro la testa e senza togliersi le scarpe, chiuse gli occhi.

Sognò uno strano tipo, con l’impermeabile e i capelli biondi. Gli occhi di un insolito tono dorato.

Pioveva a dirotto e lei sentiva freddo.

Quando si svegliò, sentì qualcosa pizzicarle il naso.

Era Danny, il secondogenito di Tasha. Era diverso dalla sorella, che aveva ereditato i tratti scuri e gli occhi azzurrognoli del padre. Danny, invece, era tutto sua madre. Stessi capelli biondi – anche se i suoi erano ricci, per via dell’età – e stessi occhi grandi e castani.

Le sorrise, nel ritrovarla sveglia e articolò il suo nome con una vocina dolce. Nel pugno sinistro stringeva un fiore. Glielo porse, tutto contento. Aveva solo quattro anni ed era già un romanticone. Bobby sorrise, chiuse per un attimo gli occhi e gli scostò la mano dal naso, che stava stringendo fra le dita minuscole. Con l’altra afferrò il fiore e si alzò.

“ Bravo, Danny! Hai svegliato zia Bobby.”

Si complimentò Ginny, prendendolo fra le braccia e facendogli fare l’aeroplano per tutta casa.

Bobby si grattò la testa e sospirò.

“ Anch’io, anch’io!”

Saltellò Viola, protendendo le braccia verso Ginny, che le accarezzò la testa.

“ No, no Viola. Niente aeroplano. Sei già in ritardo per la scuola.”

Le disse Tasha, che le stava infilando lo zaino dietro la schiena.

Viola gonfiò le guance e sbuffò, facendo una pernacchia al fratello, che rise divertito.

“ Basta, Viola. Su, è arrivato l’autobus.”

Il pulmino giallo si fermò alla fermata e Viola corse a scuola, trascinandosi per mano il fratellino, che salutò la mamma.

“ Li lasci andare da soli?”

Chiese Tatiana a Tasha, sulla soglia di casa, mentre entrambe guardavano Viola e Danny salire sull’autobus e prendere posto.

“ Sì. L’asilo è insieme alla scuola elementare e Viola è molto responsabile. Ha preso come una specie di dovere accompagnare il fratello fino all’aula e andarlo  a prendere a fine lezioni. Le maestre si complimentano sempre con me per il suo alto senso di responsabilità.”

Disse, tutta orgogliosa, salutandoli ancora, mentre loro la ricambiavano sorridenti.

Bobby vide Viola trattenere il fratello, prima che si sbilanciasse troppo dal finestrino. Lo rimise a posto accanto a lei e gli aggiustò il berretto.

L’autobus partì e rientrarono in casa.

Ginny si era già servita la colazione. Solo allora Bobby notò il suo abbigliamento.

“ E così cammini in casa di tua sorella?”

Aveva una maglietta con scollo a barca, che le lasciava scoperta una spalla, con tanto di reggiseno in pizzo nero e fucsia in vista. Sotto non indossava nulla, tranne un paio di micro mutandine dello stesso materiale e colore del reggiseno e dei calzettoni in lana lunghi fino al ginocchio.

Ginny fece spallucce, continuando a bere il suo succo d’arancia.

Bobby l’avrebbe strozzata.

Tasha rise.

“ Tranquilla, Bobby. Luke è in viaggio di lavoro. Tornerà in tarda mattinata.”

“ Cioè giusto il tempo necessario perché Ginny sia pronta.”

Disse Tatiana, beffeggiandola.

Ginny le lanciò lo stracco da cucina, che lei afferrò al volo.

“ Rimproverate me. Perché? Bobby che è vestita come ieri, no?”

“ In realtà, questi sono gli unici vestiti che ho.”

La guardarono tutte, sbigottite.

“ Che c’è? Non ho avuto tempo di fare i bagagli.”

Disse semplicemente, bevendo il caffè che Tasha le aveva preparato, proprio come piaceva a lei: scuro e poco zuccherato. L’amaro della bevanda riuscì a ridestarla del tutto.

Ginny la invitò a prendere qualcosa di suo, dalla sua valigia, ma lei rifiutò. Tuttavia, rubò una t-shirt nera di Tasha e si rimise il cappotto di pelle. Aveva ancora freddo. Il freddo dell’abbandono che le aveva lasciato attaccato addosso quel sogno.

Aspettò le sorelle fuori, sulla veranda, mentre leggeva una rivista sportiva di Luke sul dondolo in legno.

Si abbandonò sui cuscini per un po’, pensando al da farsi.

Attesero che Luke ritornasse dal suo viaggio di lavoro, prima di lasciare la casa incustodita. Non volevano lasciare nulla al caso, oltre ad assicurare ai bambini di ritorno da scuola di ritrovarsi almeno un adulto ad aspettarli.

Luke era un uomo semplice. Portava molto bene i suoi trentacinque anni. Era sportivo e gli piaceva giocare a squash col suo capo il finesettimana. Amava la pesca al lago ma, soprattutto, sua moglie e i suoi due figli.

La prima cosa che fece, prima di salutarle, fu di stringere sua moglie a sé e di baciarla sulle labbra, intrattenendola in un lungo bacio. Poi, si dedicò a loro, ammaliandole con lunghi sorrisi, ampi e spensierati. Danny aveva ereditato da lui proprio quel sorriso, oltre al suo romanticismo shakespeariano.

“ Come sarebbe a dire che ve ne andate? Così presto?”

Disse, con tono dolce e naturale.

“ Sì. Abbiamo cose urgenti da fare.”

“ Riguarda vostra madre?”

Ah… sveglio il ragazzo.

Tasha annuì.

“ Sì, amore. Ma, faremo subito.”

“ Mica tanto…”

“ Bobby…”

“ Ti spettiamo fuori, Tasha, mentre saluti Lucas.”

“ No, un attimo. Luke…”

Bobby lo invitò ad avvicinarsi. Quando le fu vicino, Bobby gli consegnò tra le mani una grossa somma di denaro. Luke sbarrò gli occhi e la guardò a bocca aperta.

“ Ma… cosa… Dove hai preso questi?”

“ Non fare domande di cui non vorresti sentire la risposta. Tienili e mettili in banca, in un conto protetto. Prendine un po’ per fare una lunga vacanza con i bambini.”

“ Cosa? Una vacanza? Ma, non possiamo. Il lavoro, la scuola…”

Guardò la moglie e poi Bobby. Poi i soldi e di nuovo Bobby.

“ Sì, sì… una vacanza, hai capito bene. Portali al mare, in montagna, al lago… dove ti pare. Basta che sia lontano e non qui.”

“ Ma, Tasha…”

“ Tasha te la monopolizzo per una settimana o due, dopodiché ti raggiungerà.”

“ Cosa? Ma, io…”

Interloquì Tasha. Non era quello che Bobby le aveva detto.

Bobby la zittì con uno sguardo acceso ed eloquente. Poi, sogghignò verso Luke, con ancora l’aria confusa ed allibita.

“ Bobby, io…”

“ Non devi ringraziarmi.”

“ Ma…”

“ Con permesso, scusa.”

Ginny recuperò la valigetta chiusa, con dentro il resto del denaro.

Bobby gliela sfilò dalle mani e, prima che potesse replicare, se la mise dietro la schiena e uscì fuori casa.

“ E dai, Bobby!”

Sentì esclamare Ginny, che l’aveva inseguita.

Le si attaccò al braccio libero.

“ Non merito anche io un premio.”

“ Si, certo. Quando avrai combinato qualcosa.”

“ Ma non è giusto! A Luke non hai chiesto nulla.”

“ Perché Luke è un padre di famiglia. Tu sei sola, spiantata e una scialacquatrice.”

“ No.”

“ Saresti capace di finirti questi soldi in meno di due giorni.”

“ Ma non è vero! Mi fai così dispendiosa?”

“ Esattamente.”

“ Oh, Bobby! Sei ingiusta!”

“ Lo so. Ora falla finita, prima che m’incazzi sul serio.”

Sogghignò, mentre gettava la valigetta nel portabagagli della 500 di Tatiana e lei caricava il resto dei bagagli.

Ginny sibilò contro la sorella.

“ Non ringhiare. Sei brutta quando lo fai.”

Mormorò Bobby, accendendosi una nuova sigaretta. Controllò l’interno del pacchetto, trattenendola fra le labbra. Cazzo. Erano quasi finite. Di nuovo.

Ginny salì in macchina, sbattendo la portiera.

“ Non sbattere così! Mi scheggi la portiera!”

Le gridò Tatiana dal finestrino.

“ Vaffanculo!”

“ Non mandarmi a fan culo, Ginny, ti avverto… E non urlare, cazzo!”

Ginny ringhiò più forte, incrociando le braccia al petto, indispettita.

“ Togli le gambe dal sedile o te le spezzo!”

“ Non rompere Tati, cazzo!”

“ Ginny, sto perdendo la pazienza…”

“ Me ne fotto.”

“ Ti fotterò io se non la pianti!”

Bobby sogghignò, appoggiata al cofano della macchina e fumando tranquilla, con quel sottofondo colorito di rimproveri e proteste. Tasha la raggiunse, ridendo.

“ Come ai vecchi tempi.”

Le disse, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.

“ Già…”

Disse Bobby, aiutandola a mettere il suo borsone, accanto a quello più gonfio e voluminoso di Ginny, nel portabagagli.

Lo richiuse con un tonfo sonoro. Tasha era ancora vicino a lei. Aveva lo sguardo basso, come quando da piccola tergiversava a dirle qualcosa.

“ Che c’è? Vai in macchina, dai. Hai salutato Luke?”

“ Sì. Ha detto che partirà per un breve vacanza con i bambini. Li porterà a mare. Viola sarà contenta e anche Danny.”

“ Sì, sì… e qual è il problema? Vuoi andare anche tu?”

“ No!”

Esclamò, con tanta foga da imporporarsi le guance.

Sospirò, riabbassando il capo.

“ Io… non… Perché hai detto a Luke che sarei rimasta con voi per una o due settimane? Basterà questo tempo per salvare la mamma? Io… io non meglio mollare tutto se…”

“ Smettila di agitarti.”

Le disse Bobby, afferrandola per le spalle.

“ Ci penseremo quando sarà, va bene?”

Tasha la guardò negli occhi. Quei profondi occhi verdi, capace da sempre di farle dimenticare ogni turbamento, svuotandola di qualsiasi sentimento, negativo o positivo che fosse. Quel senso di annientamento la frastornava e confortava allo stesso tempo.

Si accorse che Luke le stava guardando dalla soglia di casa. Quando la salutò con la mano, lei lo ricambiò con riconoscenza.

Lo vide sorriderle, fiducioso. Sapeva già che quel sorriso le sarebbe mancato più di tutto.

Guardò Bobby.

Be’… in fondo, era con lei. E con Tati, e con Ginny… Solo allora, si accorse di quanto le erano mancate. Si accorse di aver abbracciato Bobby, solo quando la distaccò bruscamente, come sempre.

“ Dai, andiamo. Altrimenti quelle, lì dentro, si scannano.”

Le sorrise. Quel mezzo sorriso che la faceva sempre ridere e le infondeva coraggio.

Si mise dietro, accanto a Ginny che era molto nervosa ed irritata. Almeno, rimaneva in silenzio, senza fare i capricci.

Tatiana, invece, continuò a rimproverarla fino a quando non imboccarono la tangenziale.

Solo allora, si rivolse, con tono più calmo, a Bobby.

“ Allora? Direzione?”

Bobby raccolse un mozzicone semi consumato dal portacenere dell’auto stracolmo, lo riaccese e si mise comoda sul sedile, incrociando le gambe sul cruscotto.

“ Prendi l’A-1.”

Tatiana eseguì, colpita dal suo tono, quasi incolore. La guardò, con la coda nell’occhio. Stava pensando. Lo sapeva. Deglutì, nervosa, e accelerò di poco, ingranando la quarta.

Ginny, che guardava fuori dal finestrino, in parallelo al lato del passeggero, vide il riflesso di un’insegna. Sgranò gli occhi e si protese verso Bobby, picchiettandola per una spalla.

“ Stiamo andando a Forks?”

Tasha la guardò e Tatiana aspettò la risposta, senza voltarsi verso di lei.

“ Sì, sì…”

Disse semplicemente, gettando il mozzicone, ora finito, fuori dal finestrino.

Ginny si afflosciò sul sedile posteriore, sbuffando.

“ Ma non c’è niente a Forks.”

Piagnucolò, scontenta.

Bobby sogghignò.

“ Non mi risulta.”

Ginny portò gli occhi al cielo.

“ Che palle.”

Borbottò, fra sé e sé.

Si stese di lungo, posando la testa sulle ginocchia unite di Tasha. Chiuse gli occhi, mentre lei le accarezzava piano i capelli.

Almeno, si sarebbe fatta una bella dormita. Doveva recuperare il sonno perduto… doveva…

Si addormentò.

Bobby accese la radio. La stazione di Forks mandò una canzone dei Linking Park , Leave out all the rest.

Bobby sbuffò. Cazzo. La più moscia.

Tatiana alzò il volume, sorridendo.

Bobby la osservò di traverso.

“ Bella Forks.”

Disse Tatiana, tutta giuliva.

Tasha, dietro di loro, ridacchiò.

Bobby arcuò un sopracciglio, mentre svoltavano verso l’uscita.

Quando videro un cervo zampettare lungo il guardialinee, brucando l’erbetta selvaggia, lontano dal bosco, capì che erano arrivate.

 

Angolo dell’autrice.

 

Scusate l’imperdonabile ritardo, ma non ho avuto molto tempo per la scrittura. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. J

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ringrazio come sempre tutti coloro che seguono, leggono e commentano la mia storia.

Perdonate eventuali errori di battitura.

Aggiornerò presto. Soprattutto nel finesettimana.

Un bacio a tutti/e voi. J

Sempre vostra,

Fuffy

 

<3

 

 

 

  
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