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Autore: martioriginal    31/08/2013    2 recensioni
Athena and Poseidon.
Atena e Poseidone.
Amore tormentato tra questi due personaggi mitologici/epici
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente, questa è la prima fan fiction epica/mitologica che scrivo.  I personaggi non sono inventati da me, ovviamente la mitologia ha creato questi nomi molto tempo fa, ma questa era l’unica sezione in cui inserirli.
Il rating si manterrà sul verde/giallo, più verde però (:
Sono una grande appassionata della mitologia, specialmente quella graca, è un argomento che mi ha sempre attratta fin da piccola.
Le mie due divinità principali sono Atena e Poseidone, due Dei completamente differente, eppure sotto certi punti di vista li trovo anche abbastanza simili.
La tradizione vuole che questi due si siano sempre odiati fin da quando alla dea è stato dato il patronato della città di Atene, ma a discapito di quello che vuole la tradizione io ho voluto scrivere una one shot su di loro. So bene che teoricamente Atena è la nipote di Poseidone, ma è anche vero che sull’Olimpo, i legami familiari e amorosi si sono mescolati più di una volta, quindi può essere di nuovo così.
Ah, quasi dimenticavo.. per facilitare la cosa.. ho immaginato Poseidon come Matt Bomer e Athena come Kate Beckinsale (con gli occhi più chiari però :3)
Spero che la storia vi piaccia, a presto e recensite mi raccomando.
Marti (:
 
WHEN I LOOK INTO YOUR EYES THE OLYMPUS BECOME NOTHING.
 
Sono qui, a sedere su questa riva che sembra non finire mai, a guardare un cielo all’orizzonte che sembra farmi sempre più male.
Apollo muove il suo carro dorato e il Sole inizia timidamente a sorgere, illumina l’acqua del colore dei suoi occhi; illumina la mia acqua del colore degli occhi di quella donna, la sola donna capace di rovesciare i sistemi, capace di stordire il mio mondo, la mia esistenza: Atena.
Era sempre stato un bel rapporto il nostro, qualsiasi rapporto che uno zio e la nipote dovessero avere.
Lei era nata da mio fratello, era già grande, bella, fiera e potente, nessuno osava mettersi sul suo cammino, era meravigliosa, raggiante. Il solo che poteva osare sfidarla era Ares, ma anche suo fratello impallidiva di fronte a tutto ciò che lei rappresentava, era in grado di sfiorare la perfezione, per quanto ognuno di noi dei avesse questa capacità.
Io le ero sempre stato vicino, farsi strada nella nostra società non era mai stato un compito semplice, ma lei, come una stella che brucia, aveva surclassato tutti, era spettacolare, mi stupii che Paride avesse dato ad Afrodite il pomo d’oro. Per quando lei potesse essere bella, la luce che Atena emanava, risplendeva nel cielo oscurando tutto quello che aveva intorno, la sua forza di volontà, la sua intelligenza, niente poteva essere paragonato a lei.
Ma commisi il grande errore di tradire la sua fiducia, di tradire la sua stima, e tutto ciò che io potessi rappresentare nei suoi confronti.
Prendere carnalmente Medusa, nel suo tempio, è stato l’errore più grande della mia vita.
Non ho perso solamente la figlia di mio fratello in quel frangente, no. Ho perso la sola donna che fosse stata capace di far nascere in me emozioni differenti, emozioni e sensazioni che non avevo nemmeno mai pensato di possedere.
Io ero Poseidone, dio del mare e delle acque, uno dei tre grandi fratelli, ero famoso e potente, mi pregavano e rispettavano, eppure una sola donna era stata capace di mettere in ginocchio i miei sentimenti e plasmarli a suo volere.
E adesso? Adesso il colore di quell’acqua limpida non faceva che riportarmi ai suoi occhi, al suo sguardo dolce e doloroso al tempo stesso.
Quella donna che aveva dentro di lei tutte le emozioni possibili, e che senza rendersene nemmeno conto me le stava trasmettendo tutte, regalandomi gioie e sofferenze inimmaginabili.
Inoltre negli ultimi tempi i rapporti non avevano fatto altro che peggiorare.
Da quando i cittadini di Atene avevano scelto lei come dea protettrice, noi ci eravamo allontanati ancora di più.
Non serbavo rancore, verso di lei non avrei mai potuto, ma ovviamente lei supponeva il contrario, anzi ne era convinta.
Basta, dovevo chiarire questa cosa con lei.
Dovevo andare da lei e dirle quello che sentivo, dolore adesso o indifferenza dopo non poteva valerne la pena, almeno tentare poteva essere un’opzione.
Il Sole adesso era alto del cielo, i bagliori di luce arrivavano luminosi, irradiavano il mare trasformandolo in oro.
Mi alzai dalla riva, la lunga tunica color turchese mi arrivava fino ai piedi bloccata in vita da uno spesso cinturone, anche quello dorato, mentre una miniatura del mio tridente pendeva scintillante dal mio collo.
Mi diressi immediatamente dove sapevo che l’avrei trovata.
Il Partenone.
Da pochi anni, sull’acropoli della sua città, le avevano dedicato un tempio meraviglioso, sapevo che le piaceva passare del tempo lì, nascosta tra le altre donne che si radunavano e tessevano il peplo per la sua festa, le piaceva prendere il posto di una di esse, mimetizzarsi con loro, prendere parte alla loro fede, la faceva sentire bene, amata.
Andai subito in quel luogo, ovviamente non potevo rivelare la mia natura per cui presi le sembianze di una vecchia donna ed entrai insieme alle altre.
Lei era lì.
Sentii il mio cuore perdere un battito quando mi rivolse quel suo sguardo, puro e liquido, quello sguardo che mi penetrò la mente come il dardo di Eros che ferisce gli innamorati.
Lei mi guardò e capì all’istante chi fossi.
Non ci fu bisogno di parole, niente. Uscimmo immediatamente e lei andò fino alla riva del mare senza mai voltarsi indietro, senza mai dire niente. Io mi limitai a seguirla.
Il morbido velo bianco l’avvolgeva quasi completamente lasciando nude solo le braccia, dove splendeva qualche gioiello dorato abbinato alla cintura che le stringeva il punto vita. I capelli erano attaccati in modo delicato con qualche ciocca mossa che le ricadeva sulla schiena. Era bellissima.
Quando lei ritenne di essere arrivata nel luogo giusto si fermò.

"Cosa vuoi Poseidone?"

Mi rivolse quella voce, era diventata fredda, e da un lato potevo perfettamente capirlo, ma faceva male.

"Parlarti."

Lei si limitò ad annuire alle mie parole, così iniziai il mio discorso senza fine.

"Ho fatto tanti sbagli e tu lo sai, io lo so, insomma me ne rendo conto, sono stato sciocco ed effimero, mi sono lasciato sfuggire dalle mani le sensazioni più belle che avessi mai provato. Mi sono lasciato sfuggire dalle mani te."

Rimasi in silenzio, cercando un consenso da parte sua.
Mi guardò, mi guardò di nuovo e notai le lacrime gonfiare i suoi occhi e renderli lucidi. Mi faceva male vedere vederla piangere, mi distruggeva. Se non fossi stato immortale, probabilmente la mia morte sarebbe stata quella.

"Quando guardo nei tuoi occhi l’Olimpo diventa niente, sei importante solo tu, lo sei sempre stata."

Una lacrima le rigò il volto quando le dissi questo e sentii il mio cuore esplodere davvero.

"Ti amo."

Fu lei a dirmelo e mi sentii la persona più felice del pianeta, era forse possibile? Avevo sentito bene? Si, e le sue parole successive me lo confermarono.

"Ti ho sempre amato, contro tutte le leggi della natura, sei il fratello di mio padre e ciò non mi ha mai impedito di provare tutto questo per te, è per questo sentimento che quando hai preso Medusa il mio cuore si è spezzato, non sono più riuscita a guarire da questo dolore, ma ora si."

Mi avvicinai a lei, e le rivolsi il sorriso migliore che avevo. Le posai una mano sul volto e la guardai con dolcezza.

"Ti amo Atena, sempre."

Poi posai delicatamente le mie labbra sulle sue, un contatto dolce, lei chiuse gli occhi e i feci lo stesso, stringendola a me, come se da quel contatto dipendesse tutto il resto del mondo.
Il mio cuore tamburellava,e non accennava a fermarsi, mentre tenevo fra le braccia la donna della mia esistenza.
 
 
   
 
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