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Autore: londra555    31/08/2013    21 recensioni
Santana vorrebbe solo allontanarsi da quello che rimane della sua vita. Vorrebbe semplicemente passare qualche giorno tranquillo in un hotel di provincia.
Invece scoprirà cosa significa trovarsi nel posto giusto ma al momento sbagliato.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo viaggio

 

Santana non sapeva bene come avrebbe dovuto sentirsi.

Come qualcuno che ha appena perso la persona che ama?

Probabilmente sì, ma si sentiva anche come se non fosse successo in quel momento, come se fossero passati anni. Ed era vero, tecnicamente.

Forse più adatto sarebbe stato sentirsi come se ogni speranza fosse persa?

Deglutì a vuoto. Sarebbe andata avanti, lo sapeva. Aveva vissuto tutta la sua vita senza lei, avrebbe potuto farlo ancora e ancora. Ogni giorno della sua vita. Del resto era stato solo un regalo conoscerla, un fortunato dono. Un Tempo che non avrebbe mai dovuto vivere.

E allora perché desiderava così tanto qualcosa che non poteva avere? Qualcosa che non avrebbe dovuto avere.

Alla fine non poteva mancarle qualcosa che non aveva vissuto. Quei pochi giorni non erano stati niente nell'arco della sua vita e, forse, l'unica cosa che aveva fatto era idealizzare una donna che non conosceva davvero.

Ma sentiva un nodo che le stringeva la gola, quella sensazione che precede le lacrime, anche se, lo sapeva, non sarebbero arrivate.

Sentiva lo stomaco chiuso e un lieve dolore alle tempie, un fastidio dovuto al suo pensare troppo a ciò che voleva. Ma non poteva avere.

Voleva salvarla.

Perché se lo meritava, perché sarebbe stato giusto.

Perché l'amava.

E non glielo aveva mai detto. E non avrebbe mai potuto farlo.

Perché ciò che è stato non si può cambiare, le aveva detto il vecchio. E chi più di lui poteva sapere se fosse vero.

Strinse i pugni mentre camminava lungo il corridoio forse, col tempo, avrebbe provato altri sentimenti ma in quel momento riusciva a sentirsi solo impotente. In trappola. Voleva disperatamente fare qualcosa che non avrebbe mai potuto fare. E questo aveva aperto una ferita che ora sanguinava ma che si sarebbe cicatrizzata lasciando per sempre, dentro di sé, indelebile, la prova di ciò che aveva sentito.

Poggiò i pugni chiusi sulla porta della sua stanza. E chiuse gli occhi. Doveva andar via. Perché non c'era niente che avrebbe potuto fare e non voleva stare lì. Non più. Sapeva che non avrebbe trovato la maniglia ad attenderla e sapeva che aveva sprecato la sua possibilità di convincere il vecchio Providence. Ammesso che mai ne avesse avuto una.

Non vi è modo per cambiare ciò che è stato.

Così aprì la porta, piano, con lo sguardo ostinatamente basso rivolto al pavimento, le lacrime incastrate nel fondo dei suoi occhi, e la gola stretta, così tanto che respirare era quasi impossibile. E solo allora aggrottò le sopracciglia.

Fece un passo, lento, mentre la porta scivolava piano alle sue spalle per chiudersi con un rumore sordo.

Santana però non ci fece troppo caso, fece un secondo passo prima di inginocchiarsi e sfiorare con le dita quell'oggetto che aveva attirato la sua attenzione. Era meno luminosa, quasi spenta, ma era lei: la maniglia che aveva cercato così a lungo.

E questo poteva voler dire solo una cosa, era tutto finito, perché era spenta e senza vita. Fuori dal suo posto come se qualcuno l'avesse strappata con forza.

Santana la prese, piano, stringendola delicatamente come se fosse un'antica reliquia di un tempo ormai finito. Lei era stata l'ultima a poter passare dall'altra parte. Probabilmente il Providence intendeva quello quando aveva detto che non avrebbe commesso lo stesso errore due volte. Non l'avrebbe più permesso.

Così si rimise in piedi, gli occhi chiusi e quell'oggetto stretto tra le mani. Sarebbe salita sulla scogliera, avrebbe guardato il mare infrangersi più in basso, avrebbe sentito la salsedine sulle labbra e il vento tra i capelli. E poi l'avrebbe lanciata via, avrebbe lanciato lontano quell'oggetto perché le onde l'inghiottissero.

Così spalancò gli occhi, forse con una scintilla di decisione.

E si fermò di colpo.

La sua espressione doveva essere sorpresa o incredula o assolutamente esterrefatta. Almeno così pensava visto che, era sicura, fosse identica a quella della persona che aveva davanti.

Passò lo sguardo sui suoi lineamenti così dolci, su quegli occhi azzurri che non aveva mai visto così grandi e sorpresi, sui capelli biondi, leggermente mossi ma perfettamente acconciati che ricadevano sulle spalle lasciate scoperte da un abito chiaro. Poi percorse le sue braccia sino alle mani, una stretta in un pugno e l'altra che stringeva un grosso oggetto, probabilmente un accendino da tavolo degli anni sessanta di metallo che doveva essere decisamente pesante, era uno degli oggetti che decoravano quella stanza. Santana lasciò che il suo sguardo continuasse il suo percorso, senza domandarsi perché avesse quell'oggetto in mano, e così accarezzò le sue lunghe gambe accorgendosi che era scalza per poi risalire di nuovo ed incrociare i suoi occhi. E allora chiuse con uno schiocco le sue labbra, ancora spalancate per la sorpresa, e si schiarì la voce.

-Sei scalza.

Fu la prima cosa che disse. Brittany abbassò lo sguardo e, se possibile, sembrò ancora più sorpresa.

-Pensavo che le scarpe sarebbero state scomode.

Santana deglutì mentre annuiva. Era legittimo, giusto?

Mosse appena la mano indicando l'accendino da tavolo che stringeva ancora con forza Brittany nella sua mano destra.

-E quello?

Brittany seguì ancora il suo sguardo e sembrò accorgersi solo allora di avere quell'oggetto in mano, lo lasciò andare come se improvvisamente avesse iniziato a scottare e lo guardò rotolare sul materasso senza cadere e fermarsi quasi al centro perfetto, come se avesse voluto lanciarlo proprio lì.

-Non sapevo con cos'altro rompere la maniglia. Così mi sono guardata intorno e c'era quello ed era davvero pesante – fece una pausa mordendosi il labbro e guardando di sottecchi prima l'armadio poi la mano di Santana che ancora stringeva la maniglia – Così l'ho preso e l'ho colpita. Solo una volta. E poi sei entrata tu. Spero che al vecchietto non dispiaccia.

Santana annuì quasi distrattamente, staccò a fatica gli occhi dai lineamenti di Brittany e, quasi lottando contro se stessa, aprì la mano per guardare la maniglia. Era spenta. Come se le mancasse qualcosa, quel lieve brillare che la rendeva quasi ipnotica.

-Non credo che gli importi. In fondo se è successo vuol dire che doveva succedere.

Santana non era sicura di sapere bene perché mai stesse dicendo quella frase, ma sapeva anche che era vero. Guardò la maniglia di nuovo, guardò Brittany che, a sua volta, guardava lei, e spalancò la bocca nuovamente. La maniglia cadde al suolo mentre Santana si portava la mano al viso e scuoteva la testa.

-Dio... - sussurrò – Sei qui.

Brittany portò le mani davanti a sé e strinse i pugni per poi rilasciarli un paio di volte ed annuire.

-Sì, Quinn mi ha detto tutto e poi ieri quando sono arrivata al Providence c'era questo vecchietto che non avevo mai visto, mi ha sorriso e mi ha detto qualcosa sul fatto che, questa volta non avrebbe sbagliato...

Ma non riuscì a continuare. Santana percorse la distanza che le separava e la trascinò in un abbraccio mentre muoveva le mani con foga su di lei, come se volesse essere ovunque contemporaneamente. Come se volesse assicurarsi che fosse reale e non solo uno scherzo della sua fantasia. Brittany reagì immediatamente, come se il suo corpo fosse stato in paziente attesa di quel momento e fosse pronto prima che la sua mente realizzasse ciò che stava succedendo. Passò le mani dietro la schiena di Santana spingendola verso di se e bloccando, almeno in parte, i suoi movimenti. Poi trovò le sue labbra e le sentì nuovamente sue. Al di là di ogni logica.

Santana rispose al bacio con foga e con urgenza, incapace di separare pensieri, domande e gesti, tutto le sembrava un unico, confuso, miscuglio di calore e pelle e tessuto e sensazioni. Annaspò alla ricerca d'aria allontanandosi quel tanto che bastava per trovare ossigeno, ma le labbra di Brittany la seguirono impedendole di trovare sollievo in una boccata d'aria. Ma non le importava, in fondo non le serviva, non quando poteva respirare lei.

Poi, un momento dopo, o un secolo, fu Brittany stessa a staccarsi per avvolgerla tra le sue braccia e stringerla, così vicine che non c'erano più confini. E tutta la foga di prima sembrò placarsi in un solo istante mentre trovavano il loro posto l'una tra le braccia dell'altra.

Santana teneva gli occhi chiusi, stretti come le sue braccia intorno al corpo di Brittany e, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che era certa che anche Brittany stesse facendo la stessa cosa. Stavano chiudendo il mondo fuori e con lui ogni altra cosa. C'erano solo loro in un'oscurità che le cullava.

Santana accarezzò la schiena di Brittany sino a raggiungere il suo volto trovandolo umido di lacrime.

-Non piangere – disse e suonò alle sue stesse orecchie come la preghiera più vera che avesse mai pronunciato.

Brittany scosse la testa, voleva che sapesse che andava tutto bene.

-Non posso tornare indietro – sussurrò.

-Perché l'hai fatto? - chiese allora Santana.

-Perché ti amo. E non te l'avevo detto.

Solo allora Santana capì davvero che il Providence era sempre il luogo giusto.

 

 

 

 

Santana aprì gli occhi a fatica mentre i raggi del sole entravano dalla finestra e si trovò a specchiarsi in un paio d'occhi azzurri che già l'aspettavano.

-Buongiorno – sussurrò sulle sue labbra.

Brittany la baciò, come desiderava e si allontanò fissandola.

-Pensavo che non ti avrei mai rivista – disse.

-Mi dispiace. Non sai quanto mi dispiaccia. Ma non potevo restare.

L'altra annuì convinta.

-Sono entrata nella stanza un anno fa, sai? E ti ho vista scomparire – spostò lo sguardo verso l'armadio e sembrò ricordare – Improvvisamente. C'eri, ne ero sicura, ho visto le tue spalle, i tuoi capelli. E poi... - si fermò lasciando che le parole sparissero come era sparita Santana.

-Lo so. Deve essere stato un po'... strano?

Brittany si voltò guardando la scrivania.

-E poi c'era quella lettera – si morse il labbro e abbassò lo sguardo – Stavo per strapparla.

-Ma non l'hai fatto – la rassicurò Santana leggendo una lieve tono quasi colpevole nelle sue parole.

-Quinn me l'ha presa dalle mani prima che potessi farlo – Brittany tornò a guardare Santana – Se non fosse stato per lei non avrei fatto niente.

-Nemmeno dopo avermi vista sparire?

-Pensavo fosse un'allucinazione! - si giustificò – Tu cosa avresti pensato al mio posto?

Santana aprì la bocca per cercare una risposta, ma si limitò a scuotere la testa mentre ci pensava.

-Avrei pensato di aver visto male, che fosse solo uno stupido scherzo della mia testa – ammise anche se a malincuore.

-Quinn mi ha detto che doveva parlarmi. A me e a tutti gli altri! Ha chiamato Kurt e Puck e Blaine e ha chiuso la porta.

Si passò una mano sul volto e ridacchiò.

-Credo che Puck sia ancora sconvolto! - disse improvvisamente – Ma non volevamo crederle! Ha dovuto raccontarci un paio di cose del... - si bloccò per un attimo - ...futuro, perché le credessimo davvero!

Santana si voltò sul fianco per guardarla negli occhi.

-Ma comunque hai fatto quello che ti chiedevo. Hai portato la lettera a Los Angeles.

-Sì – annuì Brittany – E poi ti ho aspettata. Un anno intero. E mi sei mancata così tanto che pensavo non sarebbe mai passato. C'erano giorni in cui non volevo niente, se non rivederti. Allora salivo sulla scogliera e guardavo il mare.

Santana balzò sul letto.

-Stanno cercando il tuo corpo? Com'è possibile? Ti sei buttata? - sapeva che era stupido visto che era proprio lì davanti a lei, ma non poteva farne a meno.

Brittany la trascinò di nuovo tra le sue braccia con un movimento fluido ed aspettò che si rilassasse.

-Un paio di giorni fa... - fece una pausa e rise tra sé e sé – Beh... un paio di giorni fa nel 1926, sono venuta al Providence per prendere la stanza. E non c'era il solito impiegato, solo un vecchietto che sembrava conoscermi. E, quando sono entrata nella stanza 314, l'armadio era aperto e la maniglia brillava. Sapevo cos'era! Non potevo sbagliarmi. Quinn l'aveva descritta così bene!

-Cos'hai fatto?

-Sapevo che non saresti potuta passare mai più perché quello era il mio momento. Solo il mio. E così ho chiamato Quinn e Blaine e gli ho detto cosa avrei fatto.

-Hanno inscenato loro la tua scomparsa? - domandò incredula Santana.

-Sì. Sarà più facile per Blaine. Potrà vivere come un qualunque vedovo sconvolto dalla scomparsa della giovane moglie. Nessuno si stupirà se non si risposa.

Santana accarezzò il suo volto.

-Li hai salutati per sempre.

-Erano lì. Nella stanza con me quando sono passata da questa parte.

-Perché hai rotto la maniglia? Avresti potuto cambiare idea e...

Brittany prese il suo volto tra le mani per poterla baciare.

-Non avrei potuto farlo. Il mio posto è con te.

Santana la fissò per un attimo.

-Il tuo Tempo è con me.

Brittany sorrise mentre l'accarezzava dolcemente. Santana la guardò negli occhi alla ricerca della più piccola ombra di rimorso e rimpianto. Ma non lo vide, non solo perché non c'era, ma perché non ci sarebbe mai stato.

-Ti amo.

L'aveva immaginato diverso. L'aveva immaginato sulla scogliera al tramonto, aveva immaginato persino che suonasse diverso, che fosse più poetico o semplicemente più cinematografico. Ma sorrise pensando che non era meno perfetto. E, probabilmente, lo pensò anche Brittany visto che la baciò piano e dolcemente.

-Andiamo a vedere il mondo! - disse improvvisamente Santana mentre si alzava ridendo per la protesta soffocata dell'altra.

Prese un paio di jeans e incrociò lo sguardo di Brittany che la guardava confusa.

-Che c'è?

-Cosa sono quelli?

Santana sorrise e le prese la mano per tirarla verso di sé.

-Andiamo! Hai tutto un mondo nuovo da conoscere! Direi che inizieremo da un po' di shopping!

 

 

 

Santana continuava a lanciare rapide occhiate verso dove, solo una manciata di secondi prima, era sparita Brittany. Ovviamente era nervosa, anche se fingeva di leggere il menù del ristorante dove l'aveva portata per pranzo. Ma aveva insistito perché la lasciasse andare almeno sino al bagno da sola. Non che Santana fosse sicura che fosse una buona idea, insomma aveva passato il tempo a stupirsi per tutto. Quando Santana aveva cercato di pagare con la carta di credito, dopo averle fatto misurare una quantità spaventosa di vestiti, Brittany l'aveva presa dalla sua mano e l'aveva rigirata tra le sue dita continuando a domandarle se davvero poteva pagare con quell'affare colorato. La commessa le aveva guardate come se provenissero da un altro pianeta. Cosa che, da un certo punto di vista, era assolutamente vera per quello che riguardava Brittany almeno.

Così lanciò l'ennesimo sguardo preoccupato lasciando cadere il menù sul tavolo e muovendosi per alzarsi e andare a controllare di persona che tutto andasse bene. O almeno questo era ciò che avrebbe voluto fare, purtroppo per lei, un trafelato David Puckerman, appena entrato nel ristorante, puntava dritto verso di lei. Le si parò di fronte come se si aspettasse di trovarla esattamente lì.

-Ti ho cercato dappertutto! - sbottò sedendosi in una delle sedie libere del piccolo tavolino.

-Stavi cercando me? Ma se non ti ho detto nemmeno che sarei stata a Newport in questi giorni!

-Esatto! E questa è una delle molte domande che ho da farti.

Santana scosse la testa.

-Senti, David, mi dispiace non averti avvertito. Ma sono qui per qualcosa di... - fece una pausa - … personale.

David la guardò come se non capisse quale fosse il vero problema così le sventolò davanti agli occhi una vecchia busta chiusa.

-Spiegami questo!

-Non ho idea di cosa sia e se non stai fermo non lo saprò mai!

-Ah non lo sai? Te lo spiego io! Ieri pomeriggio mio padre è passato nel mio ufficio per lasciarmi una lettera di mia nonna che gli aveva lasciato delle istruzioni per oggi.

-Tua nonna? Quinn?

David socchiuse gli occhi per studiarla poi riprese a gesticolare.

-Certo! E sai cosa dicevano quelle istruzioni? Che doveva recarsi all'Hotel Providence, proprio oggi, e cercare una certa Santana Lopez per consegnarle questo!

Santana allungò la mano cercando di prendere la busta chiusa curiosa di sapere cosa contenesse. Ma David allontanò di colpo la mano e la fissò.

-Eh no! Non credi che sia il caso di spiegarmi come mai non ti stupisce per niente?

Santana si morse il labbro.

-Ma certo che sono stupita...

David sollevò un sopracciglio.

-Beh dovresti visto che hai appena ricevuto una busta da una donna che tu non avresti mai dovuto conoscere e, soprattutto, che non poteva sapere che tu saresti stata qui proprio oggi!

Si fermò passandosi una mano tra i capelli. Poi scosse la testa e riprese a gesticolare incurante dello sguardo del cameriere che iniziava a sembrare abbastanza interessato a quella strana situazione.

-Dico davvero, niente ha senso! Sono corso al Providence stamattina ma sono arrivato evidentemente tardi perché tu eri già andata via! Ho girato tutta Newport! Pensavo non ti avrei trovata e poi ti ho vista attraverso la vetrata di questo ristorante e...

-Avresti potuto chiamarmi – lo interruppe.

David si fermò.

-Giusto... ma non è questo il punto! Il punto è che mi devi davvero tante spiegazioni e se vuoi che io ti...

Di nuovo si fermò, questa volta attirato da qualcosa alle spalle di Santana, questa si voltò per guardare nella sua direzione e vide arrivare una raggiante Brittany. David sembrava assolutamente incredulo e, se possibile, lo sembrò ancora di più quando questa prese posto al suo fianco.

-C'è una macchina strana, se ci metti le mani sotto parte un getto d'aria! E se poi le togli si ferma! Non è assolutamente incredibile? - domandò Brittany sventolando le mani davanti ad entrambi.

David continuava a fissarla con un'espressione che, difficilmente, sarebbe potuta essere più incredula.

-Io ti ho vista... - sussurrò.

Brittany gli dedicò finalmente tutta la sua attenzione e gli porse la mano.

-Io sono Brittany.

-Oh mio Dio – sbottò David – Oh Dio.

Santana si schiarì la voce.

-Stai bene David?

-Sì... no – si voltò per guardare Santana – Lei sembra davvero, davvero, davvero uguale a quella Brittany!

-Sì – iniziò Santana – Ecco forse è un pochino difficile.

-Lopez tu mi devi molte più spiegazioni di quello che pensavo sino ad un attimo fa – sbottò David.

Santana scosse la testa prima di accorgersi dello sguardo corrucciato di Brittany, così sospirò.

-Brit, lui è David. David Puckerman il nipote di Noah e Quinn.

Brittany spalancò la bocca sorpresa e poi si lanciò su di lui per abbracciarlo come se fossero vecchi amici. David, colto alla sprovvista, reagì un attimo dopo stringendola a sua volta prima di lanciare un'occhiata a Santana. Questa sorrise appena prima di prendere la busta che era ormai stata lasciata sul tavolo per aprirla.

-Assomigli tantissimo a Noah! - esclamò Brittany con entusiasmo.

David si passò una mano tra i capelli imbarazzato, confuso e, forse, ancora un po' incredulo.

-Non posso crederci! - esclamò Santana.

-Cosa? - chiese David.

-C'è un conto aperto a mio nome in una delle più importanti banche del mondo! Qui dentro ci sono gli estremi per accederci, ma come ha fatto?

David prese la lettera dalle sue mani.

-Non mi sembra tanto difficile, sai? Mia nonna aveva un fiuto per gli affari, mi sono sempre chiesto come sembrasse sapere sempre in cosa investire – si fermò facendo una pausa – O sapesse sempre su chi scommettere nelle partite importanti.

Poi lesse la lettera rapidamente e sollevò lo sguardo prima su Brittany e poi su Santana.

-Qui dice che ti ha aperto un conto perché avrete bisogno di fondi per falsificarle i documenti? - sbottò indicando Brittany poi si prese qualche secondo per osservarla - Oh Dio ma è davvero quello che sembra?

Santana annuì piano anche se David non la poteva vedere troppo concentrato nel fissare Brittany che a sua volta sembrava interessata a cercare somiglianze con Noah e Quinn.

-Senti David... - iniziò Santana pensando a quali fossero le parole adatte.

Ma questo si voltò e si alzò.

-Non voglio sapere niente! Credo sia già abbastanza incredibile così anche senza tutti i dettagli!

Guardò Brittany e le sorrise scuotendo la testa. Finalmente si voltò per andare via.

-David?

La voce di Brittany lo fece voltare.

-Sì.

-Sono stati felici? - chiese con un filo di voce.

David sorrise appena di più, si passò una mano tra i capelli e fissò un punto nel vuoto.

-Sì. Lo sono stati. Sono stati così felici che, ogni volta che li guardavo, pensavo che sarebbe piaciuto anche a me esserlo così.

Brittany sorrise mentre Santana allungava una mano per prendere la sua, accorgendosi che aveva gli occhi lucidi.

-Grazie – gli disse solo.

David annuì di nuovo e fissò le loro mani intrecciate.

-E sono certo che lo sarai anche tu.

 

 

Fine

 

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Dunque iniziamo con le mie scuse per questo ritardo! Non era mia intenzione, ovviamente, farvi aspettare tanto! Potrei darvi un sacco di ragioni per questa attesa ma mi limito a dirvi che mi dispiace davvero tanto. Scusate.

Poi siamo arrivati alla fine. Pure di questa. Spero vi sia piaciuta. So che probabilmente sarebbe bello seguire una Brittany degli anni venti nei problemi che un cambio tanto drastico causerebbe, ma sapete che, secondo me, quella sarebbe un'altra storia. Credo che la naturale conclusione di questa sia proprio qui.

Un grazie enorme a tutti voi. Grazie per la pazienza anche!

Un grazie speciale alla mia Elettra che probabilmente uno di questi giorni mi strangolerà!!

Un abbraccio a tutti!

 

 

  
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