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Autore: Artemisia89    06/03/2008    15 recensioni
“E se andasse male?”
Rifletté sul significato di andare male poi spense il cellulare e sbirciò nello studio del medico, finché non sentì “prima visita”. Si alzò e bussò.
Perchè preoccuparsi? Perchè?
Si diventa mamma a 25, 26 anni. Non a 18.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara

 

 

Non                                      a                                            18

 

~Marzo~

 

 

 

Stringeva  stretta contro il petto la borsa di pelle dalla firma falsa, mentre con l’altra mano tentava di tenere dritto l’ombrello: sentiva già che le punte dei capelli si erano inzuppate di pioggia.

Si volse indietro, e arretrò, sporcandosi i pantaloni con l’acqua di una pozzanghera, e imprecò contro quei perfetti idioti dei metereologi: avevano previsto una settimana di sole. Evidentemente, la loro concezione di settimana era diversa da quella abituale, perché dopo tre giorni quasi primaverili, si era presentata l’ultima rappresaglia dell’inverno.

Marzo pazzerello…

Sussultò.

Una macchina – l’ennesima – parcheggiò dietro di lei. Si rese conto che sua madre non aveva affatto esagerato, consigliandole di andare presto dal medico di famiglia. Quella nausea continua durava ormai da troppo tempo. Non è il caso di farsi visitare, bambina?

Strinse così tanto il manico di plastica dell’ombrello che le nocche diventarono bianche, e poi livide. Quasi come il cielo. La bambina in questione sbuffò, mentre un altro signore con i baffi si avvicinava mesto alla porta dello studio.

Non erano ancora arrivate né la segretaria – Francesca, l’addetta alle ricette – né la dottoressa, ed era ormai passato un quarto alle tre e cominciava a fare freddo e la pioggia non accennava a smettere, ma anzi, veniva già con violenza. Poi avrebbe dovuto andare in farmacia e comprare il latte e..

<< Signorina? >>

<< …si? >>

<< È lei la prima della fila? >>

Si guardò attorno.

<< Si >>

<< Bene, mi scusi. >> e tornò a ripararsi sotto la pensilina di uno dei tanti vecchi palazzi del centro storico. Bambina tornò ad occuparsi della sua lista mentale della spesa. Era arrivata alle uova per il dolce che voleva fare sabato quando sentì il cellulare vibrare nella sua borsa. Con fatica cercò di tener dritto l’ombrello – senza riuscirci naturalmente – e, tra un pacco di Vivident e le chiavi di casa riuscì a pescarlo.

Il display, muto, si illuminò ancora un altro paio di volte, segnalando la presenza di un NUOVO SMS. Bambina si guardò intorno prima di aprirlo, e quasi diede le spalle al gruppetto di anziani e ammalati.

“Ancora niente?”

Certo che no. Ma erano passati appena tre mesi e lei non aveva mai avuto, in sei anni, un ciclo regolare. Perché preoccuparsi? L’ultima volta – sei mesi fa per la precisione – aveva avuto un ritardo di oltre quattro mesi. Perché mai preoccuparsi?

“ Nulla.”

Era così preoccupato, lui. Bambina invece non era nemmeno sfiorata dall’idea della preoccupazione.

L’ultima volta lo avevano fatto senza preservativo – era stata lei ad insistere, dicendo che “voleva provare senza” -  e quando lui, mentre fumava, le aveva chiesto perché mai questa imprudenza, la risposta di Bambina era stata semplice.

Perché preoccuparsi? Si diventa mamma a 25, 26 anni. Non a 18.

Nel frattempo era arrivata Francesca, con il suo piumino fucsia e i suoi lunghi capelli rossi: Bambina guardò i suoi fitti ricci di un banale castano, e la sua piccola borsa – le cuciture, guarda un po’, cominciano a cedere – e seguì gli altri pazienti lungo le strette scale dello studio. Gettò l’ombrello nel vaso accanto alla porta e si sedette insieme agli altri nella sala d’aspetto. Il cellulare vibrò di nuovo; si sentì addosso gli occhi di tutti.

“E se andasse male?”

Rifletté sul significato di andare male poi spense il cellulare e sbirciò nello studio del medico, finché non sentì “prima visita”. Si alzò e bussò.

<< Permesso? >>

Varcò la porta dello studio, ripetendosi che, davvero, non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Si diventa mamma a 25, 26 anni. Non a 18.

 

***

Alla ragazza che ho visto oggi.

Artemisia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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