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Autore: harinezumi    01/09/2013    0 recensioni
David sospirò, andando ad aprire il frigo e a versarsi un bicchiere di vino, perché, al diavolo, ne aveva davvero bisogno se voleva affrontare quella conversazione.
[Hartley Rathaway/David Singh da The Flash (New 52) --non mi pento di nulla.]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hopeless
Genere: Generale, Romantico

Parole: 1160
Serie: The Flash (New 52)
Personaggi: Hartley Rathaway (Pied Piper/Il Pifferaio), David Singh
Coppia: David/Hartley
Avvertimenti: Slash

Note: Questa coppia merita più attenzione di quella che ha attualmente (cioè nessuna). La loro relazione (perfettamente canon, a proposito) si può vedere in alcuni numeri del nuovo Flash; per chi non lo sapesse, David Singh è il capo del laboratorio forense della polizia di Central City (in pratica, il capo di Barry stesso! Non è chiaro se conosca l'identità dei Nemici -e io ne dubito-, ma qui la conosce), mentre Hartley nella New 52 ha mantenuto più o meno il suo passato (è un ex-Nemico di Flash, ora vigilante. Sempre dichiaratamente gay).
Io li adoro oltre ogni dire. C'è veramente molto in questa sottotrama, complessi di vario genere e tematiche molto interessanti, perciò se state leggendo per puro caso vi assicuro che vale la pena di dare un'occhiata a Flash, per questo e in genere!!

 

harinezumi

 

 

 

____________________

 


 

Hopeless

 

 

Era quasi mezzanotte quando David tornò dal laboratorio; aveva fatto tardi perché c'era lavoro per tre, in quell'inferno, ora che Allen era scomparso chissà dove. Tolse la sciarpa con uno sbuffo, appendendola accanto alla porta del proprio appartamento, sbirciando in cucina dal breve corridoio e notando la tavola apparecchiata per due.

Deglutì, perché, mentre un piatto era coperto, l'altro era vuoto e palesemente utilizzato.
Si grattò dietro la nuca, ripassando la lista di scuse che si era preparato, avvicinandosi al tavolo e scoperchiando il proprio piatto, notando che consisteva semplicemente in cibo precotto e qualche verdura. Scosse la testa con un sorriso, sollevando gli occhi e lanciando un'occhiata verso la porta della camera, socchiusa, dalla quale era visibile un barlume di luce. Quindi era sveglio.

“Hartley, sono a casa!” chiamò allora, mettendosi in bocca un paio di pomodorini e lasciando perdere il resto, troppo stanco per mangiare.

Dalla camera provenne uno sbuffo, seguito da un cassetto che veniva sbattuto. David sospirò, andando ad aprire il frigo e a versarsi un bicchiere di vino, perché, al diavolo, ne aveva davvero bisogno se voleva affrontare quella conversazione.
Si avviò verso la camera con il calice in mano, schiarendosi la voce mentre si allentava la cravatta.

“Avrei dovuto chiamare, hai mangiato tar--”

La porta della stanza si spalancò, rivelando Pied Piper vestito da capo a piedi, e non Hartley. Alle sue spalle, c'erano i resti abbandonati di un pigiama e i flauti erano un po' ovunque sul letto sfatto, tranne quello assicurato alla cintura di Piper.

“Cosa diavolo stai facendo?” domandò David, anche se sospettava la risposta.
“Esco. Se tu hai il diritto di lavorare extra per questa città, me lo arrogo anch'io” esclamò Hartley, sorpassandolo mentre si sistemava il cappuccio, diretto, più che alla porta, alle finestre del salotto che dava sulla cucina.

David esitò un attimo, poi finì in un sorso tutto il vino che si era versato, seguendo l'altro con aria risoluta. Posò il bicchiere sul tavolino accanto al divano e raggiunse in una presa stretta il polso di Hartley, tenendolo lontano dalla finestra già aperta.

“Ne abbiamo già parlato, Hart. Togliti questa roba e comportati da persona ragionevole” lo pregò, stancamente.
Gli occhi di Hartley lo fulminarono. “È tutto qui? Oh, se prima avevo dei dubbi su questa cosa, ora...”
“Ora che? Ti prego, sono stanco, e lo sai... lo sai che non lavoro fino a tardi per farti un torto”. David cercò di tirarlo contro di sé, ma Hartley fu irremovibile, e anzi riuscì a fare un passo indietro; mantenere la presa divenne un problema.
“No, ma di certo non fai nulla per dimostrarmi il contrario. Il tuo lavoro viene sempre prima di tutto, ma soprattutto di me” sibilò Piper, riuscendo a liberarsi con uno strattone, e spalancando ulteriormente la finestra, un piede già sul davanzale. “Dimmi, l'hai più detto a Patty che stiamo insieme?”
“Io... Hart, è tardi...”
“Cristo santo, non sarà tua amica, d'accordo, ma è una tua collega. È stata qui un milione di volte e... non so neanche perché ancora ne discutiamo”. Piper saltò il davanzale, senza che David muovesse un muscolo per fermarlo -sarebbe stato inutile, perché la forza fisica di Hartley era in grado di tenergli testa, specie in quelle condizioni-, atterrando sulla scala antincendio del palazzo dove stavano al terzo piano. “Buonanotte, David”.
“Hartley” lo chiamò David un'ultima volta, in quel tono basso e aspro che sapeva per certo sarebbe stato ascoltato; attirò subito l'attenzione di Hartley. “Se vuoi tornare a casa tua, non devi far altro che parlare”.

Non ne fu sicuro, ma gli parve che l'altro lo avesse insultato pesantemente, un attimo prima di sparire.

 

*

 

Quando David si svegliò di soprassalto e guardò la sveglia luminosa sul comodino, vide che erano le tre di notte. Hartley si era quasi seduto sopra di lui.

“Dannazione...” gemette, raggiungendo la lampada da lettura e accendendola, con un grugnito. “Devo alzarmi alle sei, Hartley. Alle sei. Non tutti lavorano quando vogliono”.
“Si chiama ispirazione” ribatté Piper, anche se adesso aveva il cappuccio abbassato ed era senza maschera. Quello che sembrava un livido nero gli spiccava sulla guancia destra.
“Cosa ti sei fatto?” domandò David, con un sospiro, sollevandosi sui gomiti e ripassando mentalmente i medicinali che aveva nell'armadietto in bagno.
“Quando sono uscito mi sono imbattuto in Len e Jesse” mormorò Hartley, come se quello spiegasse ogni cosa. “Stavo solo... curiosando. Cercando di rendermi utile. Non volevo 'sputtanare i loro piani' a nessuno... non me ne viene nulla. Comunque, non sento niente”.
“È stato Capitan Cold?” ne dedusse David, improvvisamente molto più stanco di un attimo prima.

Si mise a sedere, ispezionando con tocchi leggeri la guancia dell'altro, che non si mosse né mostrò in alcun modo se gli stesse facendo male.
“... mi dispiace, David” mormorò invece, continuando a tenere gli occhi bassi e puntati sul tappeto.

David lo ignorò, anche se non riuscì ad impedire ad un sorrisetto di affiorargli sulle labbra, che posò delicate sulla fronte di Hartley. “So che ti mancano. Perché voi avevate un legame... qualunque cosa fosse, Hartley, cerca di stare lontano da loro. Sono pur sempre pericolosi, e se dovesse succederti qualcosa...”
“Ho bisogno di questo”. Hartley sollevò la maschera di Piper, voltandosi verso David, gli occhi distanti e malinconici. “È così... giusto. Noi, questo, sono le cose più belle che io abbia mai fatto in tutta la mia vita”.
“C'è la tua musica”.
“La mia musica non fa del bene, non salva le persone”.
David sorrise a tanta ingenuità, baciandogli di nuovo la fronte e tenendogli la nuca con entrambe le mani. “Dovesti ascoltare con più attenzione, allora. Sono sicuro che rimarresti sorpreso”.

Nonostante la smorfia che ottenne da Hartley, David era praticamente certo che il complimento lo avesse colpito. Doveva solo aspettare che lo metabolizzasse e ne prendesse consapevolezza.
Piper, ancora completamente vestito, lo abbracciò stretto in quel momento, chiudendo gli occhi contro la sua spalla e lasciando che i loro corpi cadessero tra le coperte insieme. David spense la luce, sospirando di sollievo nel riflettere che in fondo quello che avevano era incasinato, ma non completamente senza speranza. Riuscivano a sopravvivere alla lunaticità di entrambi, se non altro.

“Solo, non mettere mai più questa roba addosso” mormorò, in tono di suppliche.
“Non è 'roba'. Piper sono io”.

Se David non fosse stato troppo stanco per replicare, glielo avrebbe detto, che lui era lui e nessun altro. Pregava perché un giorno anche il diretto interessato lo capisse, e smettesse di mettere in pericolo la propria vita andando tra l'altro contro ogni legge. Il fatto era che Hartley poteva vivere senza Piper, anche se era convinto del contrario, e sarebbe stata una vita più lunga con ogni probabilità; ma David non poteva vivere senza Hartley.
Si addormentò sentendo le sue labbra che sfioravano le proprie, accompagnate da una tenera carezza sotto l'orecchio.







 
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