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Autore: BrutalLove    01/09/2013    10 recensioni
Dal testo:
La porta si chiude con uno scatto sonoro e ti lasci cadere sul divano, sospirando.
Adie starà fuori tutto il pomeriggio a fare shopping con un'amica. È la prima volta che esce di casa, dopo il parto. […] Oggi ti tocca fare il baby-sitter... ehm, no, ti tocca fare il genitore, visto che il bambino è tuo.
[CONTENUTI DEMENZIALI] [LINGUAGGIO]
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ciao, mi chiamo Billie Joe e...'
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La porta si chiude con uno scatto sonoro e ti lasci cadere sul divano, sospirando.

Adie starà fuori tutto il pomeriggio a fare shopping con un'amica. È la prima volta che esce di casa, dopo il parto.

Già, il parto.

Sono passati sette giorni e ancora rabbrividisci al ricordo di tutto quel sangue.

Porca miseria. Perchè hai deciso di entrare in sala parto?

Alla fine ti sei comunque perso la nascita di tuo figlio Joey, visto che sei svenuto e sei crollato sul pavimento come una pera.

Nessuno ha badato a te, erano tutti occupati ad assistere tua moglie, e sei rimasto disteso a terra privo di conoscenza per una decina di minuti, intralciando il passaggio dei medici.

Qualcuno ti ha anche urtato più volte. Ahi.

Uhm, in effetti non è stata una grande idea. Ma del resto quand'è stata l'ultima volta che hai avuto una buona idea? Uhm... Ah! Lo sai! Ieri mattina! Sei andato a fare la spesa e al ritorno ti sei anche ricordato di mettere il latte in frigo.

Ecco, la tua ultima buona idea.

Scuoti la testa e sospiri.

Questo pomeriggio ti tocca fare il baby-sitter... ehm, no, ti tocca fare il genitore, visto che il bambino è tuo.

Joey dorme beato nella culla di fianco al divano.

Lo osservi con timore. Perchè dovresti avere paura di un neonato? Non lo sai neanche tu, ma non sei per niente tranquillo.

Passi i primi dieci minuti a fissarlo, poi decidi di fare qualcosa perchè ti stai annoiando a morte.

Accendi la televisione a volume bassissimo.

Ah, cazzo, troppo basso! Non senti niente.

Alzi leggermente e sbirci Joey, che non muove un muscolo.

Tiri un sospiro di sollievo e ti metti a guardare un documentario sulle tigri.

Che merda.

Cinque minuti dopo ti rendi conto che non ti interessa proprio.

Ripassi mentalmente tutte le attività che ti piace fare per trovarne una adatta alla situazione.

Ah! Ce l'hai! Suonare la chitarra!

No Billie, non va decisamente bene con un neonato che ti dorme accanto!

Massì, andrà benissimo, terrai il volume così basso che non se ne accorgerà nemmeno.

Colleghi Blue all'amplificatore e inizi a strimpellarla.

Ci prendi gusto e alzi leggermente il volume.... ah! Troppo.

Joey apre gli occhi e inizia a strillare.

“Cazzo!” dici tra te e te.

E ora cosa fai? Non sai nemmeno come prenderlo in braccio, di solito ti aiuta Adrienne, ma lei ora non c'è...

Billie, chiamami se ci sono problemi, d'accordo?”. Ti ritornano in mente le sue parole.

E già, eccome se ci sono problemi.

Joey strilla come un'aquila e non sai nemmeno come fare a sollevarlo.

Provi per un attimo a improvvisare una ninna-nanna con la chitarra elettrica, ma senza risultato.

Il pianto aumenta.

Perchè non gli piace la tua musica? Insomma, è tuo figlio, per la miseria! Dovrebbe mostrarti almeno un po' di gratitudine per averlo messo al mondo.

Sì, ma in questo momento ti sta distruggendo i timpani, quindi afferri il cellulare in preda al panico.

“Adie!”.

“Billie, che c'è?”.

“Joey... lui... io... non so come prenderlo, Adie! Come cazzo lo sollevo? Piange!”.

Adrienne ride. “Prendilo da sotto le spalle e sollevalo dolcemente... attento alla testa”.

“Adie... ti prego torna a casa!”.

“Torno a casa perchè non sai come sollevare tuo figlio? Imparerai a fare il padre, Billie!”.

Riattacca.

Oh, no.

Joey strilla e si contorce di fronte a te e non sai se provare pietà, orrore, tenerezza o paura.

Lo sollevi delicatamente mentre sgambetta tra le tue braccia.

“E sta' fermo, cazzo!”.

Metti prontamente una mano dietro alla testa prima che vada all'indietro.

Uhm, ce l'hai fatta.

Un punto per te, Billie Joe!

Lo avvicini al petto e cominci a cullarlo.

Oh, sembra andare meglio.

Improvvisamente ti ricordi che esiste quella comunissima cosa chiamata ciuccio che serve per soffocare senza ritegno le urla dei neonati.

Ciuccio! Perchè non ci hai pensato prima?

Afferri l'oggetto dalla culla e senza troppi complimenti lo ficchi in bocca a Joey che lo accetta di buon grado e inizia a succhiare all'istante.

Grazie al cielo.

Non fai in tempo a rilassarti che già lo ha sputato e ha ripreso a strillare.

“Che cazzo c'è, adesso?” ti chiedi, in preda al panico.

Fai la prima cosa che ti viene in mente. Afferri il telefono e chiami Mike. Non ha esperienze con i bambini, ma almeno potrà supportarti moralmente. Non puoi chiamare di nuovo tua moglie, ti farebbe a pezzettini e ti cuocerebbe nel forno a 180°, per due ore e mezza. E tu non vuoi. Decisamente no.

“Mike! Oh Mike, ti prego devi venire qui ora” lo supplichi e in meno di un quarto d'ora il tuo migliore amico è alla porta.

“Grazie a Dio! Sei qui!” gridi, “Tieni qua” continui, piantandogli in braccio un Joey disperato che non sei ancora riuscito a calmare.

“Oh! È arrivato lo zio Miiiiiike! Ci pensa lui a salvarti da quell'incapace di papà” ridacchia, afferrandolo. In tutta risposta il bambino sgambetta più velocemente e strilla più forte.

“Woah, é agitato il signorino, eh?” aggiunge Mike, rivolto al bebè.

“Mike non so che cazzo fare!”.

“Uhm...” sospira, pensieroso.

Ma come fa ad essere così calmo? Forse perchè non è figlio suo.

Il suo volto si illumina all'improvviso come se avesse avuto la più intelligente delle idee; “Diamogli da mangiare!” dice.

“Tu... dici?” chiedi titubante.

“Ma certo! Io avrei fame se fossi in lui...”.

“D'accordo... che preparo?”.

“Toast con salame! Billie che cazzo vuoi preparare? È un neonato! Ma dico, dove sei stato in questi sette giorni? Dio solo sa cosa ti dice la testa!”.

Ah è vero, latte. A dire il vero Adie ti ha anche spiegato come fare a prepararlo... ma eri ubriaco e non ci hai capito un cazzo. O forse non hai ascoltato per niente.

“Ah sì” dici, “E' quella polvere lì...”. Indichi un contenitore raffigurante un bebè, appoggiato di fianco al lavandino.

Polvere. Uhm. Per un secondo pensi che potresti provare a farti di quella roba, ma ricacci indietro quell'idea malsana all'istante. Grazie a Dio Mike non sa leggerti nel pensiero.

“Bene, preparalo!” dice Mike invitandoti a darti una mossa, visto che Joey è in braccio a lui e non ha ancora smesso di strillare.

“Eh, non mettermi fretta, porca puttana!” ribatti, indignato. È già difficile accendere un fornello, figuriamoci preparare del latte in polvere per bambini... sotto pressione.

Inizi a leggere sulla confezione e scopri che non è poi così complicato. Acqua calda, polvere, scaldare il biberon.

Venti minuti dopo, sì, venti perchè hai sbagliato due volte e hai dovuto buttare tutto, avviti la tettarella sul biberon e lo passi a Mike.

Sei sfiancato. Come fa lui a sopportare le urla di tuo figlio?

“Ehi Billie, questo qui diventerà sicuramente una leggenda del rock” commenta dopo una serie di strilli disumani.

Alzi gli occhi al cielo e gli passi il biberon.

“D'accordo” dice Mike e fa per infilarglielo in bocca, ma poi si ferma.

“Che c'è ora?” chiedi.

“E se... e se fosse troppo caldo?”.

Oh, cazzo, ha ragione! Perchè non ci hai pensato?

“Be'” dici, “Io non lo assaggio”.

Fosse la polvere asciutta potresti anche pensarci, ma tutta annacquata in questo modo... non se ne parla proprio!

“Provalo sulla pelle” suggerisce.

Uhm, buona idea.

“AAAAAH!” urli non appena una goccia di latte viene a contatto con il palmo della tua mano.

Mike scoppia a ridere, “Scotta un po'?” chiede.

“Coglione!”.

“Coglione io? Chi era quello che voleva infilarlo direttamente in bocca a Joey? Ti immagini la sua gola a quest'ora? Gli avresti rovinato la sua futura carriera da rockstar. O forse gli sarebbe venuta la voce tipo quella del tizio degli AC/DC, hai presente?”.

Sogghigni.

“Sì, forse hai ragione... lasciamolo raffreddare” commenti.


Cinque minuti dopo Joey se ne sta buono buono e beve dal biberon tra le braccia di Mike.

Grazie al cielo ha smesso di piangere, non ne potevi più.

“Finito!” dice Mike quando il biberon è ormai vuoto, e te lo passa.

Lo lanci nel lavandino, incurante.

“Bè, ora che si fa?” chiedi.

“Ora potremmo.... ah! I neonati devono fare il ruttino” risponde Mike.

Oddio, ma come fa lui ad essere così informato? Magari fa il mammo ai figli di qualcun altro, nel tempo libero. Glielo chiederai, prima o poi.

“Mike, io...” farfugli.

“Ah no, questo lo fai tu!” dice, e ti rifila tra le braccia il fagottino caldo che è tuo figlio.

Lo appoggi alla tua spalla.

“Forza, che aspetti?”.

Lo guardi con aria interrogativa, “Che devo fare?”.

“Battergli dolcemente la schiena, coglione”.

Oh! “Mike, senti... non è che magari lo vuoi adottare? È gratis e puoi portartelo a casa anche subito, se ti va...” proponi.

Mike ridacchia.

Cominci a battergli delicatamente una mano sulla schiena, fino a che qualcosa di bianco, bagnato e viscido ti macchia la manica della maglietta...

“AH! Oddio, Mike! Prendilo tu, ti prego! Porca puttana! Cazzo! Oh no, che schifo, cazzo!”.

Allontani tuo figli da te di qualche centimetro e guardi la tua fantastica maglietta nera dei Ramones per valutare i danni.

Merda, ti ha vomitato sulla spalla.

Mike afferra Joey dolcemente, ti guarda e ride.

Lo inchiodi con sguardo omicida.

“Succede” afferma come per giustificarsi.

“TU! TU SAPEVI CHE SAREBBE SUCCESSO! PER QUESTO L'HAI FATTO FARE A ME!” gridi, mentre Mike fa di tutto per cercare di rimanere serio.

“Vai a cambiarti, BJ” dice, con un sorrisetto malizioso, “Bado io al marmocchio”.

“Sai che faccio al marmocchio, ora? Lo chiudo nella custodia rigida della chitarra e ce lo lascio finchè non torna sua madre!” sbraiti. Sei fuori di te.

Corri di sopra, cerchi una maglietta pulita e te la cambi, gettando quella sporca nel lavandino.

“Toc toc” dice Mike, comparendo alla porta del bagno con Joey tra le braccia.

“Che cazzo c'è, ora?”.

“Tuo figlio ha bisogno di un rapido cambio di pannolino”.

Oh no. Basta, non ne puoi più. Anche i pannolini no.

“Senti, Mike, perchè non lo fai tu? Sono stanco, sono notti che non dormo perchè lui” e indichi tuo figlio con il dito, “Continua a piangere, sono stufo marcio... e in più mi ha appena vomitato sulla mia maglietta preferita!”.

Mike si stringe nelle spalle. “Che ti aspettavi? Pensavi che tuo figlio neonato rimanesse ad ascoltare la tua musica per ore e poi si complimentasse con te?” scuote la testa, “E poi no, te lo cambi tu”.

Ti passa Joey e tu lo prendi come se fosse qualcosa di terribilmente pericoloso. Come se fosse una bomba pronta ad esploderti in braccio, ecco.

Oh cazzo.

Respira.

Lo adagi sul fasciatoio e ripassi mentalmente le operazioni che devi fare.

Aspetta, ma... tu non sai quello che devi fare. Non hai mai cambiato un pannolino in vita tua. Insomma, non è una cosa da maschi!

“Mike, io non credo di esserne capace” sussurri, sperando che a lui venga una brillante idea, visto che sembra così esperto.

Lui si stringe nelle spalle, “Nemmeno io. Cazzo, mi dispiace, non so nulla di come...”.

Oh no.

“Merda!” sbotti, prima che la lampadina si illumini a te.

'Il manuale del bravo genitore' sul comodino di Adrienne è la soluzione ai tuoi problemi.

“Mike! Aspetta qua con lui!” dici, e corri in camera a prendere il libro.

È come un'enorme enciclopedia per genitori impediti.

Torni in bagno sfogliandolo alla ricerca di risposte.

Oh! Sezione “Come cambiare un pannolino”! Esiste! E ci sono pure le immagini! Ti senti potente.

Inizi a spogliare Joey come indicato nel libro, sotto lo sguardo ammirato di Mike, che si ritrae leggermente non appena slacci il pannolino.

“Oddio” dici e non sai se correre a vomitare o metterti a ridere.

“Mike.Dammi.Una.Salviettina.” sussurri in preda al panico.

Mike ti guarda con orrore e poi allunga il braccio nella tua direzione, stringendo una salviettina umida.

Senza guardare troppo perchè ti fa eccessivamente schifo, fai il meglio che puoi con la salviettina, poi, sempre secondo quanto dice il libro, immergi Joey nell'acqua del lavandino e inizi a lavarlo.

Dio, quanto ti fa schifo.

Oaky che è tuo figlio, però... è pur sempre merda, ecco.

Dopo quintali di sapone, schiuma, acqua e uno sforzo disumano, distendi tuo figlio, finalmente pulito, sul fasciatoio.

“D'accordo, ora..” dici, sfogliando il libro.

Mike intanto continua a fare le facce a Joey, che sembra divertito.

Sbuffi. Perchè non ti aiuta invece di fare il cretino?!

“Okay, devo infilarti questo coso” dici, prendendo un pannolino nuovo dal pacchetto.

Lo apri e lo distendi, e solo in quel momento ti rendi conto che non capisci quale sia il davanti e quale il dietro.

Dall'immagine del libro sembrano identici. E anche nella realtà non scherzano. Perchè diavolo non hai guardato come era messo il pannolino che gli hai levato prima?

Sei proprio ritardato. Se non avessi lasciato la scuola saresti ancora nella stessa classe, dopo averla ripetuta una cinquantina di volte.

Sbuffi.

“Mike! Come cazzo si fa con questi?” dici, sventolandogli sotto il naso il pannolino appena aperto.

“Oh... uhm... il davanti va davanti mentre il dietro va dietro, elementare, Billie” risponde con disinvoltura.

“Ah ah” ridacchi sarcastico, “Il davanti e il dietro sono identici” concludi, osservando con disgusto i terribili disegnini stampati sul tessuto.

“Allora non importa. Mettiglielo a caso. Tanto che cazzo te ne frega?!”.

Mike ha ragione. Che cazzo te ne frega? È lui che lo deve indossare, mica tu!

Adagi Joey sul pannolino aperto, cospargi con del borotalco, MOLTO borotalco, e poi chiudi, con gli adesivi colorati che tanto ti fanno venire il voltastomaco.

Rivesti tuo figlio infilandogli la tutina a righe e lo sollevi, contemplando soddisfatto la tua opera.

“Complimenti, BJ” dice Mike, facendoti l'occhiolino.

Sorridi.

“Porca puttana! Sono le sei! Devo andare a casa!” aggiunge poi, guardando l'orologio.

“Le sei? Davvero?”. Il pomeriggio è volato.

Accompagni Mike alla porta.

“Grazie mille, cazzone” lo ringrazi. Senza di lui... tu saresti stato nella merda. E ci saresti dentro fino al collo anche adesso.

Da solo non ti saresti nemmeno ricordato che tuo figlio deve mangiare, ogni tanto.

“Figurati! Chiama quando vuoi! Joey è un tenerone!” dice, rivolgendogli un sorrisetto, “Sai che ti somiglia?”.

“Lo so, anch'io sono un tenerone!” ironizzi.

“Non in quel senso”.

“Ciao Mike, credo di amarti” ridacchi mentre si allontana.

Chiudi la porta e rimani solo con Joey tra le braccia.

Finalmente è tranquillo.

Ti siedi sul divano, sei stanchissimo.

Fai appena in tempo a chiudere gli occhi che la porta si apre.

“Come stanno i miei uomini?” chiede Adrienne, entrando in casa e stringendo tra le mani una decina di sacchetti di varie dimensioni.

Sorridi, sfinito.

“Benissimo. È andata alla grande”.

“Davvero?” sembra sorpresa.

“Certo! Che ti aspettavi? Sono un professionista con i bambini!”.







Angolo autore

Uhm, davvero, BJ? Io non direi!

Dunque, sono tornata con la mia solita ondata di demenzialità(?)!! Contenti?

Vi dico solo che ridevo come una cretina mentre scrivevo questa OS perchè mi focalizzavo l'immagine di Billie incapace di badare ad un neonato. Avete capito come sono messa male? Lol.

Se vi va di lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate (e anche per consigliarmi di andare da un bravo specialista) mi fa solo piacere! :)

A presto!


BrutalLove xx

  
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