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Autore: JeJe__    01/09/2013    6 recensioni
In un giorno di pioggia verrebbe voglia di star raggomitolati con un piumone, su un divano, e forse sgranocchiando una busta di patatine. Però Jonghyun quel giorno decise di far altro.
Ovvero salir su in soffitta e curiosare un po'.
La mia prima JongKey, pietà... owo
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noiosa.
Così si poteva descrivere quella giornata per Jonghyun. Il tempo tra l'altro, sembrava essersi messo d'accordo contro l'umore del ragazzo. Il cielo ricoperto di nuvole, le gocce di pioggia che picchiettano con violenza i vetri delle finestre, e la sua stanza che s’illumina d'improvviso con frequenti lampi. Si maledisse per non aver accettato l'invito a casa del suo amichetto Taemin, non che gli entusiasmava l'uscita con quello lì, sicuramente avrebbero passato la giornata a guardare film e a sorseggiare del latte alla banana, ma almeno non restava chiuso in quel buco di casa con il suo coinquilino che era gettato solamente sui libri.
Sbuffò, seduto sul divano, nel momento in cui pensò alla sua professoressa di matematica che lo rimproverava ogni qualvolta che non portava i compiti con la scusa che il cane aveva magiato i fogli. Che poteva mai farci, se non era portato per quella materia? La considerava solo un insieme di numeri e lettere che non portavano nulla di buono, se non un terribile mal di testa.
Ma quella giornata non poteva essere trascorsa così, a pensare e a ricordare i suoi momenti scolastici, perciò si decise di alzarsi da quel divano che prima o poi doveva essere distrutto, essendo duro come una pietra, e incominciò a vagare in quella casa, cercando di scoprire qualcosa di misterioso, o bho, un modo diverso per passare la giornata. Gironzolava nel piano superiore, riservato alle stanze da letto, e anche dove il padre conservava il suo 'tesoro'. Era uno di quei fissati per la robotica e la tecnologia, cosa che non aveva ereditato dal padre, ma per quanto ne sapesse lui, non aveva collezionato niente del genere, e per questo non riuscì mai a capire il perché, il padre si definisse un collezionista, e sicuramente, mai lo verrà a scoprire poiché il padre è morto un paio di anni fa. E ripensando a ciò, decise di curiosare tra le sue cose dimenticate su in soffitta. Forse avrebbe trovato qualcosa da vendere e così guadagnare qualche spicciolo. Abbassò la scala che dava in quella stanza buia, ma si fermò al rumore dei passi dietro di lui.
-Che fai?- disse il suo coinquilino.
Se ne stava lì, accanto alla sua stanza, con braccia incrociate, e maledicendo con lo sguardo l'altro ragazzo, per il troppo rumore che provocava.
-Scusa Minho.- riuscì solo a dire.
Così, ignorando l'altro che sbuffando se ne ritornò in camera, cominciò a salire, attento a non inciampare e a far altro rumore. Minho sembrava un tipo tranquillo, ma quando qualcuno, o meglio, Jong lo disturbava sullo studio, andava su tutte le furie.
Meglio non provocarlo, pensò mettendo piede su quel pavimento ricoperto di polvere, e forse chissà, pieno di scarafaggi nascosti da qualche parte. Rabbrividendo, accese il cellulare facendosi luce verso quel che sembrava una finestra, ricoperta da una staccionata di legno. La tolse, lasciandola cadere sul parquet accanto a lui, e si impressionò di quanta robaccia c'era. Giornali, carte geografiche (che non immaginava neanche il motivo perché c'erano), e scatoloni zeppi di roba sparsi qua e là. Si avvicinò a uno di essi, e cominciò a frugare trovando solo fogli, pieni di calcoli e bozzetti di robot. Robot?
Sgranò gli occhi, osservando il disegno perfetto di quel modello colorato: capelli biondi, pelle chiara, occhi neri e profondi. Chissà se inventato, sarebbe stato così:un perfetto robot, scambiato addirittura come un semplice umano.
L'uomo boom-kiss, ridacchiò al nome letto del modello e richiudendo lo scatolone.
Già si era stufato di tutto ciò, così decise di ritornare giù, dal suo amico, e forse a rompergli un po' le scatole, ma fu trattenuto dalla visione di una vecchia chitarra acustica, abbandonata in un angolo.
Forse mi uscirà qualche ispirazione per una nuova canzone...
Si sfregò le mani, segno positivo per il suo umore, e si avvicinò entusiasta a quello strumento, ricoperto di polvere. Sembrava in un buon stato, così la prese, ma la lasciò cadere e lanciò un gridolino quando sentì qualcosa far rumore. Guardò la chitarra per terra, con le corde spezzate ormai, e impaurito alzò lo sguardo verso l'angolo di quella soffitta. Non ci vedeva niente, però riuscì a mettere a fuoco un immagine. Sembrava...un corpo?!
Si ritirò subito indietro con la bocca che formava una gigantesca O, e immaginando il padre in che guaio si era potuto cacciare. Aveva ucciso qualcuno? O era il suo scheletro? Deglutì fortemente, tanto che rimbombò in quelle mura, chiuse gli occhi e decise di chiarire i suoi pensieri, accendendo il cellulare, e girandolo verso quel corpo.
1,2,e 3...
Aprì lentamente un occhio, poi anche l'altro. Non poteva crederci.
Si avvicinò cautamente, con la paura che avrebbe risvegliato quella cosa, rannicchiata su se stessa, e la sfiorò con un dito. Cadde come un peso morto (forse lo era) su un lato, scoprendo così il suo volto e il suo corpo privo di vestiti. Ovviamente la prima cosa che notò Jong, era che si trattasse di un uomo. Lo prese in braccio, sorprendendosi del peso di quella cosa che sembrava leggera, e cercò di scendere con cautela le scale. Non potè immaginare neanche che sarebbe successo se cadesse lui e quella specie di essere, provocando così rumore al coinquilino, ma sicuramente ci rimarebbe malissimo vedere quell' oggetto rompersi come la chitarra di un momento fa.
Ma tutto questo per fortuna non accadde, e a passo svelto, si affrettò a chiudersi nella sua stanza. Prese un po' di fiato al pericolo scampato che l'altro lo scoprisse, e appoggiò la 'cosa' sul suo letto. Era un morto?
Sicuramente no. Oppure non avrebbe un peso non indifferente e un corpo in forma.
Eppure l'aveva già visto da qualche parte. Così andò a prendere un asciugamano nel bagno, e ritornò subito in camera, cercando di pulire al meglio, la 'cosa' ricoperta di polvere.
Prese anche dei vestiti, così appena finito, li mise, restando seduto sul letto, a fissare quei occhi chiusi e quei capelli morbidi cadergli sulla fronte.
Lo conosceva assolutamente. Quel viso perfetto, la pelle bianca, perfetta anche essa. Le dita affusolate e i capelli biondi, adatti al suo corpo.
-Ma...Certo!!-
Ci era arrivato.
Per fino le mura gli sussurravano la risposta. Come poteva mai dimenticarsi di quel disegno? Del ragazzo-robot che poteva mischiarsi tranquillamente tra la gente di Seul?
Allora mio padre ha davvero creato un robot!
Ma il problema stava nel come poterlo svegliare. Ma poi...chi l'avrebbe detto che funzionasse?
-Jong io-ma che hai fatto?! Hai ucciso qualcuno?!-
Eccolo, che come un assennato si avvicinava alla scena del delitto, cercando indizi che accusassero il povero ragazzo.
-No! È un robot!-
-Ma a chi vuoi darla a bere, Kim Jonghyun?-
***
Diceva la verità, ma come poteva farla capire al suo coinquilino? Si rese conto che l'altro non aveva mai provato un senso di fiducia nei suoi confronti, ma in questi casi ossia, una volta che non gli mentiva, poteva crederci.
-Credimi Minho!-
Non aveva mai parlato in modo così confidenziale con il ragazzo, ma sentiva il dovere di raccontargli tutto, dalla a alla z, da suo padre al suo hobby dimenticato su in soffitta. E solo in quel momento che lo fece, si accorse dell'espressione cambiata sul volto del compagno. Almeno non lo avrebbe denunciato per omicidio alla polizia.
-Fammi vedere il bozzetto di cui hai parlato.-
Si alzarono, e insieme si diressero in soffitta, mentre la mente del ragazzo più basso andava in fumo. Si convinse che l'altro era più intelligente di lui, come metterlo in dubbio, ma proprio non gli andava l'idea che non ci era arrivato da solo al bozzetto. Si risparmiava le chiacchiere inutili con quello.
Così aprì quel vecchio scatolone, e frugando tra i fogli, trovò quello che stava cercando.
-Modello Boom-Kiss...- e glielo porse.
-Un esplosione di baci.- aggiunse l'altro, ridacchiando a quel nome.
Che c'era di divertente?
Okay, anche lui all'inizio aveva riso, però pensandoci bene, era quella la sua funzione. Del tipo insegnare a baciare alle prime esperienze o cose del genere.
-Come possiamo svegliarlo?- chiese impazzientito.
Voleva accenderlo a tutti i costi, era incuriosito ad incrociare gli occhi di quel robot, e sperava che erano intensi e travolgenti come quelli del disegno.
Forse stava fantasticando un po' troppo su quella cosa.
-Allora,- e rientrarono nella stanza dell'altro,- non saprei.-
-Sei tu il più intelligente!-
Deluso, riprese a guardare quel foglio fra le sue mani, e spremendo le meningi in una soluzione. Aveva qualche tasto nascosto? No, se no era scritto, ti pare? Oppure dovevano inserire una specie di batteria o pile ricaricabili?
Ma che stronzate penso...
-Ho trovato!- e scroccò le dita.
Lo guardava con fare confuso, mentre l'altro gli strappò il bozzetto tra le mani. Si portò una mano dietro il collo, con gli occhi concentrati sulle varie cose scritte lì, e in un istante alzò lo sguardo su di lui.
-Boom-Kiss,no?-
-E quindi?-
Non ci arrivava nemmeno stavolta, era questo che gli sussurravano i muri.
-Forse si sveglierà con un bacio!-
Un-cosa?!
Non riusciva a dire niente, guardava solo la cosa sul suo letto, immobile da quando l'aveva appoggiata lì, e non poteva farlo. Cioè, che ci vuole a dare un bacio, dite voi. Ma quello lì, è un robot! Mi metto a baciare quelle labbra sottili e morbide a forma di cuore...
Aspetta un attimo.
Perchè le stava descrivendo così dettagliatamente?
-Provi tu o io?- chiese ancora Minho.
Approfittava subito il pervertito.
Gli lanciò uno sguardo, che fece indietreggiare l'altro, e si sedette accanto alla cosa. Doveva farlo? Infondo si trattava solamente di un semplice bacio. Dato a delle labbra perfette mai viste su nessuna donna con cui è stato. Era un complimento, ovviamente, poichè di donne ne aveva avuto molte.
-Ti decidi o no?-
Annuì, mentre osservando quelle labbra rosee avvicinarsi di più alle sue, sentì d'improvviso nascere un peso in fondo al cuore, e senza che se ne accorgerse, la sua bocca era attaccata all'altra.
Sentì le guance prender fuoco, e si allontanò subito dal corpo del delitto, ritornandosene affianco a Minho.
-Non si sveglia.- disse, cercando di cambiare l'aria di imbarazzo che c'era.
-Buttiamolo da qualche par-
I due ragazzi, con bocca spalancata e occhi sgranati, guardavano increduli quella cosa mettersi a sedere.
Aveva lo sguardo fisso davanti a se, faceva quasi paura. In un momento Jong pensò che girasse la testa all'improvviso e li uccidesse tutti, come nella bambola assassina, ma non accadde. Anzi, cominciò a parlare di cose senza senso, forse di formule, ma di una cosa era sicuro. Si stava risvegliando.
-Jong, io fuggo.-
-D-dove vai..!- e lo trattenne per il polso.
Finalmente quella cosa decise di mostrarsi agli altri, così appoggiò i piedi fuori dal letto, e li fissò per qualche minuto. In quel minuto, Jong pensò che su una cosa aveva indovinato. Erano degli occhi bellissimi. Artificiali si, però sembravano raccontarti tutto in quel loro riflesso.
-Io sono esperimento numero 341 Boom-Kiss.-
-Ehm...Io sono Minho...-
-Chi mi ha risvegliato?-
Non emetteva un suono. Si era paralizzato, a quell'incrocio di sguardi, e si sentiva così inferiore a quel robot come se volesse sparire.
-I-Io...- balbettò.
Allora il biondo, cercò di alzarsi, ma subito si ritrovò per terra, come un bambino che aspettasse di imparare a camminare. Perchè infondo doveva insegnargli un paio di cosette, no?
-Tu sei il mio padrone.-
Si avvicinò a lui, circondando le sue spalle con il braccio dell'altro, e lo aiutò ad alzarsi, sentendo sulla sua pelle il suo respiro caldo. Respirava?
-Non chiamarmi così. Il mio nome è Jonghyun.-
Cercava di dimostrarsi il più duro possibile, stando attento al suo coinquilino in caso notasse qualcosa, perchè era troppo intelligente per non capire niente.
-Sai camminare?-chiese per chiarire un po' le idee.
Scosse la testa, e tolse il braccio da lui, cercando di restare in piedi con le sue forze. Forse era un'altra delle sue caratteristiche. Essere carismatico e orgoglioso.
-Vado a studiare..-
L'altro invece pensava solo a quello. Mica era una cosa di tutti i giorni ritrovarsi un robot in casa? Ssicuramente no. Ma lui non mostrava un briciolo di interesse o curiosità. Solo e palloso studio.
-Padrone...-
-Jong.- lo corresse.
-Jong, posso essere il tuo boom-kiss?-
-Non mi piace.-
-Cosa?-
Si passò una mano tra i capelli scuri, e stava veramente pensando ad un nome carino per quel suo robot personale. Un po' come il nome stupendo dato al suo cane Roo.
-Bum-kiss...Bummie!
-Bummie?-
-Si! Ti piace, Bummie?-
***
Era passata una sola settimana, e il robot, o meglio Bummie, aveva già imparato parecchie cose. Prima di tutto camminare, e poi per l'assenza degli altri due, anche pulire casa e perfino cucinare. E chi se l'avrebbe aspettato una cosa del genere. Di certo neanche Jong. Però quest ultimo aveva imparato a sua volta delle cose del suo boom-kiss.
Per esempio che potesse farsi la doccia.
Sembrava stupido, però il ragazzo credeva che avrebbe preso delle scosse elettriche, essendo un robot. Ed essendo di un carattere umile, senza peli sulla lingua, confidò la sua ipotesi a Bummie, ed è qui che rimase incantato dal scoprire la sua risata. Il modo in cui lo faceva, con quella mano che copriva la bocca per fermare il suo ridere spontaneamente, provò nell'altro ragazzo la voglia di fermare il tempo. Di restarlo a fissare per ore ed ore la sua espressione, quegli occhi felini che sprizzavano gioia da tutti gli angoli, e le sue labbra a forma di cuore che più le guardava essere coperte dalle sue dite affusolate,  e più aveva voglia di assaggiarle ancora una volta.
Ma adesso, cosa avrebbe detto il suo Bummie vedendolo zuppante sotto la pioggia? Avrebbe riso ancora una volta? O lo avrebbe sgridato?
Pensò di più alla seconda ipotesi, poichè il robotino lo aveva avvisato, ma lui ebbe l'intelligente idea di dimenticarsi l'ombrello fuori alla porta.
Era appena uscito dal posto di lavoro, così non avendo ottenuto nessun passaggio, si avviò a piedi sotto quella inarrestabile pioggia. Le macchine che correvano lungo le strade vuote della città, i loro fari che lo illuminavano solo nei marciapiedi vuoti, e le goccioline che man mano bagnavano i suoi vestiti e i suoi capelli. Però poi, non le percepì più quest'ultime. Qualcuno lo aveva coperto con un ombrello. Chi poteva mai essere?
Si girò di scatto, osservando la figura più alta di lui, avvicinarsi di più con il corpo, e appena un'altra macchina con le sue luci illuminò il marciapiede, lo riconobbe.
-C-che ci fai qui?-chiese.
-Hai dimenticato l'ombrello padrone.-
Apparte che ancora lo chiamava in quel modo insopportabile, ma la cosa che lo faceva arrabbiare era il fatto che quello stupido di Minho lo aveva lasciato andare da solo. Per una città che non aveva mai esplorato, poiché non era ancora uscito da casa, e poi per andare a cercare lui. Lui.
-Come hai fatto a sapere dove lavoravo?-
-Tu sei il mio padrone, so tutto di te.-
Ancora con quel padrone. Ma altro che sapere tutto di lui. Il moro credeva che l'altro avesse incorporato una specie di navigatore o GPS per raggiungerlo. Troppo stupido, eh?
Il biondo sorrise, e seguendolo, incominciarono a ripercorrere la strada verso casa.
Un po' lunga, ma piacevole, pensò mentre guardava il suo Bummie mantenere l'ombrello e camminare dritto davanti a sè.
-Jong, hai la fidanzata?-
Con occhi ridotti a due piccole fessure, cercava di capire il perché di quella domanda. Forse era solo curiosità verso il suo padrone.
-No...Ma lo sai cos'è una fidanzata?-
L'altro abbassò subito la testa, andando con un piede su una pozzanghera, e forse troppo imbarazzato, scosse la testa. Jong sorrise subito, lo inteneriva la sua reazione, troppo carino, da stritolare come un pupazzo, pensava.
-È la ragazza o ragazzo che amerai.- rispose, mentre l'altro incrociò i suoi occhi.
-Amare? E come si fa?-
Rise leggermente, il biondo lo guardava con vergogna, era il suo padrone, chi poteva chiedere queste cose se non a lui?
-Non si può attivare, come io ho fatto con te.- accarezzò la sua guancia morbida, e ancora non ci credeva come un robot potesse avere una pelle così, anche calda per giunta.
-Si deve provare, devi capire tu se ami qualcuno... Scusa, ma non so spiegare molto bene...- ritrasse la mano, mozzando un sorriso dispiaciuto, mentre l'altro riaprì la bocca, per dire qualcosa. Ma non lo fece.
Cosa voleva dire? Jong non credeva di certo che il suo Bummie stesse per confessargli che in quel momento, al suo trarre la mano, sentì un peso al suo interno. Voleva domandare al suo padrone se quello era amare, se lui stava provando davvero il significato della parola. Ma richiuse la bocca, seguendo fino a casa il ragazzo che lo aveva svegliato, e archiviando quella domanda dentro il suo cervello artificiale.
***
-Guarda qui!-
Per una volta nella sua vita che era concentrato a leggere qualcosa, tipo un giornale per informarsi di cosa succedeva nel mondo, il suo amabile coinquilino gli piazza davanti agli occhi un foglio vecchio e stracciato. Che doveva mai farci? Gli chiese con lo sguardo perso.
-Leggi! È un appunto che ho trovato su Bummie! Lui dovrebbe essere un robot baciatore!-
- Uhh ma guarda un po'!-
Spostò quel pezzo di carta, e sbuffando, cercò di ritornare nella sua lettura, ma l'altro insisté gettando per chi sa dove nella stanza, il giornale. Era impazzito o cosa?
-Sta scritto che si sveglia con un bacio, e muore con un bacio!-
-S-spiegati meglio.-
-Tuo padre non era riuscito a finirlo! Proprio per questo problema, la seconda volta che lo si bacia, muore, senza più risvegliarsi.-
Il suo Bummie non può baciare più nessuno... Neanche lui, che voleva tanto riassaggiare le sue dolci labbra.
Strappò tra le mani dell'altro quel foglio, eh si, era vero. Stava scritto proprio così. Un altro bacio, e partiva l'autodistruzione nel corpo del suo robot.
Lasciò Minho spensierato in cucina, e se ne andò nella sua, dove avrebbe ritrovato il biondo. Infatti era intento a piegare i vestiti del moro, con delle ciocche bionde che cadevano sulla sua fronte, tanto fastidiose che il robot, con le sue dita magre, dovette portare all'indietro. E proprio in quel momento, senza accorgersene, Jong lo abbracciò, sotto balzo dell'altro.
Non ci credeva. Non poteva farlo. Quell'ammasso di metallo non poteva abbandonare il suo padrone, giusto? Doveva rimanere li con lui.
Ma.. Era tutto inutile. Lui come uno stupido si era innamorato di un progetto, che non aveva ne cuore ne sentimenti. Sapeva fin dall'inizio che era un amore impossibile, un umano e un robot.
Tsk, che idiozia.
-Che c'è padrone?-
Eppure voleva che quell'essere gli stesse vicino. Con il suo fastidioso padrone e con le sue manie di pulire e cucinare per lui, con le sue mani adorabili, con gli occhi felini che ti guardano con attenzione ogni movimento che fai, la sua pelle morbida che avrebbe desiderato tanto poterla toccare un giorno, e con le sue labbra a forma di cuore, che quel giorno non era riuscito a resistere.
-Niente Bummie...-
-Posso innamorarmi?-
Sgranò gli occhi mentre il biondo si girò verso di lui, in cerca di una risposta. Voleva incrociare i suoi occhioni da cucciolo, e osservare ogni suo gesto, ma l'altro abbassò lo sguardo sul pavimento e lasciò l'abbraccio, serrando le mani in due pugni. Aveva detto qualcosa di sbagliato?
Certo che no. Non poteva sapere che il moro stava pensando all'altra sera. Quando era andato a prenderlo al lavoro sotto la pioggia.
Il suo Bummie voleva amare. Voleva innamorarsi. Provare emozioni, sentimenti. Ma non poteva, era un robot. Come poteva dirglielo? Ma poi, doveva confessargli che poteva morire con un semplice tocco di labbra?
-Perchè?- chiese, nascondendo i suoi occhi da quelli felini.
-Voglio amare...-
Era dispiaciuto. Lo capiva dal suo tono di voce, e questo la faceva stare male.
-Chi?-domandò ancora.
In fondo però sperava che diceste il suo nome, o padrone, come lo chiamava.
Ma il biondo rispose con un semplice nessuno. Ecco cos'era, nessuno. Ma per il suo Bummie non era affatto così. Dalle parole del suo padrone aveva capito tutto. Lui non era niente, non aveva soprattutto niente, per poter amare come un essere umano. Era solo un ammasso di metallo, che provava una sensazione strana quando vedeva il suo padrone, o quando sfiorava la sua pelle, le sue mani. Ma non riusciva a spiegare all'altro quelle nuove emozioni per lui, non c'era niente di strano nel farlo, e se poi per Jong non era la stessa cosa? Va be, tanto non poteva soffrire. Eh si, perchè aveva visto dei film nei quali agli esseri umani usciva nei loro occhi delle goccie di acqua. Lacrime, gli aveva detto il suo padrone.
Era brutto cacciare quelle lacrime, da come aveva capito, però lui le voleva. Voleva farle uscire, provare a soffrire, provare ad amare.
-Padrone, puoi darmi un bacio?-
A questo punto, che se ne importava, non c'era nessun sentimento in lui, voleva solo guardarlo mentre si avvicinava a lui. Chiedeva tanto?
Si, troppo per il moro.
-Non voglio.-
Abbassò la testa il più possibile, e uscì dalla stanza allontanandosi dal suo Bummie. Gli aveva mentito, ma perchè proprio adesso voleva un suo bacio? Voleva si, darglielo. Ma il destino aveva scelto la via per il suo robot, e di certo non poteva fermarlo. Si asciugò le lacrime di quell'amore impossibile, e sperò tantissimo che il suo Bummie non era rimasto male o che stava soffrendo. Continuava a ripetere nella sua mente che era solamente un robot, ma purtroppo non voleva convincersi. Infatti aveva ragione, e aveva sbagliato a lasciarlo solo nella stanza, forse avrebbe visto che il suo adorato Bummie stava stringendo con una mano la pelle al centro del torace che gli faceva male, troppo male. Qualcosa non funzionava al suo interno?
Si sarà rotto qualcosa...pensò, cercando di capire cosa potesse fare così male.
***
Perchè faceva cosi?
Non poteva spassare di qua e di là, con sguardo basso e sofferente, con occhi altrettanto tristi. Si sentiva in colpa, tremendamente in colpa.
-Si è rotto, per caso?-
La voce roca del suo coinquilino lo svegliò, e capendo chi era il soggetto gli lanciò un ultimo sguardo per poi concentrarsi su quel suo presunto amico.
-Spero di no.- rispose solo.
Poi si alzò dal divano, e sotto sguardo curioso di Minho, si avvicinò al robot, afferrando un suo braccio e tirandolo fino nella sua stanza.
-Allora?- chiese impazzientito.
Una delle cose che odiava più al mondo, oltre al suo coinquilino, era proprio il fatto di non dirsi le cose dritte in faccia. Soprattutto se riguardava il suo Bummie, di cui era follemente innamorato.
-Cosa..?- disse con la sua voce bassa e cristallina. Non lo guardava neanche in faccia. Lo aveva deluso così tanto? Se solo sapesse cosa avesse in quella testa metallica..
-Non posso e non potrei mai baciarti. Mettiti l'anima in pace, se ce l'hai.- fece per allontanarsi ma fu trattenuto da delle dita affusolate. Anche solo quel tocco gli scaldò il cuore, e lo congelò al tempo stesso, visto che non poteva avere la cosa che più lo faceva far star bene.
-Sono brutto? O sono rotto? Perchè?-
Mandò giù quel po' di saliva rimasta, e senza guardarlo negli occhi, decise di dirgli quella stupida verità.
-Se ti bacio, si attiva l'autodistruzione...M-Mi dispiace..-
Il suo padrone aveva detto la verità? Certo che si, gli suggeriva i suoi processori. Si era reso conto che aveva sbagliato. Aveva sbagliato a star così male, aver pensato che Jong di lui non gli fregava niente, e invece...Lo aveva protetto.
Però pur passando dei giorni, non riusciva a non nascondere la sua tristezza, se così si potesse chiamare. Lo guardava, con lo sguardo perso, seduto sempre su quella poltrona, e non potè non pensare che anche il suo padrone era triste per lui. Cosa poteva mai fare per aiutarlo?
-Padrone, amate qualcuno?-
Posò le magliette piegate perfettamente su un puffo accanto alla tv, e si sedette vicino a lui, attento ad ogni suo gesto o espressione. Forse voleva parlare un po', poichè aveva capito che non si fidava del suo coinquilino.
-Si.-
Mozzò un sorriso, e il suo robot osservando la sua luce negli occhi, segno di qualcosa di diverso, così lo aveva definito il suo cervello, prese la sua mano tra la sua, accarezzandola con un pollice.
Erano così diversi: un uomo e un robot, uno forte e l'altro dolce, una pelle scura e l'altra chiara e morbida.
-Anche io.- rispose il biondino, guardando gli occhi dell'altro sgranarsi.
Girò lentamente la testa verso quella voce dolce, quei occhi felini che parevano gli diceste qualcosa, un qualcosa che non avrebbe mai capito. Non perchè non aveva il coraggio di chiederlo, piuttosto perchè non avrebbe potuto.
E solo in quel momento si accorse che il suo coinquilino aveva ragione: era un totale stupido, idiota, deficiente, e chi ne ha più ne metta. Si era innamorato di un robot, e un robot si era innamorato di lui.
Il suo Bummie aveva capito il significato di amare, di innamorarsi, e aveva avuto il coraggio di dichiarlo. Eppure era un robot, non poteva provare emozioni simili, ma infondo Jong non lo aveva mai considerato tale.
Neanche adesso era arrabbiato con lui, adesso che aveva il suo Boom-kiss ad un centimetro di distanza, con le sue soffici labbra a forma di cuore attaccate alle proprie.
Provava ammirazione, per un robot che aveva provato ad essere un umano.







Note dell''autrice:
Fa schifo, eh?
Non dite altro, vado a rinchiudermi nel mondo di Narnia, così non mi ritroverete mai.
Se non facesse schifo (lo è), potete lasciarmi una piccirella, scusate sono napoletana, recensione?

A presto e spero, con l'aggiornamento di 'Un'estate fa'!
*manda bacetti*
  
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