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Autore: metaldolphin    02/09/2013    0 recensioni
Meryl e Vash, post anime.
Tornato con Knives privo di sensi, il "Tifone Umanoide" deve decidere cosa fare del fratello deciso a sterminare la razza umana...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mare che si estende davanti a noi è immenso, senza confini e spietato.
Il suo colore è sbagliato: dovrebbe essere quello degli occhi di colui che è seduto al mio fianco… alzo lo sguardo per poterlo vedere meglio (la sua altezza mi costringe a farlo anche in questa posizione, tanto sono più bassa di lui!)
...Ecco, il mare dovrebbe essere chiaro e limpido e profondo come i sui occhi verdeacqua; invece quello che conosciamo noi è giallastro, polveroso e colpito dalla luce impietosa di un sistema stellare binario, che da’ la propria energia a questo pianeta desertico e crudele.
In fondo, la razza umana se la merita, questa palla di roccia e sabbia quasi sterile: dopo aver distrutto il rigoglioso pianeta natio, questo luogo è per lei la giusta ricompensa e rispecchia bene il carattere di coloro che scesero dalle stelle per abitarlo, gente dal cuore arido coperto da uno spesso strato di sabbia secca.
E mi accorgo di rivolgere il mio sguardo di nuovo su colui che ho vicino, ma non così tanto da toccarmi.
Lui sì che porta, ben visibili, i segni della cattiveria umana: ancora mi si stringe il cuore, se torno con la mente alla prima volta che lo vidi a torso nudo ed esso stesso si autodefinì “spettacolo non adatto alla vista delle signore”, vergognandosene.
Avrebbe avuto un corpo magnifico e perfetto, se solo non fosse stato sfregiato, innumerevoli volte, dalla più vasta collezione di rattoppi che io abbia mai visto: pur di non togliere la vita ad un essere umano (qualsiasi essere umano, anche il peggior figlio di cane al mondo), arrivava a farsi colpire per non tradire il proprio ideale, che ricalcava l’ormai dimenticato precetto evangelico che ammoniva di “non uccidere”.
Ma non lo si poteva certo considerare uno sprovveduto, in fatto di armi: era un pistolero di prim’ordine, dalla mira infallibile e che non risparmiava di certo cartucce.
Ma non toglieva la vita.
Mai.
Anzi no… due volte aveva dovuto, contro la propria volontà, e ancora ne portava i segni sul viso e nello sguardo che avevo imparato a conoscere ed amare.

Perché, nonostante sia stato difficile ammetterlo anche con me stessa, io amo questo singolare alieno dall’aspetto di giovane uomo, nonostante fosse già un ragazzo all’epoca dello sbarco umano, centotrenta anni fa…
Lo amo, nonostante lui non lo sappia, e contro il resto del mondo che gli ha affibbiato appellativi poco lusinghieri come “Tifone umanoide”, “Calamità naturale” ed una taglia di ben sessanta milioni di doppi dollari.

Stringo lebraccia attorno alle ginocchia, nella sera che va facendosi più fredda, cercando di non perdere troppo calore; lui se ne accorge e mi fissa con lo sguardo triste, poi allunga il braccio e mi stringe a sé per donarmi il suo calore.
Non miguarda mentre mi chiede se va meglio.
Annuisco rapidamente, nervosa per quel gesto inaspettato.
Forse si è accorto di non essere proprio solo.
Che ci sono io.
Che Milly ci aspetta a casa.
Poi parla e scopro di sbagliarmi.
-Meryl, perché state ancora con me? La vostra missione è terminata, se non sbaglio.
Ha ragione: l’agenzia assicurativa Bernardelli ci ha dato il fine missione ed un paio di mesi di congedo pagato, come premio per aver svolto tenacemente il lavoro dietro a quella minaccia vivente.
Ma Milly ed io sappiamo entrambe che non ha nessuno, a parte noi.
In effetti ci sarebbe anche quello psicopatico di suo fratello, sedato su un letto di casa nostra, in attesa di guarigione dalle ferite derivate dallo scontro con Vash.
A parere mio avrebbe dovuto farlo, ma non l’ha ucciso… certo non sarebbe stato da lui, ma ora ha paura: non sa come gestirlo. Knives è determinato a sterminare la razza umana, costi quel che costi.
Fermare un essere così potente e malvagio è pressoché impossibile… mentre mi arrovello in questi tetri pensieri, mi porge una nuova domanda.
-Meryl, perché non mi hai risposto?- chiede, riferendosi alla precedente domanda, da me volutamente ignorata.
Alzo le spalle e gli rispondo in un soffio. –Non l’hai ancora capito, Vash?
Si volta nuovamente a guardarmi e incrocio di nuovo quegli occhi limpidi che mi tolgono il respiro.
Non ho mai visto un altro uomo con occhi così.
Mentre la sera continua a scendere, due delle cinque lune sorgono ad illuminarci. Sorrido un poco imbarazzata, poi sento una grande mano posarsi piano sulla mia guancia e sento il viso andare in fiamme.
-Posso chiederti un grosso favore, piccola Meryl?
Annuisco senza nemmeno chiedermi in che guaio mi sto cacciando: cosa non farei per lui…
-Ho capito cosa fare con Knives. Domani verresti con me?
L’ho seguito per mesi, lo farò ancora, specialmente che ora è lui a chiedermelo; deve essere una decisione dura, se cerca il mio appoggio. Sorrido e confermo il mio assenso. Non gli chiedo nulla, anche se la curiosità mi sta divorando: se e quando vorrà sarà lui a spiegarsi.
Posso aspettare.
Come quando è andato via a cercarlo e mi si lacerò l’anima al pensiero di perderlo definitivamente. Ma fermarlo non sarebbe stato giusto, quindi attesi il suo ritorno pregando e sperando di poterlo rivedere. E dieci giorni dopo la sua figura imponente si stagliò all’orizzonte, anche se stentai a riconoscerlo: aveva il fratello svenuto sulla spalla e mancava il suo caratteristico spolverino rosso acceso. Era ferito ed esausto, ma era tornato da me: volli crederlo, anche se solo per un attimo.
Volevo illudermi solo per un poco e crogiolarmi nell’idea che contassi qualcosa per lui.
Ma era passato poco più di un mese e nessun segnale mi aveva fatto sperare per il meglio.
Ora chiedeva il mio appoggio, ma non voglio ricadere nell’errore che mi ha fatto stare così male nelle ultime settimane.
Mi allontano con garbo dalla sua stretta e mi alzo in piedi; spolvero il deserto che è rimasto sugli abiti ed accenno a fare ritorno a casa; anche a quella distanza posso vederne le luci accese, Milly è tornata.
Faceva bene a tenersi occupata durante il giorno, così il pensiero per la grande perdita era attenuato. Ma, ogni tanto, durante la notte, la sentivo piangere, piano, ma con dolore. Ed io mi sentivo impotente, non potendo fare nulla per aiutarla.
Allo stesso modo avevo visto e sentito piangere Vash, sia di giorno che la notte, in una sofferenza che non riuscivo ad alleviare in nessun modo che mi fosse consentito.
Se lo avessi raccontato, nessuno mi avrebbe creduto: il “Tifone umanoide” in lacrime? Non scherziamo!
Sento la sua voce mormorare il mio nome e la sua mano meccanica stringermi il polso. E’ innaturalmente fredda.
-Grazie.- Aggiunge.
Sorrido di nuovo e torniamo a casa insieme: domani sarà una lunga giornata.
 
   
 
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