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Autore: Dragon_Flame    02/09/2013    1 recensioni
[Anime/manga Inventati]
[Storia+inserimento di disegni in stile manga (realizzati da Nanako_Sama)]
Kojiro é un giovane quindicenne che ha appena cominciato a frequentare il liceo. Ha alle spalle tre anni di scuola medie tremendi, in cui ha dovuto sempre essere di banco con Akemi, la sua peggiore nemica. Lui, che già non nutre molta stima per le donne - senza ovviamente essere dell'altra sponda -, detesta questa ragazza con tutto il cuore. Ma l'arrivo al liceo, l'entrata in scena di una dolce ragazzina e del bizzarro fratello maggiore di Kojiro stravolgeranno le sue convinzioni, facendo vivere al protagonista un anno allucinante, con il destino che ficcherà sempre il naso dappertutto.
Buona lettura! :)
Flame
***
Akemi non sopporta Kojiro. Kojiro non sopporta Akemi. E i professori lo sanno, a giudicare dal gran numero di liti in cui si sono azzuffati e le offese e i dispetti che si sono fatti per anni. Allora perché, per tre anni di fila, quei stradannati professori delle medie li hanno sempre sistemati come vicini di banco?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome: Ichiro Kozue
Età: 20 anni
Segno: Acquario (14 Febbraio)
Ruolo: Fratello maggiore di Kojiro


I quattro principali protagonisti della storia: Akemi, Ichiro, Kojiro e Tomoko.

 

Che giornata da incubo. Akemi in qualche modo riesce sempre a inventarsi qualcosa per rompermi le scatole. Come oggi, a economia domestica. E' stata dannatamente scaltra a sostituire con il sale lo zucchero che dovevo usare per preparare un dolce. La professoressa ha quasi rigettato tutto il pezzo di torta che s'era divorata assaggiando il dolce da me preparato. E ovviamente mi ha dato un compito in più da svolgere a casa, ovvero un'altra dannatissima torta. Dato che la mia sfiga a quanto pare non ha eguali, dovrò prepararla con l'aiuto di Tomoko, che ai fornelli è una schiappa. Oggi, per esempio, ha fatto carbonizzare il suo dolce nel forno, rischiando di soffocare la classe con quel fumo nero e denso di bruciato. E intanto Akemi se la ride.
Basta il pensiero di Misono a farmi salire la rabbia. Che vipera. In una settimana di scuola è già riuscita a farmi uscire dai gangheri più di una volta. Digrigno i denti, riflettendo sul modo di restituirgli pan per focaccia. Ma come?
Quasi sicuramente quell'insopportabile ramata sarà a casa mia in compagnia di Ichiro, di Sonomi e di Touya, i suoi unici tre amici. E solo gli dei sanno come diavolo fanno quei tre a sopportarla. Quei quattro idioti si riuniscono sempre a casa mia, ogni santo pomeriggio. Così mi devo sorbire Akemi ogni benedettissimo secondo della giornata, non solo a scuola.
Ho fatto bingo. Come entro in casa mia, noto subito quattro paia di scarpe, due nere, uno verde e uno blu scuro. Quello blu appartiene sicuramente ad Akemi: il blu è il colore delle uniformi scolastiche del mio liceo.
Sbuffo, togliendomi le scarpe e infilandomi un paio di pantofole a caso, quindi mi affaccio alla porta del salotto da cui provengono voci allegre e scherzose.
"Hey, ciao Kojiro!" mi saluta quello scemo di Ichiro con il suo solito sorriso da ebete. Io lo ignoro, così come Akemi e gli altri due mi snobbano deliberatamente. Questi hanno imparato a conoscermi, specialmente la prima, e sanno che non me ne frega niente di loro, quindi neanche ci salutiamo. Eh sì, io con gli amici di mio fratello ci vado d'amore e d'accordo.
Osservo due secondi quello strampalato ragazzo il cui sangue scorre nelle mie stesse vene. Come fa ad essere mio fratello? E' vero, ci somigliamo tanto: abbiamo gli stessi occhi verdi, la medesima pelle liscia e chiara, simili lineamenti del viso e una simile figura alta e magra. Però dei due io sono il più normale. Mica mi mescio i capelli di tutti i colori immaginabili, come fa Ichiro. Né mi vesto seguendo la moda del momento, né tantomeno ho la fissa con braccialetti e collane come lui. Soprattutto, tanto quanto lui adora le femmine, io le detesto. Mio fratello ha un sacco di ragazze che gli ronzano attorno. Dev'essere sicuramente per la sua simpatia da idiota, perché io proprio non ci vedo tutto questo che di bellezza in lui. Anzi, a volte mi chiedo come facciano a guardarlo in faccia. Ma, d'altro canto, io non sono una donna, né uno dell'altra sponda, quindi non sono certo un giudice adatto.

Domani è mercoledì. Devo portare quella stupida torta alla professoressa di economia domestica. Devo prepararla con Maki. L'idea mi terrorizza: ho una paura terribile che quella sciocca ragazzetta senza cervello possa far saltare in aria la cucina. Mi si prospetta un pomeriggio inquietante e faticoso.
Suono il campanello dell'abitazione verso cui mi sono diretto, seppur a malincuore. Dei passi rimbombano per la casa, quindi una raggiante Maki apre con irruenza e impazienza il portone di casa, un largo sorriso ebete che le attraversa il viso da un'orecchio all'altro, spezzandolo in due metà.
"Ciao Kozue!" esclama contenta, invitandomi ad entrare.
"Ciao Maki" la saluto semplicemente, con sufficienza e indifferenza, senza tuttavia smorzare il suo entusiasmo. Una volta tolte le scarpe e infilato un paio di ciabatte, Maki mi fa strada per il corridoio d'entrata, facendomi appendere il leggero cappotto che mi sono portato a un attaccapanni. Dopodiché ci dirigiamo nella sala da pranzo, adiacente alla cucina. Le pareti della casa sono tinte con toni neutri e tenui e l'arredamento è freddo e moderno, tecnologico, non esattamente del tipico modello tradizionale giapponese. Anche la cucina è grande: ci trovi di tutto e di più.
"Bene, Kozue, cosa hai in mente di preparare per il compito? Spero che sia una torta semplice, perché io non sono proprio brava a cucinare..." dice l'azzurra con incertezza, legandosi dietro la schiena i lacci di un grembiule. Si raccoglie quindi le ciocche di capelli in una pratica coda di cavallo, trattenendo le poche scappate con una bandana. Io intanto mi sono tirato indietro i capelli un po' lunghi con una fascia elasticizzata nera, tanto per una questione di igiene, e ora mi sto sistemando un grembiule da cucina. Poi ci ripenso e lo tolgo, infastidito: ho come l'impressione di essere una di quelle stupide femminucce che si cimentano nella preparazione di dolcetti per il proprio innamorato. E' una sensazione sgradevole, specie per un misogino come me.
"La ricetta è semplice: la stessa dell'ultima lezione di economia domestica. Portami una ciotola, dello zucchero, un pacco di farina di riso e altra roba che ti dirò dopo" le ordino perentoriamente, volgendomi verso il ripiano di legno chiaro della cucina. Nel movimento quasi faccio una spaccata in avanti: ma che diamine...?! Sgrano gli occhi per lo stupore, quindi abbasso lo sguardo e noto che il parquet è lucido, scivoloso, come se fosse stato appena passato con la cera. Quella scema di Tomoko sta per caso tentando di uccidermi? Beh, di sicuro sta complottando contro di me, perché a un certo punto un'esclamazione soffocata alle mie spalle attira la mia attenzione. Volgendomi verso la ragazza, mi vedo arrivare addosso un pacco di farina volante a mezz'aria, pi dietro spunta Tomoko con le braccia protese in avanti e un'espressione indefinibile in volto. La confezione di apre e una candida massa bianca mi cade sulla testa, quindi l'azzurra va a scontrarsi con me e insieme slittiamo per terra, battendo sul pavimento pesantemente.
Ho gli occhi sbarrati per lo spavento; ma che diavolo ha combinato quella sciocca?? Intorno a me c'è un'immensa macchia candida che copre come un manto l'intera pavimentazione legnosa. E' una strage. E chissà come sono conciato io...
"Oh no, Kozue! Perdonami!..." esclama dispiaciuta e imbarazzata Maki, rizzandosi di colpo in piedi per poi correre ad afferrare una salvietta di carta. "Sono un'imbranata!" si rimprovera a voce bassa, tornando - o meglio, scivolando - da me per poi abbattersi a terra con un tonfo. Slittando sulla farina sparsa dappertutto, Maki finisce dritta dritta davanti a me, pericolosamente vicina. I nostri sguardi s'incrociano brevemente, il mio verde basito che si mescola nell'azzurro cangante delle sue iridi scintillanti.
"Kozue, mi dispiace..." si scusa lei in tono vergognoso, avvampando visibilmente per l'imbarazzo. Io le faccio un cenno benevolo, assicurandole che è tutto ok, che non me la sono presa. Poi mi pietrifico. Io non mi sono adirato? Strano. Molto strano. A giudicare dalla mia irascibilità, è una cosa molto bizzarra. Con una femmina, poi. Non mi sono arrabbiato con una ragazza, con lei, Tomoko Maki. Una sciocca quindicenne che mi pare tanto fastidiosa e insignificante. La faccenda è inquietante; qualcosa non quadra.
Poi lei fa un gesto inatteso, che mi lascia senza fiato: comincia a strofinare la farina via dalla mia camicia, delicatamente, con accuratezza. Improvvisamente mi sento le guance avvampare, invase da un calore sconosciuto. Non so se è per quel tcco delicato, o per l'incidente di poco prima, o ancora per la mia reazione tranquilla ad esso. O per la vicinanza di Tomoko. Ora che la guardo meglio, mi accorgo che dopo tutto non è poi così male.
Oddio, sono confuso. Molto, molto, molto confuso. Il mio animo è in subbuglio. Che mi sta succedendo?



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Ciao a tutti!! ^^'' scusatemi se non ho aggiornato, ma non mi faceva la connessione e in più ero in crisi per l'ispirazione T-T comunque, eccomi (eccoci) nuovamente qua a rompere le scatole con un nuovo capitolo di questa storia U.U spero che lo apprezziate :D
A presto!! E mi raccomando, recensite e diteci qualcosa sui disegni di Nanako_Sama :33
Ciao!! <3

The_Dragon_Flame feat. Nanako_Sama

  
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