Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: Shichan    08/03/2008    1 recensioni
«Immagino che fosse tutto previsto, vero?» chiese, alternando lo sguardo fra i due.
«Beh, quella Strega lo dice sempre che c’è solo l’inevitabile e bla, bla, bla.» sbottò il Generale, facendo sorridere il sovrano che, seduto, rispose subito dopo: «A parte questo, io l’avevo visto.» replicò, facendo tacere all’istante gli altri due. I sogni del sovrano del Sud si avveravano sempre, d’altra parte.
«La pergamena? È ancora bianca?» chiese il Generale, rompendo il silenzio e ricevendo risposta dal sovrano che, fino ad allora, aveva avuto l’aria di chi sembra divertirsi o comunque prendere le cose molto alla leggera. La figura, ancora seduta, sembrò indugiare, per poi lasciare il posto ad un sorriso strano, indecifrabile: «Oh no. Suppongo che si stia scrivendo proprio ora, come leggenda vuole… no?»

[E fu così che tentò la via delle ff a capitoli v.v Ci sono spoiler, tranne nel prologo XD Non mi resta che rimettermi al vostro giudizio ^^]
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: non mi posso dilungare, sono di fretta, sono di frettaaaaa >< *si sente molto Bianconiglio* Allora, ecco a voi il primo capitolo! >.< Purtroppo, per il secondo ci metterò di più, la scuola mi sta uccidendo, i professori anche e giustamente sono a capo della missione di sabotaggio del prof di spagnolo *-* *potere…*

Ovviamente, cercherò di impegnarmi è.é

Ringraziamenti: grazie, grazie, grazie a Pucchyko, FrancescaAkira89 e Sephta, che mi hanno commentato il prologo, e anche (ovviamente) a chi si è preso anche solo la briga di aprire la pagina ^^

Dedica: dedica di auguri per il compleanno di FrancescaAkira89, che oggi diventa diciannovenne! Augurosi! ^O^ Capitolo tutto per te, da considerarsi il mio regalo! ^**^

Precisazioni: questa fanfiction prende in considerazione i seguenti spoiler: la saga di Acid Tokyo, fino alla sua conclusione e prima di giungere ad Infinity. Dunque, tutto ciò che avviene dopo Tokyo, non viene preso in considerazione da me e la storia potrebbe (in realtà, lo fa e basta v_v) prendere risvolti totalmente diversi.

 

 

 

Capitolo I: Maze’s Castle

 

«La possibilità di prendere una decisione,

altro non è che l’illusione di avere una scelta,

che agli uomini fu donata, cosicché che altri

potessero giocare indisturbati con le loro esistenze.

Poiché il Fato, s’annoia spesso…»

 

Fu il cielo plumbeo, ad accogliere il loro arrivo nell’ennesimo mondo. Il silenzio gravava pesantemente sul gruppo, mentre il guerriero per primo si guardava intorno: la città nella quale si trovavano, doveva essere senza dubbio una capitale. Lo suggerivano insistentemente i diversi edifici presenti, ben tenuti, alcuni dei quali svettavano nella loro altezza sulle case e i negozi: un’osservazione più acuta e prolungata, mostrava la presenza di quattro palazzi più grandi, posti orientativamente in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Inoltre, quella che aveva l’aria di essere qualcosa di molto simile ad una pagoda, sembrava posta al centro della città, come una piazza in cui confluiscono se non tutte le strada, almeno le principali e più trafficate. Come in un tacito invito a visitarla, essa attirava l’attenzione malgrado fosse inferiore ai quattro palazzi in dimensione e appariscenza.

Il ninja riportò lo sguardo sul gruppo, tutti ancora con gli abiti di Acid Tokyo: passò velocemente oltre Fay – in ogni caso, il mago non lo avrebbe guardato, no? – soffermandosi su “Shaoran” e la principessa.

«Che mondo sarà?» sentì chiedere al ragazzo, aspettandosi una risposta dalla polpettina bianca, che però tardò a venire: «Mokona?» chiamò Shaoran, la creaturina sulle sue spalle che mugolò appena qualcosa d’indistinto, prima di socchiudere gli occhi, l’aria innaturalmente stanca.

«Moko-chan?!» chiamò Sakura, il tono preoccupato, vicina a Shaoran per osservare la loro guida, imitata da Fay. Kurogane rimase indietro, sebbene vicino abbastanza da sentirli: «Mokona non si sente bene…» mugugnò la shiro manjuu. I compagni di viaggio si scambiarono qualche sguardo confuso. Shaoran carezzò lievemente il pelo candido, lo sguardo ambrato preoccupato: «È strano… non era mai capitato.» osservò «Cosa senti, Mokona?» domandò poi, mentre la creaturina sospirava, stanca.

Fay e Sakura si scambiarono un’occhiata, prima che il biondo parlasse: «Forse la cosa migliore è cercare un posto dove stare. Così non siamo in grado di muoverci né alla ricerca delle piume, né per cambiare dimensione.» osservò, rivolto ai compagni più giovani. I due ragazzi annuirono, mentre Kurogane si limitava ad ascoltare in silenzio.

Sembrava esattamente tutto come sempre, tuttavia, era palese che fosse l’esatto opposto: adesso, ogni parola del ragazzino sembrava forzata o addirittura strana, pronunciata da lui. Come se tutti si aspettassero una sorta di confusione in lui, come una persona che ha dormito a lungo, senza conoscere gli sviluppi di una storia in cui si è ritrovato immischiato di punto in bianco. Invece, per quell’occhio che rappresentava il cuore di entrambi, sembrava che fosse stato sempre lui a viaggiare con loro, a vivere le stesse situazioni, in prima persona.

Prigioniero eppure libero attraverso l’occhio di un altro, che lui stesso aveva donato, scommettendo su un cambiamento mai avvenuto e che lo aveva visto perdente in quella stessa, azzardata scommessa.

E la principessa, lo sentiva.

Lo osservava ma vedeva l’altro.

Si rivolgeva a lui, ma parlava all’altro.

E lo stupido mago sorrideva, cercava come sempre di proteggere i due ragazzini, di alleviare quella cappa di sofferenza che aleggiava su tutti loro fin dalla partenza da Acid Tokyo… e poi, lo guardava.

Guardava Kurogane, e c’era il disprezzo nello sguardo ceruleo dell’unico occhio rimasto, che ancora poteva vedere. Lo guardava come si guarda una persona che non vorresti mai aver conosciuto, alla quale vorresti non aver mai permesso di osservare la tua anima e cercare di salvarla.

Egoista, sapeva di esserlo ai suoi occhi, e gli andava bene così.

Perché tutti e tre respiravano ancora.

«…Kurogane-san?» sentì dire al ragazzo, che evidentemente lo chiamava da un po’, vista l’espressione perplessa quando finalmente si voltò. Il ninja, dissimulo con un semplice “mh”, giusto a lasciare intendere che lo stava ascoltando. Il giovane continuò: «Va bene, andare lì, per cominciare?» chiese, indicandogli la pagoda già vista in precedenza, con ben poche difficoltà. Di certo, vista l’apparente importanza che sembrava avere nella città, vi avrebbero potuto trovare più di una persona alla quale chiedere informazioni riguardo quello strano mondo e il da farsi, almeno finché la polpetta non avesse dato segni positivi.

«Mh.» disse, un cenno d’assenso lieve con il capo, senza aggiungere altro.

«Permettete l’interruzione?» sentirono dire alle proprie spalle, voltandosi quasi nell’immediato, il ninja con lo sguardo truce decisamente pronto a far fuori il malcapitato in caso di necessità, Shaoran sul “chi va là”, meno truce del ninja ma di certo ugualmente deciso. Quel che videro, fu la figura di un ragazzo all’apparenza innocuo, o comunque non con cattive intenzioni. O forse, solo molto ben celate.

L’armatura che copriva alcune parti dei suoi vestiti attirarono l’attenzione di tutti e quattro, sebbene Sakura  e Fay, più indietro, le avessero notate meno, la visuale in parte coperta dai due compagni di viaggio. Il nuovo venuto, l’espressione tranquillissima come se gli avessero sorriso, continuò: «Sbaglio, o siete stranieri?» domandò, trovando conferma nel cenno d’assenso di Shaoran.

«Bene.» continuò «Io sono il Colonnello delle Guardie, alle dipendenze dei signori di questo Regno. Ci viene imposto di controllare la provenienza degli stranieri di passaggio, devo chiedervi di seguirmi.» spiegò, il tono calmo, nessuna minaccia.

Kurogane, fece un passo avanti: «E se non ne avessimo l’intenzione?» chiese, osservandolo abbassando appena il capo, visto il divario di altezza con l’altro, che superava di poco Shaoran, forse. Quello sorrise appena, un lieve incurvarsi di labbra, prima che i quattro notassero di essere stati abilmente circondati: «Temo che non possiate rifiutarvi, signori.» disse il Colonnello, le iridi dorate decise, nessuna intenzione di accettare repliche di alcun tipo.

I quattro si guardarono, Fay più vicino a Sakura, Shaoran e Kurogane che osservavano di sottecchi quelle che avevano tutta l’aria di essere quelle guardie di cui quel tizio era il Colonnello.

No, non avevano proprio scelta, al momento.

 

***

 

Avanzarono lungo il corridoio – ironia della sorte – della pagoda dove avevano intenzione di dirigersi prima di essere circondati e condotti alla loro meta da terzi. L’edificio, da vicino, si era dimostrato più imponente, assicurando tuttavia la prima impressione avuta: non era il più grande, ma probabilmente il più importante.

Il Colonnello, che all’ingresso aveva dato disposizione alle guardie di tornare ai propri posti, lasciando a lui il compito di condurre i visitatori nella Sala Principale, camminava ora davanti a loro di qualche passo. Il fatto che gli desse tranquillamente le spalle, benché in apparenza avesse con sé nient’altro che una spada, e il fatto che non avesse richiesto la presenza delle guardie in quel tragitto, lasciava quanto meno sperare in una situazione positiva, per una volta.

Oppure, l’alternativa era che non li ritenesse minimamente un pericolo.

Dietro di lui di qualche passo, stavano Shaoran e Kurogane, l’uno affianco all’altro: il ragazzo lanciava anche qualche sguardo intorno a sé, differentemente dal ninja che manteneva le iridi carminie sulle spalle del giovane davanti a loro. Pochi passi dietro ai due, invece, avanzavano Sakura e Fay, la prima l’espressione preoccupata in volto, il secondo una mano sulla spalla della ragazza, l’occhio azzurro che non si staccava dal capofila, aiutato dall’assenza di Kurogane a coprirgli quel poco di visuale che aveva.

Avanzarono lungo il corridoio, svoltando un paio di volte a destra e una a sinistra, salendo le scale e voltando sulla destra ancora. Poi però, inspiegabilmente, erano scesi per una rampa, apparentemente tornando allo stesso livello dal quale erano partiti.

E al secondo voltare – non ricordava più nemmeno dove – Shaoran aveva perso di vista la strada fatta. E, a giudicare dallo sguardo che si era scambiato con Fay, per il mago era lo stesso. Sospirò appena, sfiorando appena il braccio del ninja per catturarne l’attenzione: «Kurogane-san…» soffiò, tentando di risultare inudibile al Colonnello.

«Ehi, tu.» lo bloccò Kurogane, rivolgendosi al giovane che apriva quel corteo improvvisato ed impaziente di essere sciolto: «Quanto ancora hai intenzione di farci girare, prima di portarci in quella stanza di cui parlavi ai tuoi soldati?» sbottò. Il Colonnello arrestò il passo solo dopo aver svoltato nell’ennesimo – ed ormai irriconoscibile – corridoio: «Ho intenzione di farvi smettere di girare a vuoto ora. Ormai, dovreste aver perso l’orientamento, quindi non ci sono problemi.» disse, ammettendo implicitamente di averli fatti camminare al solo scopo di evitare che ritrovassero la via per uscire di lì con troppo facilità. Kurogane sentì le mani prudere, mentre Shaoran parlava, ormai fermatosi: «E noi dovremmo seguirvi?»

«Non vogliatene a male, è una prassi necessaria. Non ho certezze, di potermi fidare di voi.» disse quello, paziente ma serio.

«Nemmeno noi di voi.» rimbeccò Fay.

«Non vi sarà fatto del male, se non darete motivo ai miei uomini di attaccarvi. I nostri signori hanno richiesto la presenza degli stranieri nel Palazzo, noi guardie non critichiamo le loro scelte. Solo, è nostro compito pensare alla loro incolumità.» disse, concludendo lì il discorso, e arrestando il passo di fronte ad un grande portone. La superficie lignea, di colore scuro, era lavorata nel legno stesso, senza aggiunta di quei metalli che ci si aspetterebbe in un palazzo. Bussò, tacendo poi in attesa. Dopo poco, il portone venne aperto dall’interno, probabilmente da altre guardie.

Il Colonnello si fece da parte, facendogli cenno di entrare: lo sguardo non ammetteva né repliche, né scelte per i quattro, che furono dunque costretti ad entrare.

La sala, a dispetto di quanto fosse immaginabile nell’osservare il portone, non era grande come ci si sarebbe aspettato: molto simile ad una comunissima sala d’intrattenimento, o sala da pranzo, a Kurogane ricordò in parte i palazzi del suo mondo. Il mobilio era essenziale, il pavimento in legno, differentemente dal resto della pagoda, che era invece innaturalmente piastrellata, rispetto ai templi di Nihon.

Due finestre lasciavano entrare la luce dai due lati della stanza, illuminata a giorno per quel che il cielo plumbeo permetteva: ordinata, dall’aspetto più accogliente di quanto loro avvertissero data la situazione, di quella stanza era la parete che ora si ritrovavano di fronte, ad attirare l’attenzione. In primis, per la presenza di uno stendardo, nella parte alta: di colore bianco sullo sfondo, presentava sulla stoffa pregiata il disegno di tre spade incrociate fra loro, e recitava delle scritte in caratteri mai visti. L’attenzione dei quattro fu catturata da quelle parole per loro illeggibili, evidentemente impedendogli di prestare il dovuto interesse alle presenze nella sala.

Presenze tra cui, almeno una, sembrava aver colto la loro perplessità su quello stendardo che rappresentava il fulcro del governo in quel regno: «Come sempre, la base di un governo viene ammirata e notata ben prima dei governatori.» disse una voce, il tono tranquillo, una nota divertita. I quattro spostarono immediatamente l’attenzione dall’oggetto, portandolo in direzione del padrone di quella voce: sulla sinistra rispetto al vessillo, stava la figura di una giovane, in piedi. I capelli, che non arrivavano a toccare le spalle, erano color del grano maturo, tenuti in ordine da una fascia bianca. Quel che attirò istantaneamente l’attenzione del ninja, furono i suo abiti: un kimono, dai colori chiari e tendenti al verde, quasi il sarto avesse deciso di giocare sul colore dell’iride della giovane.

Lei sorrise: «Saggezza.» disse, indicando la spada sullo stendardo a lei più vicina «Forza.» continuò, indicando quella diametralmente opposta «e Coraggio.» concluse, indicando quella al centro. Il sorriso non scomparve, nel tornare a sostare con lo sguardo smeraldino sui quattro: «Sono i concetti su cui si basa il governo di questo Paese. Tre virtù, per i tre governatori che lo amministreranno fino alla successione. Non mi meraviglia che lo abbiate notato prima dei suddetti governatori.» disse, la nota divertita nuovamente presente nel tono.

I quattro non dissero nulla, e lo stesso il Colonnello alle loro spalle, almeno fino a che una seconda voce risuonò nella stanza: «A volte mi chiedo se sia per meraviglia o per scarsa furbizia.» rimbeccò la voce, spostando su di sé l’attenzione del gruppo, forse volutamente. Non fu difficile, per la bionda, notare la sorpresa dei quattro nell’osservare la figura della compagna: lunghi capelli, ben oltre la schiena, di un colore certo non comune. Un celeste simile all’occhio di uno dei loro ospiti, e tuttavia forse più brillante. Kimono dall’obi azzurro, come anche gli occhi della giovane erano, di forma diversa dalla compagna. Un kimono inusuale, per l’abitudine di un abitante dell’antica Edo: la parte inferiore, normalmente lunga fino alle caviglie, s’interrompeva ben prima, all’altezza delle ginocchia. Seduta su una sedia, accanto ad una terza figura, la mancina era tenuta lungo il fianco, accanto a lei una spada nel proprio fodero.

«Umi-san, non dovremmo essere cordiali con gli ospiti?» scherzò su la bionda, il sorriso onnipresente sul volto.

L’altra, si rivolse al Colonnello alle loro spalle: «Che impressione hai?» chiese semplicemente al giovane, che si limitò ad un cenno del capo prima di replicare con un «Non ho riscontrato alcun pericolo, Generale.»

Probabilmente, uno dei due avrebbe aggiunto altro, se la voce appartenente all’ultima presenza nella sala non avesse interrotto uno, se non entrambi: «Felio, non mi sembra il caso di tutte queste formalità! E poi sembra che qui qualcuno stia per essere giustiziato… insomma, gli ospiti si spaventeranno così!» rimproverò una ragazza – apparentemente la più piccola – seduta poco distante da quella che era stata chiamata “Generale”, che a quelle parole sospirò: «Hikaru, non è che siano qui per una visita di cortesia…»

«Oh, Umi-chan, ma nemmeno per essere incolpati di qualcosa! Insomma, a parte Fuu-chan qui siamo ad un livello di serietà tipico di quando prendiamo decisione importanti!» continuò, tranquilla.

I capelli rosso fuoco, che legati in una treccia riprendevano l’obi rosso del kimono, le davano la stessa aria sbarazzina che stava dimostrando a voce; Fay fece qualche passo avanti: «Posso chiedere come mai io e i miei compagni siamo stati condotti qui?» domandò, il tono cortese e il solito sorriso sulle labbra.

La bionda annuì, incaricandosi quindi di rispondere: «Sappiamo che avete un ferito, e se siete stranieri come ci è stato comunicato, siamo pronti ad offrirvi il nostro aiuto, se non costituite una minaccia per il regno.» spiegò con pacatezza.

Fay parve sintonizzarsi sulla sua stessa lunghezza d’onda, considerando i sorrisi praticamente identici che si scambiavano, un po’ come era avvenuto fra lui e Seishiro nella dimensione in cui avevano partecipato al gioco ambientato ad Outo: «Fiuuu,» imitò il fischio, come suo solito «Dovete avere una rete d’informazioni davvero efficiente, se conoscete addirittura i particolari di salute del nostro gruppo!» esclamò, falsamente sorpreso eppure con un tono naturalmente allegro.

Come da prassi, pensò Kurogane in quel frangente, prima che la bionda chiamata Fuu riprendesse la parola: «Sì, ma in questo caso siamo partiti avvantaggiati. Il nostro Consigliere ha capacità ben oltre la sua nomina, ed ha svolto un ruolo fondamentale nelle informazioni su di voi.» ammise, indicando con una mano al proprio lato. Si voltarono istintivamente verso quella direzione, aspettandosi come da “norma”, il vecchio bacucco consigliere, che non si capisce mai come si regga in piedi vista la veneranda età che, o dimostra dal primo all’ultimo anno, o gli impedisce di fare dieci passi in un tempo inferiore ai cinque minuti.

Poco mancò che finissero comicamente a gambe all’aria, quando al posto del suddetto consigliere si presentò la copia della loro Mokona, solo formato large, differentemente dalla loro, che stava appena nel palmo della mano dei viaggiatori.

Kurogane, sembrava il più shockato di tutti: «Vorreste farmi credere che quella polpetta bianca formato gigante è il consigliere dei sovrani di questo regno?» domandò incredulo, specie quando la suddetta polpetta avanzò saltellando verso di lui, esprimendosi in un indignato quanto incomprensibilissimo insieme di improperi che poteva essere riassunto nell’ultimo, monosillabico, insensato…

«Puh!»

«Andiamo bene…» sbottò il ninja, rifiutandosi di credere ad una cosa simile.

Il Mokona formato gigante, per contro, se ne andò saltellante in braccio alla rossa, che ridacchiò: «Il nostro Mokona ha avvertito la presenza di un suo simile, quindi ci ha subito informate. Come sta?» chiese, riferendosi alla shiro manjuu. Fay prese la parola: «Non bene, purtroppo. Non riusciamo a comprendere di cosa si tratti.» spiegò, osservando la rossa aggrottare un sopracciglio, mentre Fuu si avvicinava a Sakura, a cui era stata affidata la creaturina.

«Ti dispiace se controllo cos’ha?» domandò, il sorriso cortese sul volto dall’aria gentile. Sakura annuì lentamente, portando Mokona più vicina alla bionda, che la osservò per lunghi istanti.

«Non è una ferita che posso curare, temo sia più un malessere.» comunicò in generale ai presenti, nessuno escluso «Se vi fidate, potremmo lasciare la cosa al nostro Mokona. Credo sia quello che può raccapezzarsi meglio nella situazione.» osservò, ricevendo l’assenso dei quattro, sebbene Kurogane fosse ancora reticente, per un motivo o per l’altro. Fuu annuì, come a confermare la cosa, lasciando il Mokona del gruppo al “consigliere del regno”, che prestò la massima cura a quello che, per dimensioni, poteva apparire benissimo come il suo cucciolo.

Umi riprese dunque la parola: «Felio, fai preparare le stanze per questi signori. Suppongo che rimarranno qui.» disse, sebbene quel “suppongo”, sembrava molto più un “è ovvio”. Shaoran prese la parola quasi subito: «Ci vorrà davvero così tanto, a curare Mokona?» domandò, incontrando lo sguardo di Umi, che dapprima tacque. Passò in rassegna prima Shaoran, ed in seguito gli altri tre: «Non è cosa che mi compete. Non sono il medico del vostro animale domestico, mi limito ad essere un Generale delle Guardie ed un sovrano. E ti assicuro, che in nessuno dei due ruoli sono così smaniosa di avervi qui dentro.» disse, aspra, lo sguardo ceruleo duro come ghiaccio.

Li oltrepassò velocemente, un cenno al giovane chiamato Felio di seguirla, per poi lasciare la sala.

La prima voce che si udì, fu quella di Fuu: «Ops, Umi-chan era proprio di pessimo umore.» constatò, come se fosse la prassi, mentre Hikaru, ancora seduta, assumeva un’espressione dispiaciuta: «Già… è così da giorni…» aggiunge, il tono mortificato. Fuu sorrise appena, i passi veloci verso l’amica: «Non demoralizzarti, Hikaru, lo sappiamo bene com’è fatta. Siamo amiche da anni, non è forse così?» chiese, con la pazienza e la gentilezza di una mamma con la bambina che si è fatta male e sta piangendo. La rossa annuì: «Sì, però…»

«E inoltre,» la interruppe «ora non credi che dovremmo fare gli onori di casa con i nostri ospiti? A Umi sarà passata entro sera. E in caso contrario…» fece una pausa, sistemandosi gli occhiali sul volto con aria professionale «potremmo sempre mandare il nostro Mokona a convincerla, no?» disse, intendendo ben oltre quel che era comprensibile per i quattro viaggiatori, che dunque non riuscirono a spiegarsi la conseguente ilarità della rossa.

«Va bene, hai il mio appoggio!» esclamò quella allegra, il tono nuovamente spensierato com’era apparso ai quattro all’inizio.

«Bene.» sentirono replicare Fuu, prima che si voltasse verso di loro «Se siete d’accordo, sarò io a farvi da guida per questa pagoda.» disse, il sorriso cortese ancora sul volto.

E dubitavano, malgrado l’aria gentile, di avere comunque scelta, anche stavolta.

 

***

 

Per l’intero pomeriggio erano stati portati in giro per quella pagoda che, a discapito delle apparenze esterne, si era rivelata abbastanza grande da mandare a farsi benedire sia le prime impressione avute dal gruppo, sia il tempo. Il sole spuntato poche ore prima, scacciando il grigiore del cielo, aveva ormai quasi finito di tramontare: la volta celeste aveva assunto i classici colori rossastri, che lentamente ora lasciavano il posto ad un blu che andava via via scurendosi.

C’era da dire, se non altro, che della pagoda e dei suoi abitanti avevano appreso molte cose tramite la loro guida. Fuu li aveva praticamente messi al corrente di come il governo funzionasse in quel loro regno e, nello specifico, di quella pagoda.

Come da stendardo, il Paese di Trey(1) – ebbene sì, gli era stato comunicato il nome durante la spiegazione – basava il suo governo su tre sovrani, le cui qualità erano scelte in base a quel vessillo che si tramandava fra i sovrani di generazione in generazione. Saggezza, Forza e Coraggio, erano la base dell’equilibrio di cui Trey necessitava per la sopravvivenza in pace ed armonia, senza guerre né altre calamità: quei sovrani, i cui ruoli erano ora coperti dalle tre ragazze conosciute, avevano il dovere di spartire i propri poteri, affinché in caso di tradimento da parte di uno, gli altri potessero agire. E, non ultimo, la spartizione dei poteri legalizzava ogni decisione, che veniva presa con un Consigliere scelto tra i neutrali – e Kurogane si chiese come si potesse dare un compito simile ad una palla di pelo che si esprime a suon di “Puh!” – un mago scelto fra i dieci più potenti del regno stesso – e qui, appresero la presenza di due maghi alla pagoda, uno dei quali rappresentava la scuola che istruiva i giovani del regno – ed infine un rappresentante del popolo.

«Quindi, se ho ben capito, nella pagoda vivono i membri che prendono queste decisioni?» chiese Fay, cortese.

«Non tutti e non sempre. Ognuno di noi viene da una propria casata, innanzitutto, e lì si fa ritorno molto spesso. Come me, che sono del palazzo Est, o Umi che risiede in quello del Nord.» spiegò con pazienza.

«E Hikaru-san?» domandò Sakura, osservando nel contempo le persone che si dirigevano affaccendate verso diverse direzioni, lì nell’atrio.

«Hikaru è del palazzo del Sud, e Felio risiede in quello dell’Ovest.» replicò, Shaoran che si voltava verso di lei, incuriosito: «I quattro palazzi più grandi della città, dunque?» chiese conferma, ricevendola dall’annuire della bionda.

Si fermarono vicino ad una delle grandi finestre dell’atrio, mentre Fuu gli indicò una porta che era abbastanza visibile da quella posizione: «Lì, risiede il mago del castello, mentre lì» indicò una porta, di poco distante «Il mago che istruisce i giovani in città.» disse, interrotta da Fay, che di certo poteva essere quello che meglio capiva l’argomento “magia”.

«Come mai si insegna la magia ai ragazzi?»

«Non si insegna la magia dal nulla, Fluorite-san» disse, un sorriso divertito come se sapesse perfettamente chi o cosa fosse – o fosse stato – il biondo: «Il mago, Clef-san, insegna ad usare la magia che ogni abitante ha già dentro di sé fin dalla nascita. È questa, la natura di ogni abitante di Trey. Persino io, Hikaru e Fuu, e Felio stesso siamo stati istruiti da Clef-san.» spiegò, una nota d’affetto per l’ex maestro.

«Ad ogni modo» riprese «queste informazioni ve le saprà dare con maggiore chiarezza Felio stesso. È, fra tutti gli abitanti di questo palazzo, colui che è a più contatto con i cittadini, dal momento che svolge quasi tutte le ronde di persona.» affermò.

Kurogane, per la prima volta da quando avevano cominciato quel giro ore prima, aprì bocca: «La ragazza ha affermato di essere un Generale, mentre lui è un Colonnello. Sono forze equilibrate, quelle fra i sovrani?» insinuò, ricevendo come prima risposta un’espressione in parte sorpresa, in parte divertita da parte della bionda.

«Veramente perspicace e attento, Kurogane-san. Doti degne dei guerrieri, immagino. Il vostro paese deve essere al sicuro, con persone come voi che lo difendono.» disse, lasciandoli perplessi sulla facilità con la quale aveva compreso la natura del ninja. Lei, non sembrò accorgersi del loro sgomento, e proseguì: «Quando ho parlato di bilanciare i poteri governativi, credo di essermene dimenticata. Proprio per evitare che tutti i poteri siano in mano di uno solo, i tre sovrani sono a capo di tre diverse parti del governo. Colui che rispecchia la Forza, è a capo del potere militare. Chi possiede la Saggezza, detiene il potere legislativo e collabora in prima persona con il Consiglio. Infine, chi rappresenta la Forza, ha il potere esecutivo nelle proprie mani.» concluse la spiegazione.

I quattro, che vi avevano prestato attenzione, non poterono comunque fare a meno di rimanere sgomenti.

Un Regno equilibrato, e apparentemente senza punti deboli.

Conclusero il “giro turistico” più o meno in silenzio, fino a raggiungere un bivio: sulla sinistra una grande sala, sicuramente di dimensioni maggiori rispetto a quelle delle altre stanze viste nel pomeriggio, sulla destra l’ennesimo corridoio. Videro Fuu fermarsi: «Io proseguo di qua. Mi dispiace, ma questa sera prenderemo parte ad una riunione del Consiglio, quindi saremo costrette ad assentarci anche per la cena.» disse, il tono di scusa, apparentemente sincero.

Fay annuì con un sorriso cortese, imitato da Sakura, mentre Shaoran si limitava ad un cenno con il capo e Kurogane mugugnava uno dei classici monosillabi d’assenso.

«In ogni caso, vi prego di proseguire la serata come più vi farà piacere. Le stanze sono state preparate e assegnate, per qualsiasi cosa, chiedete pure ad uno qualsiasi degli abitanti della pagoda. E non è detto che non ci sia Felio.» riprese, il tono affabile. Non aggiunse nient’altro, voltandosi e incamminandosi lungo il corridoio nel quale la videro sparire.

I quattro compagni si fissarono per qualche istante, lo stesso dubbio espresso nello sguardo di tutti più o meno: qualcosa non quadrava, in quella pagoda, e quei sovrani – la bionda specialmente, almeno dal modesto punto di vista del ninja, a cui sembrava di vedere l’alter ego femminile tutto sorrisi del mago – non ispiravano il massimo della sincerità nei loro confronti.

«Ne, sembra che siamo stati piantati nel bel mezzo di casa altrui.» osservò con leggerezza Fay, mentre Sakura rimaneva ad osservare la sala alla loro sinistra, l’espressione rapita e curiosa. Shaoran fissò il biondo e il ninja, muovendo poi qualche passo verso la sala laterale, al cui ingresso due uomini facevano probabilmente da sentinelle. Quando li videro avvicinarsi, tuttavia, non dissero nulla, dunque Shaoran dedusse che, qualunque potesse essere l’idea dei sovrani su di loro e sulla loro presenza in quel luogo, la bionda o una delle altre due doveva aver dato disposizione perché venissero trattati con ogni riguardo.

Una volta entrati nella sala, che presentava una grande tavolata rettangolare, la prima persona che riconobbero all’interno fu Felio. Questi, quando li individuò poco oltre la soglia, si alzò in piedi, facendo loro un cenno col capo prima di riprendere posto: Kurogane fu il primo a sedersi, alla sinistra del giovane Colonnello, mentre Shaoran, Sakura e Fay lo imitarono poco dopo.

«Hyuuu, questa pagoda dimostra di essere più grande ogni volta che veniamo condotti in una nuova stanza!» ironizzò Fay, sorriso di falsa cortesia sul volto.

«La pagoda è effettivamente grande.» replicò Felio, nessun sorriso ad increspargli le labbra «Le vostre stanza sono al primo piano, più precisamente nell’ala Est. In una alloggeranno la ragazza e il ragazzino, nell’altra voi due.» disse, osservando Fay e Kurogane, il quale lo guardò decisamente male prima di domandare: «E per quale motivo decidete voi?»

«Mettere il moro e il ragazzino nella stessa stanza sarebbe decisamente imprudente, visto che è chiaro che se anche non sono i due unici combattenti del vostro gruppo, sono quanto meno i più forti.» replicò con naturalezza Felio.

I presenti tacquero, e fu lui a riprendere il discorso rompendo il silenzio: «D’altra parte, i nostri sovrani si sono detti preoccupati per la sorte vostra e della ragazza. Se i più vulnerabili sono in un solo punto, è palese che sarà proprio quel punto il primo ad essere attaccato.» spiegò, come se stesse parlando di una profezia con dei suoi subordinati.

«E nessuno ci assicura» aggiunse «che gli altri due o qualcuno del corpo di guardia arriverebbe in tempo per soccorrerli.» concluse, lo sguardo serio puntato su Kurogane, il quale incatenò le iridi carminie a quelle dorate del Colonnello. Questi non distolse lo sguardo, né si mostrò intimorito.

«Non è forse una ragione sufficiente, per spiegare la disposizione adottata?» chiese infine, retorico.

Nessuno di loro parlò per il resto della cena.

 

***

 

«Felio-san!» sentirono esclamare ad un bambino che correva per la strada dove, come avevano potuto scoprire, si teneva quello che era il grande mercato della città. Il giovane Colonnello si voltò, un sorriso cordiale sul volto verso il bambino che, nel contempo, li aveva raggiunti.

Lasciò che riprendesse fiato e che parlasse: «Felio-san, la mamma vi manda queste!» disse entusiasta, porgendo al ragazzo un fagotto di stoffa che, una volta sfatto, rivelò diverse mele rosse.

Felio le accettò, scompigliando i capelli al piccolo messaggero, che poi corse via contento.

«Sembra proprio una città prospera e tranquilla.» osservò il mago, osservando la strada e i vari piccoli negozi, o le bancarelle colorate che attiravano clientela senza difficoltà: «Lo dobbiamo all’equilibrio del nostro governo.» replicò Felio, incuriosendo Shaoran su un punto che la bionda gli aveva rivelato il giorno precedente.

«Felio-san, ieri pomeriggio Fuu-san ci ha detto che i giovani qui studiano la magia e che tutti ne sono dotati… cosa intendeva con esattezza?» domandò, la mente che semplicemente già lavorava sull’ipotesi – nemmeno tanto remota – che se si fosse riscontrata la presenza di una magia più forte in un determinato punto, probabilmente potevano azzardare che in quel mondo fosse presente una piuma.

«In un certo senso, è esattamente così.» replicò inizialmente il Colonnello «In questo regno, ogni persona è dotata di un potere… spirituale, diciamo pure così. Semplicemente, poi sta al singolo individuo se scegliere di svilupparlo o meno. Quelli che lo fanno, vengono istruiti da un mago molto saggio e capace che fa parte anche del Consiglio.» spiegò. Sakura, che osservava tutte le persone che gli passavano accanto per la strada, si fece attenta: «Volete dire che tutte queste persone sono nate con la possibilità di imparare la magia?» chiese, stupita. Felio dissentì con il capo: «Scusate, temo di essermi espresso male.» replicò, osservando i compaesani.

«Alcune persone, alla fondazione del regno, nacquero con quella possibilità. Da allora, il ciclo è continuo: non ne nascono di nuove, finché le precedenti sono vive. Ognuno di coloro che possiede questo dono, è in grado di sviluppare la magia solo in un senso, o per meglio dire, può dare alla sua magia una sola forma.» disse, evidentemente sforzandosi di essere il più chiaro possibile.

Shaoran mantenne lo sguardo su Felio, prendendo la parola approfittando della sua pausa: «In che senso una sola forma?» domandò, incuriosito.

Felio parve pensare alle parole più semplici per spiegarsi: «In sostanza, un solo elemento. Per esempio, tutta la mia magia ha la forma che può assumere la Terra, e così via.» tentò il Colonnello. Il gruppetto spostò lo sguardo su Fay, evidentemente aspettando che, trattandosi di un mago, fosse l’unico a capire al volo. Il biondo, con il sorriso sulle labbra, prese quindi la parola: «In pratica, Felio-san ha la magia della Terra e altri abitanti potrebbero avere quella dell’Acqua, del Vento… cose simili.» chiarì ai compagni, che annuirono come se solo in quel momento avessero compreso un arcano segreto.

Felio sospirò impercettibilmente, mentre Shaoran parlava di nuovo: «Quanti elementi ci sono?» chiese, osservando uno dei quattro palazzi più grandi – pagoda a parte – che svettava poco lontano.

«Acqua, Vento, Fuoco, Terra, Fulmine, Ghiaccio, Albero, Luce e Oscurità.» elencò lui, andando comunque oltre con la spiegazione: «Al momento, sono recentemente venuti a mancare alcuni elementi. Uno era piuttosto anziano, due erano soldati morti in battaglia. Uno, è attualmente disperso.» aggiunse.

«Ed è possibile sapere chi occupa gli altri posti?» domandò curioso Fay, osservando Felio annuire.

«L’Acqua, il Vento e il Fuoco sono le forme dei tre sovrani. La Terra è la mia magia. Il Fulmine, è quella del mago Clef.» rispose, interrotto da diversi rintocchi che risuonarono in tutta la città. Alzò lo sguardo al cielo, imitato dagli altri e, poco lontano, i quattro poterono notare una torre, il cui grande orologio segnava le dodici.

«Credo sia ora di rientrare.» disse Felio, indicandogli la via «So che i sovrani, ci tenevano perché pranzaste con loro.» concluse, guidandoli nuovamente verso la pagoda.

 

***

 

Avanzarono verso la sala dove il giorno precedente erano stati condotti, dal Colonnello, al cospetto dei sovrani. Tornati con Felio, gli era stato dato il tempo di mettersi comodi, usufruendo sia dei bagni, sia delle vesti fornitegli.

Poco dopo, si erano incrociati nel corridoio, dirigendosi verso la sala in questione, guidati da una delle guardie di Felio, visto che non ricordavano minimamente il percorso fatto il giorno precedente.

Camminavano in silenzio, senza parlare nemmeno fra loro.

Attesero di giungere di fronte alla porta in questione, prima di scambiarsi uno sguardo significativo: era palese, per Kurogane e Shaoran, che nemmeno l’altro si fidava non solo della situazione, ma del luogo.

C’era qualcosa, in quella pagoda, in quelle stanze, che aleggiava pesantemente, come fumo sporco.

Qualcosa che non gli dava sicurezza su nulla, né di ciò che vedevano, né di ciò che toccavano: come se ogni esistenza lì dentro fosse qualcosa di anomalo, come se ci fosse qualcosa di strano che come nebbia continuava a sfuggirgli dalle mani.

Era la sensazione di essere imprigionati.

«Kurogane-san…» iniziò il ragazzo, che venne però interrotto sul nascere dal ninja: «Sì» mormorò di rimando «me ne sono accorto.» conclude, bussando sulla superficie lignea, senza tuttavia attendere risposta per entrare. La sala, si rivelò essere simile a quella del giorno prima, ma non la stessa: l’arazzo non era presente, e il mobilio era quasi del tutto inesistente.

Avanzarono comunque di qualche passo, la porta che venne richiusa alle loro spalle dalla guardia.

La visibilità era essenziale, le finestre chiuse.

«Non mi piace.» sentirono sussurrare a Fay, poco dietro di loro, che mosse qualche passo in avanti, ponendosi davanti a Sakura. Come se quella mossa avesse, da sola, fatto scattare qualche trappola, Shaoran sentì un sibilo provenire dal lato sinistro: si scansò velocemente, mentre Kurogane afferrava velocemente Sakura per un braccio, allontanandola dalla linea di tiro, mentre Fay muoveva alcuni passi indietro, evitando di diventare il bersaglio di qualsiasi cosa – ed era ovvio che fosse un’arma – avesse provocato quel rumore.

«Chi diamine c’è qui dentro?!» sbottò il ninja.

Il silenzio si formò nuovamente, interrotto solo dai respiri dei quattro, che cercavano di vedere più di quanto fosse realmente possibile.

«Futile tentativo.» sentirono dire, senza riuscire a cogliere la direzione dalla quale proveniva la voce «Non riuscireste a vedere nemmeno ad un palmo dal naso, neppure in pieno giorno.» concluse la voce.

Rimasero in silenzio, Fay di nuovo accanto ai tre compagni, mentre il ninja e Shaoran continuavano a scrutare nella penombra, ritrovandosi in condizione di dover dare ragione alla voce che li stava chiaramente schernendo.

«Kurogane!» sbottò d’improvviso Fay, il ninja che si voltava verso sinistra, spintonando via Sakura e ritrovandosi con “quella cosa” – e maledì la penombra che non gli permetteva di identificarla – conficcata nella spalla.

«Dannazione…» sibilò, la voce di prima di nuovo udibile: «Come volevasi dimostrare.» disse, il tono deluso.

Sakura si avvicinò al ninja, l’espressione preoccupata, mentre Fay affiancava Shaoran.

«Che cosa…?»

«Non chiederlo, ragazzino.» sbotto di nuovo il padrone di quella voce, interrompendolo: «Questa è semplicemente la vostra tomba.»

 

 

To be continued

 

Note:

 

Trey, dall’inglese del mio vocabolario, è il termine con cui si indica il numero 3 sui dadi. Ho giocato su questo significato per il nome del regno, il cui governo è appunto basato su tre sovrani che cooperano ^^

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Shichan