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Autore: Red Rope    02/09/2013    1 recensioni
“Oh, ti prego. Ti ho già detto di non fare così”. Sherlock si volta, e lo guarda, e quegli occhi glaciali, sempre corrucciati, cadono proprio su di lui, spegnendo per un attimo i suoi pensieri.
“Fare così cosa?”. Lo dice con quella sua voce melliflua, il tono indagatore che ha sempre, e John non può fare altro che riaffiorare a fatica nella realtà, come cercare di risalire in superficie quando sei in mare, annaspando.

Johnlock.
Possibile OOC
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm sick



“Oh, ti prego. Ti ho già detto di non fare così”. Sherlock si volta, e lo guarda, e quegli occhi glaciali, sempre corrucciati, cadono proprio su di lui, spegnendo per un attimo i suoi pensieri.
“Fare così cosa?”. Lo dice con quella sua voce melliflua, il tono indagatore che ha sempre, e John non può fare altro che riaffiorare a fatica nella realtà, come cercare di risalire in superficie quando sei in mare, annaspando. Risponde.
“Questa tua...mania di alzare il bavero, e mettere in evidenza gli zigomi per fare il misterioso”. Cerca di suonare convincente, il dottor Watson, ma in realtà al posto di fare il misterioso avrebbe voluto dire e diventare così bello. E ha paura, John, perché Sherlock Holmes si accorge di tutto, e il suo piccolo tentennamento nel rispondere si riflette nell'espressione accigliata del moro.
“John, che diavolo...? Non faccio il misterioso!”. Non lo da a vedere, Sherlock, di essersi reso conto della sua esitazione, o forse per una volta ha tralasciato un particolare – questo John non lo sa; lascia scorrere ancora un attimo lo sguardo sul detective, e poi torna a guardare avanti, sospirando. Esce dalla porta che Sherlock sta tenendo aperta per lui, quasi non fa caso alle frasi sconnesse di Holmes, quasi non fa caso al fatto che la sua voce si affievolisce fino a scomparire: solo allora si volta, e lo vede fermo in mezzo al marciapiede dritto come un fuso, le mani in tasca, lo sguardo fisso. Una ciocca gli scende sul viso, un ricciolo indomabile in una capigliatura ribelle e folta. E John lo guarda a sua volta. “Watson, cosa succede?”.
Il mondo si ferma in quel momento, l'esatto momento in cui Sherlock chiede cosa sta accadendo: perché Sherlock Holmes ha sempre la situazione in mano, sa sempre tutto, o almeno ha una sua versione dei fatti. John non può credere alle sue orecchie, non può credere che Sherlock lo stia davvero domandando.
“C-cosa?” balbetta. Non sa se è perché non riesce a crederci, o perché davvero non ha capito.
“John, stai camminando senza interagire con me, quindi qualcosa ti turba” dice scettico il consulente detective. “Non ci vuole la mia intelligenza per capirlo” e alza un sopracciglio.
“Non è niente, Sherlock, solo un po' di stanchezza”. Holmes non ci crederà nemmeno per un secondo, questo John lo sa, ma spera che capisca che non ha voglia di parlare; ma nonostante tutto, il dottore sa che Sherlock non ha il senso del limite.
“John, tu mi insulti” dice teatralmente, come tutte le cose che fa. Il bavero è ancora alzato, e John pensa di morire, quando lo vede avvicinarsi abbastanza da poter notare le forme squadrate del suo viso. Sherlock lo scruta, lo apre con la lama dei suoi affilati occhi chiari. “Sei ammalato?”.
John pensa a quanto Sherlock sia sciocco – o forse ingenuo – alle volte: ammalato? Davvero gli è così difficile rendersi conto dei sentimenti che prova per lui? Eppure c'è una sorta di sollievo nel fatto che Sherlock non se ne accorga, un peso che gli si solleva dal cuore. L'uomo alto lo osserva ancora, lo scruta, e John vede quanto lui non sia per nulla convinto di tutto ciò che ha detto. E allora lo sa, sa perfettamente che Sherlock lo ha detto solo per vedere la sua reazione, per vedere cosa provocasse in lui.
“Sì” risponde John, e Sherlock fa quella faccia strana, quella di tutte le volte che un suo ragionamento non è corretto come vorrebbe – ed è una cosa rara, lo sanno entrambi.
“Penso...penso di essere davvero ammalato”. John sente le lacrime salirgli in gola. “Ma è una malattia strana, Sherlock, va oltre la tua comprensione”. Si morde le labbra per averlo detto: è la cosa più simile ad una confessione che gli sia mai uscita di bocca. Vede l'espressione corrucciata di Sherlock, vede che non è soddisfatto da tutto ciò, ma si stringe comunque nelle spalle e riprende a camminare, sorpassandolo. E John rimane ancora un po' immobile a fissare quella schiena, prima di seguirlo. Sa che Sherlock non capirebbe, sa che è meglio che tutto rimanga così, e allora la cosa migliore che può fare è guardare quella schiena e seguirlo.

 

Angolino della matta

Allora cari miei! Finalmente ho finito la mia prima Johnlock, niente di pretenzioso, solo angst ovunque.
Che posso dire? Era un po' che tentavo di scrivere qualcosa, ma non mi usciva nulla di buono, e questo è il mio massimo per ora /: Spero comunque che sia di vostro gradimento :3
Inutile dire che non mi appartengono e blablabla, non li conosco, non scrivo a scopo di lucro e cose di questo genere, le sappiamo tutti! u.u

Tanti biscotti a chi recensisce e mi fa sapere quanto faccia schifo questa cosa c:

xxx
Red Rope

   
 
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