Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Imoutofordinary    03/09/2013    5 recensioni
“Come ci sei riuscito?” domandai, cercando disperatamente di non guardarlo.
“A fare cosa?” chiese lui, continuando a non capire.
“A farmi innamorare di te!” le parole uscirono da sole dalla mia bocca.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
*Avviso: Ogni spazio lasciato, corrisponde ad una nuova scena.*

 
“Mi raccomando, torna presto!” disse la donna dai capelli biondi di fronte a me, preoccupata da chissà cosa. “Certo mamma, a dopo.” finii io, sbuffando e chiudendo la porta d'ingresso. Quella donna mi farà dannare, pensai. Erano passati anni dalla separazione dei miei genitori e mia madre, giorno dopo giorno diventava sempre più protettiva nei miei confronti.


Mi chiamo Cassie, Cassie Evans. Come ho già detto, i miei genitori sono separati da qualche anno. Mio padre ha chiesto il divorzio poiché doveva pensare alla sua carriera che era arrivata all'apice e aveva ben deciso di lasciare me e mio fratello di cinque anni, Zack, da soli con una donna piena d'impegni.
Sinceramente, il rapporto con mio padre è ancora un 'working in progress'.. nel senso che ci stiamo lavorando. Mia madre dice che dovrei essere più gentile nei suoi confronti perchè ovviamente, è ancora innamorata di lui, ma io credo di non riuscire a vedere più niente di buono nel nostro rapporto e credo che non meriti il mio rispetto. Il matrimonio dovrebbe essere sacro. Ti sposi perchè ami l'altra persona e vorresti passare il resto della vita con lei! Sbaglio? Molti dicono che sono troppo immatura per fare certi ragionamenti ma con tutto il rispetto, credo che a diciassette anni sia abbastanza consapevole di ciò che dico.

 

Sono una ragazza abbastanza estroversa con chi voglio. Chi mi conosce bene sa come sono fatta, mentre il resto del mondo pensa che sia una persona cinica e acida. Solo perchè non credo nel lieto fine e nell'amore a prima vista, non significa che io non abbia dei sentimenti. Ho solo una realtà differente, una realtà tutta mia, a dir la verità. Non ho un ragazzo da praticamente una vita, ne ho avuto uno alle elementari.. conta? Sono tutti concentrati sullo steriotipo 'Barbie', non so se mi spiego. Non sono grassa, né magrissima. Ho le giuste forme, tuttavia, quei decelebrati della mia scuola pensano che un paio di tette enormi valgano più di un cervello.


“Buongiorno Paul, come va?” Paul era come un nonno per me, era un signore abbastanza anziano, lavorava al supermarket da quando era un ragazzino. È amico di tutti ed è sempre attivo e volentieroso, è un tipo forte!
“Giorno Cassie, tutto bene! Oggi c'è molto lavoro da fare, le vacanze sono appena iniziate. C'è bisogno del mio aiuto o questa piccola cittadina non va avanti!” concluse, mettendo delle scatolette di tonno su uno scaffale.
“Mamma mi ha dato la solita lista, devo comprare qualcosina! Vuoi una mano?” chiesi, guardando quell'uomo orgoglioso e felice del suo lavoro.
“Oh, non ti preoccupare cara. Ce la faccio benissimo da solo e poi, conoscendo tua madre, ti vorrà subito a casa!” rispose lui, ridendo sotto i suoi baffetti bianchi.
“Paul è diventata insopportabile! Non posso affrontare un'intera estate chiusa in casa perchè lei non si fida dell'intero mondo.” dissi esasperata, mettendo nel carrello una busta di pane e qualche altra cosa scritta sulla lista.
“Sono sicuro che la signora Annette, avrà i suoi buoni motivi!” finii lui, spostandosi verso un altro scaffale. Certe volte mi faceva pena vederlo sgobbare da solo, senza essere aiutato da nessuno.
“Paul, stavo pensando.. dato che quest'estate non si prospetta una delle migliori, che ne dici se vengo a lavorare qui da te? Ti do una mano a pulire e poi, sarebbe il lavoretto estivo perfetto! Mi terrebbe occupata quasi ogni giorno, ti prego!” in questo momento, il mio povero cuore era nelle mani di quell'anziano signore.
“Cassie, non credo sia una buona idea e poi..” ecco lo sapevo, cadrò in depressione per noia e verrò chiusa in un centro psichiatrico.
“Ci conosciamo da quando ero bambina, passo praticamente la maggior parte del tempo qui! Eddai, non ti ho chiesto mai nulla! Puoi fidarti..” continuai la mia supplica sperando dicesse si.
“Vedi, non è questione di fiducia ma di tempo!” ok, cosa stai blaterando?
“Scusa ma non capisco..” dissi sincera, non sapevo dove volesse arrivare.
“Come ben sai, quest'anno c'è molto lavoro da fare.. così, circa una settimana fa ho assunto un ragazzo che aveva bisogno di guadagnare qualche soldo. Dovrebbe essere qui a momenti, oggi è il suo primo giorno.. Mi dispiace!” parlò Paul, sembrando davvero dispiaciuto.
“Oh, non importa allora. Ora finisco di fare la spesa, se no chi la sente mamma!” sbuffai, iniziando a girovagare per il negozio, in cerca del 'Risotto agli asparagi in offerta'. Eravamo messi bene economicamente, ma lei, mia madre, era ossessionata dal risparmio e dalle offerte.


“Questo è tutto Paul! Quanto ti devo?” chiesi infilando già le mani in borsa, alla ricerca del portafoglio scomparso.
“Sono 18 dollari, oh Cassie..” ripeto, dove diavolo è finito il portafoglio?
“Certo, due minuti, dimmi..” dissi senza alzare lo sguardo.
“Lui è il nuovo commesso, si chiama Louis. Louis lei è Cassie, un'amica e fedele cliente.” non appena alzai lo sguardo, notai il sorriso perfetto di un ragazzo apparentemente perfetto. Non poteva essere vero.
“Cassie, torna tra noi!” sorrise beffardo Paul, che aveva capito già l'intera situazione.
“Oh, si. Scusami, ero sovrapensiero! Piacere, Cassie.” conclusi, dando la mano a quel ragazzo dall'aria innocente ma allo stesso tempo cattiva. Non sapevo cosa aspettarmi, era la prima volta che mi sentivo così. Sentivo nel mio stomaco uno strano formicolio, il cuore aveva accellerato i suoi battiti.
Cosa diavolo mi sta succedendo?
“Io, io devo andare! A domani.” corsi via, senza dare spiegazioni a nessuno. Ero confusa, frastornata, avevo bisogno di tornare immediatamente a casa.
“Cassie aspetta!” urlò il ragazzo alle mie spalle, ma per un motivo o per l'altro lo ignorai e proseguii per la mia strada.

 

“Cassie, hai preso le cose che ti avevo chiesto?” certo che le ho prese, che domande mi fai scusa? Volevo rispondergli, ma non lo feci non appena guardai le mie mani.
“Io-io le avevo prese!” risposi, incredula. Le avevo dimenticate, che idiota!
“Bene e dove sarebbero?” chiese spazientita mia madre, si stava innervosendo. Potevo notarlo dall'insistenza con cui mi guardava.
“Le ho dimenticate al negozio..” sorrisi, grattandomi la nuca.
“Io devo cucinare, sono già in ritardo. Va a riprenderle!” disse quella donna, scomparendo in un'altra stanza.
“No!” urlai, forse più forte di quanto volessi.
“Cosa c'è che non va? Non vuoi mangiare?” continuò mia madre, alzando la voce.
“Non mi sento molto bene, non puoi andare tu?” biascicai, sperando se la bevesse.
“Ma se..” nel bel mezzo della discussione, suonò il campanello. Era strano, non ricevevamo visite se non dai nonni a Natale o a qualche occorrenza.
“Chi sarà mai?” chiesi, confusa dall'intera situazione.
“Non lo so, va tu. Io vado a vestirmi per andare a prendere la spesa che tu hai dimenticato!” sottolineò quel 'tu' aumentanto la tonalità della sua voce.
Andai ad aprire la porta, senza domandare chi fosse a quell'ora. Non appena lo feci, ebbi un altro shock, forse peggio di quello precedente.
“Cassie, giusto?” chiese il ragazzo di fronte a me.
“Si, in persona. Come fai a sapere dove abito?” dissi, mettendomi sulla difensiva.
“Oh, me l'ha detto Paul. Hai dimenticato di prendere la spesa, così sono venuto a portarla.” mi diede il sacchettò e sfoggiò, probabilmente, uno dei suoi migliori sorrisi. Bene, questa era la figura di merda più grande della mia intera esistenza.
“Ehm, grazie.. Non dovevi disturbarti!” dissi sincera, arrossendo a malapena.
“Figurati, è un piacere per me. Sai in realtà, ero venuto anche per chiederti una cosa! Ecco..” Lo sapevo, sapevo che c'era dell'altro, ma cosa voleva da me?
“Mi chiedevo se ti andasse di uscire oggi pomeriggio, così, per conoscerci meglio..” continuò lui, ammiccando e avvicinandosi un po' troppo a me. Ok, tutta questa carica di autostima chi gliela dava? Era un bel ragazzo certo, ma.. era un perfetto estraneo! Come si permetteva!
“Non credo sia una buona idea, arrivederci.” indietreggiai e tentai di chiudere la porta, inutilmente, direi.
“Dai, ti ho chiesto solo un'uscita.. non ti ho mica detto di sposarmi!” proseguì lui, prendendo un po' troppa confidenza.
“Ma chi ti credi di essere eh?” risposi in maniera acida. Cassie Evans stava finalmente prendendo posizione.
“Io? Louis Tomlinson, il più bel ragazzo di tutta la cittadina!” disse con tono ovvio, fingendo di pulirsi le spalle.
“Vorresti dire il più egocentrico! Sai, c'è una bella differenza. E ora ciao, ho del lavoro da fare.” continuai, chiudendo definitivamente la porta.
“Tanto, non puoi resistermi! A presto, Evans.” disse lui, andando finalmente via.
Ma che razza di ragazzo arrogante e presuntuoso era?!

 

“Io sto uscendo, a dopo. Chi era alla porta?” udii mia madre, scendere dalle scale.
“Oh, il nuovo commesso -arrogante- del supermarket. Ci ha gentilmente riportato la spesa!” dissi con un tono di astio nei suoi confronti.
“Ma che pensiero gentile!” disse mia madre, sognante. Amava i gesti di 'cavalleria', così li definiva. Ma in quale epoca viveva?
“Certo, gentilissimo.” risposi ironica, facendo incuriosire mia madre.
“Cos'hai contro di lui? Lo conosci appena.” disse, in tono ovvio, prendendo la busta dalla mia mano sudata.
“Oh, per quanto mi riguarda.. può anche bastare!” commentai, entrando in cucina.
“Devi smetterla di essere così scontrosa con il sesso maschile. Non troverai mai un ragazzo così!” parlò lei, non guardandomi neanche in faccia.
“Potresti evitare di immischiarti nella mia vita sentimentale? Ci penso benissimo da sola, grazie mille.” sputai fuori rancorosa. Lei di certo non era un bell'esempio da imitare, aveva scelto mio padre solo per i soldi ed eccoci qui. Soli, in un'enorme casa, pieni di debiti. Decisi di finire in quell'istante quella conversazione e corsi subito in camera mia. Chiusi la porta, presi le mie cuffiette e premetti il tasto 'play' del mio Ipod, mandando avanti la riproduzione casuale della mia playlist.
Chiusi gli occhi e ripensai alla scena precedente con quel Louis. Era stato davvero irritante ma allo stesso tempo, non so', era come se fossi attratta da lui. Aveva quel lato strano e misterioso che volevo scoprire.


“Tesoro, ho messo la lista sul tavolo della cucina, compra quelle cose. Non dimenticarti o se no, stasera non ceniamo. E svegliati, è da ieri che dormi!” disse mia madre, aprendo la finestra, lasciando entrare l'intero sole in camera.
“Ma cosa stai blaterando?” continuai, mettendo la testa sotto il cuscino.
“Sono le otto di mattina, ieri ti sei completamente addormentata e non ti ho voluta svegliare ma ora, ho bisogno che tu faccia dei servizi per me.” avevo davvero dormito tutte quelle ore? Oddio, forse stavo morendo e mi stavo preparando per il lungo sonno. Ok, sto delirando.
“Cosa vuoi che faccia?” dissi, stropicciandomi gli occhi. Avevo bisogno urgentemente di una doccia fredda.
“Ma non mi hai sentito prima?” sbuffò, cercando le chiavi della macchina nella sua enorme borsa.
“Sai com'è, dormivo! Allora?” la incitai, sperando in qualcosa di positivo.
“Ho lasciato la lista della spesa sul tavolo, in cucina. Prendi tutto ciò che c'è scritto, a stasera.” mi diede un leggero bacio sulla guancia e chiuse la porta poco delicatamente, andandosene al lavoro.
Improvvisamente mi venne un'enorme stretta allo stomaco, probabilmente era la fame.. dopotutto, non mangiavo da ieri mezzogiorno! Scesi di sotto e mi diressi verso il frigo, aprii l'anta e presi la bottiglia del latte posizionandola sul bancone. Versai il latte in una tazza e la misi nel microonde, nel frattempo, iniziai a prepararmi pane e nutella. "Classica colazione estiva" pensai.


Nonostante avessi mangiato, il dolore allo stomaco persisteva. Non sapevo darmi altre spiegazioni, decisi di non pensarci e di andare a fare la doccia. Una volta finito, misi una maglietta carina e un pantaloncino e ritornai in cucina per prendere la lista. Un momento! Lista uguale supermarket uguale Louis. Non era possibile, non potevo vederlo dopo quello che aveva detto ieri. Ecco perchè mamma è andata via subito, me la pagherà quella donna.


Feci un respiro profondo ed entrai nel negozio, pregando che oggi fosse il suo giorno libero. Non appena entrai non vidi nessuno, così, silenziosamente, mi diressi verso il reparto dell'ortofrutta per prendere ciò che era scritto su quel dannato pezzo di carta.
“Hey, sei venuta a trovarmi?” un irritante voce suonò familiare alle mie orecchie, provocandomi brividi lungo tutto il corpo.
“Sai, vengo da anni qui a fare la spesa. Tu sei l'ultimo dei miei problemi!” dissi schietta, non volevo essere acida ma qualcosa mi spingeva ad esserlo.
“Dai, manterrò il tuo piccolo segreto. Allora, esci con me stasera?” ma questo ragazzo, ha qualche problema di udito?
“Mi sembra di averti detto di no.” sospirai, cercando di ignorarlo.
“E a me sembra di averti detto che non puoi resistermi e che.. devi accettare per forza!” continuò lui, spavaldamente.
“Sai, dalle mie parti questo si chiama ricatto, non appuntamento.” dissi, spingendolo un po'.
“Oh, andiamo. So che non sei la classica tipa da smancerie, ti piaccio e non lo vuoi ammettere a te stessa.” sussurrò al mio orecchio, avvicinandosi sempre di più a me. Cassie, ritorna in te ti prego, allontanalo. Il mio cervello era ostinato a combattere il mio cuore.
“Tu non sai proprio niente di me!” ringhiai, spingendolo con forza, lontano da me.
“Facciamo così, tu accetti l'invito solo per questa volta. Se l'appuntamento va bene, me ne concedi un altro. Mi piaci Cassie.” finii lui, annullando di nuovo la distanza tra noi. Ed ecco di nuovo quella stretta allo stomaco.
“E se va male?” gli ressi il gioco solo per un momento. Come poteva pensare che io accettassi? Pff.
Oh piccola, non voglio pensare al peggio. Allora.. accetti?” disse, alzando le sopracciglia in modo provocatorio.
“Ci sto!” come stavo dicendo, non accetter.. coosa?!
Allora a stasera, passo a prenderti alle otto. Ti lascerò a bocca aperta!” finii lui, scomparendo tra gli scaffali e dalla mia vista.
“Come vuoi.” conclusi, ritornando a ciò che stavo facendo dieci minuti prima che accadesse tutto questo. Davvero gli piacevo o stava solo fingendo?


'Cosa diavolo mi metto?' fu la prima domanda che mi posi, non appena aprii l'armadio. Avevo dovuto inventare una buona scusa per mia madre e quindi, di conseguenza, avevo perso abbastanza tempo. Il dolore allo stomaco non si decideva a smettere così, avevo deciso di rassegnarmi.

 

Dopo circa venti minuti, riuscii a trovare un vestitino azzurro che abbinai con scarpe e giacca blu. Sistemai il trucco e i capelli e fui pronta. Mi ero prefissata nella mente di non cascare alle sue stupide avance, non potevo perdere la scommessa. Ci sarebbe andato di mezzo il mio orgoglio e poi, è impossibile che mi piaccia un ragazzo del genere dopo il primo 'appuntamento'.
 

Il campanello suona, è lui. Ok, devo mantenere la calma. Non succederà nulla di male, giusto? Giusto? La presa allo stomaco aumentò e per un'ennesima volta, non riuscii a trovare una spiegazione. Capitava ogni volta che vedevo quell'imbecille. Sarà il nervoso che mi fa venire.


Aprii la porta e rimasi completamente paralizzata. Dove diavolo era finito il commesso del supermarket con jeans, grembiule e maglietta? Davanti ai miei occhi vidi un ragazzo completamente diverso. Indossava dei pantaloni color cachi, un maglietta bianca con scollo a v e delle fantastiche convers bianche. Era davvero bello, lo dovevo ammettere.
“Sei bellissima stasera!” disse, avvicinandosi furtivamente al mio orecchio e lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
“Potrei dire la stessa cosa di te. Dov'è finito il ragazzo degli scaffali?” chiesi stupita, cercando di non arrossire per il complimento fatto in precedenza.
“Diciamo che ha voluto lasciar spazio al bello della situazione!” concluse lui, fingendo di pulirsi le spalle.
“Te l'ho mai detto che sei egocentrico?” dissi, sfoggiando uno dei miei sorrisetti infami.
“Ehm, credo di sì. Allora, andiamo o vuoi restare sull'uscio della porta in attesa che cada qualcosa dal cielo?” domandò lui e la risposta fu data dal mio stomaco che brontolò romorosamente, facendomi fare un'altra figura orribile davanti a lui, che rise a quel suono.
“Direi che è meglio andare.” finii, cercando di coprirmi la faccia con i capelli a causa del mio rossore.


“E' quasi un'ora che stiamo in macchina, vuoi dirmi dove mi stai portando?” chiesi spazientita. Lungo tutto il tragitto non aveva fatto altro che mantenere segreto il luogo dell'appuntamento.
“Tranquilla, siamo quasi arrivati.” disse, e io sbuffai guardando fuori dal finestrino.
“Eccoci.” esordì poco dopo, facendomi improvvisamente sobbalzare.


La stretta allo stomaco si fece sempre più forte e iniziai a sentire il mio cuore accellerare di qualche battito. Aveva prenotato un'intera sala solo per noi due, tutt'intorno era ricoperto di rose e candele profumate che rendevano l'atmosfera ancora più romantica. Non potevo credere ai miei occhi, tutto questo.. per me? Il tavolo era al centro dell'enorme stanza e a due metri da noi c'era un piccolo palco su cui lo vidi salire e prendere in mano un microfono. Non sapevo che cantasse, in effetti, non sapevo molto di lui.. tranne forse, che iniziava a piacermi sempre di più.


I hope I’m not a casualty
I hope you won’t get up and leave
Might not mean that much to you
But to me it’s everything
Everything

Truly, madly, deeply I am
Foolishly, completely falling
And somehow you kicked all my walls in
So baby say you’ll always keep me
Truly, madly, crazy, deeply in love
With you



Il mio cuore stava esplodendo lentamente, non sapevo cosa mi stava succedendo. Improvvisamente non mi importava più di nessuno se non di lui; non mi importava della 'scommessa' o del fatto che fosse un completo egocentrico. Quelle parole avevano colmato un vuoto che tenevo dentro da tanto tempo, avevano aperto una voragine in me, spiazzandomi completamente. Era possibile che una canzone avesse causato tutto questo? La sua voce era fantastica, sembrava quella di un angelo e in tutta la sua esibizione, i suoi occhi non si erano mai separati dai miei.


Una volta finita la canzone, tentai di ricompormi. Non potevo fami vedere debole davanti a lui. Venne da me sorridendo, il sorriso più bello al mondo.
“Allora, ti è piaciuta?” disse lui, mettendosi comodo.
“Si, molto. Non sapevo cantassi così bene..” ammisi, ancora in stato di trance, non riuscendo a dire nient'altro.
“Bè, diciamo che me la cavo.” dinuovo quel sorriso.
“Scusa, ho bisogno di prendere aria. Vado un attimo fuori.” dissi sconcertata, vedendo confusione nei suoi occhi.


Dopo circa cinque minuti, lo vidi uscire dal ristorante.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” disse, accarezzandomi dolcemente la guancia, causandomi brividi lungo tutto il corpo.
No, tu non hai fatto niente.” parlai, cercando di non incrociare il suo sguardo.
“Non capisco. Credevo andasse tutto bene..” continuò, e riuscii a sentire una punta di delusione nella sua voce.
“Come ci sei riuscito?” domandai, cercando disperatamente di non guardarlo.
“A fare cosa?” chiese lui, continuando a non capire.
“A farmi innamorare di te!” le parole uscirono da sole dalla mia bocca. Solo allora, riuscii a guardarlo. Aveva gli occhi spalancati e io mi sentii un'emerita stupida.
Andiamo, non ci conoscevamo neanche. Non parlò, calammo in un silenzio imbarazzante e io decisi di rientrare fingendo che non fosse successo niente.
“Ehm, scusa non so cosa mi sia preso. Fai finta che non ti abbia detto niente,ok?” detto questo, iniziai ad allontanarmi da lui per avviarmi al ristorante. Le lacrime minacciavano di scendere, ma decisi di essere forte. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Improvvisamente sento una mano prendere il mio braccio per farmi voltare.
“Louis scusami davvero, le cose non dovevano andare così. I-Io non volev-” non riuscii a finire di parlare perchè mi zittì con il dito. Il cuore stava battendo all'impazzata e lo stomaco si stava contorcendo dall'emozione.
“Io provo i tuoi stessi sentimenti.” sussurrò lui, al mio orecchio.
Dopo pochi istanti, le nostre labbra si sigillarono in un dolce e casto bacio.



 

-Piccolo spazio personale-
Ciao bellissimi, Michela's back (?)
Ho lavorato molto per scrivere questa One-Shot,
finalmente l'ho conclusa, vi piace? aòsdjfh
Spero di si, lasciatemi una piccola recensione.
Sapete che le apprezzo molto, grazie in anticipo C:
Un bacione, vostra
Michela.

 

-Quasi dimenticavo!-
Se volete contattarmi per qualsiasi cosa,
questo è il mio contatto twitter. Vi lascio
anche il link della mia prima fanfiction,
spero passiate a leggere anche quella! C:
Twitter: MichelaShine
Fanfiction: You gave me a reason to live

 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Imoutofordinary