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Autore: lucilla_bella    09/03/2008    4 recensioni
Tutta una serie di piccole storielle su un Akira Sendoh e un Kaede Rukawa approfonditi attraverso la loro quotidianità ç____ç
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh, Kaede Rukawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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058. Cena

 

 

Ciao bambiniiiiiiiii!
La vostra eroina preferita è tornata!! Tutti molto contenti immagino ^^

Aaaallora, questa ff non è come Second Life, ma neanche come Red Rose...
E’ nata dal mio bisogno di approfondimento verso i due personaggi di Slam Dunk che in assoluto mi colpiscono di più, il mio piccolo Volpino e il cucciolo di Porcospino... A mio parere infatti, l’unica pecca di Inoue è stata quella di non approfondire la vita di ogni personaggio, lasciando nel dubbio tutta la loro vita privata.

Ma a questo ci penso io XD.

Sono piccole storielle, ognuna fine a sé stessa, che hanno come protagonisti Akira Sendoh e Kaede Rukawa in tutta una serie di circostanze che vogliono spiegare un po’ di più la loro psicologia, la loro quotidianità e le loro famiglie...

Non so perché, ma sento queste micro fic come dolcissime, delicate, piccolissimi scorci di un mondo che (porca merda) non è il mio =____________=’
Ho cercato di non rendere OOC nessun personaggio, ma solo di analizzare la loro vita, i loro gesti e le loro abitudini e le enormi differenze caratteriali e non dei due protagonisti.

 

Questa ff si basa sul progetto della Big Damn Table, una specie di tavola (appunto) con 100 promt uno diverso dall’altro. Ovvio come la merda che non saranno 100 ^^ ma siccome l’idea è così caruccia che spero di produrne quanto più possibile.
 

Ç___________ç un’altra fic, che bedddddhoooooo!

 

Ps. Red Rose e Second Life in arrivo, capitoli quasi pronti ^____________^

 

 

 

 

 

 

 

058. Cena
Kaede Rukawa

 

 

 

Da che mondo è mondo, Kaede Rukawa, quando si sedeva a tavola, trovava sempre la cena pronta.

 

Che tornasse distrutto e indolenzito da uno dei suo allenamenti solitari o che si svegliasse all’improvviso a metà pomeriggio affamato, sua madre, con sorriso complice e accondiscendente, gli posava davanti agli occhi un piatto fumante, fosse ramen, yakisoba o qualsivoglia altra pietanza casalinga.

  

Crescere un piccolo Volpino non era mai stato facile, e l’alimentazione non faceva affatto eccezione.
Il palato delicato del ragazzo con gli anni si era affinato, facendo di lui un gourmet pretenzioso e attento, poco incline al capire che nessuno, madre compresa, poteva passare la vita a corrergli dietro con la cena in mano.

 

Quando infatti il piatto del giorno non gli era gradito, semplicemente, si alzava da tavola e si lasciava cadere sul divano, con un’espressione torva e risentita nel bel volto; e come ogni madre chioccia che si rispetti, la sua vedeva il lui un cucciolo affamato, privato in quel caso del suo pasto e lasciato in un angolo a morire di stenti.
Poco importava che il cucciolo in questione dovesse abbassarsi per schivare gli stipiti delle porte e che, con un pugno ben assestato, potesse scardinare il cancelletto d’entrata.

 

 Ogni volta che la scena in questione si ripeteva, suo padre cercava invano di spiegare alla moglie che viziarlo spropositatamente non era assolutamente un bene; non vedeva forse con i propri occhi quanto chiuso e scontroso fosse il suo bambino? Non capiva che dandogliele tutte vinte lo aveva indotto a credere di poter trattare con supponenza chiunque gli si parasse davanti?

  

No, la madre non capiva. E così, seppur dopo una giornata intera di lavoro, si rimetteva alacremente ai fornelli, sfornando pasti sempre più complicati e deliziosi, pur di ricevere quello strano, contorno ringraziamento da suo figlio.

 

 

“...’zie mamma...”

 

 
E questo, per lei, giustificava tutto.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

058. Cena
Akira Sendoh

 

 

Nell’animo, Akira Sendoh, era sempre rimasto un bambino.

 

 Dormiva ancora nella sua cameretta, dipinta di azzurro cielo, con appesi gli stessi poster di quando aveva 6 anni e aveva cominciato a giocare a basket.
Micheal Jordan, Shaquile O’Neal e molti altri gli ammiccavano dalle pareti squadrate, immortalati immobili e eterni nel mezzo delle loro azioni migliori.
Negli scaffali conservava ancora i libri di fiabe che sua madre leggeva a lui e a suo fratello quand’erano piccoli, racconti di fate, folletti, gnomi e principesse da salvare.

 
Poco importava che tra le pagine conservasse una manciata di preservativi alla frutta, da usare quando la sua più recente fidanzata passava a fargli visita.

 Anche nell’amore infatti, Akira era rimasto al concetto di fidanzamento dell’asilo.

 Quando una ragazza gli piaceva, sorridente e tranquillo si faceva avanti, invitandola ad uscire, offrendole da bere, salutandola con un bacio ogni volta che si incontravano, salvo poi allontanarsene pian piano quando la gioia del primo periodo svaniva.

 

Non con cattiveria, questo mai.

 

La natura di Akira Sendoh non implicava la parola “malignità”.
Semplicemente era curioso, curioso di provare e di sentire tutto quello che la vita gli offriva, come un bimbo davanti a una sala giochi tutta per lui, che passa da un videogame all’altro estasiato e gongolante.

 

 

E così, nutrire il piccolo Porcospino per sua madre era poco più di un gioco.

 

Non amava le pietanze elaborate, poco chiare, odiava le verdure (che però doveva mangiare, essendo uno sportivo) e andava matto per la pizza con le patatine e i cheeseburger del McDonald’s, nel quale era sempre ospite gradito.
Pur pescando, odiava ogni tipo di pesce, dai gamberetti alla trota, dalla sogliola alla balenottera azzurra.

 Così, quando sua madre e suo fratello si godevano il frutto della sua pesca quotidiana, lui si sbafava tutto contento un Crispy McBacon con doppio formaggio , salsa ai cetriolini e ketchup a parte, osservandoli di soppianto, scuotendo la testa, non capendo nella maniera più totale cosa ci trovassero di tanto buono in quei cosi puzzolenti e pieni di lische.

  

“Bah...” Borbottava infine “Meglio così, almeno non devo dividermelo con voi!” E tornava ad addentare la sua cena.

 

 

 

 

Non sono adorabili?!?!

  
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