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Autore: syontai    03/09/2013    5 recensioni
Violetta si ritrova a dover accettare la missione di catturare le Clow Cards, misteriose entità magiche con poteri straordinari... Il compito è arduo e si rivela più complicato del previsto, anche perché un incantesimo le impedirà di avvicinarsi alla persona che ama. Imprevisti, magia e amore: riuscirà Violetta a diventare la nuova Padrona delle Clow Cards?
'Un’ombra cominciò a disegnarsi dentro la sfera d’acqua, poi lentamente l’immagine si fece più chiara, era una ragazza dallo sguardo dolce, con dei capelli castani lisci e uno sguardo sognante/ “Dimmi il suo nome…” gridò Sakura fissando lo sguardo di pietra della statua di Clow Leed. Si sentì il rumore di un tuono, poi alzò gli occhi e sulla volta notò che le stelle si stavano disponendo per formare un nome: Violetta Castillo.' (capitolo 1)
' Quando riuscì a prenderle il braccio, Violetta si sentì tirare e perdendo l’equilibrio cadde portandosi dietro Leon, che finì sopra di lei. /Il ragazzo le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò la guancia, accorciando sempre di più le distanze.' (capitolo 9)
[Leonetta con accenni Maxi/Ludmilla, Germangie, Fede/Fran]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17
The Wave and The Arrow

E nessuno sapeva che di lì in poi il destino avrebbe cambiato il suo corso. Solo una persona poteva sapere, colei che aveva dato inizio a tutto, la precedente Padrona delle Clow Cards, Sakura Kinomoto. “Sei arrivata” esclamò la giovane donna alzandosi dallo scranno della sala del trono. Francesca la guardò spaventata, e si osservò le mani: erano trasparenti. Come pensava, la sua anima era stata richiamata nel Palazzo Orientale. “Hai fatto una scelta, Francesca, una scelta di cui un giorno potresti pentirti” mormorò flebilmente, indicando un’ampolla di cristallo al centro della stanza. “Ne sono consapevole” rispose la Custode con lo sguardo basso. “Hai mai tentato di usare l’Ampolla Alchemica del Sacrificio prima d’ora?” chiese la donna guardandola dolcemente. Francesca annuì lentamente: aveva fatto ricorso al suo artefatto per cercare di liberare Federico dalla maledizione, ma il prezzo richiesto era stato davvero troppo alto per lei.
‘Francesca si sedette sul letto della sua stanza, e richiamò il suo artefatto. La magica Ampolla Alchemica del Sacrificio apparve davanti ai suoi occhi con il suo tipico scintillio ammaliante. Il suo artefatto era uno dei più potenti e pericolosi. Era in grado di rompere qualunque magia, qualunque maledizione, ma ad un prezzo che veniva stabilito dall’oggetto magico stesso. “Che prezzo chiedi per sciogliere per sempre  la maledizione che avvolge il Custode dell’Europa?” sussurrò piano, aspettando il responso. Una luce di un colore azzurro chiaro apparve all’interno dell’ampolla di cristallo e cominciò a vorticare sempre più velocemente. Una parola  cominciò a formarsi lentamente al suo interno, dello stesso colore  di quella luce che vorticava. Life. L’ampolla cadde sul pavimento della stanza mentre la Custode la guardava terrorizzata con le mani tremanti. Il prezzo da pagare era la sua stessa vita, e non si sentiva pronta ad una rinuncia così grande. Non poteva farlo. Un grande senso di impotenza si impadronì di lei, mentre faceva svanire l’artefatto, e delle lacrime si fecero strada sul suo viso. Non voleva vedere quella maledetta ampolla mai più, non voleva più toccare quell’oggetto maledetto che le aveva donato il senso di colpa nel non essere riuscita a rinunciare alla sua vita per aiutare la persona che amava.’
“Hai provato a liberare il Custode dell’Europa, certo…”. Francesca alzò gli occhi: come aveva fatto a capirlo? “Nulla sfugge alla mia magia, Francesca” disse con un sorriso rassicurante. “Adesso però siamo qui per parlare del sacrificio che vuoi fare per proteggere Violetta dalla maledizione da me imposta”. “Si, sono qui per questo”. Sakura annuì quindi tese la mano verso l’ampolla al centro della stanza che prese a vorticare in aria. Il tappo di cristallo si staccò di colpo finendo in un punto imprecisato della stanza e una nube perlacea si diffuse fuoriuscendo dall’artefatto. Dalla nube delle lettere emergevano distinte formando delle parole: magic, one month e…death. “La prima parola è il prezzo da pagare” spiegò dolcemente Sakura. “Vuol dire che devo rinunciare alla mia magia?” chiese con tono tremante. La donna annuì, poi indicò le altre due parole che vagavano nell’aria. “One month indica il tempo per cui il tuo sacrificio potrà avere effetto”. Francesca fissò quelle due parole che brillavano argentee. Un mese…poco, troppo poco. Davvero la sua magia valeva così poco in confronto alla maledizione? “E la terza parola indica come il tuo sacrificio cambierà le sorti della tua missione”. Morte. Un brivido le percorse la schiena. Cosa voleva dire? Che significava tutto quello?  Aveva terribilmente paura. “Sei sicura di voler continuare?” le chiese Sakura impassibile a quell’ultima profezia. Sapeva quello che stava facendo, ed era sicura che la Custode avrebbe accettato. Francesca annuì impercettibilmente mentre il volto si fece sempre più pallido. “Adeat, potentia magicorum spiritorum!” pronunciò lentamente Sakura tendendo la mano verso l’alto. La nube avvolse Francesca, sollevandola da terra. Un sonno profondo si impossessò di lei, facendola entrare nell’oblio. La nube continuava a sollevarla, facendo frusciare leggermente le pieghe della gonna. “E’ tutto necessario” sussurrò Sakura, con gli occhi che esprimevano tristezza e compassione. “Il tuo sacrificio è nobile, Francesca, e io, precedente Padrona delle Clow Card, mi inchino di fronte al tuo coraggio e alla tua determinazione”. Una luce azzurra cominciò a risplendere fuoriuscendo dal petto della ragazza. La sua magia era stata concentrata in una luce, il suo spirito vitale era stato mutilato e frammentato per renderlo possibile. La sfera azzurra, brillando e pulsando, come attirata da una forza gravitazionale, venne risucchiata all’interno dell’ampolla. Un boato privo di suono rimbombò, facendo tremare il pavimento. “Brava, Francesca. Grazie a te, il destino ha cambiato il suo corso” sussurrò la Padrona, voltandosi di scatto.
Apnea. Un momento di eterna apnea. All’improvviso Francesca aprì di scatto gli occhi, rialzandosi dal freddo terreno. Si guardò le mani pallide: stavano lentamente riacquistando colore. I brividi di freddo le fecero capire di essere tornata nel suo corpo. Avrebbe voluto tanto far apparire un fuoco. Tese la mano avanti con il palmo verso l’alto e sussurrò alcune parole in latino. La mano rimase immobile, mentre lo sguardo di Francesca si fece da speranzoso ad abbattuto. Si rannicchiò per terra, sfregandosi le braccia per tenersi al caldo. Non voleva tornare alla tenda, non voleva vedere nessuno. Una lacrima le rigò il viso. Voleva piangere, perché adesso si sentiva inutile. Sentiva che la sua natura era scomparsa, portandosi dietro tutto ciò che di bello c’era nella sua vita. E mentre le lacrime bagnavano le foglie ammonticchiate sul terreno, un sorriso amaro si disegnò sul volto. In fondo aveva fatto la cosa giusta, in fondo sentiva che prima o poi sarebbe successo. E non l’aveva fatto per una persona qualsiasi, l’aveva fatto per una persona che ormai considerava la sua migliore amica.
Violetta e Leon si separarono riaprendo lentamente gli occhi. Violetta lo guardò per un po’ negli occhi, quindi si concentrò sulle sue mani. Il colore rosa chiaro si distingueva anche al buio. Non era trasparente, non era di cristallo. Cosa era successo? Leon la vide confusa e scoppiò a ridere. “Era il tuo primo bacio, vero?” chiese dolcemente, accarezzandole i capelli. La ragazza annuì, ancora incredula di quello che stava succedendo. Che qualche Carta di Clow si stesse nuovamente prendendo gioco di lei? No, quelle sensazioni erano troppo reali, il suo istinto le diceva che era tutto vero, tutto reale. Ma voleva essere sicura al cento per cento. Sentiva il cuore di Leon battere velocemente e per un momento si incantò al suono di quella melodia. Il suo fiato caldo avvolgeva il suo viso in un piacevole tepore, mentre la guardava negli occhi. “Rifallo” disse all’improvviso. Leon la guardò senza capire. “Baciami di nuovo” lo implorò arrossendo. Leon sorrise felice, e non se lo fece ripetere due volte, tornando a far combaciare le loro labbra. Le braccia del ragazzo le tenevano le schiena, attirandola a sé. No, non stava sognando, ne era certa. Sentì la lingua di Leon percorrere il contorno della sue labbra con dolcezza, mentre accarezzava la sua schiena con delicatezza. Si separarono nuovamente, e Leon la guardò beffardo. “Ok, sapevo di baciare bene, ma non pensavo che mi avresti chiesto il bis così in fretta”. I due scoppiarono a ridere, quindi Violetta si stese sul legno del molo guardando le stelle, mentre the Glow tornava a regalare le sue luci. Il ragazzo si mise in ginocchio e si protese verso di lei appoggiando il braccio sulla passerella. “Sai quante volte ho aspettato questo momento? Sai quante volte l’ho immaginato?” la interrogò Leon dandole un bacio sul naso. Violetta scosse la testa al settimo cielo e gli accarezzò la guancia di traverso. Poter stare tra le sue braccia, poterlo baciare, poterlo sfiorare senza preoccuparsi di procurargli dolore…era tutto incredibile. Si chiedeva come fosse possibile. Che la maledizione fosse scomparsa? Non lo sapeva. “Da quando ti ho visto in quel roseto addormentata. Eri così bella, ma non me ne ero mai reso conto, non ti avevo mai notato. Avevo un angelo così vicino, ma non lo avevo mai visto” rispose Leon, abbassando lo sguardo leggermente imbarazzato. Violetta lo guardò sorpresa, e ripensò a tutte le volte che aveva dovuto allontanarlo, facendolo soffrire. “Stasera ci sono le lucciole. Sembrano quasi magiche, come te” sussurrò piano guardando le sue labbra con ardore. Senza che questa volta glielo chiedesse, Leon tornò a baciarla con passione. Violetta a quel bacio si sciolse, la tensione scomparve non appena affondò le mani tra i suoi capelli, giocandoci affettuosamente. Aveva sognato così tanto quel momento, che adesso voleva goderselo fino in fondo. La paura di perdere tutto in un istante la terrorizzava, ma adesso aveva Leon, ed era quello che contava veramente. Pensare al futuro la avrebbe distolta dal meraviglioso momento che stava vivendo in quel momento, il presente.
Il giorno dopo nella tenda erano rimaste solo Violetta e Francesca che discutevano animosamente. “Non posso accettarlo!” esclamò Violetta, scuotendo il braccio dell’amica con le lacrime agli occhi. “E’ così, dovrai accettarlo. Verrà eletta una nuova Custode per aiutarti a compiere la tua missione” spiegò lentamente Francesca. “Ma…perché?” chiese tremante. “Io non posso più aiutarti” mormorò Francesca voltandosi dall’altra parte. “Spiegami” la supplicò. “Non voglio che tu soffra per la mia scelta”. “Ti prego, ho bisogno di sapere, sei la mia più cara amica. La mia prima amica”. Francesca sospirò, quindi si mise seduta vicino all’amica e le raccontò tutto. Non si meritava che le nascondesse la verità, non era giusto. Aveva il diritto di sapere. Violetta si portò una mano alla bocca, piangendo disperata. “E’ tutta colpa mia! Solo colpa mia!” strillò, singhiozzando. “Se io non mi fossi innamorata tutto questo non sarebbe successo, sono una stupida. Dobbiamo andare da Sakura e annullare il tuo sacrificio. Io diverrò di cristallo e tu riacquisterai i tuoi poteri” disse determinata. “Non si può tornare indietro…e poi non avrei accettato. Violetta, la tua missione è troppo importante. Tu sei unica, sei speciale. Di Custodi come me ce ne potranno essere a migliaia”. Francesca la stava abbracciando mentre piangeva insieme a lei. “Nessuna sarà come te” sussurrò Violetta, cercando di trattenere le lacrime, che uscivano copiose.
“Bagno al lago!” strillò Maxi buttandosi in acqua creando schizzi gelidi che facevano allontanare le ragazze spaventate. “Maximiliano! Questa me la paghi” strillò Ludmilla, sentendo l’acqua gelida sul suo corpo mentre si era stesa sulla riva per prendere il sole. Maxi alzò le spalle. “Dai, entrate in acqua, voi due!” esclamò rivolgendosi alle amiche. Camilla, senza farselo ripetere due volte, corse fino al molo in costume e si buttò con un urlo di gioia. Diego le guardava incuriosito, quindi raggiunse Maxi, buttandosi in acqua. Violetta lentamente si tolse la maglietta e si sfilò i pantaloncini, rimanendo con un costume dal colore turchese. “L’acqua sarà fredda?” chiese rivolgendosi all’amica, che sembrava però presa dai suoi pensieri. Due braccia la afferrarono da dietro, avvolgendo il suo ventre, e sentì il petto caldo di un ragazzo accostarsi alla sua schiena. Non c’era bisogno di capire di chi si trattasse. “Leon” sussurrò lei, rabbrividendo al contatto delle labbra di Leon con la sua pelle: le stava lasciando un dolce bacio sul collo. “Primo giorno insieme” le disse all’orecchio con un sorriso. Si girò di scatto, ma non fece in tempo a dire nulla, che Leon la zittì con un bacio. “Buongiorno” disse posando le mani sui suoi fianchi, e osservandola in costume. “Sei davvero sexy” si lasciò scappare. Violetta arrossì a quel complimento: non era abituata ad essere guardata in quel modo. “E quando diventi rossa lo sei ancora di più” continuò dandole un bacio sulla guancia, per poi stringerla in un abbraccio pieno d’amore. Quindi all’improvviso la prese in braccio con un sorriso. “La mia ragazza desidera fare un bagno?” domandò con una punta di ilarità. “No, Leon, l’acqua sarà fredda e…” provò a spiegare, ma Leon aveva già spiccato una corsa e si tuffò in acqua con lei in braccio. “Leon, ti odio!” strillò lei, battendo i denti per il freddo. “Hai freddo?” chiese ridendo. “S-secondo te?” ribatté lei adirata. Leon la fece scendere dalle sue braccia, quindi l’abbraccio, trasmettendole il suo calore corporeo. Sospirò leggermente aspirando il suo profumo. “Amo il tuo profumo” disse, rompendo il silenzio. Violetta rimase paralizzata non sapendo cosa rispondere, osservando di sfuggita lo sguardo malinconico di Francesca, quello sorpreso di Maxi, quello dolce di Camilla, e quello pieno d’odio di Ludmilla, mentre i loro compagni giocavano e si schizzavano. Non riusciva a vedere Diego, si chiese che fine aveva fatto. Ma non ebbe il tempo di pensarci, che Leon le fece appoggiare la testa sul suo petto bagnato. “Odio il fatto che riesci a farmi emozionare e perdere il controllo in questo modo” mormorò Leon, chiudendo gli occhi, e respirando lentamente. Violetta sentì il cuore del ragazzo andare a ritmi folli, e si incantò a quel suono, fino a che il ragazzo si scostò leggermente, lasciandola di nuovo al freddo gelido del lago. “Che ne dici di farci una nuotata?” disse indicando con lo sguardo tutti i ragazzi intorno e facendole l’occhiolino.
“Non staremo un po’ troppo lontani? Non riesco a vedere nessuno” disse Violetta, indicando la superficie trasparente davanti a loro. Erano in una piccola rientranza. “L’importante è che nessuno veda noi” disse cominciando a baciarle le guance mentre con le mani le accarezzava i fianchi e il ventre sfiorando la sua pelle con desiderio. “Leon, cosa stai…” disse ansimando leggermente. “Aggrappati a me” le sussurrò all’orecchio maliziosamente. Violetta si aggrappò con le braccia intorno al suo collo, mentre lui con le mani passò ad accarezzarle la schiena, facendo aderire i loro corpi lentamente. “Leon…io non ho mai avuto un ragazzo” confessò con voce tremante, guardandolo negli occhi. Leon scoppiò a ridere. “Non te ne devi vergognare, è una cosa bellissima. E sono davvero felice di essere il tuo primo ragazzo, mi fa sentire…speciale” disse baciandola teneramente. Stavano per separarsi quando una gigantesca onda li investì in piena con una violenza incredibile. “Ma che diavolo è successo?” imprecò Leon, scuotendo la testa cercando di togliersi tutta quell’acqua di dosso. Violetta scoppiò a ridere, e si avvicinò per baciarlo nuovamente. Non appena le loro labbra si toccarono un’altra onda li colpì in pieno. “Questo dovrebbe essere un lago tranquillo, maledizione!” esclamò Leon, alterandosi non poco. La ragazza invece rimase ferma, colta da una sensazione familiare: una Carta di Clow. Si guardò intorno: a parte Leon non c’era nessuno nei paraggi. Ma non aveva nemmeno Carte di Clow a portata di mano…come avrebbe potuto fare? “Dobbiamo tornare a riva dagli altri” esclamò d’un tratto. “Come mai?” chiese Leon curioso. “Ti sei stufata di stare sola con me?”. Violetta si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. “Non dirlo mai più…io non mi stancherei mai di stare con te, ma ho dimenticato di fare una cosa con Francesca”. Il ragazzo annuì inebetito, rimasto ancora al ‘non mi stancherei mai di stare con te’, quindi cominciò a nuotare dando delle bracciate vigorose, seguito da Violetta che ogni tanto con lo sguardo si incantava a osservare i particolari del fisico del suo ragazzo. L’acqua nel frattempo si increspava, mentre un’altra onda si creava e si abbatteva su di lei. “Violetta!” strillò Leon, perdendola di vista e tornando indietro per recuperarla. Riuscì a nuotare contro corrente rapidamente, e si fermò nel punto in cui aveva perso di vista Violetta. Fece un respiro profondo quindi si immerse, afferrandola per un braccio e portandola in superficie, ancora stordita da quell’onda enorme. “Tutto questo non è normale, non c’è nemmeno un po’ di vento” constatò sputando acqua Leon, mentre una nuova onda si preparava ad attaccare. “Stai bene?” chiese premurosamente, posando le braccia intorno al ventre della ragazza, e aiutandola ad espellere l’acqua ingurgitata. “S-si” rispose debolmente, aggrappandosi a Leon. Non aveva mai avuto tanta paura come in quel momento. Francesca non poteva aiutarla, Diego non c’era, e lei non aveva le Clow Cards con sé. Era completamente indifesa, in balia delle onde. “Non ce la faremo mai!” esclamò stando quasi per scoppiare a piangere. “Pfui, ci vuole altro che qualche onda per fermarmi…aggrappati dietro di me” le ordinò Leon, guardando con aria di sfida la nuova onda. Non appena Violetta si fu aggrappata, il ragazzo cominciò a nuotare con forza. L’onda li colpì in pieno e l’acqua gelida gli venne incontro con forza, come volendoli schiaffeggiare, ma Leon continuò a nuotare senza fermarsi, mettendo tutte le energie residue nelle braccia. Onde si infrangevano addosso a loro, ma Leon con determinazione si opponeva alla corrente e così dopo quella che le parve un’eternità, riuscirono a raggiungere la riva. Tutti gli altri osservavano le onde altissime nel lago spaventati. “Violetta!” esclamarono Francesca e Maxi in coro, correndole incontro. Violetta si fece aiutare dai suoi amici per alzarsi in piedi. “Non…vi…preoccupate…per…me…sto…bene” ansimò Leon, ormai distrutto, stendendosi sulla terraferma, con il diaframma che faceva su e giù in continuazione, e mettendo una mano sul petto. “Che gli è preso?” chiese Maxi, stranito. “E’ grazie a lui se adesso sono qui” mormorò Violetta, scostandosi una ciocca bagnata di capelli. “Non c’è tempo da perdere, una Carta di Clow è in azione!” le sussurrò la Custode all’orecchio. Violetta annuì, quindi si vestì in fretta e furia, senza preoccuparsi del fatto che fosse completamente bagnata. Corse fino all’accampamento ed entrò nella tenda, prese in fretta le sue Carte e la chiave del sigillo per poi tornare alla riva. Nascondendosi dietro un cespuglio richiamò lo scettro. “Carta che possiedi il potere dell’Oscurità, io ti chiedo, di eseguire i miei ordini. Spedisci tutti nel mondo dei sogni, vai , The Sleep”. La fata bianca fece oscillare la sua bacchetta e volò in aria diffondendo la sua polvere magica. Uscì piano dal cespuglio e vide che stavano tutti dormendo. Le onde si dimenavano all’interno del lago, increspandone la superficie. Violetta si mosse a passo deciso sulla riva, abbassò lo sguardo e notò che anche Leon stava dormendo. Un’onda si formò pronta a schiantarsi sulla riva. Questa volta sarebbe stata lei a difenderlo. Ma come? ‘Tutto questo non è normale, non c’è nemmeno un po’ di vento’. Le parole di Leon le fecero venire un’idea: in fondo le onde si formavano dalla corrente, da una speciale accoppiata di acqua e vento, quindi forse la Carta sarebbe stata vulnerabile a uno di quei due elementi. Doveva tentare. Tirò fuori la Carta del Vento. L’onda nel frattempo stava per schiantarsi a riva. “The Wind, io ti invoco!” esclamò. Il Vento fuoriuscì dalla Carta e cominciò a contrastare la massa d’acqua che voleva abbattersi su di loro. Era una battaglia tra titani. Ad un certo punto il Vento ebbe il sopravvento e rispedì indietro l’onda, che si disperse in tante goccioline d’acqua. Una piccola onda rimase vicino alla riva, dalla schiuma di un colore indaco particolare. “Ti ordino di tornare una Carta di Clow!” disse sollevando lo scettro in aria. L’onda venne risucchiata all’interno della Carta comparsa a mezz’aria. ‘The Wave’ levitò fino a raggiungere la sua nuova Padrona. L’effetto di The Sleep stava terminando e pian piano qualcuno si stava svegliando, tra cui Leon. Il ragazzo alzò il busto rimanendo per terra, massaggiandosi la testa confuso. “Ma…cosa diavolo è successo?”. Violetta si inginocchiò accanto a lui sorridente. “Succede che sei un genio, ed anche il mio eroe”. Senza che lui potesse replicare, Violetta gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione, facendolo ridistendere e mettendosi accanto a lui, continuando a baciarlo. Mentre si baciavano Violetta poté scorgere Leon sorridere beatamente. Si separarono lentamente, guardandosi negli occhi, mentre il sole stava tramontando regalando alla superficie d’acqua dei lievi tocchi rossastri. “Addirittura il tuo eroe?!” esclamò lui scoppiando a ridere. Violetta posò una mano sul suo petto, guardandolo negli occhi. “Se vuoi allora mi riprendo il premio” esclamò lei. Leon mise le mani avanti. “No! Eroe va bene, eroe va benissimo” sussurrò avvicinando di nuovo il suo viso a quello di Violetta, e mordendogli affettuosamente il labbro inferiore.


 
***Il disegno è stato realizzato gentilmente da Viola Casciaro e rappresenta una delle scene al lago di notte. Nella nota autore ne parlerò meglio -le luci blu sono quelle di The Glow-***
 
“Ci pensate che già domani si riparte?” chiese Maxi affranto, tendendo le mani verso il falò. Vicino a lui Violetta annuì triste, mentre Leon le circondava le spalle con il braccio. Quel gesto la intimidiva, ma allo stesso tempo la faceva sentire protetta e significava che Leon ci teneva a mettere le cose in chiaro con tutti. “Solo io non vedo l’ora di liberarmi di voi mocciosi da quattro soldi, allora” sbuffò Ludmilla limandosi le unghie. “No, guarda, anch’io non vedo l’ora di liberarmi di te” si intromise Camilla, sedendosi accanto a Diego. “Camilla, la tua mancanza di stile mi ha scioccata più di ogni altra cosa in questa vacanza”. “E la tua enorme quantità di creme depilatorie invece ha dato la conferma a ciò che pensavo” ribatté Camilla con un ghigno. Tutti scoppiarono a ridere mentre Ludmilla indignata stava cominciando a inveire contro Camilla. Diego sembrava assorto nei suoi pensieri ed era in disparte. Francesca si alzò e si sedette vicino a lui. “Ehi, che ti prende?” chiese preoccupata. “Non è giusto che tu ci abbia rimesso”. “Ho fatto il mio dovere, non ho nulla di cui pentirmi”. “Continui a ripeterlo solo perché speri davvero di riuscire a crederci un giorno” esclamò lui freddo. La Custode abbassò lo sguardo e una lacrima cadde sul terreno. “Credi sia facile convivere con questo dolore, il dolore di non poter più avvertire una parte di me?!” strillò alzandosi in piedi e attirando l’attenzione di tutti. Violetta si liberò dall’abbraccio di Leon e scattò in piedi, apprensiva. “S-Scusate, io devo andare” esclamò la ragazza scappando e inoltrandosi nel bosco. “Non dovremmo seguirla? E’ pericoloso!” disse Maxi, guardando Violetta. L’amica scosse la testa. “Non si allontanerà troppo. Vado io con lei” esclamò decisa. “Vengo con te, non ti lascio sola di notte” si intromise Leon alzandosi e poggiando una mano sulla sua spalla. “No, vado da sola, sono l’unica con cui potrebbe voler parlare” ribatté accarezzandogli la guancia e avviandosi nel bosco. “E…vengo anche io!” esclamò Maxi, intimorito da Leon che gli lanciò un’occhiata che voleva dire ‘attento a dove tieni le mani’.
Violetta e Maxi cominciarono a camminare nella foresta buia, alla ricerca di Francesca, e la trovarono seduta su una grande pietra a fissare il vuoto. “Francesca!” esclamarono i due in coro precipitandosi dall’amica. “Io…non ce la faccio!” disse la ragazza, cominciando a piangere. “Non ce la faccio a far finta che vada tutto bene, non ce la faccio a sentirmi così inutile. Non ce la faccio!” singhiozzò, portando le mani al viso. Violetta si avvicinò timorosa e le accarezzò i capelli. “Vedrai che…”. “Vedrai che? Violetta tu non sai cosa significa rinunciare a qualcosa. Tu non sai cosa si prova”. “Ma so cosa si prova a rinunciare a qualcuno. Rinunciare a Leon per me è stato come rinunciare a una parte di me. E se non dovessi riuscire a catturare tutte le Carte di Clow entro un mese, dovrò di nuovo allontanarmi da lui. Riesci a immaginare il dolore che proverò? Non lo puoi comprenderlo. Assaggiare la felicità e poi dovervi rinunciare in un istante. E’ terribile, e io ho paura” esclamò la Cattura-Carte, sedendosi accanto a lei, e abbracciandola. “Ho sbagliato a giudicarti così, non volevo, hai ragione…mi sento così frustrata che finisco per dire cose che non penso. Il tuo compito è il più oneroso di tutti gli altri” la consolò Francesca. Maxi sorrise con la sua solita telecamera allacciata alla cintura dei pantaloncini corti. D’un tratto un rumore lo fece sobbalzare. “Non sentite anche voi questo fruscio?”. Le due annuirono. “Proviene da lassù” disse Violetta indicando la chioma di un albero lì vicino. D’un tratto qualcosa sibilò sfiorandole di un millimetro la guancia. Una freccia argentata si piantò a terra, vibrando con forza. “Ma cosa…”. “Attenta!” strillò Francesca facendo mettere l’amica insieme a lei dietro la roccia, stesasi per terra. Maxi le raggiunse subito con le mani che tremavano per la paura. “E’ una Clow Card…the Arrow. L’ho capito dal tipo di frecce che ha” sussurrò indicando le freccia argentata. “Bene, allora catturiamola” esclamò Violetta facendo per rialzarsi, ma Francesca la trattenne per il braccio. “L’Arciere è una Carta pericolosa. A differenza della Spada può agire anche senza aver bisogno di un corpo di cui impossessarsi. Inoltre per sconfiggerla, devi rompere il suo sigillo”. “Il sigillo?”. “Per essere sconfitte molte Carte devono essere private della fonte magica che le caratterizza, un sigillo che simboleggia il loro potere” spiegò la Custode con lo sguardo vigile, sorpresa di quel misterioso silenzio. “E qual è il sigillo di The Arrow?” chiese, temendo già la risposta. La Custode indicò la freccia. “The Arrow contiene in sé l’essenza della freccia. Rappresenta la precisione, l’infallibilità, la velocità del tiro con l’arco. Per sconfiggerla devi rivoltare contro di lei il suo stesso potere. Devi ferirla con la punta di una delle sue frecce”. Violetta annuì seria, ma poi i suoi sensi magici si risvegliarono all’improvviso. “Ha cambiato albero, per poterci avere di nuovo nella sua visuale” disse richiamando in fretta il suo scettro. All’improvviso tre frecce vennero scoccate contemporaneamente, fuoriuscendo dalle fronde oscure degli alberi con il loro scintillio argentato. Non sarebbero riusciti a spostarsi in tempo. Ma era proprio ciò che avrebbero sfruttato: il tempo. “Carta che possiedi il potere dell’Oscurità. Ferma il tempo, è un ordine!” esclamò colpendo con lo scettro The Time. Una clessidra fluttuò in aria e una nebbia arancione colorò l’intero luogo. Tutto era immobile. Le frecce erano innaturalmente ferme a mezz’aria a pochi centimetri da loro. Violetta ne afferrò una al volo e cominciò a scappare insieme agli altri. Sentiva le gambe pesanti e la testa esplodergli, segno che non riusciva più a prolungare il potere della Carta. The Time era una di quelle che consumavano più energie. “Ci troverà” disse Francesca, fermandosi per riprendere fiato. “E noi ci faremo trovare…abbiamo bisogno di un piano per catturarla” disse Violetta. “Ma non possiamo, è troppo forte per noi. Hai visto come colpisce con le frecce. E’ una Carta mortale, e per di più di notte è quasi impossibile da distinguere. Non riuscirai a catturarla”. “Si, invece…”. “A cosa stai pensando?”. “Penso che avremmo bisogno di un’esca, mi è venuta un’idea”. “Mi offro io”. “No, tu mi servi per localizzare la Carta”. “E allora come facciamo?”. Lo sguardo di entrambe si concentrò sul loro amico Maxi, che si stava riprendendo dalla corsa. Rialzò lo sguardo e si sentì osservato. “Cosa volete da me? No, ho capito! Non lo farò mai, non mi costringerete mai a…”.
“Yuuuuuhh, The Arrrow, sono un giovane ragazzo bello e innocente. Non vorresti infilzarmi come una mela con la tua freccia?!” cominciò a dire Maxi, passeggiando per il bosco, saltando ad ogni rumore. “Maledetta Francesca…e Violetta che mi ha ricattato per la questione del bacio di Ludmilla. Ma se mi faccio anche solo un graffio, giuro che me la pagano, lo giuro” disse, massaggiandosi il braccio dove Francesca gli aveva dato la botta. “Che poi ti pare che la Carta ci casca?! Mica è stupida, insomma!” borbottò, dando un calcio a un sassolino. Qualcosa sibilò all’improvviso, e una freccia argentata si conficcò a qualche centimetro nel terreno. “Maledizione, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!” strillò il ragazzo, spiccando una corsa. “Trovata!” esclamò Francesca, nascosta dietro un cespuglio, avendo visto da dove la freccia era stata scoccata e indicandola con un dito. Dietro di lei Violetta si alzò in volo con The Fly e si diresse verso l’albero. Vide lo scintillio di un arco argentato, e una donna con dei guanti di velluto nero guardarla concentrata. Stava per colpirla, ma Violetta richiamò The Fly perdendo quota e precipitando. In aria, tirò fuori The Wood. “Carta del Legno, io ti chiedo di intrappolare con i tuoi rami possenti The Arrow. Vai, The Wood!” esclamò. Venne presa al volo da Maxi che la aspettava a terra, mentre velocemente le fronde dello spirito della foresta intrappolarono l’entità dell’Arco. I rami trascinarono la giovane arciera sul terreno, che tentava di divincolarsi con sempre più forza. “Non reggerà a lungo!” esclamò Francesca. “E invece si” esclamò tranquilla la Cattura-Carte, tirando fuori un’altra Carta. “Vai The Lock, rendi la trappola senza uscita” mormorò, mentre un lucchetto dorato si incise sui rami che avvolgevano The Arrow. Prese la freccia argentata che aveva raccolto durante il primo attacco e si avvicinò all’arciere che la guardava con odio. “Non devi avere paura di me” sussurrò dolcemente. “Io non ho paura di nessuno, sciocca ragazzina” esclamò con voce fredda la ragazza stringendo ancora più forte l’arco anche se non riusciva a muoversi e ad utilizzarlo. “Non sei degna di essere la nostra Padrona, non come Sakura. Sei debole, e troppo legata agli esseri umani, come quel ragazzo”. “E tu come lo sai?” chiese spaventata. “Noi sappiamo tutto. E quel Leon pagherà per l’affronto che ci sta facendo. La sua morte è solo rimandata, non pensare di averla scampata” ribatté la Carta con odio. Violetta arretrò spaventata, stringendo la freccia d’argento. Perché le stava dicendo quelle parole? Davvero Leon stava rischiando la vita? Fermare la maledizione non avrebbe fermato la furia delle Carte? “Non ascoltarla, vuole confonderti” disse Francesca. Violetta la guardò e annuì incerta, quindi si avvicinò all’entità dell’Arco. Con la punta delle freccia le ferì superficialmente il braccio, da cui scese qualche rivolo di sangue argentato. Una luce avvolse la figura librandola dai rami di The Wood e dal sigillo di The Lock. Quello era il momento. Puntò lo scettro in alto e catturò la Carta facilmente. “Ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta!” esclamò Maxi con la telecamera accesa e saltellando felicemente. Violetta sorrise debolmente, quindi svenne all’improvviso.
‘Il giudizio finale si avvicina…sarai pronta?’ tuonò una voce cavernosa mostrando i suoi occhi rosso fuoco.
‘La luna rifletterà il rosso del sangue che la notte del giudizio verrà versato’ rimbombò un’altra voce, dolce e melodiosa, facendo frusciare lentamente le sue ali bianche e candide.
‘Ricorda: ciò che succederà sarà inesorabile e definitivo’ richiamò la sua attenzione una donna seduta su un trono tra le due figure avvolte nell’ombra. Quella voce, quel sorriso…che ci faceva Sakura Kinomoto nei suoi sogni?
“Sei sveglia!” esclamò una voce, attirando la sua attenzione. Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto preoccupato di Leon. “Ultimamente svieni un po’ troppo. Mi fai prendere un infarto al giorno” aggiunse sospirando. Osservò la luce penetrare il tessuto della tenda. “Ma…è giorno?”. Leon annuì dandogli un bacio sulla fronte per controllare se avesse la febbre. “Stiamo per partire. Francesca ha preparato i tuoi bagagli”. Violetta sgranò gli occhi: aveva ancora tanto sonno; con l’aiuto di Leon riuscì ad alzarsi e ad uscire fuori per raggiungere il pullman.
Sul pullman, sentì di nuovo un sonno pesante prendersi cura di lei. “Vuoi dormire?” le sussurrò Leon dolcemente all’orecchio, seduto accanto a lei. La ragazza annuì piano, quindi gli fece cenno con la spalla di appoggiarsi a lui durante il viaggio. Violetta avvolse le braccia intorno al suo braccio sinistro e si addormentò con un sorriso stampato, appoggiando la testa sulla sua spalla. Leon di tanto in tanto durante il viaggio la guardava e si incantava, sorprendendosi continuamente della bellissima ragazza che aveva la fortuna di avere. E nessuno li avrebbe separati, di quello ne era convinto. Dopo poco si addormentò anche lui mentre le teneva la mano. Francesca osservava la scena preoccupata. “Qualcosa non va?” chiese Diego, che si era seduto accanto a lei. “Tutta questa stanchezza…”. “Tu mi hai detto che è normale. L’altra notte ha usato molte Carte, ha dovuto attingere a molto potere”. “Lo so, ma…e se ci stessimo sbagliando? Se Sakura non avesse scelto la persona giusta? Se non fosse pronta ad assumersi un compito così duro e faticoso?” cominciò a chiedersi la ragazza, visibilmente agitata. Osservò Maxi dall’altra parte del pullman, alle prese con Ludmilla, che lo aveva voluto vicino sul pullman per non dover stare con Camilla, e sospirò profondamente. “Stiamo mettendo molto in gioco, e forse stiamo chiedendo troppo…è solo una ragazza”. “Anche Sakura lo era…anzi, era anche più piccola” osservò Diego. “Lo so, ma Sakura era un’erede di Clow, la sua magia era molto più forte. Violetta sta facendo uso di tutto il suo potere e potrebbe finire per farsi del male”. “Dovresti fidarti della scelta della vecchia Padrona delle Clow Cards”. “Dovrei, ma non ci riesco” concluse Francesca, chiudendo gli occhi e ricordando le previsioni dell’ampolla del sacrificio. Death, morte. Cosa voleva dire? Chi avrebbe perso la vita in questo folle gioco? Non lo sapeva, ma aveva una tremenda paura che si trattasse di Violetta.
Violetta trascinò i bagagli fino alla porta della sua casa, ancora un po’ stremata. Leon si era offerto di accompagnarla, ma aveva gentilmente rifiutato. Non voleva che German la vedesse arrivare con un ragazzo, altrimenti avrebbe cominciato con le sue scenate da padre iperprotettivo. Sulla soglia di casa però notò una ragazza non molto alta con i capelli castani raccolti in una coda e l’aria scocciata. Sembrava una di quelle tipiche ragazze che passavano dritte al sodo senza peli sulla lingua. “Cerchi qualcuno?” chiese Violetta, curiosa, rivolgendosi alla ragazza di spalle. La giovane si voltò e fece un sorriso tirato. “Piacere sono la nuova Custode del Sud America. Il mio nome è Lara, e d’ora in avanti penserò io ad aiutarti con la tua missione”. 





ANGOLO DELLE CARTE: ma ciao a tutti/e! Vi sono mancato? Ok, lo so, non vi sono mancato, mi odiate xD In questo Angolo comunque più che del capitolo (che si commenta da sè xD), parlerò della gentilezza di Viola Casciaro, una ragazza conosciuta su twitter, che molto gentilmente si è offerta di farmi questo disegno che avevo chiesto. Bello vero? A me piace un sacco...e poi Leon e Violetta fumettizzati sono troppo fighi xD Ma ok, parliamo del fatto che oltre ai diritti mi ha chiesto di fare un annuncio: per chi fosse interessato fino all'11 settembre lei fa disegni su prenotazione (anche dopo ma con tempi più lunghi causa scuola)...non so di più. Se volete contattarla questo è il suo contatto di twitter: Viola Casciaro (@DisegnoNero). Ha anche un contatto fb: si chiama Violetta Casciaro. Ok, penso di aver detto tutto...che ne pensate del capitolo? E del disegno della nostra Viola (a me piace davvero tanto *O*)? Non so che dire, fatemi sapere le vostre opinioni. Che ne pensate di ciò che è successo a Fran? Avrà fatto bene a rinunciare ai suoi poteri vista la profezia di morte? Lo scopriremo più in là. Grazie a tutti voi che mi seguite, e alla prossima :D



  
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