Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyDenebola    03/09/2013    6 recensioni
Prima di intraprendere il cammino per la Contea, Nori, Ori e Dori ospitano i loro compagni per un ultimo banchetto. Bene. Fin qui tutto ok. Ma metteteci anche un povero giocattolaio che non riesce ad assaggiare i muffin e una giovane nana tanto previdente da averne preparati in quantità industriali e tanto dolce da offrirgliene uno di nascosto, ed ecco fatto! La porcheria, cioè la storia è servita! Ps: non fate caso al titolo, please! Pps: tutti i personaggi (a parte Leviar) appartengono al fantastico Tolkien! Detto ciò, buona lettura! ^__^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bofur, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Muffin, partenze e...







<< Ehi! Dove sono i dolcetti? >>
L’urlo di Bofur mise, per un momento, a tacere i presenti e fece capire ai padroni di casa a quali livelli di confusione fossero arrivati. La sala da pranzo era sottosopra: i nani sedevano disordinatamente attorno al tavolo carico di piatti e vassoi straripanti pollo, manzo, contorni stufati o grigliati e pasta in ogni sugo possibile. Macchie d’olio, birra e vino si erano allargate sulla tovaglia in mezzo alle briciole di pane. Ma l’attenzione di tutti cadde su un vassoio vuoto, immacolato se non per qualche residuo di torta, e contro il quale Bofur ancora puntava il dito, la bocca spalancata in un’espressione incredula e indignata.
<< I dolcetti? >>ripeté.
<< Erano buonissimi >>rispose Dwalin sorseggiando del vino rosato.
<< Li avete finiti tutti! >>esclamò Bofur.<< E io non ne ho assaggiato nemmeno uno! >>
<< Potevi sbrigarti invece di perder tempo >>
<< Stavo parlando con Ori >>
Dwalin allora rise e sollevò il bicchiere in direzione del giovane nano.
<< Ben fatto, ragazzo! Così si distraggono i nemici! >>
Al tono sarcastico del nano guerriero, Ori non poté fare a meno di ridere ma, notando la faccia di Bofur, si affrettò ad aggiungere:<< Giuro che non l’ho fatto apposta, però! Neanch’io li ho assaggiati! >>
<< Fa’ niente >>borbottò Bofur dopo un attimo di scoraggiato silenzio.
Considerando la questione chiusa, gli altri ripresero a mangiare e far baldoria, non accorgendosi che il loro compagno era uscito in corridoio per sbollire da solo la delusione per essersi lasciato scappare quei dolci dall’aria così appetitosa.
<< Bofur? >>
Una giovane nana emerse dalla cucina, facendolo sussultare. I lunghi capelli castani erano lasciati sciolti sulla schiena, fatta eccezione per un paio di ciocche che la ragazza, anziché farle ricadere davanti le orecchie, aveva acconciato in due trecce che le cingevano il capo e che erano fermate sulla nuca da una molletta color smeraldo. Pur essendo cugina di Ori, Nori e Dori, Leviar non aveva affatto ereditato la tendenza per le strane acconciature, il che la rendeva abbastanza carina e – a un occhio inesperto – facilmente confondibile con una giovane donna umana.
La ragazza gli fece segno di avvicinarsi in silenzio, l’indice premuto sulle labbra, e, quando lui l’ebbe raggiunta, gli sollevò davanti agli occhi un muffin coperto da una soffice crema color caramello e da qualche scaglia di cioccolato.
<< Ti ho sentito, prima, e siccome immaginavo vi sareste spazzolati la cena in un batter d’occhio ho pensato di preparare altri tre vassoi di dolci >>spiegò Leviar.<< Così dovrebbero bastare per tutti >>
Bofur prese il muffin, leggermente perplesso, accorgendosi di non riuscire a staccare gli occhi dal viso di Leviar: la conosceva da qualche mese – da quando aveva lasciato Moria per rispondere all’appello di Thorin di partire per la riconquista di Erebor – l’aveva vista ridere molte volte e sapeva aveva un animo davvero gentile e sensibile. Certo, era sicuro che avere in casa quasi tutta la compagnia di Thorin Scudodiquercia e dover sopportare i loro schiamazzi e il modo a dir poco barbaro in cui cenavano stavano mettendo a dura prova la pazienza di Leviar, ma finora lei non si era affatto lamentata. Probabilmente, ragionò Bofur, perché l’indomani avrebbe detto addio a tutti loro, senza sapere quando e se li avrebbe mai rivisti.
Insomma, Bofur aveva avuto fin dall’inizio una buona impressione su Leviar. Eppure, solo adesso sembrava essersi veramente reso conto dell’incredibile dolcezza della sua espressione. Proprio non riusciva a non tenere lo sguardo fisso sul suo sorriso, che sembrava incoraggiarlo a mangiare. Strano non ci avesse mai fatto caso prima…
Leviar vide il nano esitare un po’ prima di decidersi a dare un morso al muffin e poi, ridendo, addentarlo famelico come se fosse a digiuno da giorni. La ragazza ne prese un altro paio e ne porse uno al giocattolaio.
<< Li hai preparati tu? >>chiese lui.
<< E chi altri? >>rise Leviar.<< I miei cugini adorano i dolci, e visto che stasera avete deciso di riunirvi qui prima di partire ho chiesto a Dori di poter cucinare qualcosa per voi. Immagino che passerà del tempo prima che potrete banchettare in questo modo, perciò ho voluto farvi mangiare solo cose buone. E in fondo, mi diverte cucinare. Penso sia anche un segno d’affetto verso chi ami >>
<< Che belle parole >>mormorò Bofur soppesando il suo muffin. Un’altra cosa che aveva notato di quella ragazza era il modo in cui arrossiva facilmente e si apriva in un sorriso imbarazzato quando riceveva un complimento.
E infatti Leviar aveva ancora quel sorriso dolce che iniziava a metterlo a disagio perché proprio non riusciva a ignorarlo. Perciò, Bofur si concentrò sul dolce, ma, ripensando alle ultime parole della ragazza, alla fine una domanda gli uscì spontanea:<< Hai mai cucinato per l’uomo che ami? >>
Leviar si sentì colta alla sprovvista: non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere da un tipo come Bofur. Tuttavia, scosse la testa.
<< Non ho ancora trovato un nano da amare e che possa ricambiarmi >>borbottò, tentando di non suonare cupa.
<< Davvero? >>disse Bofur, sinceramente colpito.<< Non penso sia difficile amarti >>
Leviar lo guardò, sentendosi arrossire per il piacere di quell’affermazione così spontanea. Bofur parve rendersi conto delle proprie parole perché arrossì a sua volta e finalmente staccò gli occhi da Leviar, trovando un diversivo nel muffin. Ma quello finì presto per entrambi, e i due si ritrovarono sulla porta della cucina, soli, in un silenzio interrotto solo dalle risate che arrivavano dalla sala.
Un po’ impacciato, Bofur puntò il pollice in quella direzione, alle proprie spalle, e aprì la bocca un paio di volte senza però emettere suono. E dentro di sé Leviar provò una sensazione buffa; era abituata al carattere più che amabile di Ori e conosceva molti nani, ma in nessuno di loro aveva trovato una dolcezza – sensibile e virile allo stesso tempo – come in Bofur. Sentì lo stomaco fare una capriola quando lui sorrise imbarazzato alla propria incapacità di dire qualcosa e, come mossa da una forza indipendente da lei, Leviar sussurrò un leggero:<< Grazie >>
Il giocattolaio apparve sorpreso.
<< Grazie di cosa? >>
<< Per quello che hai detto >>sorrise Leviar.<< Tu sì che sai come rincuorare una persona! >>
<< Per così poco >>borbottò Bofur grattandosi il collo per vincere l’imbarazzo che aumentava.
Leviar si accorse di come avesse complicato le cose, visto che anche lei continuava a provare un certo disagio; ma, anziché voler trovare una via di fuga, non desiderava rimmergersi nel caos della sala né lasciare che Bofur vi facesse ritorno così presto. Non che non si sentisse confusa: aveva sempre apprezzato la compagnia del giocattolaio e non era la prima volta che si ritrovava da sola con lui a chiacchierare, eppure quella sera era calata su di loro quella strana e inaspettata atmosfera…
La ragazza si riscosse, rendendosi conto di essere rimasta imbambolata fin troppo, e, sforzandosi di suonare più disinvolta, chiese:<< Allora… erano buoni, i muffin? >>
<< I più buoni che abbia mai mangiato! >>esclamò Bofur con entusiasmo, ritrovando la vecchia disinvoltura. Ma si bloccò.
Sentendo quella risposta e, soprattutto, vedendo gli occhi del nano illuminarsi al ricordo del muffin, Leviar si era lasciata sfuggire una risata allegra che le fece brillare gli occhi. Fu troppo per il povero nano.
No, si disse Bofur, non ricordava di aver mai visto un viso tanto dolce… o forse era lo zucchero dei muffin a farlo ragionare così.
Leviar era vicinissima, quasi si sfioravano. E a lui bastò chinare appena la testa di lato e posare le labbra sulle sue.
Leviar sgranò gli occhi e si irrigidì; dopo un secondo, tuttavia, le venne quasi da ridere un’altra volta mentre si sentiva invadere da una gioia incomprensibile. Ma Bofur non le diede il tempo di ricambiare il bacio: accortosi solo della sua prima reazione, si tirò indietro, spaesato. Vide Leviar sorridere, il viso rosso quanto lui sentiva il proprio, mentre guardava un punto in basso a destra. Eppure, il giocattolaio esitò. Finché la ragazza non rialzò lo sguardo con fermezza, e Bofur non sentì come un grande pezzo d’oro fuso piombargli nel petto fino allo stomaco, facendogli provare un desiderio di baciare più irresistibile di quello di prima. La afferrò per i fianchi e l’attirò deciso a sé. Preparati entrambi, si abbandonarono a un lungo e morbido bacio che li ricoprì di brividi. Leviar sentiva le grandi dita coperte da soffici guanti accarezzarle lentamente la schiena e spingerla contro di lui ogni volta che gli passava le mani dietro il collo e sulle spalle.
Una risata fragorosa li fece sobbalzare, interrompendo quel contatto e lasciandoli a fissarsi negli occhi, sconcertati. I petti scossi dal tambureggiare del cuore dell’altro e le mani tremanti ancora strette attorno ai fianchi o al collo, Leviar e Bofur dovettero fare un enorme sforzo per ritornare alla realtà.
Fu Leviar a reagire per prima. Fece un passo indietro, lo sguardo sempre fisso sul nano, e accennò col capo alla sala. Bofur capì e guardò nervosamente in quella direzione. Non sapevano da quanto tempo fossero lì, ma era il caso di tornare dagli altri prima che qualcuno venisse a cercarli e, trovandoli insieme, facesse magari domande indiscrete.
Prima di andarsene, però, Bofur la fissò con una serietà così atipica per lui che quasi la spaventò.
<< Domani partiremo >>sussurrò,<< e non so quanto tempo staremo via. Ma >>si interruppe come per soppesare bene le parole, e riprese, cercando di alleggerire il tono della voce,<< nel caso tornassi intero da questa missione, ti piacerebbe riprepararmi quei muffin così buoni? >>
Leviar ebbe la sensazione che una mano si fosse chiusa sul suo cuore e lo stesse strizzando fino a farlo sanguinare. Per quanto Bofur avesse cercato di suonare spensierato come sempre, sapevano entrambi che quella missione rendeva il futuro ancora più incerto di quanto non fosse già. La giovane abbassò lo sguardo, la gioia di prima di colpo sostituita da un nodo in gola. La possibilità che Bofur e i suoi cugini potessero non fare ritorno stava prendendo una forma più definita nei suoi pensieri.
Il giocattolaio se ne accorse, perché si avvicinò e, con tutta la dolcezza di cui un nano può essere capace, le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi.
<< Mi aspetterai, Leviar? >>
Leviar guardò quel suo solito sorriso dolce che nascondeva un po’ di furbizia, e, seppur con un po’ di fatica, annuì. Il sorriso si allargò sul volto di Bofur mentre si chinava a baciarle la fronte. Con un ultimo sguardo, il nano si allontanò – molto lentamente – e sparì nella sala.
Solo allora la ragazza tirò un lungo sospiro. Rientrò in cucina e si appoggiò al muro, ancora incapace di realizzare cos’era appena accaduto. Si passò due dita sulle labbra, come a cercare una prova tangibile del bacio, e in un attimo risentì il tocco ispido dei baffi di Bofur. Non capiva. Non riusciva proprio a capire com’era successo. Mai, mai prima di quel momento aveva provato una tale attrazione per il giocattolaio. E adesso si ritrovava a tremare di paura al pensiero che l’indomani sarebbe partito e non l’avrebbe rivisto per lunghi mesi! Possibile non si fosse accorta dei sentimenti nati in lei?
<< Ehi! E Leviar dov’è? >>
Il vocione di Dori le fece fare un salto, ma dentro di sé Leviar ringraziò il cugino per averla strappata a quei pensieri senza capo né coda. La cena non sarebbe durata ancora a lungo, e di sicuro i ragazzi avrebbero voluto coricarsi presto, per cui era sciocco restarsene in disparte lì e non approfittare di quegli ultimi istanti da passare con Bofur.
Ricomponendosi i capelli e sperando di non apparire troppo turbata, Leviar afferrò il vassoio di dolci più vicino e raggiunse gli altri, lasciandosi inghiottire dal loro allegro vociare.
 
Angolo dell’autrice:
Be’, che dire, ancora mi domando come mi sia uscita fuori questa fanfic! In realtà, la risposta è piuttosto semplice: a forza di rivedere Lo Hobbit mi sono gradualmente detta “Ma quant’è simpatico Bofur?” “Ma quanto è tenero Bofur?” “Ma quanto è figo Bofur!” e così questa storia si è scritta quasi da sola. Ma la colpa è anche del Boss delle torte! Se non avessi visto il cupcake preparato da uno dei concorrenti non avrei mai immaginato una storia del genere! E, in effetti, non vorrei aver esagerato con lo zucchero!
Tra l'altro, ho anche dovuto modificarla un po’ perché ho rischiato di inserirla ne Il pegno, ma mi sono accorta in tempo che avrei combinato un gran bel casino, perciò l’ho trasformata in una one-shot. E poi, diciamocelo, Bofur se la merita una storia tutta per sé!

Spero soltanto vi sia piaciuta e che abbia un minimo di senso. L’invenzione di una cugina di Ori, Nori e Dori mi suona di una banalità sconcertante ma Leviar mi è servita per non far ricadere il fascino di Bofur su un’altra mia donzella.
Vabbè, bando alle ciance! Ringrazio tutti quelli che leggeranno e, eventualmente, commenteranno!
Alla prossima! ^___^
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: LadyDenebola