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Autore: eltanininfire    03/09/2013    1 recensioni
E se a Mystic Falls arrivassero cinque misteriosi quanto affascinanti ragazzi, amici degli Originari? E se due di loro fossero sorelle e si chiamassero Salvatore? Elena ha deciso di completare la Transizione per stare con Stefan. Cosa accadrà a Damon? Attenzione, Post terza stagione!
Dal capitolo 18:
POV NIKLAUS
[...]
Ci avrebbe messo del tempo, un bel po’ di tempo, ma lo avrebbe capito. Che amava Talia come lei amava lui, che loro erano quello che tutti cercano e sognano, che il loro petto quasi esplodeva quando si guardavano, si toccavano. Che senza l’altro non potevano più vivere. Che per loro poteva scomparire l’Universo intero tranne loro e non se ne sarebbero accorti.
ATTENZIONE! STORIA SOSPESA PERCHÈ IN REVISIONE. MI SCUSO CON I NUOVI E I VECCHI LETTORI.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Nuovo personaggio, Originari, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Elena/Stefan
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'We are sisters forever'
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Senza paura più del tempo e di qualcuno che ci possa separare

Senza paura più del tempo e di qualcuno che ci possa separare

 

POV DAMON, dieci giorni dopo la discussione con Klaus, dodici giorni dopo quella con Talia

 

Damn, I want my baby back

It’s so cold without her

Cold without her

She’s gone

Now I’m alone, no one to hold on

Cause she was the only one

And I know I was dead wrong

But if you

If you

See her soon

Ask her will she forgive me

(So Cold- Chris Brown)

 

Non sapevo più che fare. Che pensare. Di me, di lei. Di noi.

Se n’era andata e io sentivo tanto freddo. Cosa impossibile, mi dicevo, dato che ero un vampiro. Eppure quella sensazione c’era, e rimaneva come un’ombra sui miei pensieri, indirizzandoli solo ed esclusivamente verso lei.

Ero solo, senza qualcuno a cui aggrapparmi, perché lei non c’era. Avevo permesso che si allontanasse da me.

Tuttavia, c’era il mio orgoglio ad dirmi, ad urlarmi, di lasciar perdere. In fondo, era lei che aveva preso quella decisione, giusto? Giusto.

E infine c’era il mio cuore che praticamente era sempre con lei.

Alla fine della fiera, non sapevo che fare. Andare o non andare? Quale dilemma.

Mi alzai di scatto dalla mia postazione sotto l’albero dietro casa Salvatore-Petrova. Non ce la facevo più a stare a rimuginare sugli eventi passati, dovevo fare qualcosa.

Manco a dirlo, appena arrivai di fronte alla casa, dalla porta uscì Klaus. E si che non l’avevo sentito entrare, pur essendo rimasto lì vicino tutto il tempo.

-Damon- mi salutò. –Cos’hai deciso?-

Scossi la testa, segno che non ero ancora venuto a capo di nulla.

-Metti da parte l’orgoglio, hai sbagliato in buona fede. Dovrai farglielo capire- mi consigliò.

Assurdo, mi stavo facendo aiutare dall’Ibrido Originale che era il migliore amico della ragazza a cui dovevo chiedere scusa.

-E se non mi perdonasse? E se andasse tutto storto? E se…-

-Woah, calma, ragazzone!- mi bloccò Klaus. –Metti da parte ogni come, dove e se. Dovrai farti vedere pentito di averla trattata come una poco di buono, perché, ti assicuro, che lei si è sentita così-

Umiliarmi? Mai! Avrebbe fatto troppo male e avrebbe portato solo altro dolore.

-Capisco che sia difficile, ma devi farlo. Non per me, non per Ann, non per Cassie, Kol o altri. Ma solo per te stesso, Damon. Forse non ti sei visto, ma in questi giorni sei deperito, sei spento, non sembri neanche più tu. Elena mi ha detto che non ti nutri da almeno una settimana-

Feci una smorfia al nome della ragazza. –Che è successo tra te e la doppelganger?- chiese.

Chiusi gli occhi e con la mente ritornai a quella sera di due giorni fa.

 

Ero seduto davanti al fuoco, in uno di quei rari momenti in cui non passavo la sera nei dintorni della casa delle Salvatore, con un bicchiere doppio di Bourbon in mano. In casa mia non c’era nessuno, neppure il mio fratellino, probabilmente era a caccia nel bosco.

-Damon?- Una delicata voce femminile mi arrivò alle orecchie. Nessuno mi aveva rivolto la parola da quando lei se n’era andata. Avevo sperimentato la solitudine più solitaria della mia vita.

Fino a quella sera.

Non girai nemmeno la testa, il profumo era inconfondibile. Un tempo avrei sorriso e l’avrei invitata a bere qualcosa con me, per farla cadere ai miei piedi. Adesso non potevo fare a meno di rifuggere i sentimenti che mi legavano a lei. Elena, che il diavolo se la porti via.

-Che vuoi?- chiesi, brusco. La sentii fermarsi a pochi passi da me. Lentamente si sedette sul divano, accanto a me, e mi mise una mano sul braccio. Istintivamente mi alzai, per allontanarmi il più possibile da lei.

-Che vuoi?- ripetei, stavolta più arrabbiato. Elena sussultò. Forse non si aspettava una risposta del genere. Dovetti reprimere un sorriso cattivo, volevo che si ferisse, almeno avrebbe smesso di provarci, di provare a farmi cambiare idea su…

-Volevo solo… solo farti stare meglio- pigolò.

-Allora fai questo. Sparisci. Dalla. Mia. Vita. Spero di essere stato sufficientemente chiaro- ringhiai. Per tutta risposta lei si alzò e mi raggiunse accanto alle scale.

-Lo vedo, sai? Vedo come ti struggi per una che non ti guarda nemmeno. Siamo tornati indietro, Damon? In questa storia sei solo tu la vittima. Non lasciare che ti distrugga come aveva fatto sua sorella- mi disse, ma io registrai solo la seconda frase. La spinsi all’indietro ed Elena volò oltre un tavolino di vetro, per atterrare indenne sul pavimento.

-NON OSARE!- tuonai. –Non osare parlare male di lei in questo modo! Sai che ci siamo avvicinati molto? Ci siamo baciati, Elena!-

-Anche noi l’abbiamo fatto- replicò lei.

-Ma non ho sentito nulla di quello che ho avvertito con lei, Gilbert! Pensavo di amarti, ma era solo una stupida ossessione per via di Katherine. Non contare più su di me se qualcuno vuole te o il tuo sangue. La nostra amicizia finisce qui. Il mio amore per te finisce qui- dissi, quasi sfinito.

Mi sedetti di peso sul divano e mi presi la testa tra le mani. Come avrei fatto adesso? L’unica era andare da lei e sperare in un suo perdono.

-Beh, la mia attrazione per te no, invece- ribattè. Eh? Avevo sentito bene? Dopo un anno e mezzo ammetteva di essere attratta da me ed era perché era gelosa? No, così non andava.

-Non me ne frega- risposi. Non la vidi ma la sentii. Aveva preso il mio viso tra le mani e mi stava baciando, premendo le labbra morbide contro le mie.

Ero talmente stupito che non reagii.

 

-Niente. Adesso vado. Buona serata, Klaus-

 

 

POV TALIA, dodici giorni dopo la discussione con Damon

Ti trovo dentro

Ogni ricordo

E come un pugno che fa male

Male di brutto

Inerme incasso

E mi convinco un’altra volta

Che non è finito tutto

(Dimmelo-Modà)

 

Bastarda! Come si permetteva quella sgualdrina? E lui? Perché non aveva reagito? Avrei scommesso tutto quello che avevo che era perché era ancora innamorato di lei. Maledetto! Che il diavolo ti prenda e ti porti via con sé!

Ed io c’ero cascata, come una pera cotta. Già, cotta a puntino, stracotta di lui. Ero riuscita a dissimularlo, ma mi ero innamorata di lui. E faceva male sapere che alla fine lui non mi aveva mai amata, ma preferiva ancora… Elena.

Stanotte ho fatto quel sogno e avevo tutti i presupposti per considerarla una visione stregonesca.  Ricordavo ancora le lacrime che mi scendevano sul viso. E aveva fatto malissimo, come non avevo mai sentito in vita mia, sapere di non essere ricambiata.

Adesso dovevo concentrarmi sul pranzo. Si, dovevo tagliare la mozzarella.

Avrei fatto la pizza, di solito riusciva a rallegrarmi il fatto che avrei mangiato un piatto tipico della mia terra d’origine, l’Italia. E volevo farlo io, non prenderlo in qualche pizzeria d’asporto, perché in ogni piatto ci sono i sentimenti della persona che l’ha fatto.

Improvvisamente una goccia cadde nel piatto. Rimasi stupita, non mi ero accorta di aver iniziato a piangere.

Mollai il coltello tra la mozzarella tagliata e mi girai, finendo per terra, la schiena appoggiata al legno della cucina.

Non riuscii a trattenermi. Piansi tutte le lacrime che avevo trattenuto per dodici giorni, per tutta la vita. Piansi tutto il mio amore. Piansi per la mia vita, sempre in bilico tra ragione e sentimenti. Piansi per il mio stupido destino, che speravo inutilmente di cambiare.

Piansi per me stessa, così forte e fragile al tempo stesso da ammettere di amare, ma non di dirlo al mondo.

 

 

POV DAMON, il giorno dopo l’ultima discussione con Klaus, tredici giorni dopo quella con Talia

Non cancellarmi

Piuttosto dammi

Almeno un’ora per parlarti

E per sfogarmi

Non serve a niente

Me l’hai già detto

Ma abbi il coraggio di guardarmi

Dritto dentro agli occhi

(Dimmelo-Modà)

 

Sperai di essere forte abbastanza da poter fare questa cosa.

Suonai il campanello di casa Mikaelson.

Ovviamente non mi aprì Klaus.

-Oh, chi abbiamo qui? Che sei venuto a fare qua?- Rebekah, dolce come il limone.

Abbassai lo sguardo. –Devo parlare con tuo fratello-

-Quale dei tre che mi rimangono?-

-Klaus- dissi, e lei smise di sorridere con strafottenza.

-Entra- mi concesse, facendomi da guida in quella casa enorme.

-Ecco, è qui- mi indirizzò verso l’ultima porta del corridoio. Bussai e attesi un –Avanti- che arrivò presto.

-Damon, quale sorpresa vederti qui, nella mia umile dimora- tentò di scherzare. Ma io non ero in vena.

-Klaus, sono pronto- tagliai corto.

-Sai che questa è la resa dei conti, vero? O ti perdona o non lo farà mai. Io ti porterò là, proverò a parlarle in tuo favore, ma non so se l’esito sarà positivo. Non sperare, potresti avere delle brutte sorprese-

-La speranza è tutto ciò che mi resta- dissi, ostentando una sicurezza che non avevo.

-No, hai anche l’amore che provi per lei. Voi due siete simili, puoi capire cosa sta provando. È la stessa cosa di quando vedevi Elena baciare tuo fratello. Fai leva sui suoi sentimenti ed emozioni, ma in modo positivo- mi disse. Era strano farmi consigliare da un sanguinario come Klaus, ma la conosceva meglio di se stessa. Valeva la pena provare.

-Ma sappi che, se sbagli, lei per te non ci sarà più, intesi? Commetti un errore – uno solo, bada bene – e sei morto. Io ti avevo avvertito- aggiunse.

-Si, intesi- mormorai.

-Su, vampiro pappamolle, preparati. Andiamo a riprenderci Talia- esclamò, con una vitalità che non mi apparteneva.

 

A Miami non era arrivata la notizia che eravamo ormai a novembre. Gli alberi erano verdissimi e il sole splendeva in cielo, riscaldando tutto e tutti. Almeno, così capivo dalle persone, umane, che passeggiavano lungo le vie, perché sudavano tantissimo.

-Ma c’è sempre questo caldo qui?- chiesi al mio compagno d’avventura.

Klaus mi sorrise. –Hai presente la California? Qui è lo stesso, undici mesi di caldo infernale. Ancora un mese e mezzo e si potranno vedere le nuvole invernali. E poi a lei piace-

Mi bloccai improvvisamente. D’un tratto non mi sentivo più tanto forte, come se non dovessi andare da lei. Come se qualcosa, qualcuno, non volesse che ci riappacificassimo.

-Eh no, andiamo, sono quasi le sette di sera. Damon?- A malapena lo sentii. Ero troppo concentrato sulle mie sensazioni.

-Tutto ok?- Alzai lo sguardo e me lo trovai davanti. Annuii, solo per continuare a camminare per le vie assolate di Miami.

-Ehi, ma quanto manca?- domandai, raggiungendolo qualche passo più avanti.

-Poco, siamo quasi arrivati- mi rispose, e svoltammo verso la spiaggia. Ancora poche centinaia di metri e… la strada si aprì, facendo vedere una splendida casa a tre piani appollaiata ai margini della rena chiara, tutta in legno dipinto di un abbacinante bianco.

-Wow…- riuscii a dire.

-Già, l’ha fatta fare Elijah. È il regalo di compleanno per Cassandra-

-Vado a parlarle, tu rimani accanto alla soglia- mi disse.

Lo osservai entrare nella villa e svoltare a destra come se la conoscesse da sempre, e probabilmente era così. Ancora una volta mi maledii per non sapere nulla della sua vita.

Mi tolsi la giacca di pelle nera, tanto per far sembrare agli umani che lo ero anch’io e che come tale avevo caldo. Rimasi avvolto nella t-shirt bianca, una delle poche che avevo, e nei jeans grigio scuro.

D’un tratto udii uno scalpiccio, come di qualcuno che stava scendendo velocemente le scale, seguito dalla voce di Klaus e dalla sua. Comparirono nella grande vetrata dell’ingresso.

Mi raddrizzai, ansioso di scoprire quello che si dicevano.

-No, no, no. Ho già detto no? No, hai capito? Non lo farò entrare. Ha dimostrato di non aver fiducia in me e per questo non si merita nulla da me, neppure di essere ascoltato- stava dicendo lei.

-Lo capisco, te lo giuro. Ma lui è li fuori e sta aspettando te, per parlarti. Dagli un’altra possibilità- le rispondeva lui.

-Perché la butti di nuovo nel cesso? No, Nik, mi sono stancata di essere io quella che ci rimette sempre. Per una volta che siano gli altri a soffrire- Fredda come il ghiaccio.

-E questa scelta ti ha fatto sentire meglio? Ma guardati, sei pallidissima, magra come non ti ho mai visto e hai le occhiaie sotto agli occhi. Hai pianto, vero?-

-E a te che te ne importa?- le aveva risposto.

-Me ne importa, perché, se non sbaglio, sono il tuo migliore amico-

-E mi hai tradito anche tu portandolo qui!- e mi vidi indicato.

-Cos’avrei dovuto fare? Vederlo deperire ogni giorno di più? Non si nutre da una settimana, Tals, forse anche di più. E gira sempre intorno a casa tua a Mystic Falls. Non dirmi che non ti vuole bene- ribattè l’Ibrido.

Silenzio. Da parte di entrambi.

-No…- sussurrò lui, andando all’indietro. Lei abbassò lo sguardo, colpevole di qualcosa che non capivo.

-Non gli vuoi bene, vero? Non solo- fece una pausa. –Tu lo ami-

Sgranai gli occhi. Mi amava? Davvero? Io… io non pensavo… mi amava…

Barcollai, incredulo. Per una volta che non ero la seconda scelta, che Santo Stefan non veniva indicato come il migliore tra me e lui, che avevo fatto? Avevo allontanato l’unica donna che mi vedeva migliore così com’ero e non cercava di tirare fuori il buono che, secondo gli altri, era nel mio cuore.

Quanto avevo sbagliato! La rabbia aveva accecato la mia già poca capacità di giudizio e ci eravamo divisi. Odiavo ammetterlo, ma Klaus aveva ragione. Alzai il viso, ansioso di sentire la sua risposta.

-Si, ma…- si inumidì le labbra con un gesto decisamente sensuale, -lui non mi ama-

-Oh, Talia. Quanto sbagli! È un uomo distrutto, guarda- e le prese il viso, girandolo dalla mia parte.

Lei si liberò con uno strattone. –Adesso sei tu quello in errore, Nik! Ho avuto una visione stanotte, era così reale… io… lui… Elena l’ha baciato, e lui non si è spostato. E fa male, Nik! Fa maledettamente male, perché lo amo con tutta me stessa e so, ne sono certa, lui non mi ama allo stesso modo!-

Oh, mia piccola Talia!

-Perché non glielo chiedi tu stessa?- e mi fece segno di avvicinarmi. Riuscii a muovere le gambe ma era come se non fossi lì. Mi amava… mi amava… due parole che mi avevano invaso la mente, proiettandomi in cielo e in terra, nel fuoco e nel ghiaccio, pieno di speranza e timore.

Raggiunsi il porticato in poche falcate, certo che non mi avrebbe mai perdonato.

Aprì la vetrata con un gesto leggero, tremante, e capii che si stava sforzando di non piangere. Non l’avevo mai vista così fragile.

-Vi lascio soli- disse Klaus, sparendo al piano di sopra.

Calò di nuovo il silenzio.

-Davvero mi ami?- chiesi e seppi subito di aver fatto la domanda sbagliata. Il suo sguardo era ferito a morte e pieno di dolore, il dolore che io avevo causato.

-Ti prego, dimmi se c’è qualcosa che posso fare per farti star meglio- insistetti, e lei scosse la testa.

-Non posso chiederti di farlo, perché altrimenti ci separeremmo ancora- mi spiegò.

-Cosa? Dimmelo-

-Lascia stare Elena, concentrati su di me, per favore. Sono stanca di sentirmi rifiutata- Allora io capii perché si sentiva così.

-Elena… è stata lei a baciarmi, io non lo volevo- mi giustificai.

-Ma non hai fatto nulla per rimediare, non l’hai allontanata. Non ha fatto niente-

-È vero! Non ho fatto nulla, perciò non ho nemmeno risposto al bacio!-

-Ma non ti sei scansato, è questa la tua colpa- insistette lei.

-Capisco- conclusi. –Posso entrare?- chiesi. Lei si spostò e io misi piede in quella casa.

-Posso sembrarti banale, ma è bellissima-

-Grazie, ma non è a me che dovresti dirlo ma a…-

-Cassandra- finii per lei. Annuì, leggermente sorpresa che lo sapessi. Poi sospirò. –Nik- disse, parlando a se stessa.

Sorrisi leggermente. Avevo fatto bene a fidarmi di Klaus, alla fine non era stato completamente tempo perso.

Attraversammo l’ingresso e il salotto, andando davanti ad un’altra vetrata, che stavolta dava sulla spiaggia. Nel senso che, appena la si apriva, si poteva correre sulla sabbia e tuffarsi in acqua.

Istintivamente le presi la mano e la strinsi nella mia. La sentivo calda a contatto con la mia pelle, e morbida, e profumata. Il paesaggio ci dava uno dei più romantici e scontati momenti da passare in coppia, il tramonto sulla spiaggia. Però era bellissimo vedere come il sole piano piano scendeva lungo l’orizzonte e il cielo si tingeva di sfumature sempre più scure, fino al viola e al blu mirtillo. Il mare si faceva sentire infrangendosi sulla costa, e rendeva tutto più… magico. Altra banalità, ma era vero.

Talia abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e poi lo posò su di me, che la stavo osservando già da un po’.

-Io…- sussurrò e fece un passo indietro. Mi prese il panico. No, non poteva andarsene un’altra volta! Non adesso che ci eravamo ritrovati!

Feci per prenderle il braccio e attirarla a me, ma lei mi sfuggì e, dopo una breve occhiata, scappò di sopra. Rimasi pietrificato, ma avevo capito l’antifona. Ci voleva solo del tempo per ritornare a fidarsi.

 

 

POV TALIA, un’ora dopo

Vorrei toccarti

E respirarti

Vicino ai punti più sensibili

E sentirti

Gridare forte

Non per dolore

Ma dal piacere e dalla voglia

Di fare l’amore

Di farlo bene

Senza paura più del tempo

E di qualcuno che ci possa separare

(Dimmelo-Modà)

 

Avevo bisogno di rilassarmi, perciò ero andata in terrazza, dove c’era una piscina completa di tutto, minibar incluso. E da almeno tre quarti d’ora ero felicemente sposata con l’idromassaggio. Mi stavo addormentando.

Ma non potevo lasciarmi andare, dopotutto ero nuda in una piscina, con un individuo di sesso maschile che girava libero ed indisturbato per la casa. Nik neanche lo contavo, sapevo che non sarebbe venuto a rompere mentre mi rilassavo sotto le stelle.

-Fai sempre il bagno in questo modo?- chiese una voce. Sussultai e istintivamente mi coprii il seno con un braccio.

Poi mi girai verso la fonte che mi aveva disturbata e vidi Damon.

-Ho fatto il giro della casa e questo era l’ultimo posto da visitare. Allora, mi vuoi rispondere?- Io ero ancora scioccata. E se mi aveva visto? Oddio, che figura.

-Questo non è un museo!- sibilai mezzo secondo dopo. Lui accennò ad una risata.

-Non mi hai ancora risposto- disse.

-Solo quando sono sola-

Si avvicinò fino ad arrivare al bordo opposto a quello dove mi trovavo io e si chinò, sfiorando l’acqua con le punta delle dita. Era… sexy. Deglutii.

-Però adesso non lo sei- sussurrò. Sbagliavo… o la sua voce era diventata più roca? Il mio basso ventre ebbe una stilettata a quel pensiero.

Distolsi lo sguardo per posarlo sul mio costume bianco e azzurro accanto a lui.

-Se me lo passi…- sussurrai, sperando che capisse di non giocare con me. Ovviamente il messaggio non arrivò al suo cervello di maschio in preda agli ormoni qual era.

-E se non lo facessi?- mi sfidò. E io raccolgo sempre le sfide.

Mi staccai dalla zona idromassaggio per raggiungere il centro della piscina, dirigendomi poi verso la piccola scaletta dove troneggiava un accappatoio blu. Quando uscii dall’acqua calda, lo sentii alzarsi e contemporaneamente girarsi per darmi le spalle, in segno di rispetto.

Sorrisi. Nik l’aveva istruito bene, anche se a volte faceva di testa sua.

Appena il tessuto mi avvolse, Damon si girò di nuovo verso di me e mi squadrò da capo a piedi.

-Che c’è?- chiesi e lui scrollò le spalle, avvicinandosi. Io non indietreggiai, presa da un’insolita sensazione che pian piano si stava facendo strada in me.

Alzò un braccio e mi sfiorò la guancia con le dita bagnate di cloro. Rabbrividii e chiusi gli occhi, concentrandomi su ciò che stavo sentendo in quel momento.

Il tocco si spostò sul collo ed io sospirai, stringendomi nell’accappatoio.

Deglutii e presi un bel respiro, lasciandolo scivolare ai miei piedi. Lo sentii trattenere il respiro e lo vidi fissarmi.

-Talia…- disse, probabilmente per fermarmi. Ma ora era troppo tardi per tornare indietro. Feci un passo in avanti e lo afferrai per il collo, avvicinandolo a me.

Lo baciai e fu come farlo per la prima volta. Da un semplice sfioramento di labbra eravamo subito passati a qualcosa di più passionale, con entrambi che premevamo per essere più vicini l’uno all’altra.

Con difficoltà gli feci scivolare la giacca giù dalle spalle e lui la fece cadere a terra, a far compagnia all’accappatoio. La maglia era chiara, forse una delle poche che aveva, e presto sparì anche quella, lanciata chissà dove.

Gli baciai le clavicole e lo sterno, mente lui mi carezzava i fianchi e la schiena, provocandomi brividi che non sapevo nascondere. Le mie mani corsero alla cintura dei jeans grigio scuro, slacciandola con difficoltà. La sfilai dai passanti e la strinsi tra le mani, sorridendo.

Mi staccai da lui e, fissandolo negli occhi confusi, mi tuffai in acqua. Riemersi in un secondo e mi tolsi i capelli dal viso, scoprendo che mi stava fissando con uno sguardo strano, eccitato.

Tremai tutta sotto quell’intensità e quasi lasciai cadere la cintura che tenevo ancora tra le mani. Rimanendo a galla, la sollevai.

-La rivuoi? Vieni a prenderla!- gridai, girandomi per tuffarmi un’altra volta. Meno di un secondo dopo avvertii uno spostamento d’acqua e seppi che Damon sarebbe venuto a riprendersela.

Nuotai più velocemente che potevo, ma il vampiro riuscì ad afferrarmi una caviglia e mi tirò indietro. Poco dopo mi ritrovai imprigionata tra le sue braccia a contatto diretto contro il suo corpo nudo. Meno male non avevo bisogno di respirare, altrimenti sarei morta a furia di trattenere il fiato.

Riemergemmo insieme e ancora intrecciati. Le sue mani sui miei fianchi e le mie sulle sue spalle, i corpi a contatto, il desiderio alle stelle. Il bacio fu inevitabile, così come i nostri bacini a contatto. Rabbrividii, perché il punto di non ritorno stava arrivando e io iniziavo a dubitare di lui, della sua voglia di me.

Avvolsi le gambe attorno ai suoi fianchi e mi strusciai contro la sua erezione, confutando i miei dubbi.

Quando prese in bocca un mio capezzolo e lo succhiò piano, mi sentii morire. Mi accasciai su di lui che dedicava la sua tortura anche all’altro seno, ormai entrambi inturgiditi.

Damon si tirò leggermente indietro e mi guardò negli occhi, in cerca della mia approvazione. Gli sfiorai le labbra con le mie e lui si mise in posizione.

Fu un attimo. Prima era fuori e poi era dentro di me. L’unica cosa che cambiò fu il dolore. Atroce e lacerante, mi fece lanciare un grido che non riuscii a trattenere.

-Io… scusa… non volevo…- lo sentii dire, ma non m’importava. Gli misi un dito sulle labbra e sorrisi.

-Non importa, capita la prima volta- gli sussurrai e si rilassò. Diede una piccola spinta e avvertii un’altra scarica di dolore acuto, che esternai conficcandogli le unghie nelle spalle.

-Dimmi tu quando sei pronta- mormorò, chiudendo gli occhi. Capivo come si sentiva. Aveva fatto in modo che provassi dolore e non se lo perdonava.

Deglutii e serrai ancora di più le gambe attorno al suo bacino, avvicinandolo. Lo interpretò come un assenso e si tirò leggermente indietro per sprofondare ancora in me. Stavolta la scarica fu di piacere. Intenso e sconvolgente.

Le spinte erano lente e ben calibrate. Non arrivavano fino in fondo, dove sapeva farmi male. Poi picchiai la schiena contro qualcosa di duro e mi accorsi che era il bordo della piscina contro il quale Damon mi aveva da poco spinta.

Ora, racchiusa tra le piastrelle azzurre e il vampiro, sentivo tutte le conseguenze che l’amplesso stava apportando al mio corpo. Ero ipersensibile ovunque, tanto che avvertivo persino l’acqua lambirmi l’ombelico. La mia mente, però, era altrove, era concentrata sulle sensazioni che stavo provando per la prima volta.

Damon si appoggiò a me, incastrando il viso nel mio collo e inspirando forte. Rabbrividii e socchiusi le labbra, presto divenute l’oggetto dei desideri del vampiro. Il bacio era diverso, c’era qualcosa in più. Istintivamente presi il suo labbro inferiore in bocca e succhiai forte, facendogli scappare un gemito che mi fece sorridere.

Si staccò da me, con tutto il corpo, e gemetti in protesta. Gli occhi azzurri erano spalancati e respirava a fatica, l’erezione ben visibile. La cintura galleggiava tra noi, come a dividerci.

-Non farlo mai più- disse senza fiato.

-Altrimenti?- lo sfidai. Lui si avvicinò e mi prese il viso tra le mani.

-Altrimenti non potrei rispondere delle mie azioni e non vorrei farti male- sussurrò, la voce resa roca dal desiderio.

-È una paranoia inutile- replicai, baciandolo subito dopo. Lui si rilassò, afferrandomi per i fianchi ed entrando in me per la seconda volta. Il mio basso ventre era già eccitato per le attenzioni che gli erano state rivolte giusto mezzo minuto prima, perciò, appena lo sentii farsi spazio in me, abbandonai la testa all’indietro e gli andai incontro col bacino. Entrambi gememmo ed io ansimai.

Ora le spinte erano più profonde e scoordinate, ma non sentivo più dolore, anzi, avvertivo un piacere immenso. Quando riuscivo, gli andavo incontro col mio bacino per approfondire il contatto tra i nostri corpi e amplificare le nostre sensazioni.

Mi sentivo bagnata e terribilmente eccitata, e il membro di Damon non faceva che accrescere tutto questo, moltiplicandolo per mille.

In un impeto più forte degli altri le nostre mani si cercarono e si intrecciarono, mentre i nostri respiri si mescolavano da tanto i nostri visi erano vicini, incatenando i nostri sguardi.

Gettai la testa all’indietro e raggiunsi l’apice di quel piacere che mi invadeva lo stomaco, lasciandolo libero di scuotermi nel profondo.

Damon, vedendo che avevo raggiunto la vetta, diede un’ultima spinta e mi raggiunse in Paradiso.

Un lampo e poi un tuono scossero il mondo. Anche il fulmine era libero.

 

 

Spazietto dell’autrice:

il Dalia finalmente insieme! Evvai, avevo in mente questa scena da sempre, ma la piscina super completa di tutto l’ho presa da un episodio di Law and Order. Unità speciale, così come lei che si toglie l’accappatoio in quel modo. “Sexy!”, ho detto, e l’ho inserito.

Detto questo, sono felice di averlo scritto, perché mi sono liberata da una scena alquanto spinosa. Insomma, in totale sono 17 pagine – 18 con le note – e adesso posso dirmi soddisfatta. Spero che sia venuta bene e che riscaldi le giornate che diventano sempre più fredde (io di sera ho freddo, voi no?).

Damon indeciso e Klaus che lo consiglia, un’accoppiata strana ma ha funzionato. La casa è quella dei miei desideri, a tre piani, color avorio e con la piscina in terrazza, ovvero all’ultimo piano, quello scoperto. Klaus non si vede per tutta l’ultima scena, quella HOT, perché si è rinchiuso nella sua stanza per non sentire loro due che si danno alla pazza gioia. Inutilmente, ovvio.

Nel prossimo vedremo come la prenderanno coloro che sono rimasti a Mystic Falls.

Per ultima cosa dico che da domani con ci sarò, dato che parto per l’Inghilterra. Tornerò tra due settimane, tranquillizzatevi, e se aggiornerete sarò lì a leggere, siatene certi.

Ringrazio safycullen97, che ha recensito lo scorso capitolo, rinnovando il suo sostegno anche dopo la mia lunga assenza.

Al prossimo capitolo.

Fire

   
 
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