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Autore: Iria    03/09/2013    6 recensioni
"La paura esiste solo sei abbastanza sciocco da credere d'essere stato abbandonato: allora, tutto potrebbe apparire più terribile di quanto in realtà non sia... ma per adesso non hai nulla da temere."
Breve one-shot non solo sul rapporto fra Kenren e Goku, ma anche su quello fra Goku e Gojyo.
Buona lettura!
Iria.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kenren Taisho, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È il dovere di un fratello

Nonostante Goku fosse stato affidato a Konzen, molto spesso capitava che il bambino desiderasse semplicemente restare in compagnia del più malleabile Kenren.
Diverse volte, infatti, il Generale se l'era ritrovato seduto davanti alla porta della propria stanza nel dormitorio dell'Armata, mentre giocava distrattamente con le pesanti catene che ancora portava ai polsi e alle caviglie.
Poi, nell'avvertire la presenza dell'altro, il piccolo sollevava lo sguardo, che si illuminava quando le sue iridi dorate incontravano quelle blu dell'adulto.
Kenren non poteva fare a meno di sorridere appena e, chinandosi al suo fianco, gli rivolgeva un'occhiata carica di intesa fanciullesca.
"Sentiamo... hai fatto ancora arrabbiare il paparino?"
Il dio sapeva bene che la pazienza del custode di Goku fosse piuttosto limitata — e tuttavia aveva fatto enormi progressi —, quindi non si sorprendeva quando il bambino gli rispondeva con un'espressione satura di tristezza.
"Gli ho messo di nuovo in disordine i documenti. Non fa altro che starsene seduto alla scrivania a timbrare e timbrare... mi annoio."
Kenren si lasciava sfuggire una risata a quella confessione, poi, gli scompigliava i capelli e sollevava lo sguardo pensieroso.
"Anche io, Goku; e non immagini quanto."

Solitamente, si rifugiavano nello studio di Tenpou, perché la camera di Kenren era decisamente troppo piccola per ospitare entrambe quelle pesti, e lì trascorrevano le giornate fra le stramberie dell'altro Generale.
In quei momenti, Kenren tendeva ad essere un po' più attento a ciò che Goku osservava o prendeva tra le mani, in quanto lui stesso a stento sapeva cosa avrebbero potuto trovare fra la roba ammassata in quello studio...
Una volta, furono addirittura costretti a dare la caccia ad un dannato cobra di quasi quattro metri, che poi avevano ritrovato qualche ora dopo schiacciato dai grossi tomi scivolati giù da chissà quale libreria.
Kenren rimproverò a lungo Tenpou per la sua irresponsabilità, mentre Goku punzecchiava il cadavere del povero rettile e il superiore ammetteva le proprie colpe senza neanche prestare particolare attenzione alle parole del sottoposto.
Erano momenti in cui il bambino si sentiva davvero felice, perché quasi si instaurava in lui la consapevolezza d'appartenere a qualcosa e a qualcuno.
E quando Konzen entrava nella stanza per riprenderlo con sé, allora era come se il suo cuore venisse circondato dal calore di quelle tre anime che gli erano vicine: avvertiva le loro vite al suo fianco, pulsanti ed apparentemente inestinguibili.
Quindi, Goku sorrideva, forse in maniera incomprensibile anche per se stesso...

La prima volta che il bambino temette per la precarietà di quella fiamma che gli riscaldava il petto, fu quando vide Kenren tornare stanco e ferito verso la propria camera.
Goku già non ricordava quasi più il motivo per cui aveva litigato con Konzen, e nel momento stesso in cui notò l'incedere sfinito del Generale e le bende sfumate appena di rosso che gli avvolgevano il torace, lo colse uno strano senso di soffocamento: non riusciva a muoversi come desiderava, una sensazione viscida, un brivido gli scivolarono lungo la schiena e il bambino sperimentò la paura.
Quando Kenren lo vide davanti alla sua porta, come pietrificato, l'espressione del Generale si addolcì appena e, con il passo rallentato dalla fatica, si avvicinò al piccoletto che non gli staccava gli occhi di dosso.
"Ehi, si può sapere che hai?"
La divinità gli aveva poggiato una mano sulla testa, però quella volta non gli arruffò i lunghi i capelli.
Fu un tocco lieve, ma deciso.
Una rassicurazione«Sono qui, mi vedi?».
Non c'era alcun broncio buffo ad incurvare le labbra di Goku, solo un'espressione così disperata — e smarrita —, che il cuore dell'altro per un attimo si fermò.
"Cosa ti è successo?"
Kenren non rispose subito, soprattutto perché non si aspettava la nota di tristezza che si perse nelle parole della creatura dagli occhi dorati.
In realtà, aveva già ricevuto una sonora ramanzina da Tenpou — e lui, a differenza dell'altro, ascoltava davvero tutte quelle sue lamentele che suonavano come velate minacce —; quindi, si disse che ricevere un rimprovero anche dal bambino lì di fronte non sarebbe stata poi la fine del mondo.
Goku non lo guardava negli occhi, ma teneva lo sguardo fisso sulle fasce attorno al suo petto con fare ostile, come se avesse voluto che quelle ferite sparissero al solo volerle mandar via, cancellandole per sempre.
"Una missione sulla Terra che non è filata liscia come credevo."
Ammise il Generale, scrollando le spalle con un mezzo sorriso, e si era già avvicinato alla porta della camera per aprirla, quando Goku, rimasto immobile, parlò ancora.
"Credo di aver avuto paura, quando ti ho visto."
Kenren si bloccò nell'atto di tirar fuori la chiave.
Per un attimo, ebbe la tentazione di fare una battuta sul fatto che gli sembrasse assolutamente impossibile che si fosse ridotto tanto male da aver persino perso il proprio fascino, poi, però, il tremore dei pugni di Goku lo fece desistere.
"Senti, allora ti faccio una promessa."
Il dio gli poggiò una mano sulla spalla e lo costrinse a voltarsi; quindi, si chinò alla sua altezza — ignorò ogni dolore e fitta, non badò alla macchia rossa che lentamente si allargava sulla fasciatura candida e ancor meno prestò attenzione al vago odore di sangue che gli stuzzicò le narici.
Goku, però, si allarmò.
Avvertì chiaramente quell'aroma infettare con violenza ogni angolo del corridoio, e per un attimo le lacrime pizzicarono agli angoli dei suoi grandi occhi.
"Ascoltami. Non permetterò più che in mia presenza tu sia spaventato, d'accordo? È il dovere di un fratello, no? La paura esiste solo sei abbastanza sciocco da credere d'essere stato abbandonato: allora, tutto potrebbe apparire più terribile di quanto in realtà non sia... ma per adesso non hai nulla da temere." Prese una pausa, mentre l'eco delle sue ultime parole risuonava nel silenzio tutt'attorno. L'altro parve calmarsi: non c'era più alcun fremito a scuoterlo.
"Allora, che ne dici di entrare? Sai, Tenpou non è l'unico che colleziona manufatti dal mondo terrestr--..!"
Però, quella frase gli morì in gola, quando Goku lo abbracciò di colpo.
Kenren rise, reprimendo in un angolo della propria mente il dolore che era esploso a quel tocco, e ricambiò esitante il gesto, stringendo a sé il bambino con un sorriso accennato.
Quella volta, Goku assaporò ogni sfumatura del profumo del Generale: nicotina, alcool e odore di erba bagnata, legno e fiori che si imporporavano nel sentore del sangue.


"Ehi, scimmia! Svegliati!"
Il ragazzo si alzò di scatto, quasi sbattendo la testa contro la fronte del mezzo demone chino su di lui.
Gojyo si scansò giusto in tempo e, dopo aver masticato fra sé qualche insulto, tornò al proprio letto dove, fissando l'altro giovane di sottecchi, si accese una sigaretta — l'alba era prossima, e probabilmente non sarebbe riuscito a riaddormentarsi.
Da parte sua, Goku si portò una mano al volto, confuso, e nel riacquistare ogni coscienza del proprio corpo, lo avvertì scosso dai brividi e coperto da una sottile patina di sudore.
"Diamine, non si può neanche dormire tranquilli con te. Ma che razza di incubo hai fatto?"
Gojyo mugugnò quella frase con la sigaretta fra le labbra, senza però ricevere alcuna risposta dal giovane il quale, col respiro ancora affannoso, si limitò a fissarlo con una luce di inconsapevole paura nelle iridi dorate.
Però fu un attimo.
Gli bastò guardare dritto negli occhi cremisi del compagno, ed il battito del suo cuore si calmò di conseguenza.
C'era un bel calore, ora, ed un profumo indistinto che si perdeva fra il fumo della sigaretta di Gojyo.
"Io... non lo so." Ammise esitante, mentre l'espressione del mezzo demone si incupiva.
L'uomo, nonostante fosse restio ad ammetterlo, era rimasto piuttosto scosso dall'angoscia che si era dipinta sul viso del ragazzo in quel frangente; quindi, lo aveva vegliato per un po', prima di decidersi a tirarlo fuori da quella che gli era sembrata una dannata tortura.
Era stato come rispondere ad un irrazionale dovere.
Sbuffò, massaggiandosi la fronte con la mano che ancora reggeva la sigaretta.
"Senti un po'..." Iniziò, ma venne interrotto quasi subito.
"Grazie."
Goku lo spiazzò, senza dargli alcuna possibilità di finire la frase, e Gojyo sbatté le palpebre un paio di volte, prima di cogliere l'effettivo significato di tale parola; quindi, sorrise, e anche se in quell'attimo non ne comprese in pieno il motivo, per un istante, un senso di calda familiarità pulsò assieme al suo cuore:

"Aah, fgurati. Una scimmia spaventata è forse più inutile di una scimmia stupida."

*Owari*

Dopo secoli, ritorno in questo fandom. °3°
In realtà, mi sarebbe piaciuto farlo con una BanriGojyo che ho in cantiere da un po', ma il mio odiato cervello proprio non vuole lavorare su quel fronte e mi distrae dai miei effettivi progetti... *sigh*
However, questa one-shot è stata scritta un po' di getto e un po' perché avevo voglia di mettere giù qualcosa sul rapporto Goku-Kenren e Goku-Gojyo.
Sono come due fratelli pestiferi e li trovo adorabili! XD
Well, spero davvero che la lettura sia risultata piacevole!  =)
Un bacio, e grazie infinite per essere arrivati fin qui!
Iria.

   
 
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