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Autore: Lucy Light    03/09/2013    7 recensioni
“Dottore, io non riesco a levarmelo dalla testa.”
"Capisco"
“No, lei non può capire. Voglio dire, ero a tanto così dall’essere nominata scrittrice dell’anno. A tanto così” dissi, unendo pollice e indice “a un niente. E lui cosa fa? Cosa fa?”
“Salva l’intero mondo magico da una feroce dittatura basata su violenza, terrore e distruzione.”
“Precisamente.” risposi abbandonandomi di schianto sul lettino “E’ inconcepibile. Inammissibile. Insopportabile.”
“Signorina...”
“Io non capisco dove ho sbagliato. Un giorno occupavo le prime pagine dei giornali e il giorno dopo questo ragazzino, questo pivello con manie di grandezza mi frega ogni dannata colonna disponibile.”
La fronte del dottore si corrugò in tante rughe d’espressione. “Io credo che lei dovrebbe fare una vacanza. Schiarirsi le idee. Ecco, che ne dice di Bali? Un mio paziente c’è andato per una settimana e ne è tornato come nuovo. Allora? Che le pare?” chiese, ansioso di togliersi la sottoscrita dalle scatole.
Lo squadrai con sufficienza “Quelle rughe le diventeranno un problema fra qualche anno, sa?”
Mai dimenticarsi di Rita Skeeter.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Rita Skeeter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Hai mai notato che le albicocche essiccate sembrano globuli rossi?” dissi infilando per la centesima volta la mano nel sacchetto bianco del negozio. “Oltre a dare dipendenza, intendo”

“Guarda ancora quel telefilm sui medici in tv, vero?” rispose Perfettini continuando a leggere una pergamena. Ci stavamo ancora consumando gli occhi sugli ultimi processi dei Mac Dougal e, se possibile, lei era ancora più ossessionata di me. Chissà perché.

“Certo, come se fossero stati i Babbani a farmi scoprire i globuli rossi” ribattei. In realtà era andata proprio così, ma non avevo voglia di ammetterlo. “E poi non è colpa mia se a Hogwarts non insegnano anatomia. Voglio dire,” continuai, tanto per parlare di qualcosa di diverso dal solito “se dovessi farti ricrescere le ossa saprei darti quel che ci vuole”

“Se prova a far entrare dell’Ossofast in questa casa sappia che mi opporrò”

“Ah, già. Potter al secondo anno, vero?”

“Sì. Andavo spesso a trovarlo in infermeria e non era un bello spettacolo”

“Non lo è mai stato” ammiccai a Tinky, che non rispose. Stupida elfa.

“In ogni caso, potresti opporti quanto vuoi ma l’Ossofast è l’unico rimedio per certi danni. Mia madre lo diceva sempre”

“Le facevano sparire così spesso le ossa?” chiese lei stupita alzando finalmente la testa.

“No, era Medimaga al San Mungo” replicai seccamente. 

Vidi che era piacevolmente sorpresa dalla notizia “Doveva essere un tipo interessante”

“Non aveva stile” dissi, guardando la vestaglia grigia che spacciava per tenuta da casa.

Curiosamente era proprio come quella che avevo distrutto... a mia madre, cercando di renderla più carina. Era il giorno prima che partissi per il mio primo anno a Hogwarts. Un flusso di ricordi mi invase.

 

“... che non ti venga mai più in mente di toccare le mie cose, intesi? E vedi di scrivermi ogni settimana, voglio sapere tutti i voti che ottieni. Devi impegnarti al massimo. Solo così diventerai una Medimaga come me. Adesso ripeti: Alohomora, Expelliarmus, Wingardium Leviosa...”

 

“Non ne parla mai. La vede ancora?”

“No.”

 

“Non puoi aver preso ‘A’ in pozioni. Sono questi i tuoi G.U.F.O.? Come se non ti avessero insegnato niente in tutti questi anni! E le lezioni private con il professor Lumacorno? La verità è che non vuoi fare fatica. Ah, finché eri via ho bruciato tutte quelle stupide riviste che avevi nell’armadio. Ho pensato che ti distraessero, e come al solito avevo ragione.”

 

“Diciamo che avevamo... due punti di vista diversi sul mondo. In realtà ti assomigliava”

Perfettini sorrise, tornando ai documenti. “Questo spiega molte cose.”

 

“Abbandonare la scuola? Da una come te non potevo aspettarmi altro! Non ti rendi conto che ti stai rovinando la vita da sola? E che razza di nome sarebbe Rita Skeeter?”

 

“Non le è mai venuta voglia di vederla finché stava qui?”

“Se anche avessi voluto, non è così facile raggiungerla. È morta qualche anno fa.”  

 

Calò un meraviglioso silenzio. Continuammo a leggere le nostre carte sui Mac Dougal: finora avevamo scoperto che erano una famiglia in rovina e che avevano perso tutto dopo il Primo Conflitto Magico. Avevano avviato un fiorente mercato nero di oggetti magici (ecco perché erano in confidenza con Sinister!) ma erano stati sorpresi dalle prime pattuglie di Magiguardie, quando il polverone non era ancora calato e sembrava impossibile che Voldemort fosse stato...

 

“Mi dispiace.”

 

Restai un attimo interdetta. Di che parlava? Poi realizzai. La guardai, alzai un sopracciglio e presi un sorso di caffè che Tinky aveva premurosamente (sigh) lasciato di fianco a noi. Come nelle ultime notti, aveva previsto che saremmo rimaste alzate fino a  tardi.

“Oh, non fa niente. Non ci vedevamo da secoli e me l’hanno detto per posta una settimana dopo. Non tutte la famiglie sono come i Weasley, pare.” aggiunsi con ironia, anche se una piccola parte di me aveva invidiato le cure che aveva ricevuto quell’inventore da strapazzo. D’accordo, diciamo una grande parte di me. Se io avessi avuto lo stesso “incidente” l’unica a prendersi cura di me sarebbe stata un’elfa narcisista con problemi di alcolismo. 

 

Perfettini sembrava distratta, e immaginavo da cosa. Rilesse la stessa riga almeno dieci volte prima di domandare imbarazzata: “Rita, lei non ha una famiglia, vero?”

“Come no! Ho dieci figli e due splendidi nipotini, non hai visto che traffico nel mio camino? E dopo il parto mi sono rimessa in forma grazie alle bacche di dittamo, sono favolose.”

“Deve davvero fare così tutte le volte?” 

“Se fai domande del genere, sì.”

“D’accordo. Stavo solo pensando, ecco... se lei è sola, immagino che potrebbe essere fastidioso non ricevere visite. Quando sarà in prigione, intendo”

“Grazie per la precisazione.”

Fece un evidente sforzo per finire la frase “Pensavo solo che forse potrei venirla a trovare. Qualche volta.” 

“Dovrò controllare la mia agenda” risposi con un sorrisetto.

Le versai un altro po’ di caffè.

“Potrò criticare i vestiti con cui vieni a trovarmi?”

“Ha senso che le dica di no?”

“Brava ragazza.”

Ripresi anch’io a leggere da dove mi era interrotta e dopo poche righe sussultai. Avevo appena trovato un dettaglio che non avevamo mai incrociato prima. Tutti i miei pensieri vennero calamitati da quella possibilità. E se...? Guardai Perfettini.

“Dove possiamo trovare i giornali di vent’anni fa?” 

“Vent’anni fa? Sicuramente qualcuno li avrà ancora, ma certo non possiamo bussare a tutte le porte. Credo che alla Gazzetta del Profeta ci siano ancora delle copie. Negli archivi. Tutte le biblioteche sono state usate come prigioni da Voldemort fino a due anni fa, è ancora impossibile trovare qualcosa.” 

Merde. Come immaginavo. “Allora, finalmente si esce. Domani si va alla Gazzetta”

Ed esposi a Perfettini la mia idea.

 

Se lasciamo Rita ai suoi piani, lasciamo Hermione alle sue carte (su cui si addormentò mezz’ora dopo, come non le accadeva dai tempi di Hogwarts), lasciamo Ginny nel salotto di Harry a fare l’amore dopo aver litigato ed essersi chiariti (o almeno così speravano loro), possiamo ricordarci di una vecchia amica che Rita mi ha fatto lasciare a sua volta tempo fa.

 

Luna era incredibilmente felice. Tutti si congratulavano con lei per gli articoli graffianti e ironici sulla Skeeter, ed era riuscita a scrivere dei pezzi fenomenali su altre personalità del momento. 

Shacklebolt. Ludo Bagman. Olivander: le aveva concesso un’esclusiva. Certo, quelle interviste erano soporifere, ma una volta nel suo ufficio Luna era riuscita sempre ad aggiungere quei dettagli arguti che rendevano tutto più succoso. Come la passione per le scommesse di Bagman. O lo strana ammirazione di Olivander per Voldemort. Nei primi momenti Luna si era aspettata che qualcuno la fermasse: che le dicessero, dall’alto, che quello non si poteva fare. Ma, a parte una fastidiosa lettera sconvolta del fabbricante di bacchette, tutto era filato liscio. Luna non pensava di fare qualcosa di male, perché in fondo i lettori andavano soddisfatti, e lei che colpa ne aveva se quegli uomini, oltre ad essere famosi, erano anche terribilmente noiosi? Avessero almeno detto di aver visto un Gorgosprizzo... Fosse stato per loro, gli articoli sarebbero stati solo un lungo resoconto di come avevano resistito ai Mangiamorte e al potere Oscuro. Come no.

 

E ora, nonostante fossero trascorsi appena due mesi dalla sua assunzione, si sentiva perfettamente in grado di condurre un’intera rubrica da sola. Che senso aveva dividerla con Eudora Fenwick? I suoi pezzi non erano belli nemmeno la metà di quelli di Luna. E poi, aveva scoperto che Eudora aveva un cugino Marchiato e che l’aveva nascosto gli ultimi mesi della guerra. Questo sarebbe bastato sicuramente a farla espellere dalla Gazzetta. Tutto quello che doveva fare era scambiare due parole con Dedalus Lux.

 

Luna bussò piano alla porta del direttore, lisciandosi la camicia blu notte che faceva risaltare i suoi occhi. I capelli erano stretti in uno chignon, ma invece che con la bacchetta, come aveva fatto per tanti anni, li aveva trafitti con un liscio e freddo fermaglio d’argento. Nonostante avesse impiegato mezz’ora per farlo, una ciocca era riuscita a sfuggirle e ondeggiava su un lato del viso. Luna la rimise nervosamente dietro l’orecchio.

Finalmente Dedalus le aprì.

“Luna, sono così felice di vederti” disse il direttore, facendole calorosamente segno di entrare nel suo ufficio multicolor.

“Grazie, Dedalus” rispose Luna sorridendo. Con suo divertimento, le scarpe le si trasformarono in due Lupo-pantofole. Cercò di non incantarsi a guardarle mentre cercavano di mordere la delirante moquette arancione, troppo alta, che ondeggiava come se fosse stata attraversata dal vento.

 

“So che è tardi, ma devo parlarti di una cosa importante.”

“Prego, dimmi tutto.” Dedalus sorrideva incoraggiante, e la cosa rassicurò Luna.

“Mi dispiace essere così schietta, Dedalus, ma... lo faccio per il bene della Gazzetta... ultimamente ho scoperto alcune cose molto serie su uno dei miei colleghi. Ho pensato a lungo se rivelare la cosa o no, capisci... non volevo tradirla... ma credo sia tempo che tu sappia...”

“I tuoi ultimi articoli sono davvero buoni” la interruppe Dedalus, pensieroso.

“G-grazie” balbettò Luna, presa alla sprovvista. 

“Sul serio, abbiamo dovuto aumentare la tiratura dopo l’intervista a Bagman. Incredibile.”

Il viso di Luna si accese improvvisamente di speranza. Forse aveva già capito tutto. Forse stava per offrirle il posto, senza che lei dicesse niente... 

“E’ un vero peccato” concluse Dedalus con voce affranta.

Il sorriso di Luna si spense.

“Sei così giovane, così talentuosa... Eppure, ho accettato di vederti stasera perché devo darti davvero una brutta notizia. Sei licenziata, Luna.”

La moquette smise bruscamente di ondeggiare. O almeno così le parve.

“Come? Ma perché?”

Dedalus scosse la testa bianca.
“Il caso vuole che Eudora Fenwick mi abbia gentilmente avvisato che tuo padre non si sia comportato... molto bene con Harry Potter, durante la guerra. E tu sai quanto noi teniamo a quel ragazzo, qui dentro.”

Le parole sembravano gelide nella bocca Luna. “Lui lo ha fatto solo per me. Sono stata imprigionata da Voldemort. Ho combattuto contro di lui.”

“Nessuno ti giudica, Luna” disse Dedalus con finta dolcezza “ma se qualcun altro lo scoprisse, la cosa potrebbe metterti davvero in cattiva luce. E Olivander potrebbe fare rivelazioni ancora più compromettenti su questa tua “prigionia” dopo l’intervista che gli hai fatto. Francamente, è un miracolo che la notizia non si sia diffusa. Non è proprio il caso che tu stia troppo sotto i riflettori, capisci?” 

“No, io... non capisco affatto. Mi sono impegnata così tanto, e poi Eudora e la sua famiglia-”

“Ci sono cose più gravi che nascondere un cugino per qualche mese, Luna.” il tono di Dedalus si era fatto sgradevolmente severo “come rischiare di far uccidere il Salvatore del Mondo Magico. Chi si occupa dei segreti altrui non può averne a sua volta di così scomodi, non credi?”

Luna crollò sullo schienale della sedia, sconfitta. 

“Coraggio, coraggio. Puoi fare ancora altro nella vita, sei così giovane” Dedalus tornò a sorridere in un modo lezioso, che adesso a Luna sembrò inquietante “Una tazza di tè?”

 

 

 

 

 

La signorina Lovegood ha avuto troppa fretta, secondo Rita, ma io credo che la sua sia stata solo sfortuna. Aveva scritto degli articoli esilaranti sulla nostra non-eroina, davvero...  ne ho letto qualcuno di nascosto, erano nella valigia di Rita. Credo che, sotto sotto, le facesse piacere che Luna fosse diventata così brava perché, in fondo, era una sua allieva.
A presto, dolci lettori.  A presto.

Sempre vostra, Scribacchina

 
  
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