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Autore: Gio_Snower    04/09/2013    6 recensioni
Zoro è immerso nella pace di una giornata tranquilla e con il suo solito modo rilassato, ma allo stesso tempo vigile, è seduto sul molo.
Chopper s'avvicina a lui e per un po' gli parla, poi se ne va, chiamato dagli altri.
Zoro viene raggiunto da Nico Robin, la splendida archeologa e qui ripensa al loro incontro, pensa a Robin e a com'è adesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Zoro\Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LE PAROLE NON SERVONO





Zoro era seduto. La testa appoggiata al petto, le gambe leggermente rialzate ed aperte. Due spade al suo fianco, una in grembo.
Il lento scorrere del vento passava sul suo volto, rilassandolo, l’odore di sale arrivava alle sue narici come un familiare e ben accetto profumo, i gabbiani stridevano e il loro verso era come un inno alla pace per lui.
Tutto dava segno di pace e tranquillità.
Nami, Rufy e perfino quel donnaiolo di Sanji erano calmi e Chopper era seduto tranquillo non molto più in là di lui; Zoro poteva sentire il suo sguardo sondarlo, in cerca di un segno, di una parola, anche se di parole non ne servivano.
Zoro alzò la testa ed aprì un occhio. Chopper non si mosse, però lo fissò con i suoi grandi occhi neri, occhi intelligenti di Renna divenuta umana.
Zoro però sapeva che Chopper nel suo profondo era ancora piccolo. Gli sorrise, un sorriso che come suo solito assomigliava ad una smorfia, la cicatrice sul suo viso veniva contratta. In molti l’avrebbero definito un ghigno.
Chopper gli sorrise, un ampio e caldo sorriso. «Oggi il tempo è bellissimo.» osservò con quella sua vocetta acuta. Si avvicinò a lui zampettando sul legno del molo. «I gabbiani, la brezza, il mare…oggi tutti sembrano felici.» disse. Zoro non rispose. Gli appoggiò solo una mano sul capello e la mosse su e giù, in una carezza impacciata che però Chopper apprezzò.
«Chopper! Vieni qui!» lo chiamò Rufy.
Chopper guardò Zoro, abbassò la testa e zampettò verso Rufy.
Zoro richiuse gli occhi, e si appoggiò le mani dietro la testa, quasi a far da cuscino.
Dopo qualche secondo, alle sue spalle, sentì dei passi.
Erano passi silenziosi, che orecchie non ben allenate non avrebbero mai sentito. E solo una persona in quella ciurma aveva un passo così silenzioso, solo una.
Nico Robin gli di avvicinò e come suo solito, non disse niente. Né Zoro aprì gli occhi o la bocca.
Solo, gli si avvicinò e gli si sedette vicino. Non troppo vicino, ma nemmeno troppo lontano.
E in silenzio sentirono la brezza del mare, il garrire dei gabbiani, l’odore del sale che il vento portava e che, poi, insaporiva la pelle abbronzata dal sole.
Zoro pensò al loro primo incontro. Lei non gli era piaciuta.
Nico Robin gli era sembrata troppo misteriosa, troppo imperscrutabile, troppo distaccata.
Il suo viso era stato una maschera e a Zoro non era piaciuta.
Aveva sospettato di lei, e aveva fatto bene. Non se ne pentiva. Nico Robin era abituata alla menzogna, seppur per questione di sopravvivenza.
Poi però aveva rivelato una parte di sé, e Zoro aveva iniziato a fidarsi di lei. Lei era entrata nella ciurma.
In poco tempo Zoro aveva notato le somiglianze fra lui e lei, così come aveva notato le disuguaglianze.
I loro caratteri erano simili, i loro modi di fare erano simili.
Lei però era una donna, era più grande di lui, era più alta di lui.
Lui era un uomo, più forte di lei, più piccolo d’età e un po’ più basso di lei.
Eppure, quelle disuguaglianze gli sembravano niente.
Ai suoi occhi Nico Robin era ormai una compagna di ciurma.
Inoltre avevano affrontato varie avventure, vari personaggi noti per la loro forza o per la loro malvagità. Avevano passato Enies Lobby, Thriller Bark e le Sabaody.
E l’aveva visto il suo sguardo, aveva visto lo sguardo di lei mentre Kizaru lo attaccava.
Sì, di Nico Robin ci si poteva fidare, ora.
Era cambiata molto e Zoro si chiese se lei stessa avesse notato il suo cambiamento.
Aprì gli occhi e la fissò.
Nico Robin guardava il mare con espressione serene e rilassata. Il suo naso dalla forma aristocratica, i suoi occhi tranquilli e profondi, la sua bocca sensuale.
Era una bellissima donna e sembrava più giovane della sua stessa età.
Zoro per un secondo rimase interdetto. Non era di certo da lui lasciarsi conquistare dalla bellezza, ma più osservava Robin, più passavano tempo insieme, più lui ne era attratto.
Era un’attrazione fisica? La voleva? Non lo sapeva.
Zoro riprese il controllo dei suoi pensieri.
Semplicemente, non c’era bisogno di pensarci finché passavano quei momenti così.
Zoro richiuse gli occhi. Sì, per ora era meglio godersi quella pace.
Non servivano parole.
 
Nico Robin fissò l’uomo vicino a lei.
Una profonda cicatrice gli solcava il volto, ma il suo fascino restava immutato. Anzi, forse lo rendeva ancor più affascinante.
Zoro era un temibile spadaccino, specialmente dopo l’allenamento con Mihawk.
I capelli erano corti, simili a erba sia per colore che per forma. Robin si chiese se anche al tocco fossero simili.
Robin sapeva d’aver un carattere simile a quello di Zoro, e forse era per questa loro somiglianza, che lei gli si avvicinava.
Robin si fidava di Zoro, era un suo compagno della ciurma, ma soprattutto sapeva che Zoro era tanto testardo e che avrebbe sempre cercato di mantenere le sue promesse.
Distolse lo sguardo da lui, catturata da ogni altro pensiero su di lui, sulla ciurma, sul suo passato, sul suo cambiamento.
Il sole si abbassava con lo scorrere del tempo, e il cielo assumeva un azzurro roseo più cupo, ma anche più tenero e delicato del vivace azzurro del giorno.
Era cambiata. Se n’era accorta.
Ora della gente si fidava (in certi termini, almeno), ora mostrava un po’ di quelle emozioni che un tempo per lei, non erano altro che debolezze.
Ora era una Robin quasi sincera.
Spostò di nuovo lo sguardo su Zoro, e gli sembrò di aver visto i suoi occhi aperti, intenti a fissarla.
Sorrise e scosse leggermente e impercettibilmente la testa.
«Ehi, Zoro.» disse.
Lui aprì gli occhi e la fissò con il suo sguardo profondo e forte. Uno sguardo da cui traspariva la sua maturità e la sua forte personalità. Lui non fece parola. Lei si rimise a guardar il tramonto che Zoro stesso, adesso, stava osservando.
«Ragazzi! Smettetela di fare i piccioncini! E’ pronta la cena!» urlò Nami. Zoro si mosse velocemente e così fece anche Robin, e per un secondo si scontrarono.
Per un secondo le labbra, le fronti, i volti, i corpi, si toccarono.
I due non dissero niente. Lo sguardo fisso negli occhi dell’altro.
Poi si staccarono, semplicemente, e andarono verso i loro compagni, senza chiedere o pensare niente.
Le parole non servivano. 
   
 
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