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Autore: Kaho    10/03/2008    9 recensioni
“E quando arriva il medico?”
“Appena ha finito con la paziente nell’altra stanza. Che c’è, fretta di cancellare quell’orrenda patina giallastra dai denti?”
Il sopracciglio di Shikamaru guizzò in alto, preso in contropiede.
“Come scusi?” domandò incredulo, osservando la ragazza sogghignare divertita e appoggiare cartelletta e penna accanto a lui.
“Ho detto,” riprese con calma la bionda, flettendo appena il busto in avanti verso di lui. “che hai i denti gialli, suicida. Fumi per caso?”
[Tentativo di ShikaTema]
Buon compleanno Roberta! *_*
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Shikamaru alzò stancamente gli occhi verso il semaforo, ancora rosso, e si grattò placidamente l’orecchio, gelido a causa del consueto vento freddo che soffiava in città da una settimana.

La mascella quasi gli cadde mentre sbadigliava, assonnato dalla lunga nottata insonne passata davanti al computer a creare un database per il suo capo. L’esperienza sgradevole dell’insonnia fu la causa scatenante della promessa di non arrivare mai più la sera prima della consegna a progettare un programma. Mai più. Nonostante fosse stato un lavoro semplice – era pur sempre un genio – era stato veramente stancante.

Lavorare non faceva per lui, preferiva passare ore appollaiato sul prato della tenuta di campagna dei genitori, schiaffeggiato dal sole.

Masticò cercando di deglutire anche il sonno, e osservò distrattamente l’orologio: era in discreto ritardo per l’appuntamento dal dentista programmatogli dal suo segretario e migliore amico, Chouji.

Il solo pensiero del trapano e di quegli strani aggeggi che gli perlustravano la cavità orale, come a decine di persone prima di lui, lo fece tremare impercettibilmente. Non avrebbe dovuto ascoltare il racconto terrorizzato di Ino sui dentisti in terza elementare. Lo avevano traumatizzato, seppur avesse ostentato indifferenza, come al solito. Per questo – e perché non ne aveva mai avuto la ben che minima voglia – aveva rinviato sino all’età di ventisette anni suonati.

Rialzando gli occhi scuri li spalancò, accorgendosi che il semaforo si era fatto arancione.

“Maledizione!” imprecò ad alta voce, scattando veloce verso la sponda della strada poco trafficata.

Il piede stava per toccare il marciapiede, quando un clacson alle sue spalle lo fece sussultare spaventandolo.

Impietrito, osservò il cofano fumante di una Corolla a meno di un metro dalle sue gambe, e deglutì ringraziando la fortuna che, dopo anni, tornava a fargli visita più che gradita.

La donna bionda e cieca per una volta aveva usato il suo buon influsso su di lui, e in qualche modo irrazionale – dettato probabilmente dalla fifa provata, ragionò – si sentì riconoscente verso tutte le bionde del globo, che aveva catalogato ante-tempo come ‘superficiali’, per via della traumatica vita adolescenziale passata con Ino Yamanaka.

“Ma che t’è passato per la testa,  imbecille?!”

Un paio di lunghe gambe fasciate da una gonna d’un color pastello erano spuntate dalla portiera della Corolla, reggendo il busto e il viso di una ragazza bionda, con una particolare capigliatura a stella, che definì etnica.

“Perché diavolo mi sei sbucato davanti all’improvviso?! Sei scemo?!”

Decisamente le bionde tornarono sotto la denominazione ‘esseri da evitare’.

Shikamaru inarcò un sopracciglio scuro, avvertendo una profonda antipatia per la guidatrice che per poco non lo ammazzava e che, invece di scusarsi, lo stava insultando.

Che seccatura terribile.

“Era ancora arancione.” Rispose pacato, nascondendo l’irritazione che gli bruciava nelle vene. Cosa che non fece di contrasto la bionda.

“E il mio semaforo era verde. Lo sai in che grane sarei andata se ti avessi ammazzato!?”

“Quelle che si merita una che preme troppo sull’acceleratore.”

“Io non andavo veloce.”

“E allora perché hai faticato a frenare?”

“Sono in ritardo.” Ammise quella, con una piccola smorfia sulle labbra scure; Shikamaru provò un’istantanea soddisfazione. “Ma la colpa è tua! Sei daltonico per caso? Non sai che l’arancione – anche se secondo me sei passato col rosso – non è verde?”

Shikamaru strinse la mandibola, seccato. Perché quell’aggressione verbale lo faceva sentire uno stupido?

“Certo che lo so.”

La bionda battè le lunghe ciglia scure, mani sui fianchi e schiena leggermente inclinata verso di lui, mostrandogli una generosa veduta del decolté fornito.

“E allora usa quegli occhi da pesce lesso!”

Shikamaru indietreggiò, preso alla sprovvista da quell’insinuazione. Semichiuse le palpebre e strinse i pugni, pieno d’ira.

“Beh, i tuoi non mi sembrano messi meglio, strega.”

Lei aprì gli occhi – d’un color verde-acqua scuro, particolare quando i lineamenti del viso e i capelli color del grano –, stupita dalla sua reazione. Ma subito cambiò posizione stringendo le labbra e lanciandogli un’occhiata di fuoco, che gli fece sperare di non aver provocato quell’essere, rancoroso e femminile.

Le donne sono una seccatura, Shika, soleva ripetergli il padre. E aveva ragione: peccato che se ne ricordasse nei momenti meno opportuni.

“Tu, come – ” borbottii e clacson si susseguivano, vivace protesta delle macchine ferme dietro la Corolla, interrompendo la furia bionda; Shikamaru stava per rilassarsi, sollevato, ma tremò quando la ragazza si girò frettolosamente urlando un “Statevi zitti, coglioni!” che raggelò l’atmosfera.

Quando gli occhi acquamarina tornarono ardenti su di lui, Shikamaru si accorse di sudare freddo.

La bionda sbuffò,  rinfilando una gamba nella vettura. “Ma che faccio qui a perdere tempo quando devo andare a lavorare?! Abbassa la cresta, femminuccia.”

Si trattenne a stento dal rispondere, ferito nell’orgoglio, ma certamente non aveva intenzione di rischiare un nuovo scontro… e in più era in ritardo mostruoso: Chouji lo avrebbe ammazzato, dopo tutte le pressioni che aveva dovuto fare per avere un appuntamento quel lunedì, quando era libero.

Sperò solo che la Fortuna gli riservasse un’altra sorpresa, come ad esempio qualcosa da distruggere per calmare la rabbia che ancora ribolliva.

 

La fortuna non guardava nessuno se non bei ragazzi facoltosi e avvenenti. Doveva avere gli stessi gusti petulanti di Ino.

Era piuttosto palese che lui non entrasse in questa categoria: venti minuti di ritardo e un’ora d’attesa e di conseguenza tanta, tanta noia.

Shikamaru sbadigliò, gli occhi inumiditi dal sonno, appoggiandosi malamente al muro, il viso imbronciato poggiato sul palmo della mano.

Osservò un bambino distruggere la costruzione di Lego di una sua coetanea, che si mise a piangere, subito consolata dalla madre, truccata e con tanto di lifting, cellulare in mano.

Manco le mamme sanno fare le donne d’oggi, pensò contrito, acchiappando il primo quotidiano che gli capitò sottomano.

Enigmistica, ottimo. Qualcosa di interessante.

1 Verticale: Denti che servono per triturare il cibo.

Uh… forse Neji Hyuuga non aveva tutti i torti quando arrivava nelle giornate più nere imprecando contro il destino.

“Il signor Nara?”

Shikamaru espirò aria, appoggiando distratto il giornale sul tavolino, e si alzò dirigendosi verso l’assistente del dentista.

Bionda. Con quegli strani quattro codini a stella. E il viso imperturbabile e serio.

Shikamaru deglutì nervoso, ma tentò di non far trasparire l’agitazione.

“Eccomi.” Rispose incolore, ficcandosi le mani nei pantaloni beige, la sudorazione già a mille. Stupido corpo. Stupido.

Passò accanto alla figura formosa della bionda, irrigidendosi appena in attesa di una valanga di insulti o di un attacco. Nulla.

Shikamaru si rilassò, sospirando e ringraziando gli dei per non essere stato riconosciuto: non aveva voglia di altre assurde scenate come era già successo.

“Prego, di qua. Si accomodi.”

Seguì più sereno la donna, azzardandosi a controllare se non avesse preso un abbaglio. Però sembrava proprio lei, stessa gonna color sabbia, coperta da un camice bianco, stessa pettinatura strana; l’unica differenza era il viso era serio e professionale, dissimile da quello irritato che lo aveva fatto tremare.

Le donne: oltre ad essere pericolose erano anche imprevedibili.

Aprendo un braccio, la ragazza lo invitò ad entrare nello studio dentistico e Shikamaru si accomodò sulla poltrona morbida, senza però sdraiarvisi. Nonostante la sua indole naturale reclamasse i comodi cuscinetti neri dove distendersi, non si distrasse da quegli occhi da gatta che scivolavano su una cartelletta, seguendo il ritmo veloce della penna.

“Lei è la dentista?” domandò teso, tentando di verificare se potesse effettivamente abbassare la guardia.

La ragazza gli rivolse a malapena un’occhiata, stringendo le labbra come per sopprimere una risata. “Se lo fossi, avrei già cominciato a ispezionarti la cavità orale, non credi?”

C’era qualcosa di strano, nel modo in cui lo aveva deriso. Aveva soffiato appena, come un gatto, lo sguardo indecifrabile sotto le lunghe ciglia scure.

Shikamaru era sempre stato un ottimo osservatore, anche se più volte era stato accusato di tenere gli occhi chiusi per troppo tempo, e diventava tremendamente nervoso quando qualcosa gli sfuggiva, e in quel momento aveva una strana sensazione addosso, a metà tra allerta e curiosità.

“E quando arriva il medico?”

“Appena ha finito con la paziente nell’altra stanza. Che c’è, fretta di cancellare quell’orrenda patina giallastra dai denti?”

Il sopracciglio di Shikamaru guizzò in alto, preso in contropiede.

“Come scusi?” domandò incredulo, osservando la ragazza sogghignare divertita e appoggiare cartelletta e penna accanto a lui.

“Ho detto,” riprese con calma la bionda, flettendo appena il busto in avanti verso di lui. “che hai i denti gialli, suicida. Fumi per caso?”

Suicida. Ergo uno che vorrebbe farsi uccidere. Evidente riferimento all’incidente d’auto.

Merda.

Doveva avere un’espressione parecchio sconvolta per provocare la risata allegra e appena gutturale della ragazza.

“Allora? Fumi o no?”

Uh… sì…” borbottò infine, fissandola ancora sorpreso da quel comportamento quasi amichevole. E la belva, dov’era?

“Un altro motivo a favore della mia tesi sui tuoi nascosti istinti omicidi.”

Shikamaru si accigliò. “Non ne ho, a parte quando vado a fare shopping.” La battuta la fece sorridere, e si sentì soddisfatto della piega amichevole che stava prendendo quella conversazione. “Shikamaru Nara.” Si presentò, porgendo in avanti la mano.

La ragazza la accettò, continuando a sorridergli canzonatoria. “Temari Sabaku.”

“Come mai non mi sei saltata addosso?” le domandò perplesso dalla tranquillità della ragazza.

L’angolo delle carnose labbra di Temari si alzò verso l’alto, e si formò una piccola fossetta sulla guancia morbida.

“Addosso ad uno come te? Ti piacerebbe!”

Rendendosi conto del possibile fraintendimento, Shikamaru avvertì un lieve bruciore sulle gote. Temari lo osservava, rapita, con uno sguardo giocoso.

“Oh, arrossisci! Che tenero!” cinguettò teatralmente, apposta per prenderlo in giro.

Lui sbuffò, voltando appena il capo, imbronciato.

Strega.” Borbottò, causando un sorriso da parte dell’altra.

“Non sei l’unico ad avermi definita così, sai?”

“Non en dubitavo.” La rassicurò, con un piccolo ghigno. “Chissà quanti altri ragazzi hai rischiato di uccidere con la tua guida spericolata!”

Temari schioccò la lingua sul palato. “Mai fatto un incidente in vita mia.”

“Davvero? Pensavo che la tua capigliatura fosse frutto di uno shock elettrico… devo essermi sbagliato…

Aha. Spiritoso.” Bisbigliò tagliente lei, afferrando uno degli strumenti posti su un vassoio sopra la poltrona. Shikamaru non distolse gli occhi per un attimo dal coltellino scintillante che brillava tra le lunghe dita della ragazza. “Non provocarmi, femminuccia: potresti pentirtene.” Il tono zuccheroso non nascondeva affatto la minaccia.

Shikamaru sbuffò e si sdraiò inconsciamente più a suo agio sulla morbida sdraio.

“Che scocciatura…

“Questo dovrei farlo io: ho davanti un noioso uomo che non sa cogliere l’occasione di corteggiare una bella ragazza.”

Fece finta di non cogliere l’allusione sottile. “Non ne vedo nessuna.” Fischiettò, deliziato dalla leggera stizza sul volto di Temari.

Lei appoggiò le mani sul suo busto, fissandolo da sotto le lunghe ciglia nere, indecifrabile. D’istinto Shikamaru si tese, avvertendo il calore delle dita di lei scottare sotto la camicia bianca, appena sbottonata, e l’aria diventare più calda.

“Ma sei davvero una femminuccia?” domandò lei, perplessa, sedendo accanto a lui in modo che la gonna gli sfiorasse la gamba.

Shikamaru prese un respiro profondo, resistendo alla tentazione di abbassare gli occhi sull’incavo morbido dei seni, a poche spanne dal suo naso.

“E tu sei sicura di essere la scaricatrice di porto di stamattina?”

Lei gli sorrise maliziosa. “Stai evitando di rispondere alla mia domanda… mi dispiacerebbe scoprire che sei gay…

“Prova a scoprirlo.” La invitò lui con un sogghigno che la colse impreparata. Temari inarcò le sopracciglia chiare e ampliò il sorriso, alzandosi dalla sdraio e prendendo cartelletta e penna.

Prima che Shikamaru potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, entrò un uomo alto e pelato, che lo salutò presentandosi come il dentista principale dello studio. Temari scappò via.

 

Temari stava battendo un paio di appuntamenti, sorseggiando distratta un bicchiere di the.

Il lavoro come segretaria part-time, che svolgeva mentre aspettava i risultati di un concorso di studi, le toglieva tempo, ma oltre a guadagnare qualche cosa, le permetteva talvolta degli incontri interessanti.

“Posso fissare un appuntamento?”

Alzò appena gli occhi, rispondendo al sorriso divertito di Shikamaru Nara, appoggiato con un gomito al bancone dello studio, inclinato appena verso di lei.

“Che genere?” rispose maliziosamente, appoggiando la schiena alla sedia e incrociando le gambe lunghe, curiosa della risposta.

“Il dottore dice che mi vuole rivedere.”

“Ah.” Si sorprese un po’ indispettita; controllò rapidamente la tabella elettronica e propose freddamente: “Lunedì 16 va bene?”

“Sì.”

Temari si morse un labbro, sdegnata e delusa dal comportamento indifferente di quel ragazzo. Prese uno dei tesseri dello studio e vi segnò la data e l’ora, consegnandola svogliatamente al ragazzo, fingendosi distaccata.

Con la coda nell’occhio lo osservò fissare perplesso il cartoncino.

“Che c’è? Non ti va bene?” sbottò senza contenere l’irritazione.

“In effetti, vorrei che mi segnasse una cosa…

“Cosa?!”

Shikamaru ghignò, allungandole di nuovo il talloncino. “Un numero per rintracciarti? Dovrai pur scoprire se sono o no una femminuccia…

Stavolta fu lei quella ad arrossire appena, causando l’ilarità del ragazzo.

 

 

 

*

 

 

Uh, come non mi piace! .__.

Sono OOC, ed è terribile. Non so nemmeno cosa la pubblico a fare: decisamente non sono capace di muovere Temari e Shikamaru insieme.

Ma dovevo provarci, non potevo che creare qualcosa su questi due, con un enorme sforzo, per bambi88, ergo la mia DiaRòlik, la Mosca Nera per eccellenza con la quale discuto di sfumature grigiastre! XD

 

Auguri di buon compleanno Rò! Mi scuso per la qualità della fic, giuro che ci ho provato! Apprezza l’impegno! é.è Ti meriti molto di meglio, è un regalo mediocre… ma cosa potevo creare se non qualcosa con i tuoi adorati? E hai notato: Ino è come piace a te, cioè indifferente a Shikamaru! XD *si dà una testata*

Ti voglio bene.

Un abbraccio, un bacio e i migliori auguri per un anno NERO! Tanto so che per te è un complimento! XD

Leti

 

 

  
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