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Autore: SanjitaSwan    04/09/2013    3 recensioni
Questo è il mio primo esperimento sulla mia coppia preferita, ovvero lo ZoSan. Ambientato nell'epoca moderna, Sanji è un ragazzo timido e chiuso, senza amici e la cui vita sembra dipendere dalla fidanzata Nami. Un giorno incontra Zoro, un tipo violento e odioso, tormentato da un trauma legato al passato. Seppur diversissimi tra loro, nascerà un sentimento speciale che va al di là della loro immaginazione. Spero di avervi stuzzicato un po' la curiosità! Buona lettura ;)
Note: il Rating della fic potrebbe cambiare col proseguimento
Un grazie a Mizori11 per avermi aiutato
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sanji tirò un’altra boccata alla sigaretta con aria scocciata.
Lo sapeva che non doveva fidarsi di quell’individuo! Era ormai un quarto d’ora buono che lo aspettava davanti al locale della sera prima, per giunta sotto la pioggia, ma questo non si era fatto ancora vedere.
Quella serata in compagnia di Zoro lo aveva quasi salvato, in quanto Nami era uscita di nuovo con Robin e Franky (gli aveva detto che quella sera aveva qualche lineetta di febbre, e quindi non poteva uscire. Stranamente, Nami non aveva insistito più di tanto e lo aveva lasciato fare). Ma che cazzo, dove accidenti si era cacciato quello scemo verde?
La sigaretta finì, e venne rabbiosamente spappolata dal piede di chi pochi secondi prima la stava fumando. Ora basta. Stava per andarsene quando improvvisamente vide una macchia verde avanzare sotto la pioggia.
“Alla buon’ora!” disse Sanji guardandolo seccato. “Si può sapere dove sei stato? È quasi mezz’ora che aspetto!”
“Ho avuto un contrattempo” fu la secca risposta di Zoro, che nemmeno lo guardò in faccia.
Sanji lo guardò passare davanti a lui. Aveva una gran voglia di riempirlo di schiaffi, non si degnava nemmeno di parlargli guardandolo in faccia.
“Allora? Entri o hai intenzione di rimanere lì tutta sera?”. Il verde si voltò finalmente a guardarlo. La faccia da idiota non l’aveva persa.
“Arrivo” rispose Sanji raggiungendolo ed entrando con lui all’interno del locale, strapieno.
Non era rimasto nessun posto a sedere, quindi si sedettero davanti al bancone, dietro il quale un ragazzo moro e riccio con un lungo naso, appena vide Zoro, si illuminò.
“Ma guarda chi si rivede… Zoro, dov’eri finito? Non ti si vedeva più in giro” lo salutò allegramente venendo verso di loro.
“Ciao Usopp” disse Zoro stringendogli energicamente la mano. “Ho avuto da fare”
“Ah, capisco” rispose Usopp, sorridendo tutto contento.
Poi si voltò verso Sanji, che nel frattempo non era rimasto lì seduto a guardarli parlare con l’aria annoiata.
“Lui è un amico tuo?” chiese a Zoro indicando il biondo.
“No, è un amico di Franky. Io stavo per farci a botte” rispose Zoro con aria di sufficienza, mentre Sanji si presentava.
“Aah, sempre il solito Zoro. Non cambi mai, eh?”
Il ragazzo dal naso lungo sorrise simpaticamente, mentre Zoro ordinò due birre chiare.
“Ma… io veramente non sono abituato a bere…” provò a dire Sanji, quando si trovò davanti il boccale pieno.
“Lo so…” rispose Zoro bevendo metà del suo. “Lo immaginavo”
Sanji lo guardò strano, prendendo un piccolo sorso della sua birra.
“Come mai?”
“Perché mi è bastato vederti ieri sera per capire che non bevi. E poi la tua ragazza ti tiene stretto al guinzaglio”
Sanji aggrottò le sopracciglia, guardandolo con uno sguardo quasi infastidito.
“Non è vero. Perché dici questo?”
“Mah. È un’impressione. Dopo aver visto come te ne sei andato con la coda tra le gambe mentre ci stavamo azzuffando in discoteca, e da come ieri sera ti annoiavi…”
“Lei non mi tiene a nessun guinzaglio, ok? È fatta a modo suo” disse Sanji buttando giù ancora un po’ di birra. L’aveva bevuta pochissime altre volte, ma quella gli piaceva.
“Come vuoi” disse Zoro sbattendo il boccale vuoto sul bancone e chiedendone un’altra ad Usopp.
“Un’altra?” chiese Sanji guardando la sua, che era più o meno a metà boccale. “Ma sicuro che poi non stai male?”
“Zoro è un bevitore nato” spiegò Usopp a Sanji. “Una volta, a una festa, ne ha bevute otto, senza mai fermarsi”
“Wow” disse Sanji, bevendo ancora. “E poi non è stato male?”
“No, figurati. Si è fatto bellamente dodici ore di sonno e il giorno dopo era in perfetta forma”
“Caspita… eppure quando ci siamo incontrati mi sembrava ubriaco perso”
Il verde lo fulminò con lo sguardo, sbattendo il secondo boccale sul bancone.
“Beh, con le birre non gli succede niente, e nemmeno con i superalcolici, se non esagera. Se esagera, allora, forse, perde il controllo. E poi è una specie di consolazione l’alcol per lui, dal giorno dell’incidente…”
“Stai zitto, Usopp, e dammene un'altra” abbaiò Zoro all’amico, che obbedì all’istante.
A quanto pare non aveva voglia di farlo arrabbiare.
‘E non lo biasimo’ venne da pensare a Sanji, finendo il suo boccale.
“Ne vuoi un’altra anche tu?” chiese Usopp.
“No, non ti preoccupare, sono a posto. Era proprio buona” rispose il ragazzo.
Zoro continuò imperterrito a bere, sembrava un po’ turbato. E Sanji se n’era accorto.
“Stai bene?” chiese guardandolo.
“Benissimo”
Per la terza volta Zoro sbatté il boccale sul bancone, a due centimetri dal lungo naso di Usopp, stavolta, però, più forte. A quanto pare c’era qualcosa che lo aveva alterato.
Magari aveva davvero bevuto un po’ troppo, e la storia di Usopp era tutta una palla.
Oppure c’era qualcos’altro?
Gli venne in mente che aveva zittito Usopp per aver fatto riferimento a un incidente, poteva essere quello.
“Un’altra?” chiese il moretto riccio, irrigidendosi e pulendo il bancone.
Zoro non rispose. Mise delle banconote sul bancone, guardò Sanji dicendo “Andiamo” e sparì, senza proferir parola.
Sanji si voltò a salutare Usopp, prima di allontanarsi.
Non sembrava scosso dal comportamento di Zoro. Sembrava che conoscesse bene quella scena, e l’avesse già vissuta parecchie volte.
Gli era simpatico, quel ragazzo.
“Tornerò presto” disse pagando la sua birra.
“Ci conto!” disse Usopp sorridendo. “Buona serata!”
 
“Perché ci hai messo tanto?” ringhiò Zoro quando anche Sanji fu uscito.
“Ho salutato Usopp. Non sei stato molto carino ad andartene via così. Si può sapere che ti ha preso?”
“Fatti i cazzi tuoi, non ho nulla!” rispose Zoro, alzando la voce, tanto da far trasalire Sanji.
Il biondo era quasi sicuro che sarebbe partita un’altra rissa, infatti Zoro si stava pericolosamente avvicinando a lui. E lui era spalle al muro.
Ma, a dispetto delle sue aspettative, il verde si appoggiò al muro con una mano e abbassò la testa, barcollando un po’.
“Ehi! Che ti succede, ti senti male?” chiese Sanji allarmato.
Zoro non rispose, si raddrizzò goffamente e disse, a bassa voce: “No… sto bene”
Sanji si accorse solo allora di quanta poca distanza ci fosse tra loro.
Poteva sentire il fiato alcolico del verde, decisamente troppo vicino a lui.
Zoro si avvicinò ancora di più, socchiudendo leggermente gli occhi, come se volesse baciarlo.
Invece gli disse solo: “Sono stato bene stasera”
Sanji non sapeva più come reagire. Prima sembrava che volesse picchiarlo, poi che stesse male, poi che volesse baciarlo e ora se ne usciva con quella frase.
Poi, lentamente, Zoro si staccò dal muro.
Il respiro di Sanji, che si era bloccato per qualche secondo, tornò a farsi regolare.
“Buonanotte” fu tutto quello che riuscì a rispondere, prima di riuscire ad andarsene e scappare in macchina, lanciando un ultimo sguardo al verde.
Ora ne era sicuro, era stata la birra.
 
Per tutto il percorso, e anche quando arrivò a casa, non fece altro che pensare a quei secondi, agli occhi neri e profondi di Zoro nei suoi, al suo fiato alcolico, a quei sei millimetri che separavano le sue labbra da quelle del verde.
Era seduto sul bordo del suo letto, indossando solo la maglietta che usava come pigiama e un paio di boxer, ed era con la testa fra le mani, senza smettere di pensare.
Non riusciva a scacciare quel ragazzo dai suoi pensieri.
Guardò la sveglia sul comodino. Erano solo le dieci e ventisette.
Non voleva saperne di andare a letto, non aveva neanche un po’ di sonno.
Decise di metter su un film d’azione, anche per distrarsi un po’.
Si era appena messo sul divano quando il campanello suonò.
Oddio, e ora chi era?
Gli venne da pensare (e forse anche da sperare) che fosse Zoro, ma quando andò ad aprire si ritrovò davanti Nami, che iniziò subito a tempestarlo di domande, senza mai lasciarlo rispondere.
“Ciao. Allora, come stai? Stai meglio?”
Poi lo annusò con aria sospettosa.
“Ma… sai di alcol!”
Sanji cercò in fretta una scusa da raccontare, ma non ne trovò. Quindi decise di negare.
“Sarà la tua immaginazione”.
La cosa, fortunatamente funzionò.
“Mmh, può essere. Sono stata con Robin e Franky in un bar, potrebbe essere per quello. Poi sono andata via, volevo sapere come stavi”
“Oh… meglio, ho preso qualche medicina e la febbre se ne è andata” rispose Sanji, facendola entrare in salotto. “Stavo guardando un film. Vuoi accomodarti?”
“Va bene” rispose Nami, appropriandosi del divano ancora prima di rispondere. Poi iniziò a raccontare i dettagli della serata, anche se Sanji, ovviamente, non la stava ascoltando, assorto com’era nei suoi pensieri sulla serata appena passata.
Gli vennero improvvisamente in mente le parole di Zoro riguardo Nami.
“La tua ragazza ti tiene stretto al guinzaglio”
Il biondo rifletté sulla frase per qualche istante. E se fosse vero, che lui dipendesse da Nami? Naaah, non era possibile. Eppure, però…
“Sanji, ma mi stai ascoltando?” chiese Nami a un certo punto, riportando Sanji nel mondo reale.
“Sì, ti ascolto. È che… ho un leggero mal di testa”
“Ah. Allora spegni la tv, così almeno non ti passa. E comunque, se vuoi…” e qui aprì un bottone della sua camicetta. “possiamo occupare un po’ di tempo libero”
Sanji la guardò.
In qualsiasi altro momento, in una qualsiasi altra serata (e probabilmente anche con qualsiasi altra ragazza) avrebbe detto di sì senza pensarci. Ma le parole di Zoro gli rimbombavano in testa.
“La tua ragazza ti tiene stretto al guinzaglio. La tua ragazza ti tiene al guinzaglio. LA TUA RAGAZZA TI TIENE AL GUINZAGLIO”
“Ok” disse alla fine, sentendosi un verme.
Forse Zoro aveva ragione. E probabilmente anche senza il forse.
‘Sono un vero codardo’ pensò, prima che Nami si appropriasse di lui.
   
 
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