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Autore: margotj    04/09/2013    1 recensioni
seguito di Love Show
Spoiler per: terza stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.
Pairing: Jack/Ianto slash
Rating: NC17, Slash, Angst
Timeline:
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Nota dell’autrice: E siamo alla fine. Russel T. ci ha fatto male, ci ha fatto sanguinare, ci ha fatto piangere.
A conti fatti, in questo mare di disperazione, ci ha dato ciò che aveva promesso.
Ci ha detto in ogni prologo che il mondo stava per cambiare... non ci ha mentito.
Questa è l'ultima mia personale rilettura su Torchwood. Poi, come il Dottore, andremo verso nuovi mondi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'King of the sky'
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The Quest

seguito di Love Show

(Part 3 - CAPITOLO FINALE)

 

 

Spoiler per: terza stagione di Torchwood e crossover con Doctor Who. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi. Un occhio di riguardo per il comunicato ufficiale di questa estate 2013 riferito al nuovo Dottore.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline: Post Torchwood (negando che ne esista una 4a stagione) e Doctor Who 3a stagione.

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice:“Coming here gave me meaning again. You.” (Ianto, ep. 2x05 ‘ Adam’) E non dico altro.

 

A Carmilla, alle nostre chiacchierate sul divano mentre ,

a Natale, attendiamo il Dottore come ultimo regalo sotto l'albero.

A Chichi, che leggerà e mi prenderà a schiaffi.

 

PROLOGO

 

C'è una cosa che ho sempre voluto chiedere a Jack, ai vecchi tempi. Volevo sapere di quel suo Dottore. L'uomo che appare dal nulla e salva il mondo. Solo che alcune volte non lo fa.

Tutte quelle volte nella storia in cui non c'è stata traccia di lui, volevo sapere perchè.

Ma ora non ho più bisogno di chiederlo. Ora so la risposta.

Alcune volte il Dottore deve guardare questo pianeta e distogliere gli occhi dalla vergogna.”

 

Ianto, in piedi davanti al video, a braccia conserte, non lasciava trapelare una vera emozione. Ma, quando parlò, la sua voce vibrava d'esasperazione.

“Le permetterai di crederlo?”

“Non farti confondere.” - lo ammonì il Dottore - “Gwen ha girato quel video molto tempo fa. La sua bambina è cresciuta ed ha spazzato via l'amarezza. È andato tutto bene. Lei è felice, quella rabbia non esiste più.”

 

“Davvero? Tu credi davvero che sia andato tutto bene?” - insistette Ianto.

“E' andato come doveva andare, Ianto.” - replicò, rassegnato - “Certe scelte sono solo necessarie, non devono compiersi diversamente perché il tempo mantenga il proprio corso.”

“Sì, Jack direbbe qualcosa del genere. Ma, del resto, ha imparato da te...” - replicò Ianto, senza farsi intimorire - “E, dimmi, ciò che ha fatto quel giorno, per salvare il mondo... lo hai suggerito tu?”

Il Dottore rimase in silenzio. Poi scosse la testa, in un misto di desolazione e tristezza.

 

“No, purtroppo. Sei stato tu.”

 

Abbiamo bisogno di un bambino.

 

Oh, quel bambino friggerà.

 

No, papà. No, digli di no.

Un bambino o milioni.

Papà, digli di no!

 

 

My life has had its share of troubles

And now I found a place to go

I’ve said goodbye to all my troubles

cause now I’ve find my place to go

(Bryn Christopher - The Quest)

 

La mia vita ha avuto la sua parte di guai/E adesso ho trovato un posto dove andare

Ho detto addio ai miei guai/Perchè adesso ho trovato un posto dove andare

 

 

- 1

OBLIO

 

Aveva visto tante volte Jack risvegliarsi dalla morte. Lo aveva sentito, contro il proprio corpo, mentre il sangue ricominciava a scorrere, mentre i polmoni cercavano nuovamente ossigeno.

Si era interrogato milioni di volte su quale potesse essere il primo pensiero, quale la prima sensazione. Si era tormentato su cosa Jack ricordasse, se qualcosa in lui cambiasse impercettibilmente, ad ogni resurrezione: un gusto, una percezione, una preferenza.

Si era persino domandato se la fame insaziabile di Jack per le novità e le trasgressioni non nascesse da questo dover sempre tornare, dall'essere sempre impercettibilmente difettosi nella propria consapevolezza.

Cosa sai di te stesso, se ti svegli sempre differente?

Quanto ti fidi di te stesso, se non sai chi sei?

 

Nulla. Jack non aveva mai risposto a nessun quesito.

 

Ma Ianto non avrebbe mai immaginato che tutto si riducesse all'elettricità: ad una assurda consapevolezza di sentire l'energia elettrica percorrere gli arti e uscire dalle labbra, come aria dorata

Eppure così era stato. Aveva sentito il proprio corpo inarcarsi, la bocca dischiudersi come un bacio, in un respiro. E, poi, di colpo.... sveglio.

 

Si era seduto, di scatto: schiena dritta, gambe distese, occhi fissi innanzi.

Vivo.

Ma non lo sono.

Owen! Si afferrò un polso, premendo. No, c'era il battito. Vivo. Non come Owen... come Jack.

 

Si premette le mani sulle tempie, cercando di dominare il panico crescente. Vivo, vivo, vivo... Jack!

Si alzò, cercando di orientarsi. Non Londra, comunicò qualcosa, nel profondo del suo essere.

Non la Terra, disse un'altra voce, in fondo alla mente.

 

Calmati, Ianto, si ammonì, arrivando ad una porta e posando entrambe le mani sulla cornice. Rifletti. Chiuse gli occhi, rinunciando a percorrere il corridoio. E il sogno, quel sogno che lo aveva tormentato per mesi, tornò a fargli visita.

 

“Li chiami comunque sogni?”

“Son sogni, quando incontri qualcuno che ami.”

 

Ianto camminò con calma, costeggiando il pontile. Le mani in tasca, il bavero rialzato, gli occhi persi nei pochi metri di marciapiede necessari a non inciampare. E Jack, nella mente. Jack, Jack, Jack… Sempre Jack.

La cassa toracica si dilatò, senza dargli l’impressione di aver respirato. Alzò lo sguardo e qualcosa attrasse la sua attenzione. Qualcosa. O qualcuno.

“Bel completo.” – disse l’uomo, parandoglisi di fronte.

“Anche il suo, signore.” – rispose automaticamente, fissandolo. Alto come lui, secco, con capelli irriverenti e occhi scuri, brillanti. Li avrebbe fissati in eterno – “Posso aiutarla?”

“Io direi…” – rispose il tizio, con calma, massaggiandosi la guancia – “Proprio di si, si…”

Che tipo. Ianto non sapeva cosa pensare. Quell’uomo, senza attendere risposta e senza fornire spiegazione, non smetteva di fissarlo, come se stesse valutando un’incomprensibile equazione su una lavagna carica di numeri.

 

Sì, Ianto si sentiva un numero e un mistero. Erano quegli occhi a renderlo tale.

 

“Come…” – aggiunse, con lentezza – “…posso aiutarla… signore…”

Well, Ancora non mi è chiaro ma…” – rispose lo sconosciuto con rapidità, senza separare le parole per poi rallentare, sul finale – “Ma puoi di sicuro… Ianto Jones…”

Ok. Il gioco era durato troppo.

“Non amo le lunghe conversazioni. Risponda alla mia domanda, per cortesia.” – comunicò quindi, educatamente, armando il grilletto e mantenendo la canna della pistola a un centimetro dal naso del molestatore. Rapido, un solo gesto per estrarla dalla tasca – “Come posso aiutarla?”

Lo sconosciuto non parve stupirsi. O spaventarsi. Piegò la testa, squadrò l’arma e sorrise.

“Ianto, il capitano Harkness sa che vai in giro con la sua arma preferita?” – chiese, con un mezzo sorriso impertinente – “Sai come è geloso delle sue cose… soprattutto dei suoi giocattoli…”

Ianto si sentì avvampare, senza possibilità di replica. E i passi conosciuti alle sue spalle non sembrarono alleggerire la tensione creatasi.

“Nessuno gioca con i miei giocattoli.” – commentò infatti Jack, raggiungendoli. Incurante, in maglietta bianca e bretelle, come suo solito, sfilò l’arma dalla mano di Ianto senza incontrare resistenza e rifilò un’occhiata ammonitrice all’altro – “Nemmeno tu… Dottore…”

Fece scattare la sicura e infilò la pistola nella cintura, concedendosi una pausa teatrale prima di proseguire.

“Quindi…” – aggiunse poi con il più bel sorriso – “Leva subito i tuoi occhi da Ianto.”

Leva subito i tuoi occhi da Ianto.

Non sapeva se esserne lusingato o offeso.

Un giocattolo? Qualcosa di prezioso? Chi poteva dirlo.

Nulla. E tutto. Come Jack.

Ora, c'era una cabina della polizia, vecchia di cinquant’anni, di un blu omogeneo, in una via appartata. E quel tizio, il “Dottore”, impegnato a cercarne la chiave. Quando la porta si aprì, Ianto ebbe la fuggevole visione di uno spazio troppo vasto, illuminato e caldo.

Poi una voce dura, violenta, fuoricampo.

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.”

 

Spalancò gli occhi, ansimando. Tardis, cercò di dire. Ma la parola gli si bloccò in gola. Dottore... anche questa stentava ad essere formulata.

Una voce lo chiamava.

“Ianto!” - ripetè l'uomo, a metà del corridoio - “Ianto, guardami!”

Ubbidì. E dubitò che qualcuno avesse mai osato non farlo.

“Mi riconosci?” - domandò l'uomo.

Ianto annuì. Dottore. Non riusciva a parlare né a stare in piedi. Cadde sulle ginocchia, respirando troppo rapidamente.

“Io... sono... morto...” - scandì - “… tra le sue braccia.”

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.

 

“E' vero. Sei morto tra le sue braccia.” - ammise il Dottore, avvicinandosi. Ianto vedeva solo le sue scarpe... scarpe da persona che corre - “E mi hai sognato per mesi. Ma Adam non c'entra, non del tutto.”

“Adam... lui ha... fatto cose... alla mia mente...” - batteva i denti, non riusciva a smettere.

“Lo so. Ma questa è realtà. Non incubo, non visione. Tu sei morto, Ianto... e sei tornato. Ti ha aiutato il Tardis.” - spiegò, senza empatia, piegandosi sui talloni - “Guardami.”

Ancora ubbidienza, occhi negli occhi.

“Era inevitabile.” - aggiunse il Dottore, come se Ianto sapesse di cosa stavano parlando - “E, grazie a te, Jack ha salvato il mondo.”

 

***

 

Se gli avessero detto che avrebbe vissuto il giorno successivo alla propria morte, Ianto Jones non sarebbe stato molto colpito. Dopotutto, era stato tutta la vita al servizio di Torchwood, qualche effetto collaterale era da mettersi in conto. Ma questo...

Seduto a terra in un corridoio metallico e asettico, Ianto non riusciva a trovare una spiegazione per la propria morte e, da qualunque punto osservasse la propria esistenza, aveva impressione di poterla sentire scompaginarsi tra le dita.

Morto. Sono morto con Jack. Sono vivo, lontano dalla terra, né spazio né tempo mi appartengono più.

Ho perso Jack. L'ho perso.

Il Dottore non lo aveva soccorso. Gli aveva dato il tempo di calmarsi, seduto per terra, la testa tra le mani. Quando lo aveva visto riprendere colore e rialzarsi, rassettando i vestiti con gesti automatici, gli aveva solo sorriso, indulgente.

Poi si era voltato, incurante.

“Seguimi.” – aveva solo detto, allontanandosi lungo il corridoio, con le mani nelle tasche del cappotto. Ianto, troppo sbalordito per replicare, non aveva immediatamente opposto resistenza.

Ma la sua arrendevolezza era durata poco.

“Ritengo…” – esordì, infatti, poco dopo, obbligandolo a fermarsi – “… che siano necessarie delle presentazioni ufficiali. Soprattutto prima di familiarizzare. Senza offesa, signore.... ma lei è un alieno.”

 

“Da quando sottilizzi in questa maniera nelle tue amicizie?” – domandò Jack, nella sua mente. E la sua voce gli provocò un brivido – “Qualcosa da ridire contro gli uomini alternativi?”

“Sei ancora una primadonna.” - gli rispose, come se fosse presente. E fu incredibilmente rassicurante - “Si parlava di lui, non di te.”

 

Il Dottore, per niente colpito dalla richiesta, tese la mano, senza attendere oltre.

“Ianto Jones, piacere di conoscerti dal vivo. Sono il Dottore. E sono un alieno. Bella deduzione.”

“Sono un tipo perspicace.” – replicò Ianto, ricambiando la stretta – “E, ora che siamo così intimi, gradirei sapere perché sono qui.”

“Intimi…”

“Mi sto sbagliando? Questo non è il massimo dell’intimità che si ottiene con lei?” – gli domandò, a bruciapelo. E il Dottore si voltò di scatto, sbalordito.

Ianto non battè ciglio ma, mentalmente, si prese a calci. Il Dottore era immobile, appoggiato a una parete. Braccia conserte, caviglie incrociate, aria pensierosa e, allo stesso tempo… ironica.

 

Sì, quell’alieno rideva di lui.

 

“Tu non cambi mai…” – mormorò il Dottore, dopo un lungo e interminabile silenzio. E lo disse in maniera quasi affettuosa, con un sentimento che il lui sembrava radicato e antico.

Come se fossimo amici. Amici da tutta un’esistenza.

 

“Seguimi.” - ripetè il Dottore, come se niente fosse assurdo - “Ti spiegherò tutto.”

 

***

 

Tardis. Il Dottore gli aveva spiegato quasi gratuitamente, per il piacere dell’erudizione. Ianto si era limitato ad ascoltare, anche al primo sobbalzo del trabiccolo stellare in decollo. Buona maniere, rassicuranti come binari, quasi balaustre sui baratri dell'assurdo.

Non smetteva di fissare il Dottore e unire i fili della trama a disposizione. Mettere insieme i pezzi, infatti, non è poi così difficile, se sei l’uomo che riordina al Torchwood.

 

Eri... se 'eri' l'uomo che riordina il Torchwood.

 

Non sempre si trattava di tazze e riviste. Fascicoli e file, fotografie e comunicazioni passavano tra le sue mani e… e nessuno si preoccupava che le suddette mani sapessero leggere e valutare.

Il Dottore. L’ultimo Signore del Tempo. Qualcosa che il Torchwood voleva, perennemente indeciso tra l’adorare e il distruggere. Qualcuno per cui fiumi di parole si erano sprecati, in ogni epoca.

Ianto si concesse di appoggiarsi ad uno dei montanti, con un braccio alzato, le dita a tormentare la fronte, riflettendo. Non aveva una buona spiegazione, ottenuta o intuita, con cui dare un senso alla vicenda.

 

Solo Jack, nella sua mente, solo Jack manteneva una calda, nitida consistenza.

 

Respirò ancora e il Dottore, sottecchi, seguì il movimento rotatorio delle dita di Ianto lungo la fronte, fino alla tempia.

“Non precorrere i tempi.” – lo ammonì, spingendo un’altra leva – “Tutto ha una spiegazione e un momento perfetto per svelarsi.”

“Non credo che il fatto mi conforti...” - sospirò Ianto, restando immobile - “Per quanto io ritenga di essere un tipo paziente, signore, questa situazione è... faticosa da sopportare.”

“Davvero? Per quale motivo?”

“Lei cosa dice? Sono morto, ho lasciato Jack in un palazzo in cui stavano morendo tutti, in una situazione ingestibile. E, al posto che aiutarlo... noi vaghiamo. Vaghiamo nello spazio.”

 

Il tasso di mortalita' infantile umana e' 29.158 morti al giorno. Ogni 3 secondi, un bambino muore. La reazione degli umani e' quella di accettarlo e adattarsi.”

Ci stiamo adattando proprio ora. E la faremo diventare una guerra.”

Che la guerra cominci allora.”

Stiamo aspettando una vostra risposta.”

Un'azione è già stata intrapresa.”

Cos' avete fatto?”

 

“Perchè non interviene, signore? La terra ha bisogno del Dottore, in questo momento.”

“Io sono intervenuto. Ma l'ho fatto in un modo che sarà inspiegabile, ancora per molto tempo.”

“Sono un tipo perspicace. Mi spieghi comunque.”

“Non lo farò. È qualcosa che vivrò, che non ho ancora vissuto. Non posso incrociare la mia linea temporale.” - spiegò il Dottore, cercando di ignorare il pensiero del se stesso coinvolto. Ancora troppo nebuloso, il futuro... - “Ho atteso la tua morte e ho provveduto a portarti via.”

“Io non intendo andarmene. Lui ha bisogno di me.”

“Jack non ha più del nostro aiuto.”

“È già finita?”

“E' finita. Oppure non lo è. Siamo lontani, nello spazio e nel tempo. Non possiamo restare vicino alla terra, né tu, né io. Sarebbe un paradosso.”

“Il paradosso non mi riguarda. Là c'è Jack e io non intendo lasciarlo solo. Per cui, Dottore, portami indietro, nel posto in cui devo essere.”

“No, Ianto. Mi spiace. Non è così. Tu sei stato con Jack fino alla fine. Ora sei oltre. Sono tutti oltre. Guarda.”

 

E, premuto un tasto, sullo schermo era apparsa Gwen.

 

C'è una cosa che ho sempre voluto chiedere a Jack, ai vecchi tempi. Volevo sapere di quel suo Dottore. L'uomo che appare dal nulla e salva il mondo. Solo che alcune volte non lo fa...

 

***

 

“E, dimmi, ciò che ha fatto Jack quel giorno,

per salvare il mondo...

lo hai suggerito tu?”

“No, purtroppo. Sei stato tu.”

 

Jack aveva ucciso Steven, suo nipote. Lo aveva fatto consapevolmente, superando ogni forma di limite etico, senza rispetto per la vita, per l'amore e per sua figlia.

Ianto, in silenzio, aveva osservato gli spezzoni video, ascoltato le parole di spiegazione del Dottore.

In piedi, deciso a non cedere, con testa e schiena fieramente eretti, Ianto aveva ascoltato, senza battere ciglio.

Jack aveva ceduto un singolo bambino.

Uno solo... ma uno di troppo.

Non uno tra tanti... un bambino sangue del suo sangue. Aveva ritenuto più semplice portarlo via alla propria figlia che ad una perfetta estranea.

 

Certo. Jack è così. Fa soffrire solo chi ama.

 

E io, pensò Ianto, che ho messo persino sull'avviso gli alieni...

 

Avete abbastanza informazioni su questo pianeta, controllate i vostri archivi. Si chiama Capitano Jack Harkness. Tornate indietro di 150 anni e guardate con chi avete a che fare.”

 

“E' veramente già successo?” - domandò, infine. Pensa, Ianto, nascondi le emozioni - “Non sono in tempo per cambiare le cose?”

“E' irrilevante sapere se è accaduto ieri o accadrà domani. È un punto fisso, nello spazio, nel tempo e, soprattutto, nel destino di Jack. Deve andare così perché... perché lui non è destinato a restare sulla terra.”

Un altro bottone premuto, un altro video.

 

Una collina. Jack, Rhys, Gwen.

 

Ritornerai mai, Jack?”

Per cosa?”

Per me.”

Non è stata colpa tua.”

Penso di si. Steven, Ianto, Owen, Tosh, e Suzie e... tutti loro, a causa mia.”

Ma hai salvato noi.”

E guarda cosa sono diventato. Tuttavia ho vissuto tante altre vite. È ora di trovarne un'altra.”

Loro sono morti. E mi dispiace, ma non puoi semplicemente andare via. Non puoi fuggire.”

Oh si, che posso. Guardami.”

 

“Sei un'illusa, Gwen.” - mormorò Ianto, come se, dallo schermo, la donna potesse udirlo - “Lui non resta per nessuno. E non torna per nessuno.”

 

Lui è un re del cielo. E, in quanto tale...

 

“Non è l'amore a portarmi indietro.

Non è mai l'amore a guidarmi.

Vivo il mio amore per te, ora, qui.

Non chiedermi ciò che non posso darti.

Non farlo mai più.”

 

Di colpo, il ricordo di Jack lo investì, come una marea. Il suo corpo, la sua violenza, il suo modo spietato di amare e far soffrire, confortare e odiare.

Io... non respiro.

 

Ianto si voltò, marciò dritto alla porta del Tardis e la spalancò, senza preoccuparsi di poter precipitare nel vuoto. Il Dottore non lo fermò. Abbassò soltanto gli occhi, tenendo tra le dita un oggetto.

Una polsiera da viaggiatore del tempo.

“Corri, Ianto Jones...” - sussurrò - “Corri.”

 

Questa è l'ultima volta che ti sarà concesso fuggire.

 

***

 

Una scogliera. Distese e distese di sabbia, fino all'orizzonte. E il mare, azzurro, come unico confine.

Il Dottore lo raggiunse e gli si sedette a fianco. Ianto fissava l'acqua, respirando a malapena il profumo impalpabile della rena.

“I tuoi incubi. Ne hai sempre avuti.” - disse, fissando a sua volta il mare - “E' così che ho cercato di mettermi in contatto con te. Ma la tua mente è forte, rifiutava le mie intrusioni.”

“Sogni.”

“Come?”

“Erano sogni. Belli, o brutti. Ma c'era Jack, quindi... erano sogni.”

“Sì, lo so. C'era Jack. Non volevo violare la tua privacy ma non ho impiegato molto a capire quali fossero i sogni in cui era più facile penetrare.”

“Non mi sorprende.” - replicò Ianto. Il mare lo calmava, lo distaccava dalle proprie emozioni, gli permetteva di parlare, finalmente - “Davanti a Jack non ho mai avuto difese.”

 

Amore. Morte. Gioia. Dolore. C'era Jack in ogni singola emozione.

 

“Il nostro contatto telepatico si è potenziato alcuni mesi fa.” - aggiunse il Dottore - “Un parassita alieno, Adam, così si faceva chiamare, ha manipolato le vostre esistenze per inserirvisi in maniera plausibile. Ve ne siete accorti e lo avete neutralizzato, se non che...”

 

Si interruppe. Se non che, così ha dato a me l'occasione di comprendere il valore della tua esistenza.

 

“Se non che...” - riprese, poco dopo, con calma - “Da una porta aperta si può passare... in entrambe le direzioni...”

 

Da una porta aperta si può passare in entrambe le direzioni.

 

Non era una spiegazione facilmente seguibile. Ma Ianto si impose di attendere altre parole.

 

“Jack ha fatto fare corto circuito ai vostri cervelli per isolare il virus. Ma tu hai opposto resistenza. E sei stato male.”

“Davvero?”

“Lo sai come è andata. E sai anche di ricordare...”

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.

 

Incontrare Lisa e innamorarmi di lei. Non mi sono mai sentito così vivo.

 

Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.

 

“Forse.” - rabbrividì Ianto. Forse.

“La mia parte in questa storia inizia in quel momento perché, a causa di questo incidente, ho capito chi tu fossi.” - ammise il Dottore, grave - “Ciò che vi è accaduto è estremamente pericoloso. La mente umana è complessa e delicata, non si dovrebbe mai giocarci in questa maniera. Jack ha scacciato il parassita, ma il suo trucco non era abbastanza da recidere la nostra connessione ristabilita... soprattutto tenendo conto delle informazioni.”

“Informazioni.” - ripetè Ianto, quasi sovrappensiero. E il Dottore si voltò, fissandolo.

“Si, Ianto, informazioni. Adam non si è limitato a distorcere i tuoi ricordi... lottando, ha dovuto necessariamente lasciare delle informazioni.” - ripetè – “E io credo che tu sappia di cosa io stia parlando.”

“Forse.” - rispose, aprendo uno spiraglio sulla propria consapevolezza - “Sì, penso di sì... so di cosa sta parlando.”

“Bene.” - il Dottore annuì. Nulla sembrava scalfirlo, nemmeno al peggiore delle certezze - “In tal caso, riusciremo a capirci. Perchè credo che tu, al momento, abbia qualcosa che mi appartiene.”

 

Lo sai, Ianto. Lo sai che sta strisciando nella tua mente. Tu puoi sentirla....

 

Ianto si voltò, studiandolo.

“Ah, certo.” - sussurrò, infatti, sprofondando negli abissi neri delle certezze inconsce, senza rendersi conto di parlare - “Non si può intervenire sulla mente di un Signore del Tempo senza lasciare un segno. È l'universo stesso a frapporsi. Sbaglio?”

“No, assolutamente.” - confermò il Dottore. Ianto iniziava a capire. Inevitabile - “Come sei giunto a questa conclusione?”

“Il parassita ha manipolato anche la tua mente o, almeno, ha provato a farlo..” - spiegò Ianto, con lentezza. Era come se mille cavilli si disponessero con un ordine, senza interruzioni o deviazioni - “Ma troppe informazioni possono confondere... e l'alieno non l'aveva considerato quando ha cercato di impiantarsi qui dentro...”

“Esatto.” - annuì. Le parole di Ianto erano una conferma, un'ennesima conferma - “Io l'ho respinto e il Tardis ha fatto altrettanto. E, così, è arrivato a voi, attraverso il tempo, passando dalla frattura. Cercava un'altra fonte di potere, qualcosa che contenesse tempo e spazio... Jack. E ha trovato te.”

 

***

 

Ianto non commentò. Nessuna sorpresa, dopotutto: Jack era ciò che era proprio a causa del Dottore, non c'era niente di particolare nel dedurre come Adam, abbandonando il Tardis, lo avesse riconosciuto come una paradossale fonte di energia.

Un punto fermo nel tempo e nello spazio... forte quanto un corpo in movimento nel tempo e nello spazio.

 

Ma, si chiese Ianto, perché avrebbe dovuto volere me?

 

Si fissarono. Il Dottore di Jack, eccolo, al suo meglio. Non poteva essere diverso. E, da dietro gli occhiali, aveva uno sguardo penetrante e, da certe angolazioni, spietato.

L'uomo a cui tutti dicono sì...

 

Tutti tranne me. Io rispondo solo a Jack.

 

“E' tutto troppo...” - commentò, tornando a fissare il mare - “... lontano da ciò che sono. Non ha senso.”

 

Mi chiamo Ianto Jones.

Sono un uomo del Torchwood. Non credo nella normalità, non credo nella ragione.

Ho mentito tutta la mia vita, ho ucciso, ho avuto un unico grande amore.

 

Ieri sono morto.

E oggi sono vivo.

 

“Senza Jack. E l'assenza di Jack non è altro che oblio.” - mormorò, seguendo i propri pensieri.

Il Dottore alzò gli occhi verso di lui. Di nuovo quell'espressione, di nuovo quell'occhiata enigmatica che Ianto si sentì in dovere di ricambiare.

“Quello che ho appena detto ha un senso per te?” - domandò, studiandolo.

“Sì, mio Ianto. Ne ha.”

 

Mio... mio Ianto.

 

“Solo Jack può chiamarmi in questo modo.”

“Hai ragione. È stato sbagliato, da parte mia. Istintivo. Tu sei davvero suo.” - disse il Dottore - “Suo e del potere che lo ha riportato in vita.”

“Il Vortice del tempo...” - sussurrò, come se non esistesse altra risposta. Eppure, se si fosse soffermato a riflettere, avrebbe compreso di non averlo mai sentito nominare.

 

Informazioni. Informazioni lasciate da Adam, lo calmò una voce, in fondo alla mente.

Sembrava la voce del mare.

 

“I ricordi sono la genetica del tempo, riconoscono la fonte da cui provengono. Con Adam hai riavuto ciò che hai perso, almeno in parte.”

“Ciò che ho perso...” - ma cosa? Cosa ho perso? Eppure, la sua voce stava dicendo altro - “Non importa. È passato troppo tempo.”

“Oh, sì, importa.” - lo contraddisse il Dottore, fissando oltre. Oltre lo spazio, oltre il tempo stesso, oltre le parole di Ianto - “Ma non ora. Ora è giusto che tu comprenda cosa è successo ieri.”

 

***

 

“Da qualche parte nell'universo, la terra sta vivendo il quinto giorno di battaglia. Tu, sei morto ieri e oggi... oggi Jack farà ciò che sai.”

 

Jack.... il Dottore aveva un modo particolare di pronunciare il suo nome. Come se, all'interno, vibrasse un dolore sordo, indescrivibile.

Non vuoi fargli del male, considerò Ianto. Tieni a lui, quanto lui tiene a te. Daresti la tua vita per Jack? Lo faresti realmente? Penso di sì ma... ma non lo farai oggi.

 

Non oggi.

 

“Oggi, Jack è destinato a macchiarsi del peggior delitto della sua vita. Darei di tutto perché così non fosse ma... ma così deve essere. È un punto fisso nell'universo e, come ogni momento cruciale, per realizzarsi deve avere una buona motivazione. Tu, Ianto. Con la tua morte.”

“No.” - rispose, deciso. Se deve accadere oggi, siamo ancora in tempo per evitarlo - “ Non intendo, io non... non mi importa di morire, ma io non farò a Jack ciò che mi stai chiedendo di fare.”

“Lo hai già fatto, Ianto. Jack è destinato a cose che non non mi è permesso raccontarti ed è oggi che si decide la sua grandezza. Tu vivi ed esisti perché lui abbia la forza di fare ciò che occorre.”

 

Vivo ed esisto... Ianto abbassò la testa, concedendosi un sorriso. Io sono una parentesi nella vita di jack, così piccola e così dolorosa che...

 

“E tu? Davvero non sei in grado di intervenire?”

“E' scritto che, con questo volto, io non possa intervenire. Ma, in un domani, porterò la mia parte di peso per ciò che è accaduto. Soffrirò, quanto soffri tu oggi. Hai la mia parola.”

“Non mi importa. Non mi importa di nulla, se non di Jack. E oggi...”

“Oggi, per la disperazione di aver perso te, salverà il mondo, sacrificando la cosa più preziosa che possiede.” - mormorò il Dottore, interrompendolo. Era come se sussurrasse nel suo orecchio - “Espiazione. Redenzione. In lui è forte, non credi?”

 

Non hai lottato, quando ti ho seppellito. È stato come se lo accettassi...”

Era la mia penitenza.”

 

“È così. Lui vorrà la redenzione. Ed andrà così lontano, così in alto, per ottenerla... ma tutto inizia con il tuo amore, con l'amore che prova per te. Solo perdendoti, avrà la forza per fare ciò che occorre.”

 

I tempi verbali cambiavano, fluidi, nelle sue parole. È accaduto, accadrà, così è, così sarà... Ianto si adattava al confondersi del tempo, senza che questo mutasse la sostanza.

 

Jack mi amava. E io sono stato la sua rovina.

Potevo salvarlo e... l'ho condannato.

Ho spinto Jack tra le braccia del destino, di quel ventunesimo secolo che tanto lo atterriva.

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Sono io quel qualcosa.

Alla fine, ho mantenuto la mia promessa.

 

Un giorno avrò la possibilità di salvarti. E ti guarderò soffrire e morire.

 

“Io non voglio essere il lupo cattivo.” - replicò, in un sussurro.

 

Il mare sembrò incresparsi, divenire grigio, violento.

Ma il Dottore non si fece confondere.

 

Non era il mare, a rabbrividire... era l'universo.

 

***

 

“Io non voglio essere il lupo cattivo.”

“Lo so.”

“Non voglio.”

 

“Ma lo sei. Ianto, ascoltami... davvero non sai cosa sei?”

 

“Non cosa, chi. Io sono un uomo. Ianto Jones nato a... figlio di... mia sorella. Mia sorella...”

“Si, Ianto. Hai una sorella. Ma non sai il suo nome. Hai un padre, anche... ma chi era?”

“Era un sarto, un sarto famoso, io ho imp... no, sto mentendo. Io ho creato queste menzogne perché lui... lui...”

“Sì, stai mentendo. L'hai ripetuto, giorno dopo giorno, illudendoti che fosse la realtà. E tua sorella... la mente umana è semplice da manipolare, accetta di vedere cose in posti dove non vi è nulla. È bastato un attimo, per strada, perché lei si convincesse di essere tua sorella. Le vostre vite si sono strofinate l'una con l'altra ma... tu lo sai che nulla è mai stato vero. Lei non ha mai avuto un fratello.”

“No, io non posso. Adam...”

“Adam... Adam non è giunto nella tua vita per caso, te l'ho detto. Hai sofferto delle sue manipolazioni perché non ti erano estranee, perché sapevi cosa fossero e come funzionassero. Ora ricordi?”

 

“No.” - si era alzato, avanzando verso il mare. I suoi capelli erano più lunghi, più scuri.

 

Menti. Stai ricordando, considerò il Dottore, studiando i primi cambiamenti della sua fisionomia. Solo ricordando puoi avere il potere di farlo.

 

“Tu non appartieni a questo mondo, amico mio. Tu sei qui, perché qui ha deciso di portarti il Tardis. Tutto, in te, si riconduce a Jack. Ma tu ed io sappiamo dove è iniziato il tuo viaggio.” - rispose, alzandosi a propria volta - “Sii coerente con te stesso, Ianto, non opporre resistenza. Hai mentito tutta la vita sapendo di farlo ed hai avuto un'unica verità: amore. L'amore è parte di te, in ogni sua sfumatura.”

 

“Credi che esista qualcosa di più forte dello spazio e del tempo?”

“L'amore. E, qualunque sia la scelta, qualunque il destino...

io seguirò sempre il mio amore.”

 

“Hai scelto persino il tuo nome. Dio è misericordioso. Ma che cosa è la misericordia? È qualcosa che viene dal cuore, è comprensione sottile... è un'arma. Ti sei plasmato attorno alla certezza di quale fosse il tuo destino, hai creato ad arte tutto ciò che poteva servirti per raggiungere Jack, spingerlo, forgiarlo. Come un dio. Tu sei il dio dietro al re del cielo.”

Ianto si era voltato, le spalle al mare. Era più alto, i capelli più scuri ma gli occhi... gli occhi erano ancora quelli torbidi e, al tempo stesso, quelli puri che Jack aveva amato.

Davanti a lui, Ianto sembrò acquisire consapevolezza, guardarsi le mani, le dita che divenivano diverse, meno sottili, meno languide.

“Stai cambiando.” - spiegò, fissando con aria rapita quella mutazione. Figlio ibrido del tempo - “Presto rivedrai Jack, perché sei destinato a ciò, sei nato per inseguirlo, fino alla fine. Ma Jack non è destinato a riavere Ianto Jones.”

“Io sono Ianto...”

“Sei Ianto perché così definisci te stesso ma... ma non per Jack. Ianto è morto, tra le sue braccia.” - alzò la testa, osservando il mare - “Sai dove siamo? Questo posto si chiama Boeshane Peninsula. Jack è nato qui, nel cinquantunesimo secolo. Non è ancora nato ma, per noi, è come se lo fosse. Tutto è iniziato qui, con la scomparsa di Grey, il primo essere per cui Jack si sia sentito in colpa. Se ne è andato, a caccia di espiazione, ma non è mai stato in grado di dimenticare. E il giorno in cui è morto, il Vortice del Tempo si è aggrappato a questo ricordo per farlo tornare indietro. La memoria di un attimo indispensabile.”

 

“Questo, il prezzo pagato da Jack per la sua immortalità: ricordi.”

 

La memoria è un meccanismo delicato, inserirsi significa togliere qualcos'altro...

 

“I ricordi sono la genetica del tempo...” - ripetè Ianto - “...riconoscono la fonte da cui provengono. Mi hai portato qui perché io ricordi, vero? Io ricordi al posto di Jack.”

“Sì. Tu sei nato in quell'attimo, Ianto. Nell'attimo in cui Rose ha liberato il Vortice e portato la vita... tu sei stato creato.”

 

***

 

Nessuna reazione. Si fissavano, immobili.

L'aria, satura di profumo, li avvolgeva, come se fosse densa.

Non respiro, pensò Ianto. Ma anche la necessità di ossigeno, forse, è un'illusione.

 

Si fissò le mani, ancora una volta. I palmi erano più larghi, le nocche più nodose. I vestiti, fino a un attimo prima su misura, ora gli stringevano il torace.

Si fosse specchiato, si sarebbe riconosciuto?

 

“Il tempo non procede con ordine, dentro al Tardis. Ieri, oggi, domani... le linee si incrociano ed è come...”

“Come una linea disegnata su un foglio di carta appallottolato.” - lo interruppe, ripensando a Jack, alle sue parole, alle parole di quella sera.

 

La sera in cui mi sono arreso definitivamente.

 

“E' esatto. Come un foglio appallottolato.” - confermò il Dottore - “Questo è il modo in cui vivono coloro che provengono dal Tardis. Jack è questo, l'anomalia scaturita dal caos. Per lui il tempo non passa, per te è la stessa cosa. Ianto Jones è stato solo il primo dei ruoli che coprirai nella sua vita. E sarà una vita lunga, fatta di amore, in cui né tempo né spazio saranno rilevanti. Solo amore... e non sarà mai solo.”

 

Attraverserai la sua vita, visto, amato, dimenticato, nascosto. Non farai altro che essere con lui, dentro alle persone che ama, dentro i suoi nemici, ad obbligarlo a levare la pistola, a permettergli di posare la testa e riposare.

 

“Sono immortale?”

“Forse più ancora di Jack, ma è lui ad alimentarti. La prima volta che sei rinato... è stato in un suo bacio.”

Ianto abbassò lo sguardo, riflettendo.

“Jack mi ha tirato fuori dall'acqua... mentre combattevamo con Lisa. E mi ha … baciato.”

 

Baciato. Un bacio. Un flash, un ricordo, la certezza.

In quell'attimo ho capito che non lo avrei mai più lasciato.

 

“Tu sei la risposta, Ianto. Dall'immortalità del tuo amore si alimenterà la lunga vita di Jack. E tu saprai sempre cosa fare per condurlo al suo destino.”

 

***

 

“E Lisa?” - ritorse Ianto, opponendo ancora resistenza - “Io la amavo.”

Il Dottore esitò. E l'esitazione fu il suo sbaglio. Ianto, come una lama, come quella spada che i terrestri chiamavano Misericordia, penetrò deciso in lui.

“Io ero al Torchwood 1, con Lisa.” - insistette - “L'ho vissuto, non sapevo nemmeno di Jack, non esisteva nulla se non...” - si bloccò.

 

Ecco il velo che cade, pensò il Dottore.

Il tempo e lo spazio si lacerano, innanzi all'amore.

 

Quando Ianto lo fissò negli occhi, comprese, senza scampo, di essere finito.

Fine delle bugie.

Fine delle spiegazioni.

 

“Rose.” - disse Ianto - “Rose è stato un altro punto fisso.”

 

Io ero lì perché lì dovevo essere. Io ero lì perché, quel giorno, tu l'hai persa.

Io non provengo dal Vortice del Tempo.

Il tempo non genera amore, è l'amore a vivere nel tempo.

Io provengo da te. E da lei.

 

Io sono nato da un bacio. Un bacio perso nel tempo. E non ho mai smesso di desiderarne un altro.

 

***

 

“Il giorno in cui Jack fu ucciso dai Daleks e riportato indietro, Rose domò il Vortice del Tempo. Era disposta a morire per te. Il tuo amore era l'unico modo per salvarla, perché il Vortice la lasciasse vivere. E tu hai dato la tua vita.”

 

Hai dato la tua vita e da quel bacio... da quel singolo atto d'amore... io.

 

“Vai avanti.” - sospirò il Dottore. Nessun motivo per nascondersi, ormai.

 

Affonda, Ianto. Fino in fondo.

 

“Quando, al Torchwood 1, l'hai vista volare dall'altra parte del muro, dall'altra parte del velo ed hai capito di averla persa... il tuo dolore mi ha dato una vita.”

 

Tutto inizia da Lisa perché è stato l'attimo del mio primo respiro, del tuo sconfinato dolore.

Non mi ero mai sentito vivo prima.

 

“Io l'amavo.” - ripose, semplicemente il Dottore, come se potesse sentire i suoi pensieri - “Avrei dato ogni cosa per Rose.”

 

Ho spento un sole per dirle addio.

Ma, certi giorni, vorrei spegnere l'universo per riuscire a dimenticarla.

 

Jack è stato l'atto d'amore di Rose. Ianto, la conseguenza del mio.

 

Rose aprì il cuore del Tardis e ne assorbì il vortice del tempo. Nessuno dovrebbe avere tanto potere, se lo avesse un signore del tempo sarebbe un dio... un dio vendicativo. Ma Rose... Rose era umana.”

 

E tu, Ianto, inevitabilmente... un dio misericordioso.

 

***

 

Ianto Jones era immobile, lo sguardo perso. Ma, dentro ai suoi occhi, nulla era oscuro. Il Dottore, fissandone le profondità chiare, ebbe l'impressione di vedere le nubi fuggire, la luce tornare.

Ianto sapeva. La confusione ed i sotterfugi di Adam non erano più abbastanza per negargli consapevolezza.

Ora, Ianto sapeva di non essere umano ma di essere figlio delle emozioni più forti che la Terra avesse mai generato.

“Sei un lupo cattivo, Ianto. Un lupo travestito da pecora in un universo incomprensibile, un atto d'amore mascherato di violenza.” - spiegò, posandogli una mano sul viso, guardandolo dritto negli occhi - “Il dolore sarà parte di te, perché è parte della consapevolezza che mi appartiene. Una volta ho detto a Jack che sarebbe stato felice solo con se stesso... ma sbagliavo. Sbagliavo, perché tu esisti.”

Gli sorrise, con affetto. E Ianto, posò la propria mano sulla sua.

 

***

 

Il Dottore, senza attendere oltre, gli porse una polsiera.

“E' tua. È ora che io te la restituisca.”

Ianto la prese, osservandola. All'interno, incise nel cuoio, due iniziali.

 

JH. Jack Harkness? no...

 

“La polsiera di John Hart. Non è mia.” - mormorò. Io l'ho ucciso, spedito tra le stelle, senza pietà...

“Le coordinate erano quelle del Tardis. Ho raccolto il corpo.” - spiegò il Dottore - “Le hai inserite tu. Ed è tua, Ianto...”

“Io l'ho ucciso.”

“Forse, Ianto... è ora che tu ammetta con te stesso di esserti ucciso. Tu sei John Hart.”

 

***

 

No. Non lo sono. Non posso esserlo.

 

“John, nel bene e nel male, ha amato Jack. È stato al posto giusto nel momento giusto, persino per farsi uccidere da te. Se ti conosco abbastanza, nei panni di John, hai scelto come farti sparare e ti sei difeso dal paradosso di essere due volte nello stesso spazio e tempo. JH... non è un caso che 'lui' abbia le iniziali di Jack. È un trucco che continuerai a usare.”

 

Ianto scoppiò a ridere.

 

“Sono un vero mago dell'inganno!” - esclamò. Lupo e pecora... Io e John - “Ma questo è davvero troppo!”

 

“Rispondi solo ad una domanda. Che cosa ha significato per te?”

 

“Jack. Jack è il significato della mia vita.” - la voce gli morì in gola. La consapevolezza della risposta fu come una condanna finale.

 

Ha ragione. Per Jack farei qualsiasi cosa.

Qualsiasi cosa, si ripetè, stringendo la polsiera nella mano.

Io... e John. John sapeva... io sapevo, nei panni di John.

 

“Andiamo! Sono stato tra i buoni, alla fine!

E ti prego di tener presente che abbiamo ritrovato Jack per merito mio.”

“Infatti ti ucciderò in maniera rapida, contento?”

“Sì, lo faresti. Ianto...”

 

“Cosa accadrà ora?”

“Davvero non lo sai?”

 

Siamo uno scherzo cosmico, occhi dolci, un ammasso di chimica ed evoluzione. La vita, il sesso coprono il fatto che niente significa niente. Per ciò corri, Ianto Jones. Corri.”

 

Correrò.

Perchè Jack è da qualche parte, nell'universo. Ed io, ho promesso.

Con lui, fino alla fine.

 

***

 

Tre soli stavano tramontando, sopra il velo dell'acqua.

In piedi, con le mani in tasca, Ianto e il Dottore non erano poi così diversi uno dall'altro.

 

E presto si sarebbero salutati.

 

“Un signore del Tempo ha due cuori.” - commentò Ianto, fissando il mare e le stelle che sembravano inabissarsi - “Jack ed io... uno a testa.”

“Sì, molto poetico.” - ribattè il Dottore, mantenendo un certo sarcasmo - “Ma io preferisco dire che i guanti non sempre restano spaiati.”

“Indubbiamente più adatto.” - ammise Ianto, ridacchiando, indossando la polsiera. Digitò una password e impostò le coordinate che sentiva rimbalzare in mente.

“Sai già dove andrai?”

“Sì, lo so.” - rispose, sicuro. Piegò la testa verso di lui, sorridendo, accattivante - “Ora, a dirla tutta, so molte cose. E ce ne sono parecchie che non vedo ora di fare.”

 

“Più in alto, Ianto. Non limitare te stesso.

Il mondo, amore mio, mio Ianto, è qualcosa che sta in una mano.

Ognuno di noi ne è responsabile,

ognuno di noi può stringerlo e sbriciolarlo,

oppure elevarlo fino alla luce.

Stupisciti innanzi a tutto ciò che ti circonda, ogni volta che puoi.”

 

“Non ne dubito.” - sospirò il Dottore, ricambiando il sorriso. Adam, come un fiume, aveva trascinato molto, dalla mente di uno a quella dell'altro. Ma quanto? - “Ianto, ricorda... anche se non ti riconoscerà... lui saprà comunque chi sei.”

 

Sembrerà odio, indifferenza, tortura, rabbia, sesso... Sarà un amore sempre diverso, un amore che nasce e muore, nasce e muore... ma sarà sempre amore.

 

“Lo so.” - replicò, in un soffio, Ianto. Jack, Jack che lo amava eppure lo feriva.. jack, che avrebbe barattato il mondo per un suo bacio, ancora - “E' ora che vada. Il Capitano Harkness ha bisogno una spintarella per arrivare puntuale all'appuntamento con il destino. Il più importante della sua vita.”

 

Rose lo aspetta, sospesa nel vuoto su Londra.

 

“Non mi resta che augurarti buona fortuna...”

“Ci rivedremo?”

“Io ti ho già visto molte volte.” - ritorse il Dottore, tendendogli la mano - “E la risposta sarebbe uno spoiler, per cui...”

“Non aggiungere altro.” - replicò Ianto, stando al gioco. Era diverso, ormai, come se la consapevolezza del destino avesse portato a galla la forza interiore che aveva sempre negato di avere. Avrebbe voluto dire 'a presto' ma, tra loro, sarebbe stata una frase senza senso - “Ci vediamo... in giro. Prima o dopo.”

 

Mosse tre passi a ritroso, accennando un piccolo inchino.

 

“Signore...” - padre...

“Ianto...” - salutò il Dottore, con lo stesso cenno. Ianto, con il nuovo volto, sorrideva, nel voltargli le spalle e allontanarsi.

 

Mio Ianto. Mio, in un modo che non saprò mai definire.

 

Ed ora, andiamo, pensò Ianto, svanendo.

Perché qualcuno mi ha detto che, stasera, gli angeli balleranno al Ritz.

 

***

 

1941

 

Jack e Tosh stavano provocando confusione in pista. Ianto seguì la scena, attendendo il momento opportuno per intervenire. Restò in attesa, quasi in contemplazione.

 

Jack. Bello, sorridente... doloroso come il destino. L'amore che si sussurra soltanto ai quattro venti, tanto se ne teme la potenza. Il re dei cielo, il dolore irrimediabile, che scarnifica, che non perdona e che mantiene vivi.

 

“Il destino, Ianto, è il più grande alleato e, allo stesso tempo,

il nemico più onorevole che potremo mai avere.

È il nostro giocatore, il nostro sfidante....

ed è da sciocchi giocare a carte

ignorando di stare seduti al suo tavolo...

tienilo sempre a mente.”

 

Terrò a mente ogni cosa, Jack. Sono Ianto, dopotutto e non ne avrai mai più un altro.

Si diviene lupi quando si perde l'innocenza, dopotutto.

 

Due cuori. Ma non un 'noi due', mai.

Non importa con che volto, non importa con che sguardo... saremo insieme, sempre, nel bene e nel male, nel giusto e nello sbagliato. Insieme.

 

Jack. Per sempre Jack. Ed io... per sempre tuo.

 

Attese, con pazienza. E, quando fu il momento, tese la mano a Jack, presentando il nuovo se stesso.

 

“Capitano Jack Harkness. 133° squadrone.” - disse.

 

E fu di nuovo, ancora, amore.

 

What I’m gonna live for

What I’m gonna die for

Who you gonna fight for

I can’t answer that

(Bryn Christopher - The Quest)

 

Per che cosa vivrò/Per che cosa morirò/Per chi combatterai/Non so rispondere

 

 

 

I-nnocenza A-more N-egazione T-ormento O-blio

 

 

  
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