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Autore: Sgrissi    04/09/2013    19 recensioni
Io avevo 7 anni e Louis 9.
Eravamo solo due bambini che giocavano e vivevano in un mondo che era una grande bugia.
Io avevo 14 anni e lui 16.
Eravamo due ragazzi che iniziavano a vedere il mondo in un modo diverso, iniziando a capire cos'era l'amore.
Io avevo 87 anni e lui 89.
Continuavo ad amarlo più di me stesso.
ATTENZIONE è UNA LARRY!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sometime love is forever



“Harry! Louis! Venite è pronto il pranzo!”
Sorrisi al bambino di fianco a me e lo presi per mano.
Le nostre famiglie come tutte le domeniche avevano organizzato il barbecue e io Louis non vedevamo l’ora di mangiare bistecche, wurstel e salamelle!
I nostri genitori sorrisero nel vederci arrivare per mano e il papà di Louis disse al mio: “É un vero peccato che Harry non sia una ragazza! Saremmo potuti diventare parenti!”
“Hey perché non poteva essere Louis la ragazza?”
“Eddai si sa che il maggiore nella coppia deve essere il maschio!”
Ma io e il mio amico non prestammo attenzione a quella conversazione troppo impegnati ad accaparrarci più cibo possibile, prendevamo la carne con le mani, senza preoccuparci di usare le posate, sporcandoci tutti di grasso e talvolta scottandoci quando era troppo calda.
Le nostre mamme ci guardavano e ridevano, alzavano gli occhi al cielo. Non capivo perché ci trovavano tanto buffi, infondo volevamo solo mangiare! Ma guardando il bambino di fronte a me capii il perché.
“Ahahahah Lou sei tutto sporco!” Quasi caddi dalla sedia per il ridere, ma lui per vendicarsi prese il ketchup e me lo spruzzò in faccia.
“Ora lo sei anche tu!” disse con un sorriso vittorioso in faccia.
Una volta finito di mangiare, dopo che ci fummo puliti alla ben che meglio con i tovaglioli, andammo nel cortile sul retro.
Io e Lou adoravamo quel posto, era pieno di alberi e fingevamo sempre di essere in una foresta incantata piena di insidie da superare e mostri da sconfiggere.
Louis era il mio vicino di casa, lui aveva nove anni e io sette, ma soprattutto lui era il mio migliore amico. Passavo ogni momento libero della nostra giornata insieme, guardando i cartoni animati, scambiandoci le figurine, giocando con le macchinine o staccando la testa alle barbie di mia sorella per farla arrabbiare.
Io ero sempre a casa sua e lui sempre a casa mia, i nostri genitori erano talmente abituati ai nostri via vai che non ci facevano neanche più caso, era come se avessimo due mamme e due papà e loro un figlio in più. Grazie a noi anche le nostre famiglie andavano molto d’accordo e organizzavano sempre uscite e pranzi insieme. A pensarci bene era come se fossimo un’unica grande famiglia e a me non poteva andare meglio, perché ogni volta che stavo con Louis non riuscivo a non pensare a quanto fossi fortunato a conoscerlo e ad essere suo amico. Avevo altri amici a scuola, ma nessuno era comparabile a lui, nessuno aveva il suo sguardo, era come se avesse tante stelle negli occhi che li facevano brillare, creando bellissime luci. Una volta glielo dissi che avrei tanto voluto avere i suoi occhi, ma lui mi aveva risposto che i miei erano molto più belli perché cambiavano colore e che aveva più volte pensato che fossero magici o che io fossi un mago.
“Dopotutto ti chiami Harry! Come Harry Potter!”
“Ti immagini quanto sarebbe bello andare a Hogwarts assieme? Avere le bacchette, fare incantesimi e pozioni e andare in giro a sconfiggere i cattivi!”
“Già sarebbe bellissimo Harry! Ma io voglio essere un grifondoro!”
“No, tu sarai un serpeverde perché sei brutto e cattivo!”
“CHE HAI DETTO?” Mi alzai di scatto e iniziai a correre per scappare via da lui che mi inseguiva.
“Vieni qua che ti picchio!” Io continuavo a ridere e a scappare.
Me lo diceva sempre, ma non l’aveva mai fatto. Mai.
Quando riuscì a prendermi io lo abbracciai.
“Eddai Lou perdonami! Sarai un bravissimo grifondoro, perché sei bello e coraggioso!” Lui mi abbracciò a sua volta.
“Va bene, ti perdono, ma solo perché sei tu!”
“Ti voglio bene Lou!”
“Ti voglio bene anch’io Harry”
 
Quella sera eravamo in giardino a guardare le stelle, avevamo appena finito di guardare Peter Pan e stavamo cercando la stella oltre la quale sapevamo esserci l’isola che non c’è.
“Secondo me è quella là più luminosa delle altre, che ne dici Hazza?”
“Mmm… Non lo so è possibile!”
“Che hai Haz? Ti vedo pensieroso”
“Stavo pensando, hai presente quando Wendi cerca di baciare Peter?”
“Sì poi Trilli si intromette”
“Perché lo fa?”
“Beh perché è gelosa di Peter!”
“No, non Trilli! Wendi! C’è intendo… Com’è baciare qualcuno? Tu l’hai mai fatto?”
“No, non l’ho mai fatto, non so cosa si prova”
“Ah…” Stetti un attimo in silenzio immerso nei miei pensieri, poi glielo chiesi.
“Mi dai un bacio Lou?”
Lui mi guardò per un secondo poi si mise seduto e io lo imitai. Si spostò a sedere un po’ più vicino a me e poi inizio ad avvicinare il suo viso al mio.
Era sempre più vicino, riuscivo a sentire il suo respiro insieme al battito del mio cuore che aumentava a dismisura. Fece per premere le sue labbra sulle mie, ma a quel punto preso dalla paura mi alzai e scappai, rientrai in casa lasciandolo da solo seduto in cortile.
In fondo eravamo solo due bambini io e lui.
 
 
 
 
 
Io avevo quattordici anni e lui sedici. Erano passati alcuni anni da quando lui aveva provato a baciarmi dopo la mia richiesta ed io ero scappato, ma la nostra amicizia non era stata intaccata minimamente. Il giorno dopo eravamo tornati a giocare come se niente fosse e crescendo col tempo i nostri giochi si erano tramutate in uscite in bicicletta, passeggiate in paese per andare al nostro bar preferito, per prendere i milkshake d’estate e le cioccolate d’inverno, serate passate sui divani a guardare le partite di calcio o pomeriggi in giardino a raccontarci di quello che era successo a scuola o per prendere in giro le nostre sorelle.
Ma io non avevo dimenticato quel quasi bacio. Come avrei potuto se negli occhi era come se avesse tante stelle che li facevano brillare, creando bellissime luci.
Non ero più molto sicuro di cosa rappresentasse Lou per me, non ero più molto sicuro che fosse solo il mio migliore amico.
C’è, insomma, era normale che ogni volta che stavo con lui o solamente lo guardavo il mio cuore iniziasse a battere all’impazzata e che sentissi le farfalle nello stomaco? Non penso.
Ormai sapevo dell’esistenza della parola “gay” ma non ero sicuro di potermi definire in quel modo. Certo, non avevo mai provato niente per le ragazze, ma nemmeno per gli altri ragazzi, per me c’era sempre e solo stato Louis. E odiavo non poterglielo dire, perché fra noi due non ci sono segreti, beh a parte questo, solo che non potevo dirglielo, non potevo rischiare di rovinare la nostra amicizia in questo modo, lui significava troppo per me.
“Hey Haz, ci pensi?” era l’inizio dell’estate e noi ci stavamo rilassando sul mio letto “L’anno prossimo saremo di nuovo a scuola insieme!”
“Oh no!” esclamai fingendo di lamentarmi “Mi toccherà vederti anche lì oltre che ogni secondo a casa mia?”
“Hey! Se ti do così tanto fastidio l’anno prossimo a scuola non ti porto io, ci vai in pullman!” Incrociò le braccia e si girò dall’altra parte facendo l’offeso.
“Non fare così LouLou! Lo sai che non mi stancherò mai di stare con te!” dicendo questo gli buttai le braccia al collo. Solo in cuor mio sapevo quanto fosse vero.
Lui si rigirò dalla mia parte e mi abbracciò. Di solito i ragazzi non si abbracciano, con i miei compagni di scuola non l’ho mai fatto, ma noi siamo abituati a farlo fin da quando siamo piccoli e fortunatamente non abbiamo mai smesso. Qualche volta continuavamo anche a tenerci per mano. E lì fra le sue braccia espressi tutta la mia paura che avevo per l’anno successivo.
“E se non dovessi piacere a nessuno? Se non mi facessi nessun amico?”
“Ma di cosa stai parlando Harry? Sei la persona più fantastica che conosco, ti adoreranno tutti!”
“Ma… Se non dovesse andare così? Insomma non sono niente di speciale, se fossi emarginato da tutti?”
“Avresti comunque me, ma tanto non succederà” Lo strinsi ancora più forte a me
“Non mi lascerai mai solo?”
“MAI” poi si mise a ridere e si allontanò da me e sciolse quell’abbraccio che stava diventando davvero infinito “Ma tanto scommetto che sarai tu a lasciarmi tutto soletto, guardati, non sei più il ragazzino di prima, sei bello, divertente e spiritoso, tutti i ragazzi vorranno essere tuoi amici e tutte le ragazze faranno la fila per uscire con te. Poi però sarò costretto a ricordargli che tu sei mio” Detto questo mi fece un occhiolino che mi fece ridere e arrossire allo stesso tempo.
Era incredibile come riuscisse sempre a farmi ridere e a risollevarmi il morale, lui era la mia forza.
Ma sentirlo parlare di ragazze mi fece strano, lui non mi aveva mai parlato di nessuna ragazza, il che era assurdo visto che era stupendo e avrà avuto la coda di ragazze che volevano uscire con lui. Mi ero sempre astenuto dal chiedergli qualcosa perché avevo sempre paura della risposta, ma ora la curiosità mi stava divorando.
“A proposito di ragazze, non mi hai mai detto niente. Hai appena finito il terzo anno di liceo, non è possibile che tu non abbia mai avuto una ragazza”
“Come hai detto tu, non ti ho mai detto, se l’avessi avuta saresti stato il primo a cui l’avrei detto”
“Quindi non hai mai avuto una ragazza?”
“No” rispose tranquillamente lui
“Ma… Perché? Io non capisco, sei un bellissimo ragazzo, avrai milioni di ragazze che ti vengono dietro, tu stesso mi hai detto di quella che ti lasciava bigliettini nell’armadietto o di quella che in pratica ti stalkerava o di quelle che ridacchiavano sempre quando passavi o di quelle che avevano fatto un cartello in tuo onore alla partita di calcio!”
Lui scrollò le spalle “Semplicemente le ragazze non mi interessano”
“Davvero? Non c’è nessuno che ti piace?”Non volevo farglielo vedere ma a dir la verità ero piuttosto sollevato dalla notizia.
“Beh a dir la verità una persona di sarebbe”
“Oh” tutte le mie certezze di poco prima crollarono a picco “E lei com’è?”
“Lui è meraviglioso” Lo disse con la testa bassa, poi sbirciò da sotto le ciglia la mia reazione. Probabilmente dovette interpretare male la mia espressione perché si rattristò all’improvviso e si alzò dal mio letto.
“Beh penso di dover andare adesso…”
Quasi certamente adesso pensava che mi faceva schifo, in realtà ero solo deluso dal fatto che gli piacesse un ragazzo e che quel ragazzo non fossi io. Fortunatamente mi ripresi giusto in tempo, lo afferrai per un braccio e mi stampai il mio miglior sorriso in faccia.
“Hey dove pensi di andare? Non mi hai ancora raccontato niente su di lui!”
Lui mi guardò per qualche secondo poi si risedette di fianco a me.
Vedendo che non parlava cercai di incoraggiarlo: “E allora? Dimmi tutto!”
Lui si mordicchiò il labbro indeciso. “Harry, sei sicuro di volerlo sapere?”
“Certo Lou, lo sai che io ci sarò sempre per te”
“Promettimelo”
“Che cosa?”
“Che non ti allontanerai mai da me, neanche dopo quello che ti avrò detto”
“Così mi spaventi Lou, ma te lo prometto, sarò sempre con te” Lui sembrò un po’ più fiducioso.
“Beh lui…” mi guardò e io gli sorrisi facendogli cenno di continuare. “Lui è incredibile, lo conosco da tutta la vita, ha i capelli castani e ricci, gli occhi verdi, ma possono variare con il tempo diventando azzurri o grigi, lui c’è sempre per me, è la persona più fantastica che conosco e il mio migliore amico” A questo punto mi guardò dritto negli occhi, io ci misi un po’ prima di capire che stava parlando di… me? Louis aveva davvero appena detto che gli piacevo? Io? Non era possibile.
Il mio cervello mi diceva: “Che aspetti? Bacialo stupido!” Ma il mio corpo non sembrava essere d’accordo perché ero senza fiato, paralizzato e non riuscivo a muovere un muscolo.
“Harry?” mi richiamò la sua voce preoccupata “stai bene?”
Finalmente mi risvegliai dallo stato di trance a cui ero caduto. A LOUIS PIACEVO IO! E io ero lì impalato come un baccalà facendogli venire chissà quanti sensi di colpa per avermelo detto. Finalmente la mia faccia si distese in un enorme sorriso sincero. Mi avvicinai a lui e gli sussurrai: “Sai, sei un bastardo, pensavo di essere io il tuo migliore amico” Detto questo scoppiai a ridere e lui con me.
“Sei un idiota!” disse tirandomi una cuscinata.
“Ehi! Quello è il mio cuscino! E fa male!” Ci rimettendo a ridere tutti e due.
“Quindi non ci sono problemi?” mi chiese lui una volta ripreso fiato.
Gli sorrisi.
“Assolutamente no, anzi…” La sua espressione si fece confusa.
“In che senso anzi?” Gli strappai il cuscino che ancora stringeva fra le mani e glielo diedi in testa.
“E poi sono io l’idiota!” I suoi occhi si spalancarono
“TU. COME. HAI. OSATO. TIRARMI. IL. CUSCINO. IN. TESTA!”
Si butto su di me è iniziò a farmi il solletico, meno di due secondi dopo io ero già disteso sul letto con lui a cavalcioni su di me che continuava a torturarmi.
“Ahahahah ti prego ahahah ti prego Lou ahahah perdonami! Ahahahah non lo farò mai più ahahah” Lui fortunatamente fermò le sue mani, solo a quel punto mi resi conto di quanto i nostri visi fossero vicini.
“Cosa impari a metterti contro di me!”
“Non lo farò mai più giuro!” Alzai le mani in segno di resa ma lui prese i miei polsi con le sue mani e mi li inchiodò sul materasso di lato alla testa.
Facendo questo il suo viso si avvicinò ancora di più al mio. I nostri occhi si scontrarono, blu nel verde e verde nel blu. Quella distanza così effimera non era comunque sufficiente per nessuno dei due. Continuando a guardarmi negli occhi, abbreviò ancora di più le distanze con lentezza estenuante, finchè le nostre labbra arrivarono a soli due centimetri di distanza. Quella volta, con le sue mani che bloccavano i miei polsi non avrei potuto scappare, ma io non volevo scappare. Ero fottutamente spaventato, ma in quel momento prevaleva qualcos’altro.
Lui chiuse gli occhi e così feci anch’io, poi sentii le sue labbra appoggiarsi delicatamente sulle mie. Le dischiusi e così fece anche lui e la stanza che prima era diventata così silenziosa si riempì del suono dello schiocco dei nostri baci. Dopo un tempo indeterminato ma che per me fu decisamente troppo breve, si staccò e mi guardò. Poi semplicemente mi sorrise, sorriso che non esitai a ricambiare subito. A quel punto, finalmente mi lasciò i polsi e rotolò di fianco a me, si mise su un lato e subito mi girai anch’io per poterlo guardare. Fece intrecciare le nostre gambe e con il dorso della mano mi accarezzo la guancia.
A interrompere il nostro momento ci pensò la voce di mia madre proveniente dal piano di sotto.
“Haaaaaarryyyyyyy! C’è Jo che vuole sapere se Louis resta a dormire da noi questa notte!”
Io lo guardai sorridendo prima di risponderle.
“Sì mamma!”
Detto questo ripresi a baciarlo.
 
Quel giorno fu il primo di una serie di meravigliosi giorni. I nostri padri era da un po’ che scherzavano chiamandoci i fidanzatini, senza rendersi conto che noi ci stavamo veramente innamorando.
Passavamo le giornate insieme, dall’alba fino a che il cielo non si faceva scuro, parlando ridendo, scherzando, rubandoci baci di nascosto, era tutto così uguale e così diverso. La sera andavamo al torrente vicino alle nostre case a guardare la luna che si rifletteva sull’acqua frastagliata. Poi la sera andavamo a casa presto, fingevamo di dormire solo per sgaiattolare via di nascosto alle due di notte. Correvamo nel pickup di Lou e lui guidava per le campagne, fino a che non trovavamo un posto che ci piaceva e passavamo lì la notte. In quei momenti sapevo che tutto quello di cui avevo bisogno era di fianco a me.
 
Arrivò settembre e con lui l’inizio del liceo. Nel frattempo avevamo detto ai nostri genitori di noi e dopo un attimo di shock l’avevano presa abbastanza bene, dicendoci che forse in fondo avevano sempre sospettato che sarebbe successo. All’inizio andò tutto bene, io e Lou non avevamo detto a nessuno che stavamo insieme, perché secondo lui, essendo il mio primo anno, non avrebbe favorito il mio inserimento. Io ero d’accordo con lui, alla fine non sapevo bene come funzionava, ma pensavo che dire che ero gay, avrebbe potuto mettermi nel mirino dei bulli, impedendomi di farmi amici, anche se il mio ragazzo era uno dei più fighi della scuola. Alla fine la situazione non mi pesava, io e Louis ci vedevamo lo stesso, tutti sapevano che eravamo amici, la mattina mi portava lui con il suo pickup, a pranzo mangiavamo insieme e nei corridoi parlavamo spesso. Poi ovviamente c’erano i momenti di cui i nostri compagni non erano a conoscenza, come le scappatelle nei bagni del secondo piano o negli sgabuzzini dei bidelli, talvolta in palestra e poi ovviamente tutti i nostri momenti sul suo divano o sul mio letto o nel suo giardino sul retro o ancora al torrente vicino alle nostre case.
Quella sera eravamo appunto sul suo divano, io avevo la schiena appoggiata al bracciolo del divano e tenevo le gambe piegate sopra quelle di Lou che era seduto di fianco a me. Avevo la testa appoggiata alla sua spalla e lui mi accarezzava dolcemente i capelli. Stavamo guardando un film, che nessuno dei due stava seguendo realmente seguendo tanto eravamo presi l’uno dall’altro. Ad un tratto squillò il suo cellulare, lui si alzò ed andò in cucina a rispondere. Quando tornò lo guardai curioso:
“Chi era Lou?”
“Oh, era Mery che mi diceva che al ballo di Natale verrà con un abito turchese”
“E perché lo dice a te?”
“Perché così posso mettere la cravatta abbinata”Ero al quanto confuso.
“Non capisco, perché dovresti abbinare la tua cravatta al suo vestito?”
“Beh, visto che andiamo al ballo insieme ha pensato che fosse una cosa carina” In quel momento sentii il mio cuore spezzarsi.
“Tu… Che cosa?”
“Beh sì, lei me l’ha chiesto e io ho accettato”
Senza dire una parola, mi alzai dal divano e andai a prendere la mia giacca.
“Harry” mi chiamò lui dal divano “Harry, che stai facendo?”
“Me ne torno a casa mia, così non ti disturbo mentre parli con Mery” Calcai di proposito il nome “Dei dettagli del ballo a cui non vedi l’ora di andare!”
“Eddai Harry non te la sarai presa!” Io lo ignorai e mi diressi verso la porta, ma lui mi rincorse e mi prese per il braccio.
“Harry lo sai che non possiamo andarci insieme!”
“Non possiamo o non vuoi Louis?” Gli urlai contro girandomi verso di lui. “Per tutto questo tempo ho pensato che non volessi dire di noi per proteggermi, ma a quanto pare l’unico che volevi proteggere era te stesso!”
Con uno strattone liberai il mio braccio dalla sua presa e uscii di corsa sbattendo la porta. Corsi fuori fino a casa mia, mentre lui mi inseguiva continuando a chiamarmi. Una volta al sicuro fra le pareti della mia camera mi appoggiai con la schiena alla porta e scivolai verso il pavimento cominciando a piangere. Era la nostra prima vera litigata, ancora riuscivo a sentire lo sbattere della porta al posto del bacio della buonanotte.
Sentii qualcosa colpire la mia finestra. Non ci feci molto caso continuando a singhiozzare, ma quel rumore si ripetè, ancora e ancora.
Mi affacciai alla finestra e vidi che c’era Louis fuori che lanciava sassolini.
Stava anche iniziando a piovere ma lui non sembrava preoccuparsene.
Aprii la finestra per poter parlare con lui.
“Louis, vattene via!”
“No, non me ne vado fino a quando non mi avrai ascoltato! Sono innamorato di te Harry, non di Mery! Sei la più bella cosa che sia mai stata mia e non voglio perderti per una cazzata! Farò tutto quello che vuoi, vuoi che dica a Mery di fottersi e che al ballo ci va da sola? Va bene, lo farò. Vuoi che andiamo al ballo insieme? Perfetto, lo farò. Vuoi che facciamo coming out? Va bene, domani ti bacerò all’ingresso davanti a tutti, perché l’unica cosa veramente importante per me sei tu, non mi interessa di nessun altro” Le sue parole, mi stavano facendo cedere e questo non andava bene, io non volevo perdonarlo. Scossì la testa e feci per chiudere la finestra.
“No aspetta Harry! Io ti amo!” Quella notte non riuscii a dormire per niente, un po’ era per il temporale che era scoppiato fuori, un po’ era per i sensi di colpi. Louis era ancora lì fuori, lo sentivo continuare lanciare sassolini, chiamarmi, ripetermi che mi amava. Alle 5 vidi sorgere le prime luci dell’alba e non resistetti più, presi una coperta e corsi giù in giardino.
Quando aprii la porta, lo vidi subito, era fradicio, vicino all’albero su cui ci arrampicavamo da piccoli. A giudicare dalla sua faccia, non ero l’unico ad aver pianto, ma appena mi vide il suo volto si aprì in un sorriso, corse di me e io verso di lui e ci baciammo. In poco tempo ero anch’io fradicio.
Il primo a parlare fu lui.
“Scusami, scusami tanto amore, sono stato un idiota, ho fatto tutto da solo senza pensare che avresti potuto rimanerci male, ma tu dovresti saperlo che per me non c’è nessun altro”
“Lou, non prenderti tutte le colpe, anche io sono stato un coglione, mi sono fatto accecare dalla gelosia, non voglio costringerti ad un coming out se non ti senti pronto”
“Ma io mi sento pronto! Voglio soltanto dire a tutto il mondo che sei mio”
“Ma potrebbero prenderti in giro! Io non voglio che soffri”
“Harry, ci sarà sempre qualcuno che disapprova, giudicheranno come se conoscessero me e te, e il verdetto uscirà da quelli che non hanno niente da fare! Ma sai una cosa? La giuria potrà anche aver deciso, ma la mia scelta sei tu. Quindi non preoccupare la tua piccola testolina, le persone lanciano pietre alle cose che brillano, è la regola. È noi brilliamo come mille piccole stelle splendenti Harry te lo assicuro. Gli ostacoli sono alti, l’acqua è burrascosa, ma quest’amore è nostro”
“Ti amo Louis”
“Ti amo Harry”
 
Il giorno dopo fece esattamente quello che aveva detto, scendemmo dal suo pickup tenendoci per mano sotto gli occhi di tutti, mi portò davanti al portone e lì ci baciammo. Tutti gli altri scomparvero e ci fummo solo noi.
Da quel giorno ci capitò spesso di baciarci a scuola, all’inizio la gente ci lanciava continuamente battutine, ci chiamavano froci e altro, ma non ci importava, perché io avevo Louis e Louis aveva me. Col passare del tempo anche questo problema svanì, la gente si era abituata a noi e non facevamo più alcuno scalpore. Potevamo amarci in completa libertà.
 
 
 
 
 
Altri anni erano passati, ora io avevo 20 anni e Louis 22, le cose tra noi andavano benissimo, certo, avevamo anche noi i nostri litigi, ma mai niente di grave ed era incredibile da dire ma lo amavo ogni giorno di più.
In tutto questo tempo il nostro non era scemato, ma anzi era solo più forte e si poteva vedere nelle piccole cose che facevamo ogni giorno, i nostri piccoli rituali, le nostre usanze che per quanto banali erano solo nostre. Esattamente come adesso, eravamo seduti al nostro solito bar preferito in città a ridere e scherzare. Non importa che tempo ci fosse, tutti i venerdì andavamo lì a parlare di tutto e di niente mentre bevevamo una tazza di te. Quel giorno però Louis, mi sembrava strano, particolarmente nervoso. Pensai che aveva avuto una brutta giornata al lavoro, così non lo forzai a parlarmene, quando sarebbe stato pronto l’avrebbe fatto lui. Dopo una barzelletta su un coccodrillo, una lavatrice e un fiore appassito che non faceva ridere ma alla quale ridemmo lo stesso come due scemi lui finalmente si fece serio e guardandomi negli occhi mi disse:
“Harry, ti devo chiedere una cosa” cercai di fargli e un sorriso incoraggiante prima di aggiungere un “Certo!”
Con mia grande sorpresa lo vidi alzarsi, all’inizio non capii cosa stesse facendo, poi lo vidi inchinarsi su un ginocchio e tutto divenne chiaro, ma non per questo più credibile.
“Harry, ormai stiamo insieme da un po’ di anni, tu sei l’unico che riesce a capirmi, l’unico che c’è sempre per me, che riesce a sopportarmi quando ho i miei scleri e che riesce a farmi ridere quando sono giù di morale. Quando sono con te, ogni cosa, anche la più insignificante, diventa meravigliosa. Tu sei la prima e unica persona che io abbia mai amato e so per certo che sarai anche l’ultima. Per questo vorrei chiederti di passare tutti i tuoi giorni della tua vita con me, se anche tu provi la stessa cosa”
Lo vidi tirare fuori dalla tasca una scatoletta, la aprì e vidi chiaramente un anello.
“Harry Edward Styles, vuoi sposarmi?”
“Sì!” risposi emozionatissimo, mentre gli occhi mi si inumidivano un po’ per la commozione. Lui mi infilò l’anello all’annullare, poi si alzò e io non esitai a baciarlo e a stringerlo in un abbraccio, mentre le persone intorno a noi cominciavano ad applaudire.
 
Il giorno che ci sposammo fu il più bello della mia vita, tutta la città venne a vederci, perfino quelli che all’inizio ci prendevano in giro. Lui ha detto “lo voglio” e anch’io lo fatto. Le nostre mamme piansero come fontane abbracciandosi teneramente.
Per nostra fortuna era stata messa in vendita la casa dall’altra parte della strada, in questo modo avremmo potuto facilmente il contatto con la nostra famiglia e con le nostre origini.
Negli anni vedemmo i nostri bambini, quelli che avevamo adottato, proprio in quel giardino. Dopo questi anni eravamo ancora lui ed io.




 
 
 

Io avevo 87 anni e lui ne aveva 89. Eravamo seduti mano nella mano sulla panca situata sul nostro portico. I nostri figli ormai si erano sposati a loro volta e spesso venivano a trovarci con i loro figli, i nostri nipotini. Guardavamo le nostre vecchie case dall’altra parte della strada e ricordavamo i vecchi tempi, i nostri giochi da bambini, le nostre storie, il nostro primo bacio e tutti gli altri che erano seguiti. Ma io non lo amavo come ai quei tempi, lo amavo molto di più. I giorni passati con lui erano stati i più belli della mia vita, non mi pentivo di niente. Tutto quello di cui ho bisogno era qui al mio fianco e mi stava indicando le stelle, facendomi vedere quanto erano belle. Ma io non guardavo le stelle nel cielo, guardavo le stelle che aveva negli occhi che li facevano brillare, creando bellissime luci. Ho vissuto tanti anni, ho visto tanti posti, ma non ho mai visto qualcosa di più bello dei suoi occhi, qualcosa più bello di lui. E ancora non ci credevo che quella meravigliosa creatura era mia e mi amava, finchè morte non ci separi.
Gli diedi un leggero bacio sulle labbra.
Chi l’ha detto che l’amore non dura per sempre?



 
Angolo Autrice:

Vorrei spendere solo due parole per dire che questa OS è ispirata alla canzone "Mary's song" di Taylor Swift e anche il titolo viene da lì, è il secret message di quella canzone (è una cosa che fa Taylor...)
Sempre di Taylor Swift questa storia contiene piccoli pezzi di "The other side of the door" e "Ours".
Tutte canzoni bellissime che consiglio di ascoltare. (Ma ora che ci penso probabilmente se siete directioners odierete Taylor)
Sì lo so che è un po' un controsenso fare una OS Larry ispirata a canzoni di Taylor Swift  ma vabbè lol 
Beh, grazie se avete letto <3

-Sgrissi xxx
 
 
 
 
 
 
   
 
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