Sedia vuota

Non patisce mancanza chi non sente desiderio.
Marco Tullio Cicerone

C'è silenzio, e l'unico rumore è quello delle tue dita che battono sui tasti, veloci e nervose.
Non c'è nessuno che ti faccia domande, che abbia intuizioni fulminanti dell'ultima ora, che ti disturbi mentre finisci il rapporto.
Rallenti ancora di più, continuando a fissare lo schermo.
Non ti mancherà, nemmeno un po'. E poi, se anche ti mancasse, sei sicura che tornerà.
Alzi lo sguardo, senza averlo programmato, e con la coda dell'occhio noti la sua sedia.

Vuota.

Digiti le ultime lettere, un'incomprensibile accozzaglia di stanghette che dovrebbero formare una parola.
Abbassi di nuovo gli occhi, una mano fra i capelli.
È solo una sedia vuota, niente di più. Non un simbolo di chissà quale mancanza, non la ragione per la quale non riesci a concentrarti.

Solo una sedia dall'orribile color cammello.
Solo la sua orribile sedia.
Solo questo.
Sospiri.
Quando sollevi la testa al rumore di passi, speranzosa, vedi Tom avvicinarsi alla tua scrivania.

E ti dai della stupida, della ragazzina, mentre ti accorgi della delusione che ti abbassa la voce.
Avresti dovuto sapere che lui non è tipo da tornare indietro.

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N/A - Note dell'Autrice