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Autore: Aitch    05/09/2013    7 recensioni
«Harry, ti sbrighi?» sentendo quella voce, il riccio si volta verso un gruppetto di ragazzi poco distanti da lui. Si gira un'ultima volta verso Theresa e si allontana raggiungendo i suoi amici. Lei però, gli sta ancora osservando la schiena dorata dal sole, ammaliata dal fascino unico di quel ragazzo.
«Beh? Imbambolata?» la distrae suo fratello, riportandola bruscamente alla realtà.
«Mh? Che?» risponde distrattamente, guardando Milo che le riserva un sorrisetto furbo.
«Ti è venuta voglia di fare il bagno?» le chiede, non nascondendo un velo di ironia.
«No. L'acqua è gelata» risponde lei seccamente, voltandosi e stendendosi prona, per asciugare con il contatto del telo le gocce d'acqua che non le sono ancora scivolate lungo i fianchi. L'ipod riprende a suonare e sollevata che effettivamente funzioni, Tess richiude gli occhi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sometimes it lasts in love..."



Il portone di vetro d’ingresso è ancora aperto. Le ruote delle valigie scorrono sul pavimento dell’atrio.
«Che fai, prendi l’ascensore? Io salgo a piedi…» chiede Milo. Sua sorella gli lancia un’occhiata divertita, prima di sorridere insieme a sua madre.
«E saresti capace di portare su la valigia?» lo sfida Giselle, la sua saggia, intelligente e spiritosa mamma.
«Tanto la mia è vuota, non come quella di Tess!» risponde a tono, salendo i primi gradini.
Theresa lo ignora mantenendo dipinto sulle labbra un sorriso divertito e non perde tempo a schiacciare il bottone dell’ascensore, osservando la piccola scritta “occupato” che si illumina di arancione. Arriva un po’ lentamente, ma in diciannove anni di permanenza in quel condomino, non le è mai capitato di rimanere bloccata dentro, come invece era successo a suo fratello Milo e a sua madre da ragazza. Forse sarebbe capitato anche a lei prima o poi. Sembrava essere una sfortuna di famiglia, o comunque, una sfortuna che prima o poi, in quel condomino, sarebbe capitata a tutte le generazioni di proprietari degli appartamenti. Theresa e Giselle caricano le valigie in ascensore e Tess, si affretta a premere il tasto numero tre. Quel vecchio ascensore, ci mette una buona quindicina di secondi a fare solo tre piani, e ogni volta, a Tess riaffiora il ricordo di quando da piccola, faceva a gara con suo fratello per schiacciare il bottoncino bianco, e che di conseguenza, Giselle, per accontentare entrambi i suoi figli, faceva premere a Milo il numero due e arrivati al secondo piano, il tre a Theresa.
Le porte scorrevoli grigie si aprono senza problemi. Sul pianerottolo, Milo aspetta appoggiato al muro con le braccia incrociate.
«Vi è andata bene» borbotta sorridendo.
La chiave scorre nella serratura della porta. Gira tre volte in senso antiorario e la serratura scocca, aprendo la porta marrone dell’appartamento numero tredici. Il tipico rumore della pesante porta di legno che si apre. Oltre la soglia, una chiara luce che attraversa la tenda bianca della terrazza infondo alla stanza, armonizza tutta la sala. Tess lascia la valigia in ingresso per dedicarsi al rito di inizio stagione che più le piace. Percorre la stanza senza esitazione e scostando la tenda, gira due volte la chiave già inserita nella porta della terrazza, aprendola. Davanti a lei, il panorama che conosce a memoria, ma che non smette mai di affascinarla, di stupirla, di rallegrarla. Fin da subito, l’odore del salso le invade le narici. Con entrambe le braccia si appoggia alla ringhiera blu, leggermente polverosa a causa delle minuscole particelle di sabbia che con il vento, arrivano fino a lì sopra. Il mare è calmo e le onde si infrangono sulla riva in ripetizione. La ragazza, si sporge leggermente e chiudendo gli occhi per qualche secondo, prende una boccata di aria di mare. Le era mancata terribilmente durante l’inverno la sua aria di mare.



«Scendi con noi tesoro?» Giselle chiama sua figlia, ancora intenta a sistemare per colore le sue magliette estive.
«Arrivo subito, mamma!» risponde Tess, lasciando sul letto qualche paio di shorts per i quali, non ha ancora trovato una sistemazione precisa.
 

La sabbia è calda, dannatamente calda. Tanto calda che la ragazza è costretta a raggiungere velocemente l'ombra di qualche sdraio nelle vicinanze. Il sole scotta sulla sua pelle chiara, non ancora abituata ai raggi infuocati. Tess si affretta a raggiungere il pontile di legno in riva al mare. Alcune assi sono state sostituite dall'anno precedente, ma il cartello bianco e rosso con scritto a caratteri cubitali “Vietato tuffarsi” ancora troneggia vittorioso alla fine del pontile.
Sono appena le quattro del pomeriggio, e non c'è troppa gente, così, tutti e tre gli asciugamani che madre e figli hanno portato con loro, stanno stesi comodamente sul legno.
«L'hai messa la crema?» chiede Giselle non appena Theresa si sfila il copri costume. Sua figlia risponde affermativamente stendendosi sopra il telo blu.
«E tu Milo?» insiste la mamma, preoccupata per un'eventuale scottatura che i suoi figli possano prendersi. Nel sentirla, Milo abbassa gli occhiali da sole sul naso, guardando bieco sua madre. Lui odia le creme e ancora di più, le creme solari.
«Almeno sul viso!» lo rimprovera la mamma, recuperando il tubetto di crema protettiva. Come un bambino, il sedicenne sbuffa, ma si avvicina in attesa che Giselle gli cosparga la faccia di crema. Piuttosto che sporcarsi le dita con quel composto, preferisce farsi aiutare dalle dita morbide e delicate di sua madre. Tess nota il viso di suo fratello corrucciato e infastidito, gli occhi chiusi e stretti. Quella, gli sembra sicuramente una tortura, invece che una carezza profumata al cocco. Milo riapre gli occhi quando sua madre lo avvisa di aver finito e li punta su sua sorella.
«Andiamo a fare il bagno, Tess?» domanda. La ragazza continua a fissarlo per qualche secondo.
«E' stato utile mettergli la crema...» sospira Giselle, rassegnandosi difronte al carattere incorreggibile di suo figlio.
«Dovrai rimetterti la crema dopo» dice Theresa al fratello, per fargli cambiare idea.
«Ma fa caldo!» protesta lui, agitandosi una mano davanti al viso, con la speranza di rinfrescarsi un po'.
«Magari entro tra un po'...» ribatte lei, con la voglia di fare il bagno sotto il livello delle infradito.
«Che noia...» si lamenta Milo, stendendosi di lato e dedicandosi ai giochi del suo cellulare.
Theresa gli sorride, ma si distrae non appena la musica del suo ipod comincia a suonarle nelle orecchie ad un volume esagerato, che la isola da qualunque cosa la circondi. Le piace da morire restare stesa sotto la carezza gentile e bollente del sole mentre le sue canzoni preferite scorrono ad una ad una. I pensieri se ne vanno, allontanandosi come bolle di sapone sospinte dal vento e al loro scoppiare, viene sprigionata solo calma e tranquillità.
I minuti passano, e Theresa si è quasi appisolata, quando all'improvviso, uno schizzo d'acqua gelata la bagna dalla vita in su.
«Milo sei un cretino, ho l'ipod!» sbraita, togliendosi le cuffiette, prima di alzarsi e sedersi sull'asciugamano, aspettandosi la faccia divertita di suo fratello immerso in acqua. Lo sguardo di Milo, però, è perplesso e confuso. Il sedicenne non è in acqua, e sentendosi chiamare per nome si è abbassato una seconda volta i Ray Ban sul naso, per osservare meglio sua sorella.
«Che ho fatto adesso?» protesta, guardandola schizzata d'acqua.
«Sai benissimo cos'hai fatto!» continua, asciugandosi con il dorso della mano qualche goccia d'acqua che le aveva raggiunto la guancia.
«Ti chiedo scusa, è colpa mia» la ragazza distoglie lo sguardo dal fratello, per niente convinta della sua innocenza, e lo rivolge verso il soggetto che ha appena sentito parlare. Difronte lei, vicino al pontile, un ragazzo immerso in acqua fino alle cosce la osserva sorridente. Ha in mano un pallone, probabilmente la causa degli schizzi che l'hanno colpita.
«Funziona ancora l'ipod?» chiede il ragazzo, ma Tess fatica a rispondere. E' incantata dai ricci capelli marroni, scomposti e lievemente bagnati, dal fisico asciutto e modellato, dai tatuaggi prepotenti sulla pelle leggermente abbronzata, ma soprattutto, dagli occhi di quel ragazzo. Occhi così verdi, che mai nella sua vita ne aveva visti di simili. La tonalità smeraldina di quelle iridi, si percepisce perfettamente nonostante il riverbero del sole, nonostante il riflesso del sole sull'acqua, e nonostante il ragazzo li tenga leggermente serrati.
«Sì... sì funziona» balbetta lei, non assicurandosi effettivamente di quanto ha pronunciato. Il ragazzo davanti, si limita a mostrarle un sorriso contornato da profonde fossette agli angoli delle sue labbra rosate. Tess si sente avvampare, ma ritiene che la causa principale di tutto quel caldo, sia il sole cocente di quell'ora del giorno e non il sorriso che le è appena stato rivolto. Theresa fatica a pensare a qualcosa di intelligente da dire perchè il ragazzo che sta guardando è particolare. E di una bellezza disarmante. Vorrebbe prendersi a sberle per l'incapacità di dire qualcosa che le sta bloccando la gola in quel momento.
«Harry, ti sbrighi?» sentendo quella voce, il riccio si volta verso un gruppetto di ragazzi poco distanti da lui. Si gira un'ultima volta verso Theresa e si allontana raggiungendo i suoi amici. Lei però, gli sta ancora osservando la schiena dorata dal sole, ammaliata dal fascino unico di quel ragazzo.
«Beh? Imbambolata?» la distrae suo fratello, riportandola bruscamente alla realtà.
«Mh? Che?» risponde distrattamente, guardando Milo che le riserva un sorrisetto furbo.
«Ti è venuta voglia di fare il bagno?» le chiede, non nascondendo un velo di ironia.
«No. L'acqua è gelata» risponde lei seccamente, voltandosi e stendendosi prona, per asciugare con il contatto del telo le gocce d'acqua che non le sono ancora scivolate lungo i fianchi. L'ipod riprende a suonare e sollevata che effettivamente funzioni, Tess richiude gli occhi.

 

«Sei sicura di non voler tornare in città con noi tesoro?» Giselle sembra quasi supplicare sua figlia, ma la voglia della ragazza di godersi quanti più giorni di mare e sole possa è troppo forte. Giselle invece, è costretta a tornare in città con suo fratello perchè Milo ha da recuperare il tremendo debito in matematica che si è portato avanti dall'inizio dell'anno scolastico e deve frequentare i corsi appositamente tenuti dalla scuola. Tess ha l'occasione di avere l'appartamento tutto per sè per una settimana, prima che sia invaso dai parenti e non vuole rinunciare a una tale opportunità.
«Secondo me non resiste due giorni senza di noi...» incalza Milo, mascherando il fatto che sua sorella gli mancherà per il resto della settimana. Tess si alza leggermente sulle punte per raggiungere la guancia del fratellino che negli anni è cresciuto ben più di lei in altezza e schioccargli un bacio affettuoso.
«Anche voi mi mancherete, ma starò bene qui!» rassicura sua madre, che ha speso mezza giornata a ricordarle come far andare la lavatrice, dove trovare i detersivi, il ferro da stiro e persino, come chiudere la porta di casa dall'interno. Le sorride amorevolmente, godendo di un suo abbraccio affettuoso.

- Mi raccomando, fai follie, tu che puoi -

La ragazza legge il messaggio che suo fratello le invia dopo una mezzora dalla loro partenza. Sorride e gli risponde, rassicurandolo sul fatto che niente ostacolerà la quiete dell'appartamento in quei giorni. Sa che la settimana passerà all'insegna della tranquillità e del relax, anche perchè, nel condominio ancora non c'è nessuno dei suoi amici.


Theresa si stende sul divano, cambiando svogliatamente qualche canale e pensando a cosa preparare per cena, quando il cellulare squilla.

- Bella, sei al mare? -

E' James, il figlio della coppia che sta al numero diciassette.

- Certamente -

Theresa sorride. James è un ragazzo che conosce da quando è piccola, ma solo negli ultimi anni ha imparato a conoscerlo meglio e ad andarci veramente d'accordo. Tess ricorda quanto fosse un bambino schivo e riservato, con il quale era estremamente difficile giocare tranquillamente. Come quella volta quando, senza il minimo preavviso, James aveva cominciato a gettare la sabbia in testa a chiunque, facendogliene andare un bel pungo anche negli occhi, oltre che in bocca.

- Domani pomeriggio ti raggiungo. Prepara il tuo fegato per un po' di Gin London -

Theresa scoppia a ridere.

- Nemmeno per idea, l'ultima volta sono stata malissimo e il Gin, nemmeno mi piace. Tocca a te spassartela. -

Protesta la ragazza, dattilografando veloce la risposta sul cellulare, dopo essersi ricordata della festa durante la quale, James aveva di proposito calcato la mano preparandole personalmente i cocktail, solo per il gusto di vederla ubriaca per la prima volta.

- Ma è bello bere in compagnia, non da soli. Se il Gin non ti piace, te lo preparo con la lemon soda -

- Io ho la lemon, tu occupati del Gin -

Tess è contenta che il giorno seguente avrà compagnia.

- Così ti voglio. A domani, bella. -

La ragazza ridacchia, appoggiando il cellulare sul cuscino del divano e si concentra sulla soap opera americana che ha trovato tra i canali del digitale, soddisfatta del fatto che forse, la settimana, non sarà così tranquilla come le si presentava. Un po' di sano divertimento, la alletta.


Il sole è alto, il brusio del mare è confortevole, l'arietta fresca entra dalla tapparella abbassata per tre quarti. Il suo solito letto è comodo e Theresa riaffiora dal sogno che sta facendo. Controlla rapidamente il cellulare: le 10.04. Veloce si mette il costume, recupera la borsa mare e scende in spiaggia. Il suo solito posto sul pontile è occupato e saltando i piedi dei bagnanti già stesi, fa per raggiungere lo spiazzo libero che ha avvistato poco prima dalla terrazza. Immediatamente però, si blocca, notando che una figura davanti a sé le ostacola il percorso. Tess alza lo sguardo e le stesse iridi verdi che ha sognato tutta la notte la assalgono, senza alcun preavviso. La ragazza sobbalza sul bordo del pontile per la sorpresa, perdendo l'equilibrio. Veloci come mai si sarebbe aspettata, le braccia del ricco le afferrano saldamente il busto, facendole recuperare quel briciolo di equilibrio che le serviva per non precipitare in acqua. Le mani del ragazzo sono calde sulla pelle di Theresa che nota solo ora come il ragazzo le si sia avvicinato, quasi avvolgendola in un abbraccio. Le mani di Tess sono salde sulle braccia del riccio, che non smette di guardarla preoccupato, ma lievemente divertito.
«Tutto bene? Non volevo spaventarti» comincia il ragazzo, senza lasciare comunque la presa sul corpo di Tess.
«Sto bene, sì» conferma Theresa, trovando il coraggio di rialzare gli occhi verso quelli di lui. Imbarazzata, lascia la presa dalle braccia del ragazzo, il quale, a sua volta, la lascia andare.
«Grazie» mormora Theresa, sorridendo e sentendosi le guance in fiamme pensa a quanto la temperatura si sia alzata improvvisamente.
«Dovrei...» accenna il riccio dopo qualche secondo, indicando oltre il corpo della ragazza.
«Oh, certamente. Scusami» afferma lei, lasciandolo passare. Ancora una volta, il riccio pensa bene di riservarle un sorriso come risposta, mettendo nuovamente in mostra le meravigliose fossette che gli incorniciano le labbra.
«Perdonalo, non guarda dove mette i piedi!» interviene una voce alle spalle di Theresa che ringrazia il cielo di essersi tolta dal bordo, altrimenti in acqua, ci sarebbe finita veramente. Un ragazzo castano, sorridente e dallo sguardo simpatico, sembra divertito, mentre il suo amico sbuffa.
«Piacere, io sono Louis» si presenta il castano, allungando una mano alla ragazza che la stringe con piacere.
«Theresa, ma tutti mi chiamano Tess» mette in chiaro, ricambiando il sorriso contagioso del ragazzo. Non può fare a meno di notare che anche lui ha degli occhi meravigliosi. Di un azzurro che fa impallidire e ingelosire il colore del mare. Anche lui deve condividere con l'amico la passione dei tatuaggi perchè Tess posa lo sguardo sulla scritta che Louis ha sul petto e i tatuaggi che gli coprono il braccio e l'avambraccio.
«E lui è Harry» indica con il dito il ragazzo riccio. Harry. Lui, sorride ancora.
«Stiamo andando a fare un bagno, vieni con noi?» aggiunge il castano.
«L'acqua era gelata ieri...» si affretta Tess a rispondere, mentre nota un'ombra di divertimento affiorare sulle labbra di Harry. Theresa ripensa immediatamente alle gocce di acqua gelata che all'improvviso ha sentito sul suo corpo, quando Harry probabilmente non aveva afferrato il pallone in tempo, lasciando che piombasse in acqua e la schizzasse per bene. Sembrava provarci gusto, Harry. Simpatico.
«Penso che prenderò un po' di sole» continua la ragazza, stendendo il telo mare.
«Questi sono Liam, Niall e Zayn» prosegue il castano, indicando ordinatamente tre ragazzi stesi poco lontani. A turno, ognuno di loro alza la mano in segno di saluto. Imbarazzata, ma piacevolmente sorpresa Tess li saluta a sua volta. Altri due di loro sono tatuati. Uno più dell'altro, il quale, oltre ad avere uno strano paia di labbra alate sul petto, ha un avambraccio completamente coperto di disegni, quasi come incastonati l'uno dentro l'altro, dipinti da un artista pazzo ma preciso e attento. A separarla da loro, ci sono solo due asciugamani stesi.
Theresa recupera dalla tasca interna della borsa l'ipod e si stende al sole cercando dalla playlist delle canzoni aggiunte di recente quelle che Milo le ha scaricato appositamente per l'estate. Il pensiero che il sole le stia abbronzando la pelle le piace e nonostante il caldo, non ha intenzione di mettere un singolo piede dentro l'acqua del mare che, a inizio stagione, è veramente troppo fredda. Il semplice assaggio involontario del giorno prima le è bastato per rabbrividire all'idea. Theresa continua a tenere il tempo delle canzoni battendo in alternanza indice e medio sulla stoffa del suo telo mare, mentre il sole continua a battere, insistentemente sulla sua pelle. Il cellulare vibra nella borsa e la ragazza lo recupera a fatica, cercando di leggere il messaggio che le è appena arrivato, ma il sole la acceca troppo per riuscire a farle distinguere anche solo una parola. Theresa è costretta a voltarsi e a stendersi prona per farsi ombra con il viso e riuscire finalmente a leggere il messaggio di sua madre.

- Tutto bene tesoro? Ci manchi. -

- Sto prendendo il sole. Anche voi mi mancate. Un bacio. -

Rimettendo il cellulare in borsa, Tess non puo' fare a meno di alzare lo sguardo verso il bagnasciuga. Davanti a lei, tra le onde del mare e gli schizzi, Louis e Harry giocano a palla. Entrambi si divertono e non sembrano preoccuparsi della temperatura per niente piacevole dell'acqua. Tess sta per tornare a voltarsi per stendersi sulla schiena, ma non appena gli occhi di lei si posano sul volto divertito e rilassato di Harry, una seconda volta, ne resta incantata. Il ragazzo è fradicio a causa degli schizzi del pallone e ride in compagnia del suo amico. Il suo sorriso è brillante, avvolgente e ammaliante. Le fossette che non osano abbandonare i lati delle sue labbra lo rendono ancora più bello. Meraviglioso. Il costume nero gli avvolge i fianchi e a causa dell'acqua è andato ad attillarsi ancora di più alle cosce del riccio, delineandone il contorno. Harry corre veloce tra le onde per recuperare il pallone che Louis gli ha appena tirato, troppo in alto. Il ventre del ragazzo brilla grazie alle gocce d'acqua illuminate dal sole che gli scivolano lungo la pelle liscia e abbronzata. Calda, sicuramente. Tess non se ne accorge, ma il labbro inferiore è stretto nella ferrea morsa dei suoi denti e sotto la colonna sonora del suo ipod, non riesce a smettere di fissare il riccio. Harry ha appena lanciato la palla a Louis e mentre aspetta di riceverla, si passa la mano tra i capelli scomposti e divisi in ciocche dall'acqua, portandoseli indietro. La palla oltrepassa il corpo del ragazzo una seconda volta e per recuperarla, lo sguardo di Harry cade su quello di Tess. La ragazza indugia sulle iridi verdi come il più brillante degli smeraldi e quelli che sono pochi secondi, le sembrano ore. Improvvisamente, le guance le scottano nonostante il sole non colpisca direttamente il suo volto. Qualcosa, all'altezza del suo stomaco comincia a muoversi e il cuore prende a batterle più furiosamente nel petto. D'un tratto le sembra che attorno a loro non ci sia nessuno, né il mare, né la sabbia ne tutti i bagnanti. Lei vede solo Harry, Harry e i suoi occhi verdi. Terribilmente verdi. Tess temporeggia quei pochi miseri secondi prima di risvegliarsi dal suo stato di trance e decidersi a tornare a stendersi a pancia in su, non notando il sorriso che Harry si è dipinto sul volto il secondo dopo.



Il caldo è opprimente, la pelle della ragazza comincia a diventare umida e appiccicosa, ma non le interessa. Una lieve brezza soffia a singhiozzo e nonostante quegli aliti di vento non la rinfreschino come vorrebbe, se li fa bastare. A distrarla dalla sua musica, sono delle risate che provengono oltre i suoi auricolari. In più, qualcosa la sta coprendo dai raggi del sole facendole ombra. Tess apre piano gli occhi. Harry è fermo, in piedi, davanti a lei, grondante di acqua. Le mani appoggiate ai fianchi. Lo sguardo rivolto vero i suoi amici. Con una rapida occhiata, la ragazza scorge Louis già seduto a gambe incrociate sul suo asciugamano poco distante da lei, ma la sua attenzione è rapita da una goccia d'acqua di mare che dai capelli del ragazzo, gli percorre con lentezza infinita il collo, raggiungendogli la clavicola e accarezzando una delle due rondini tatuate sul petto, scivola ancora sul suo ventre asciutto e ben scolpito fino a staccarsi definitivamente dal corpo del ragazzo e precipitare sulla caviglia della ragazza. Un fremito le attraversa il corpo non appena la sua pelle arsa dal sole entra in contatto con quella misera gocciolina d'acqua. Un fremito che non le sembra di freddo, ma di piacere. Un piacere strano e spiazzante che avrebbe benissimo potuto essere paragonato ad un piacere eccitante. Theresa si toglie gli auricolari.
«Harry, le togli il sole!» interviene una voce alla sua sinistra.
«Perdonami» dice semplicemente il riccio, spostandosi e raggiungendo con un mezzo balzo il suo asciugamano, steso a pochi centimetri da quello di lei. Il ragazzo si inginocchia e le sue braccia si stendono in avanti, sorreggendogli il busto. I muscoli del ventre si contraggono, mostrandosi agli occhi della ragazza. Piano il corpo di Harry entra in contatto con quello del telo mare. La sua schiena brilla illuminata dai riflessi dell'acqua.
«Cosa stavi ascoltando?» la domanda arriva con qualche secondo di ritardo alla ragazza, che sta ancora osservando i riflessi della pelle abbronzata di Harry.
«Io... in questo momento... niente di particolare» la risposta di Theresa è titubante perchè si rende conto che in realtà, si è dimenticata chi o cosa stava ascoltando prima che i suoi occhi si posassero sul corpo di quel ragazzo. Harry è steso su di fianco, una mano appoggiata alla testa per sostenerla, mentre l'altra scorre ripetutamente lungo tutta la lunghezza del suo ventre, asciugando o ridistribuendo le ultime gocce d'acqua rimaste. Ancora una volta, il volto della ragazza scotta.
«Prendi...» prosegue il riccio, allungando alla ragazza uno dei due auricolari che escono dal suo iPhone. Theresa non sa bene come reagire, imbarazzata da quella situazione e dalla bellezza disarmante del ragazzo che ha difronte. Theresa comincia ad odiarsi per tutta quella timidezza che la sta assalendo, e per tutta quell'agitazione che le provoca anche solo sentir parlare Harry, ma accetta di prendere la cuffietta che le sta porgendo. La musica che il ragazzo fa partire è pop mista a rock e ad ogni canzone che cambia, lui cerca nel volto della ragazza un segno di approvazione che, sistematicamente, tarda leggermente ad arrivare. E' imbarazzata, accaldata e sconvolta da quelle strane reazioni che il ragazzo le sta provocando. Reazioni che per di più, riconosce che nessuno le ha mai provocato.
«Allora Theresa, dov'è che stai?» le chiede il ragazzo, tra una canzone e l'altra.
«Al condominio qui davanti... questo azzurro» risponde Tess, indicandolo lievemente con il dito.
«E voi?» chiede a sua volta la ragazza, cercando di scacciare la strana sensazione di disagio che sente.
«In quello affianco al tuo. Quello giallino, la vedi la terza terrazza a partire dal basso? Quello è il mio appartamento. Loro sono miei ospiti da una settimana ma questa sera devono tornare a casa» risponde lui parlando dei suoi amici. Tess sorride.
«E sei qui da sola?» lei annuisce, spiegando a grandi linee il perchè si trovi da sola nel suo appartamento.
«Pensavo che fosse il tuo fidanzato quel ragazzo steso affianco a te qualche giorno fa!» la mette al corrente Harry. Theresa sgrana gli occhi.
«E' una maledizione. Milo è mio fratello, ma in tanti... troppi, ci scambiano per fidanzati» sbuffa, maledicendo suo fratello per essere cresciuto così in fretta da sembrare addirittura più grande di lei.
«Programmi per oggi?» chiede Harry, sorprendendo Tess ancora una volta.
«Aspetto un mio amico. Dovrebbe arrivare nel pomeriggio e penso che passeremo la serata insieme» il ragazzo annuisce e sorridendo, torna a stendersi, asciugandosi completamente sotto i raggi solari.
Theresa quella mattina, all'ora di pranzo, saluta velocemente i ragazzi per raggiungere James che l'ha chiamata comunicandole il suo arrivo.
Theresa spera di rivedere Harry quel pomeriggio, ma al suo ritorno, il pontile è completamente vuoto. James non perde tempo e la mette al corrente delle sue ultime avventure e scorribande trascorse con la sua compagnia, come la conversazione che ha avuto con una prostituta nel cuore della notte, lo scherzo che ha organizzato ad un suo amico, e la disgrazia del suo cellulare che cadutogli sulla ghiaia, ha recuperato con il vetro dello schermo completamente crepato, ma che è ancora perfettamente funzionante. Theresa ride accompagnata da James, ma non riesce a evitare di lanciare sguardi alla terrazza sempre vuota che Harry le ha indicato come sua quella stessa mattina.



«Bevilo, non puoi lasciarlo a metà!» la rimprovera James scherzosamente. La sera, Theresa e il suo amico sono in terrazza con una bottiglia di Gin ad animare loro lo spirito. James è al quinto cockatil, Theresa solo al terzo, ma non ha intenzione di ascoltare le richieste dell'amico che comincia ad avere giramenti di testa e la risata fin troppo facile. James fuma una sigaretta dopo l'altra, aggiornando Theresa sul telefilm preferito di entrambi.
«Dovresti smetterla di fumare così tanto, è già la quinta questa sera!» Tess rimprovera il suo amico che estrae dall'astuccio la quinta e ultima sigaretta del pacchetto. Gli occhi scuri di lui la guardano divertito mentre l'accendino si illumina, e James si accende anche quella.
«Come faccio ora senza sigarette?» si acciglia il ragazzo rendendosi conto di averle effettivamente finite. Theresa incrocia le braccia al petto, guardandolo con disappunto.
«Mi hai impuzzolentito tutti i capelli a furia di fumare, James!» continua la ragazza, sorridendo allo sguardo perso del suo amico.
«Mi accompagni a comprarne altre, vero?» quasi la supplica il ragazzo.
«E dove le compriamo le sigarette alle due di notte passate?» domanda Theresa.
«Ci sono i distributori fuori dal tabacchino, andiamo?» continua James, implorando. Un sorriso della ragazza e James riceve la sua risposta.
Tornando in appartamento, i due incontrano un gruppetto di ragazze che stanno festeggiando l'addio al nubilato di una di loro. Sono piuttosto allegre e James sembra non volersi far sfuggire l'occasione che gli si è presentata. Come previsto, le ragazze si avvicinano chiedendo a Tess e a James di fare una fotografia con la festeggiata e futura sposa. Dal nulla, il ragazzo comincia a parlare con qualcuna di loro e in pochi minuti, sta già pomiciando con una bionda in minigonna. Theresa ride divertita insieme alle altre ragazze del gruppo che però, si allontanano poco dopo.
James continua a baciare la bionda e Tess, cominciando a stufarsi di tutte quelle effusioni gratuite, decide di allontanarsi e di aspettare il suo amico in spiaggia. Il cielo è scuro, la sabbia è illuminata dai lampioni che tendono ad avere una luce leggermente aranciata, il mare gorgoglia pochi metri più avanti. Rare coppie passeggiano ancora, mano nella mano, lungo il marciapiede che percorre tutto, o gran parte, del litorale, qualche bicicletta sfreccia ai loro fianchi facendole sobbalzare, la guardia notturna che perlustra la zona, si limita a lanciare occhiatacce ai ciclisti. Anche se l'ora è tarda, Theresa non ha paura di quel posto. Tess si sente a casa, anche se la spiaggia è deserta e il mare è una macchia infinita di petrolio e oscurità.
Si toglie le ballerine per non riempirle di sabbia. Il contatto dei piedi con essa, la fa sussultare: è fredda. Scrolla le spalle e passo dopo passo, arriva ad avvicinarsi ai primi ombrelloni, fino ad oltrepassarli tutti e trovarsi in riva al mare. La leggera brezza le fa venire qualche brivido di freddo, ma stringendosi nel cardigan che ha messo prima di scendere, sente subito un po' di sollievo.
«Ancora sveglia?» una voce alle sue spalle, la sorprende. Theresa si gira di scatto, analizzando la figura che le si sta avvicinando nella penombra. E' un ragazzo alto, dalle spalle abbastanza larghe e le braccia muscolose che si rivelano oltre le maniche della maglietta. Ha una voce familiare e un bagliore sul suo volto, rivela il suo sorriso.
«Harry...» sussurra Tess, sorpresa di trovarselo davanti a quell'improbabile ora della notte.
«Ho sentito le ragazze dell'addio al nubilato... ridevano un bel po' e visto che non stavo dormendo, sono sceso a prendere un po' d'aria» alla ragazza suona come una giustificazione che non avrebbe dovuto darle, ma sorride ugualmente al riccio che le si avvicina.
«Sì, il mio amico ne ha conosciuta una e... era abbastanza brillo! Così mi sono allontanata...» anche questa appare alla ragazza come una giustificazione che non serviva, ma il suo sorriso non scompare.
«Bella, vero?» Harry guarda in cielo: la luna è uscita dal manto di nuvole grigiastre che si ostinavano a coprirla. Il suo splendore si riflette sull'acqua, dipingendo il mare di un intenso blu notte decorato da miliardi di diamanti che brillano sotto il pelo dell'acqua. Tess annuisce, dando ragione al ragazzo che passa dall'osservare la luna, a studiare i lineamenti di Theresa. Theresa non si accorge degli occhi verdi fissi su di lei, ma si sente ugualmente un po' a disagio perchè non sa come rompere efficacemente il silenzio che è calato. Il telefono squilla nella tasca della ragazza. E' il suo amico James a chiamarla e a chiederle dove si è cacciata.
«Devo andare...» si congeda lei, lanciando uno sguardo dispiaciuto che tenta di mascherare a Harry.
«Ci vediamo domani in spiaggia, Theresa» la saluta lui.



James parte puntuale in prima mattinata del giorno seguente. Ha raccontato a Theresa che nemmeno si ricorda il nome della ragazza con cui ha pomiciato il giorno prima. Tutto quello che ricorda, è che gli è piaciuto. Theresa accompagna il saluto con qualche risata divertita e lascia partire James in sella alla sua moto, intimandogli di essere prudente e ricevendo in tutta risposta un buffetto sul naso. Theresa è di nuovo sola, ora.
La porta dell'appartamento sbatte alle sue spalle. Il vento fresco fa muovere le tende della terrazza. La ragazza ripensa alla serata precedente e al saluto che le ha dato il ragazzo conosciuto per caso. Sulla soglia della terrazza, gli occhi di Theresa sbirciano il pontile, in cerca della figura di Harry che le ha detto che si sarebbero rivisti in spiaggia. Senza pensarci, si spinge più avanti, poggiando le braccia alla ringhiera blu. I suoi occhi percorrono l'orizzonte, abbandonando il pontile. Un rumore la fa voltare verso destra: è un bambino che ha tirato un calcio al suo pallone. Con il volto rivolto verso il condominio del ragazzo, Theresa alza gli occhi, fino a raggiungere la terza terrazza, la più alta di quel condominio giallino. Sarebbe tentata di scappare dentro per non farsi vedere, ma decide di rimanere immobile. In quella terrazza, proprio Harry sta sistemando un paio di sedie attorno ad un tavolo di legno. Il ragazzo non si accorge degli occhi della ragazza su di lui e dopo un paio di minuti, torna in appartamento, recuperando il suo telo mare e preparandosi per scendere in spiaggia. Non si è dimenticato di Theresa. Con gli occhi di un paio di tonalità più scure dei suoi, ma pur sempre verdi e dai capelli scuri, schiariti da qualche colpo di sole color mogano qua e la. Una ragazza così timida, che fin da subito gli è sembrata dolce, nonostante non avesse esitato a dare dell'idiota a suo fratello quando erroneamente l'aveva schizzata. Harry sorride divertito, ripensandoci. Da' una rapida occhiata al cellulare, risponde al messaggio di uno dei suoi amici, recupera le chiavi di casa ed esce. La sabbia scotta da morire ed è costretto a raggiungere di corsa i piccoli spazi di ombra che ombrelloni aperti e sdraio possono offrire. Il pontile dista una quindicina di metri e bisogna essere particolarmente veloci per non arrostirsi i piedi. Harry si concentra su un percorso strategico, per passare sopra tutti gli spazi d'ombra possibili, fino a quando, non è costretto a bloccarsi velocemente per evitare di sbattere contro qualcuno. Alza lo sguardo e incrocia quello della ragazza che gli ha appena rubato l'ombra.
«Ciao!» la saluta, rimanendo fermo sul posto.
«Ehi, come va?» ricambia lei il saluto.
«Scotta...» è tutto quello che lui riesce a dire prima di cominciare a saltellare sul posto, facendo scoppiare Theresa in una risata divertita. Harry scatta verso un altro spazio all'ombra, rischiando di travolgere una signora da poco uscita dall'acqua. La pianta dei suoi piedi quasi pulsa, talmente tanto calda era la sabbia sulla quale è rimasto immobile per qualche secondo in più del previsto, ma comincia a ridere anche lui, non appena scorge lo sguardo divertito della ragazza.
Entrambi si stendono sulle tavole di legno del pontile. Il sole alto a scaldarli. E' quasi soffocante il caldo di quei giorni, non tira un alito di vento e la pelle sembra sciogliersi sotto i raggi del sole così bollente. Bastano poche decine di minuti per far convincere i due a lasciare la loro postazione e dirigersi verso l'acqua del mare. Persino Theresa acconsente ad avvicinarsi alla riva per rinfrescarsi.
«Dicono che dovrebbe piovere questa sera» la mette al corrente lui, mentre l'acqua gli arriva alle caviglie.
«Speriamo che rinfreschi l'aria» continua lei, proseguendo verso l'acqua più alta che con piacere, scopre non essere poi così esageratamente fredda, ma nonostante il caldo sia opprimente, il contatto con l'acqua fresca si trasforma da piacevole a fastidioso nel momento in cui Tess avanza fino a ritrovarsi con le gambe completamente immerse e l'acqua ad accarezzarle lo stomaco. La ragazza cammina in punta di piedi, cercando di alzarsi di più quando le onde cercano di lambire la sua pelle bollente. Solo dopo qualche secondo, si accorge che al suo fianco, Harry è sparito. Fa per voltarsi indietro, ma alle sue spalle, il ragazzo non c'è.
«Hai cambiato idea?» si sente chiedere. Theresa si volta immediatamente, ritrovandosi il ragazzo in piedi difronte a lei, completamente gocciolante d'acqua. Non si era accorta che si fosse tuffato, talmente tanto era attenta a gestire l'acqua fredda a contatto con la sua pelle. La ragazza scuote la testa, indugiando sugli occhi divertiti del ragazzo. I capelli ricci di Harry sono tirati indietro da un movimento abile del polso di lui e gli ricadono scomposti in mille ciocche bagnate.
«Non è così fredda» continua, notando la posizione alquanto instabile di lei, che persiste nel rimanere sulle punte, venendo sistematicamente sbilanciata delle varie onde.
«Ti serve una mano ad entrare?» le chiede, piegando gli angoli delle sue labbra in un sorriso furbo.
«No grazie» si affretta a rispondere lei. Indietreggiando pericolosamente quando vede il corpo del ragazzo avvicinarlesi. Harry la afferra per le spalle, sovrastandola con la sua altezza. Sembra divertirsi, perchè quel sorrisetto permane sul suo volto, lasciando comparire ai lati di esso, due meravigliose fossette. Una mano di lui scende fino a toccare l'acqua.
«Non ci provare...» lo avvisa lei, interpretando e prevedendo le sue mosse.
«Se no che fai?» la sfida lui, reprimendo una risata.
«Ti affogo» lo minaccia, soddisfatta del tono di voce serio che le è uscito.
Harry abbassa gli occhi più divertito di prima. Con la mano ha raccolto un po' d'acqua sul palmo e dopo averla alzata, torna a posarla sulla spalla di lei. Le goccioline d'acqua scendono percorrendo tutto il braccio di Theresa. Harry fa la stessa cosa con l'altra mano.
«Ti diverti?» gli chiede lei, cercando inutilmente di liberarsi dalla sua presa, venendo costretta a scendere dalle punte e bagnandosi quasi completamente la pancia.
«Sì» conferma lui semplicemente, mentre la ragazza sbuffa. Harry continua a bagnarle le braccia fino a quando, veloce, avvicina Tess a sé. Con una mano la tiene stretta, con l'altra raccoglie un po' d'acqua e gliela fa scorrere sulla schiena. Theresa sobbalza e un brivido le sale lungo la spina dorsale. Anche quando l'acqua smette di scendere, i brividi non si fermano. La mano di Harry scivola con le ultime gocce d'acqua sulla sua pelle calda. Il contatto è rinfrescante, ma tremendo. Theresa cerca di non scomporsi ma alla seconda manciata di acqua a percorrerle la schiena, fa un balzo indietro liberandosi e schizza il ragazzo, costringendolo a indietreggiare leggermente e a chiudere gli occhi. La ragazza ammira soddisfatta il suo risultato: un ragazzo notevolmente più fradicio di prima. Ma il suo momento di gloria, è più breve del previsto, quando Harry alza lo sguardo su di lei, Theresa non può nemmeno cercare di fermarlo. Gli schizzi la raggiungono a ondate, bagnandola completamente. Dietro le risate del ragazzo, Theresa si asciuga gli occhi e osservando Harry contorcersi dalle risate, cerca di assumente un'espressione seria.
«Spero tu sappia nuotare» lo minaccia, scagliandosi su di lui mentre ancora questo era impegnato a ridersela. Theresa si aggrappa alle sue spalle, cercando di spingerlo in acqua ma Harry è palesemente più forte e vistosamente più alto di lei e senza il minimo sforzo, se la stacca di dosso, facendola affondare in acqua. Theresa non molla, è più decisa di prima e mentre Harry continua a ridere e le si avvicina, lei si allontana, portandolo verso l'acqua più alta. Una seconda volta gli balza addosso schizzandolo, ed è in quel momento, quando il ragazzo fa per asciugarsi gli occhi che lei può cercare di mandarlo sotto. Con una gamba riesce miracolosamente a fargli uno sgambetto e con entrambe le mani fa pressione sulle sue spalle fino a quando anche Harry non scompare sotto acqua. Finalmente, è lei a ridersela, ma si accorge presto di aver fatto male i suoi calcoli, quando si rende conto che il ragazzo non è ancora riemerso.
«Harry?» lo chiama lei, e senza nemmeno che se ne accorga, il riccio l'ha già sollevata. Theresa urla, sorpresa e si aggrappa al suo collo mentre il ragazzo la sostiene con un braccio sulla schiena e uno sotto le ginocchia.
«Mollami!» grida lei, coprendogli gli occhi con le mani.
«Non ci penso nemmeno» controbatte il riccio, allontanandosi sempre di più dalla riva. Tess cerca di schizzarlo con la mano libera ma il ragazzo non si arresta, fino a quando non si immobilizza.
«Sei pronta?» le chiede.
«Per cosa?» domanda lei, non capendolo e subito dopo, la ragazza schizza in aria atterrando tra le braccia del mare. Theresa torna a galla cominciando a sbattere i piedi per rimanere in superficie. Si volta verso Harry che invece, non sta facendo il minimo sforzo per rimanere oltre il pelo dell'acqua.
«Divertita?» chiede lui, rilassato e soddisfatto.
«Qui non tocco» protesta lei e di colpo, le viene un'idea. Comincia ad andare sotto acqua, fingendo di non saper nuotare. Chiede aiuto e senza nemmeno dover aspettare più di qualche secondo, due braccia la afferrano e la avvicinano ad un corpo caldo persino sotto la frescura dell'acqua. Le braccia che l'hanno afferrata le circondano la schiena e Tess, di riflesso, abbraccia il bacino del ragazzo con le gambe. Si fissa al suo collo con le braccia e poggia la testa sulla sua spalla. Restano per un secondo in silenzio. Vicini.
«Scusami» comincia lui, mentre oltre la sua spalla, non può vedere la faccia divertita di lei. Che però, si sta sciogliendo in un sorriso. Theresa si sente quasi in colpa per aver finto di affogare, considerato quanto veloce Harry era stato a recuperarla e quanto la sua voce, fosse stata gentile e rammaricata in quelle semplici parole di scuse.
«Non dovevo, va tutto bene?» chiede lui, staccandosi leggermente dal suo busto per guardarla negli occhi. Theresa sorride.
«Sì» risponde. E con tutta la sua forza, si issa sulle sue spalle sporgendosi in avanti. Il ragazzo colto di sprovvista perde l'equilibrio e precipita in acqua ma non molla la presa sulla ragazza, nemmeno quando lei cerca di dimenarsi per non venire risucchiata sotto con lui. In un secondo è sotto acqua, ancora. Le mani di lui salde sul suo bacino di Tess, quelle di lei sulle spalle di Harry. Lì sotto, non li raggiunge nessun rumore e sebbene stiano sotto la superficie dell'acqua per qualche misero secondo, ad entrambi sembra quasi un'eternità. Theresa percepisce ancora una volta e ben più nettamente gli stessi brividi che le hanno percorso la schiena quando lui le accarezzava la schiena con l'acqua fredda e non perde tempo a stringere la presa delle braccia sulle spalle del ragazzo che, dal canto suo, viene pervaso da una potente scarica di adrenalina che ha paura a riconoscere.
«Mi ha fatto spaventare» comincia lui, quando entrambi riemergono. Tess torna ad avvicinarsi al corpo del ragazzo, aggrappandosi al suo bacino con le gambe una seconda volta e abbracciandogli il collo con le braccia.
«Sono più furba di quanto credi» lo mette al corrente lei, sentendo chiaramente quanto sia piacevole la sensazione sotto la pelle nel sentirlo così vicino.
«E se non tocchi qui, sei anche una nana» la prende in giro lui, mentre un calore diverso dallo scottare del sole comincia ad invaderlo.
«Sei tu che sei troppo alto» lo canzona Theresa, tornando a guardarlo negli occhi e ridendo divertita.



«Mamma, sto bene. Ho fatto la spesa ieri e ora sono in spiaggia. Sì, fa caldo...» Theresa continua a rassicurare Giselle mentre Harry è steso al sole che con l'avanzare del tardo pomeriggio, scotta un po' meno. Ascolta la ragazza che cerca di essere gentile con la madre che dall'altra parte del telefono, la sta tartassando di domande. Poi si volta, stendendosi su di un fianco per osservare la mora. Ha il viso rilassato, gli occhi chiusi a causa del sole e la bocca che si muove tranquilla. I capelli le ricadono sulle spalle, leggermente scomposti da qualche alito di vento che si è alzato. Ha la pelle liscia e morbida, e lo sa ripensando a quando per gioco, l'ha toccata e sentita sotto le sue mani. Le gambe continuano a muoversi. Senza sosta le stende, le alza, le incrocia e le stende di nuovo. Harry sorride e torna ad osservarle il volto, fino a quando, Tess saluta sua madre. Lancia uno sguardo al display del cellulare e lo rimette in borsa, richiudendo gli occhi. Il ragazzo si dice che probabilmente, non si è accorta che la sta osservando da dietro le lenti scure dei suoi Ray Ban.
«Harry?» lo chiama lei qualche minuto dopo, senza aprire gli occhi.
«Mh?» risponde lui, continuando a guardarla. Theresa si volta e rimane leggermente sorpresa. Non l'aveva sentito girarsi verso di lei e si perde ad osservarlo nella bellezza che ormai, ha appurato che il ragazzo ha in quantità. Il suo corpo è adagiato su di un fianco. Una mano a sorreggergli la testa e l'altra appoggiata davanti al suo petto, sull'asciugamano. I tatuaggi risplendono al sole, così come la sua abbronzatura dorata.
«Dimmi...» dice lui, spronandola a continuare.
«Ti ha fatto male?» chiede la ragazza, distratta dai disegni neri sulla pelle di Harry. Theresa fissa insistentemente le due rondini, che volano indisturbate in quel cielo di pelle baciata dal sole e tremendamente calda, anche sotto il pelo dell'acqua fredda.
«Volevo chiedermi questo?» le domanda, sorpreso, ma considerato che la la ragazza non risponde, decide di accontentarla.
«E' meglio che andare dal dentista...» spiega, accarezzando lievemente la farfalla disegnata sul ventre e attendendo una seconda domanda da parte di Theresa.
«Che fai questa sera?»


La terrazza è illuminata da qualche candela, perchè la lampada a muro fa una luce troppo abbagliante e troppo fredda. I cartoni della pizza sono ormai vuoti, sul tavolo rotondo.
«Non ho mai mangiato una pizza così buona!» ammette il riccio, appoggiandosi con la schiena sulla sedia.
«Te l'avevo detto che ne valeva la pena» Theresa beve un altro sorso di Coca Cola dal suo bicchiere. L'iPod è collegato allo stereo e le canzoni continuano a scorrere in sottofondo, facendo compagnia alle chiacchiere dei due ragazzi.
«Poi però mi dici quanto ti devo» gli ricorda lei.
«Ma stai zitta. Piuttosto, non la mangi l'ultima fetta?» la ignora lui, deciso a non farsi ridare i soldi della pizza che le ha offerto. Theresa gli allunga il cartone e lascia che lui trangugi anche l'ultima fetta abbandonata sul cartone.
«Vuoi ordinarne un'altra?» lo prende in giro lei, osservandolo buttare giù anche i bordi bruciacchiati del pane. Harry si limita a guardarla divertito, rivolgendo la sua attenzione al mare. La serata è bella, ma il vento si è alzato durante la giornata.
«Avevi ragione tu, verrà a piovere tra un po'» afferma lei, stringendosi nelle spalle.
«E io che volevo uscire...» borbotta il ragazzo, incrociando le braccia al petto. Il mare rumoreggia ad una trentina di metri di distanza.
«Ci vieni ogni estate?» chiede Harry dopo qualche minuto di silenzio. La ragazza lo osserva, mentre i suoi occhi sono ancora impegnati a studiare le onde che si infrangono sulla sabbia.
«Sì. La prossima estate probabilmente sarà diverso... ma sì» cerca di spiegare lei con un velo di tristezza nella voce.
«Diverso
«Non so dove sarò l'estate prossima. Spero all'estero.»
«Speri
«Ti stai divertendo?» lo rimbecca lei, divertita a sua volta delle domande da bambino curioso che le sta facendo, ma Harry si limita ad osservarla, attendendo una risposta.
«Sì, lo spero» sospira la ragazza.
I due stanno ancora parlando quando una folata di vento più forte delle altre, spegne una candela, facendo rabbrividire Theresa e portando le prime gocce di pioggia. Prima di avere il tempo di rendersene conto, l'acqua e il vento cominciano a diventare una cosa sola, bagnando la tovaglia, soffiando via i tovaglioli e facendo rientrare velocemente in casa Harry e Theresa. I cartoni della pizza vengono posati sul bancone della cucina, la tovaglia piegata e riposta in un cassetto.
«Non promette bene» bisbiglia il ragazzo, incrociando le braccia al petto e osservando le goccioline d'acqua sbattere contro la porta a vetro della terrazza.
«Per niente...» concorda Theresa, raggiungendo Harry.
«Beh, almeno abbiamo la musica» cambia discorso lui, selezionando “shuffle” dal suo iPhine collegato allo stereo. Canzoni casuali scorrono in sottofondo, ma vengono bruscamente interrotte dopo pochi secondi dall'inizio perchè con una smorfia di disapprovazione, Harry non riesce a trovare una canzone che lo ispiri in quel momento.
«Che dici, una la vogliamo ascoltare per intero?» domanda Theresa, rivolgendogli uno sguardo divertito.
«Questa!» esclama lui ad un tratto, alzando leggermente il volume di “Someone Like You” di Adele.
«Finalmente...» continua a prenderlo in giro lei, ridacchiando sotto i baffi. Harry comincia a canticchiare fino a tornare ad avvicinarsi a Theresa.
«Hai poco da ridere, tappo che non sei altro» la provoca chiudendola in un abbraccio mentre, tenendola per i fianchi, cominciava a muoversi sulle note di quella canzone. I due cominciano una sorta di ballo lento e calmo, mentre Adele canta il ritornello.
«Ma guardati, sei tu quello decisamente troppo alto» ribatte lei, alzando gli occhi e ritrovandosi le iridi del ragazzo troppo vicine.
«Ma ti fanno salire sulle montagne russe? Li superi i cinquanta centimetri di altezza?» continua lui, cominciando a ridere divertito mentre tra le sue braccia, Theresa inizia a divincolarsi.
«Che idiota» dice, spingendo Harry con entrambe le mani facendo leva sul suo petto. Il ragazzo si stacca da lei, facendo qualche passo indietro, ma con un sorriso furbo quanto impertinente, torna ad avvicinarlesi.
«Come mi hai chiamato, scusa? Ripetilo se ne hai il coraggio!» la sfida, consapevole che la ragazza non si sarebbe di certo tirata indietro. Se l'aveva capita almeno un po', la sua timidezza volava via quando veniva provocata con le parole giuste. Theresa lo guarda dal basso del suo metro e sessanta scarso, alza leggermente il mento e si prepara a spingere indietro il ragazzo una seconda volta.
«Certo che ne ho il coraggio!» risponde lei al fuoco, confermando al ragazzo quello che ha inteso del carattere di lei. Il corpo di Harry è ora abbastanza vicino e Theresa può affondare le sue mani nel suo petto per contrastarlo una seconda volta, ma il ragazzo è molto più veloce di lei. Rapido, le afferra i polsi e la attira a sé in meno di un secondo, facendola precipitare sulle sue labbra. Il riccio trattiene saldamente dietro la schiena le mani di Theresa che improvvisamente, si sente avvampare. Non aveva considerato niente del genere, sebbene avesse voluto baciare le labbra del ragazzo dal momento in cui i due, avevano cominciato a scambiarsi abbracci affettuosi in acqua e sguardi intensi sul bagnasciuga. Theresa aveva sentito più volte le scariche di adrenalina pervaderle il corpo quando si ritrovava nelle vicinanze di Harry, ma per un motivo o per un altro, non aveva mai voluto dar loro ascolto o retta, ma in quel momento, ignorarle è impossibile. Theresa sente le labbra di Harry scorrere sulle sue, muoversi tranquille e rilassate sulle sue, mentre non è più necessario che lui le tenga i polsi legati. Ben presto e volentieri infatti, il ragazzo le libera le mani per portare le sue dietro la schiena della ragazza e avvicinarla ancora maggiormente a sé. È leggermente incurvato verso il corpo di lei, ma è una posizione che non trova per niente scomoda o poco pratica. Gli viene da ridere, ripensando al discorso che gli ha permesso di attirarla a sé per baciarla. Le aveva rinfacciato di essere troppo bassa quando invece, era alta abbastanza per permettergli di baciarla come si deve. Il ragazzo assapora lentamente le labbra di lei, morbide, delicate, imbarazzate. Harry lo sente, l'imbarazzo e la timidezza nel respiro affannato di Theresa, e pensarla imbarazzata per quello che le ha fatto, basta a fargli quasi esplodere il cuore. Nemmeno lui sa come andrà a finire quella faccenda, l'unica cosa che entrambi sanno, in quel momento, è che è giusto così. Piano Harry si allontana, accarezzando la guancia di Theresa che abbassa lievemente lo sguardo senza però che le venga permesso dal ragazzo che prontamente, con la mano che non la sta accarezzando, le riporta gli occhi nei suoi. Theresa respira a fatica e non sa cosa dire.
«Hai paura?» le chiede Harry, facendole rotolare il cuore all'altezza dello stomaco per qualche secondo.
«Del temporale?» precisa lui qualche secondo dopo. Theresa strizza leggermente gli occhi per cercare di capire il senso della domanda che il ragazzo le ha appena posto.
«Al primo tuono, ti sei stretta a me come in cerca di protezione...» sussurra il ragazzo, portandole una ciocca dietro l'orecchia e facendo arrossire violentemente la ragazza. Theresa riprende a poco a poco il controllo di sé stessa, rendendosi conto di come le sue mani siano strette a pugno sulla maglietta del ragazzo, di come ancora, la sua vita combaci con il bacino di Harry.
«Al primo, hai detto?» chiede, leggermente impacciata.
«Ce ne sono stati almeno tre o quattro» spiega lui. Theresa non crede alle sue orecchie e comincia a chiedersi se il riccio si stia inventando tutto o se effettivamente, ci siano stati tre o quattro tuoni a rompere il silenzio. Più cerca di pensarci, più non riesce a distinguere niente al di fuori del suono dei loro respiri, del battito del suo cuore, del canto del loro bacio. Niente.
Solo in quel momento, Tess sente anche il rumore della pioggia che è notevolmente aumentato rispetto a prima, e sobbalza nascondendo il volto nel petto di Harry quando un tuono squarcia il silenzio all'improvviso. La mano del ragazzo si posa sulla testa di lei. Harry non è intenzionato a lasciarla andare.
«Non ho paura» borbotta la ragazza, cercando di nascondere l'imbarazzo che prova.
«No, certo che no...» la prende in giro lui, sorridendo. Da quella posizione, la ragazza riesce a percepire i battiti del cuore di lui. È un battito regolare, un ritmo calmo e costante. Rassicurante.
«Credo che continuerà ancora per un po'» prosegue Harry a parlare del temporale. Theresa fa rapidamente mente locale e le tornano in mente tutte le raccomandazioni di sua madre, anche quelle in caso di pioggia. Riemerge improvvisamente dal petto di Harry, squadrandolo perplessa mentre pensa che non ha chiuso nemmeno una singola finestra dell'appartamento.
«Ho lasciato le finestre aperte...» lo mette al corrente lei, quasi come a chiedere conferma del fatto che sarebbe meglio correre a chiuderle. Harry ricambia lo sguardo perplesso, prima di sciogliere l'abbraccio con la mora e scoppiare in una fragorosa risata. Theresa sparisce in camera, chiudendo la prima finestra cercando di ignorare le risa del ragazzo che, tutto sommato, le mettono allegria. Le finestre sono spalancate e se in camera non è entrata acqua perchè la tapparella era leggermente abbassata, in bagno sembra che il rubinetto sia rimasto acceso per tutto il giorno. Una folata di vento freddo colpisce Theresa in pieno, riempiendole gli occhi di pioggia. Si avvicina cauta per non scivolare sulle mattonelle e si affretta a chiudere anche quella maledetta finestra. Le altre sono chiuse e buttando a terra uno straccio, Tess torna in salotto: la maglietta e i capelli bagnati bastano per alimentare le risate già troppo divertite di Harry.
«Non costringermi a chiuderti in terrazza...» bofonchia lei, recuperando un asciugamano, cercando di tamponare il più possibile le ciocche e la maglietta umida.
«Non sono io quello che ha paura dei tuoni... e dell'acqua...» la provoca ancora, indicandola con un gesto della testa, prima di tornare a ridere, quasi piegandosi sulle ginocchia.
«Io non ho paura...» comincia lei, prima che il riccio la interrompa.
«No, no. Non ne hai. Mh mh» Harry le riserva un'occhiata di finta innocenza, prima di avvicinarsi nuovamente al corpo della ragazza. Theresa ha abbandonato l'asciugamano sul bracciolo della poltrona e ora sta cercando di sistemarsi alla meglio i capelli divisi in ciocche, quasi come fosse appena uscita dalla doccia.
«Stammi lontano» incalza lei, protendendo le mani verso il corpo del ragazzo per non farlo avvicinare di un solo centimetro, ma Harry non si ferma. Il ragazzo continua a camminare fino a quando le mani di lei non sono appoggiate al suo petto. Le braccia tese di Tess cercando di fare pressione, ma un passo dopo l'altro ed Harry la fa indietreggiare, fino a costringerla con le spalle al muro. Harry sorride, come al suo solito. A separarli, solo le braccia stese della ragazza. Un'ulteriore pressione e si piegano sotto la forza di Harry, come fili d'erba in balia della forza del vento. Theresa alza lo sguardo, osservando dal basso il volto del ragazzo. Il riccio appoggia gli avambracci al muro, chiudendo la ragazza tra il suo corpo e la parete. Tess fatica a respirare e si domanda il perchè di tutto quello, senza riuscire a darsi una risposta, neanche lontanamente soddisfacente.
«Hai paura?» le chiede una seconda volta lui, abbassando le labbra verso la pelle di lei. La ragazza esita, ma alla fine cede e lo ammette. Annuisce piano, sicura che lui abbia colto il suo cenno.
«Dei tuoni?» insiste Harry, ma a quel punto, Theresa scuote la testa.
«Non ora, no...» spiega, stringendo la maglia del ragazzo in due pugni. Harry si morde il labbro, consapevole di quanto la ragazza abbia appena detto e consapevole delle sue stesse paure. La sua bocca è ancora vicina al collo di Tess che piano, decide di sfiorare. È freddo a causa del vento e dell'acqua gelata che le hanno toccato la pelle prima delle sue labbra. Ma il ragazzo sa che basta un tocco per far tornare bollente il collo della ragazza. Theresa piega piano la testa di lato, permettendogli di baciarla meglio. La testa le gira vorticosamente mentre il ragazzo procede, torturandola.
«Quando mi parlavi della tua speranza di trasferirti all'estero la prossima estate... - comincia il ragazzo tra un bacio e l'altro - ...a che paese pensavi?»
Ci vuole un po' prima che la ragazza si decida a rispondere, stordita dai sentimenti invasivi e discordanti che sta provando così all'improvviso e così intensamente.
«Inghilterra...» risponde, sentendo un fremito sulle labbra del ragazzo.
«Che c'è?» domanda Theresa. Ma Harry non le risponde e scostandosi dal collo di lei, precipita sulle sue labbra, lasciandola spiazzata e senza fiato per l'ennesima volta. Tess intreccia piano le dita tra i capelli del ragazzo, assaporando quel bacio. Un sentore di acqua di mare la raggiunge, nonostante sia consapevole del fatto che un sapore del genere non puo' esistere sulle labbra del ragazzo. Per lo meno, non a quell'ora, non in quel momento, non dopo nessun bagno in mare.
«Che c'è che non va nell'Inghilterra?» insiste poi la ragazza, scostandosi leggermente dalle labbra di Harry, giusto per ritrovare lo spazio che basta per permettere alle parole di uscire.
«Niente... Piuttosto, si sta facendo tardi, bimba.» Harry sorride non dando troppo peso alla domanda che le ha posto la ragazza, mentre Theresa arrossisce, piacevolmente imbarazzata a causa del nomignolo che le è appena stato affibbiato.
«Che vogliamo fare?» chiede la mora, intrecciando i ricci del ragazzo, che morbidi si lasciano pettinare sotto le sue dita.
«Una partita a carte?» propone Harry, trattenendo una risata che rischia di sfuggirgli ogni volta che le fossette sugli angoli della bocca si marcano più del normale.
«Credo che ti straccerei» sorride Tess sulle labbra del ragazzo che ancora una volta, colmano lo spazio libero, posandosi delicatamente e muovendosi lentamente su quelle di lei, prima di staccarvisi definitivamente. Le mani del riccio scorrono sulle braccia di Tess mentre i corpi dei ragazzi tornano a distanziarsi quanto basta.
Theresa accompagna Harry alla porta.
«Buonanotte» mormora Harry sorridendole e abbassando leggermente il capo in segno di saluto.
«Notte» risponde lei, muovendo piano una mano e richiudendosi la porta alle spalle. Appoggiata con la schiena al legno, si porta entrambe le mani sugli occhi, sorridendo con un'allegria in corpo che poche volte aveva sentito precedentemente, e prima di avere il tempo di ripensarci, riapre la porta.
«Harry!» chiama, bloccandosi immediatamente. Il ragazzo non ha mosso un muscolo e anzi, si è appoggiato con l'avambraccio alla spalla del muro che delimita con la porta. Sorride, passandosi volutamente la lingua sulle labbra. Ed è in quel momento che Theresa trema, di paura vera, a causa di quello che le sta accadendo. Indugia e si chiede cosa sarebbe successo se non avesse aperto quella dannata porta.
«Dimenticavo di dirti che...» farfuglia cercando una scusa.
«Che?» quasi la provoca lui, divertito.
«No, no niente» ritira tutto lei, e richiude, ma non prima che Harry lo abbia impedito fermando la porta con la mano che non è impegnata a sorreggerlo al muro. Il suo corpo è già rientrato nell'appartamento di Theresa quando lei cede e si lascia sollevare dalle braccia forti e vigorose del ragazzo. Harry non indugia e raggiunge le labbra di Theresa, che già sentivano la mancanza delle sue. Tess si aggrappa con le mani al collo del ragazzo mentre questo percorre la stanza dopo aver chiuso con un calcio il portone d'ingresso, rischiando di svegliare tutto il condominio. Harry raggiunge la camera da letto che ha solo intravisto dal salotto, adagiando la ragazza sul matrimoniale che troneggia in quella stanza. Il loro contatto brucia e continua a bruciare quando le mani di lui cominciano a sfiorare i lembi della maglietta di lei, facendola sussultare. Theresa sente l'adrenalina percorrerla su ogni centimetro di pelle, e sente quella meravigliosa sensazione di piacere ed eccitazione dal retrogusto proibito e pericoloso che le fanno provare i baci del ragazzo. Sente le mani di Harry agitarsi sotto la maglietta, che sta scivolando, scoprendole i fianchi. Sente il cuore batterle all'impazzata e sente il rumore del mare a fare da sfondo a quel quadro totalmente idilliaco. Si sente in paradiso, un attimo prima e appena un attimo dopo, le sembra di essere tornata indietro, al primo giorno di scuola, quando la maestra ti accoglie con un sorriso stampato, le bambine ti guardano con diffidenza e i bambini sperano che inciampi sul laccio slacciata delle scarpette nuove. Una strana agitazione le invade il cervello, mentre il cuore continua a pulsare agitato sotto il ritmo della bocca di Harry. Ed eccolo ancora una volta, chiaro come la luce del sole. Il sentore di marino sulle labbra, sulla lingua, nei sospiri di Harry. E' totalmente assuefante e Theresa sa che se non trova il coraggio di fermarsi adesso, non riuscirà a farlo più.
«Harry...» riesce a chiamarlo. Il ragazzo rallenta, fino a fermarsi completamente prima di guardarla dritta negli occhi. Theresa si morde un labbro, guardando altrove.
«Oh io... Scusami, non volevo, perdonami bimba» si scusa il ragazzo alzandosi dal letto e portandosi una mano alla fronte. Theresa sente le guance andarle in fiamme mentre si ritrova stesa da sola su quel letto troppo grande per lei.
«Non hai fatto niente che non va...» lo rassicura lei, sedendosi a gambe incrociate sul materasso. Lo sguardo del ragazzo continua ad essere mortificato fino a quando Tess non allunga una mano, lasciando che le sue dita si intreccino con quelle del riccio.
«Resta» gli chiede, sorridendo serena.
«Resta, Harry»
Stesi sotto le stesse lenzuola, Harry e Theresa respirano all'unisono. Si studiano nella penombra, e al silenzio delle onde del mare e della pioggia. E' solo quando un altro tuono squarcia il ticchettio delle gocce, facendo sobbalzare Tess che Harry sorride e avvicinandosi al corpo della ragazza, allunga le braccia avvicinandola a sé.
«Sh. Sono qui bimba» la tranquillizza mentre Tess ringrazia il buio che non concede ad Harry il piacere di vederla arrossire violentemente. Ed è mentre il riccio accarezza piano la schiena di lei, e la ragazza traccia linee immaginarie sul petto di lui, inebriandosi del suo profumo così delicato, eppure virile e deciso, che entrambi, si addormentano.

 


Una doccia fredda. E non una doccia fredda durante una giornata di caldo afoso e opprimente. Una doccia fredda in una giornata di gelo e vento.
Mi sono data della stupida troppe e troppe volte, ma solo ora mi rendo conto che non è stata questione di stupidità, quanto piuttosto di avventatezza. Ed ora mi ritrovo qui, davanti ad una macchina che tarda ad accendere il motore e ad allontanarsi dalla mia vista.
Dove abiti?
Quanto ti fermi?
Queste sarebbero state le domande più ovvie che avrei dovuto porgli. In fondo, sarebbero state perfette per rompere il ghiaccio. Ma la verità, è che di giacchio, tra noi, non ce n'è mai stato. Era fuoco, sempre e solo fuoco. Fuoco quando ci guardavamo. Fuoco quando ci prendevamo in giro. Fuoco quando mi sentivo imbarazzata a morte per un suo complimento e non sapevo cosa dirli per non risultare sciocca o prevedibile. Fuoco quando ho fatto finta di annegare e lui mi ha abbracciata. Fuoco e lava bollente sulle nostre labbra mentre erano impegnate a baciarsi. Fuoco e fiamme quando le nostre mani si erano intrecciate ed avevano accarezzato i nostri corpi. Fuoco e scintille quando avevamo dormito insieme, abbracciati.
Stupida, idiota, immatura, avventata.
E sarò ripetitiva e noiosa, ma quello stesso fuoco che mi ha scottata la prima volta, dal primo sguardo, ha continuato a bruciare la mattina seguente a quella notte di pioggia e lampi, quando Harry ha comprato le brioche, due alla marmellata e due al cioccolato perchè una a testa gli sembrava poco e alla fine, ne aveva mangiate tre. Quando siamo scesi in spiaggia dopo la colazione e ci siamo tuffati dal pontile, ignorando il cartello che a caratteri intimidatori recita “vietato tuffarsi”. Quando in acqua, ho percorso con le dita le sue rondini tatuate, ridisegnandone i contorni e ho baciato le labbra di quel ragazzo come fossero l'unica ancora in tutto quel mare, come fossero una scialuppa di salvataggio, come fossero l'ultima boa in un raggio di chilometri e chilometri. E finalmente quel sapore di mare sulla bocca del ragazzo, non me l'ero immaginata e mi era arrivata così forte, che quasi sembrava avessi bevuto una sorsata di acqua marina. Un sapore salato, ma esotico. Amaro, ma nostro. Bagnato, ma unico.
Cretina, scema, imbecille e avventata, ancora.
Quella lingua di fuoco che so aver scottato entrambi, ha continuato ad ardere e a bruciarmi l'anima fino a farmi male. Perchè la sento, nel mio stomaco e persino un po' più in alto, all'altezza del cuore. La sento accarezzarmi da dentro, lentamente, inesorabilmente. La sento, divertita mentre scotta sempre di più. La sento, proprio ora, mentre tento di non darlo a vedere, cercando di mascherare quanto male faccia. Proprio ora, mentre me ne sto con le braccia incrociate al petto e osservo un ragazzo che solleva una valigia e la sistema nel bagagliaio, riposizionandola un paio di volte, solo per cercare di ritardare quello che è inevitabile.
Dove abiti?
Quanto ti fermi?
Domande che non era servito porre. Probabilmente, se avessi conosciuto prima le risposte, non mi sarei lanciata a capofitto in questo vulcano di emozioni, affogando nella lava bollente che ormai mi incendia anche la gola e i polmoni.
Era successo per caso, quando dopo il bagno, avevo chiesto cosa avremmo potuto fare nel pomeriggio e come risposta avevo avuto uno sguardo smeraldino nel quale avevo letto sconforto e desolazione. «Harry?». Le mie stesse parole mi risuonano in testa. E mi sento un po' patetica, visto che ora, le percepisco molto di più come suppliche. «Harry io, non capisco». Quando non c'era un bel niente da capire. «Perchè non me l'hai detto prima?». E anche se l'avesse fatto, sarei un'ipocrita a dire che sarebbe cambiato qualcosa. Anche perchè
io, non gliele avevo poste quelle domande. «Londra non mi impedirà di pensare a te» aveva detto. E come risposta, avevo scosso la testa, delusa. Delusa perchè poi? Da una frase così banale e scontata e falsa? Chiunque avrebbe capito che entrambi saremmo ritornati alle nostre rispettive vite di prima. Qualunque esse fossero perchè io, avevo scordato ogni altra cosa.
Harry chiude il bagagliaio e si volta. Forse a
Londra gli autisti di taxi si occupano personalmente di sistemare le valigie dei passeggeri. Qui, non ci ho mai nemmeno fatto caso, fino ad ora. I jeans corti, troppo corti per un ragazzo, gli scoprono le gambe abbondantemente sopra il ginocchio. Una maglietta nera e i suoi inseparabili Ray Ban neri. All Star ai piedi.
«
Bimba» pronuncia togliendosi gli occhiali e appendendoli al collo della maglietta. Maglietta con lo scollo a V per di più. Scollo a V che mi permette benissimo di vedere le due rondini affacciarsi oltre la stoffa. Le mie braccia restano incrociate al petto.
«Harry, non è importante...» cerco di minimizzare mentre il fuoco divampa, all'istante.
«Sì che lo è» continua avvicinandosi e posandomi le mani sulle spalle.
«Appena arrivo, prometto che ti scrivo...» comincia, prima che lo interrompa prontamente facendo un passo indietro.
«No, Harry. Non provare nemmeno a dirmi... a
promettermi che mi scriverai o che mi chiamerai. Perchè, non lo farai. E se anche lo facessi, come sarebbe, mh? Prima ci sentiamo venti volte al giorno, poi dieci, poi cinque, poi due... poi per gli auguri di Pasqua e Natale. E non mi va.» parlo velocemente, sostando troppo poco sugli occhi del ragazzo per paura di non sapere come reagire nel caso in cui dovessi rimanerci incastrata.
«Piuttosto, promettimi che non mi dimenticherai» lo supplico quasi, avvicinandomi di nuovo e lasciando che le sue braccia mi stringano in un abbraccio che,
giuro, vorrei non finisse mai, oppure vorrei non aver mai ricevuto.
I miei occhi bruciano, ma mi impongo di non piangere. Perchè non ha senso. Perchè non mi farebbe bene.
«Mai» sussurra al mio orecchio, accarezzandomi piano i capelli.
Lo guardo allontanarsi e salire in macchina. Il taxi parte, mentre boccheggio sentendo una sensazione allo stomaco che nemmeno so descrivere. Fa male, tremendamente. Stringo i pugni mentre un piede ha preso a battere un tempo tutto suo sul cemento e il cuore, mi pulsa all'impazzata.
«Harry...» sussurro mentre i miei piedi si muovono da soli ed esco in strada.
«Harry!» grido alla macchina che per un attimo ho il terrore che non si fermi e invece, inchioda. Corro per una decina di metri e non mi importa se sono in ciabatte e rischio di cadere e spaccarmi qualche osso. Corro a perdifiato mentre una risata del tutto insana e squilibrata mi esce dai polmoni. Corro mentre il ragazzo è sceso dalla macchina e sorride a sua volta. Mi fermo ad un passo da lui, ancora impegnata a ridere senza una vera motivazione. Pazza. Ecco cosa sono, pazza.
«Harry, fanculo quello che ho detto, scrivimi quando arrivi.» sputo tutto d'un fiato, cercando di recuperare qualche boccata di ossigeno. Nel sentire quello che ho detto, il ragazzo sembra perplesso, ma nel momento in cui spuntano quelle meravigliose fossette sugli angoli delle sue labbra, so che si metterà a ridere anche lui. Ed è quello che succede, come due cretini – perchè in fondo, forse è proprio questo che siamo, cretini – ridiamo in mezzo a quella strada. E se osservarlo ridere è sicuramente una delle cose più belle da fare, baciarlo lo è ancora di più. Ed è per questo che senza aspettare un altro momento, nemmeno prendendo in considerazione la mia timidezza che urla per uscire dalla gabbia in cui l'ho rinchiusa, mi avvicino ancora e raggiungo le sue labbra alzandomi in punta di piedi. Le mie braccia imprigionano il suo collo mentre le sue mani tengono saldamente a sé la mia vita. Il cuore potrebbe uscirmi dal petto da un momento all'altro, ma mi sento felice, mi sento bene. Ed è quando smettiamo di baciarci e riusciamo a salutarci con un sorriso soddisfatto sulle labbra che mi sento ad una spanna da terra. La macchina riprende la sua corsa e senza smettere di sorridere, agito entrambe le braccia, salutandolo e ridendo come una
pazza fino a quando, l'auto non scompare dopo aver girato a destra.
Che poi, oltretutto, perchè aveva voluto sapere a tutti i cosi dove avrei voluto trascorrere l'estate prossima? 

 

“But sometimes it hurts instead...”




SPAZIO AUTRICE:
Insomma, eccomi qui...
Alla fine mi sono decisa a pubblicare questa maledetta OS.
L'ho scritta principlamente perchè, dopo la prima FF che ho scritto e terminato un bel po' di tempo fa,
 mi mancava scrivere di Harry.
No, non chiedetemi
perchè mi manca scrivere di questo scemo, perchè non sarei in grado di rispondervi.
E quindi, sì, ci tenevo a fare una cosa almeno carina, ma non lo so... c'è qualcosa che non mi convince del tutto.
Boh, all'inizio nemmeno volevo che prendesse questa piega, ma poi, mi sono detta che era meglio così.
E per di più, una voce nella mia testa mi sta sussurrando di continuarla e cambiarla in FF.
Mmmh, ma non so cosa farò, detta molto sinceramente ^^'
Per ora, lascio la parola a chiunque sia arrivato fin qui.
Much love, Fe.

  
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