Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Daisy Ross    05/09/2013    1 recensioni
Il secondo anno di Harry, Ron ed Hermione dal punto di vista della piccola (ma non troppo), rossa e caparbia Ginny Weasley.
-
"Mi chiamo Ginny Weasley. Ho undici anni. L’ho trovato poco fa, tra la mia roba,  ma non so come ci sia finito."
"Piacere, Ginny Weasley. Il mio nome è Tom Riddle."
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ginny's Version
"Aveva undici anni e la vita sulle labbra."





Era un caldo pomeriggio di Settembre quando Ginny Weasley trovò per la prima volta quel libriccino.
Lo aveva osservato per un po’, accatastato tra i libri nel suo baule, e poi, senza un motivo ben preciso, lo aveva afferrato ed era corsa nel parco. Si era stesa all’ombra del vecchio olmo, quello alle pendici della torre di Astronomia. Da sola.
Aveva una copertina nera e consunta, il diario, dall’aspetto tetro, e su di essa era segnata una data risalente a cinquant’anni prima.
E quando lo aprì, con cautela, rimase quasi delusa.
Forse si aspettava che succedesse qualcosa di magnifico, di magico, dopo averlo misteriosamente ritrovato tra le sue cose.
Sua madre le aveva sempre detto che tutto accadeva per una ragione, perciò, era fermamente convinta che il caso non esistesse. E che lei, ora, possedesse quel diario per una qualche verità superiore, mistica.
Invece, mentre fissava la prima pagina, ingiallita dal tempo, non accadde proprio nulla. O meglio, una delle foglie dell’olmo si staccò da un ramo e cadde a sfiorarle il viso, facendola sobbalzare. Ma il diario era ancora un diario e lei era ancora Ginny.
Un nome sbiadito, in cima a destra, recitava: ‘T. O. Riddle’.
Per il resto era vuoto.
La ragazzina allora frugò velocemente nella sua borsa e poi, armata di penna d’oca e calamaio, tracciò lì sotto alcune parole, le prime che le vennero in mente.
 
“I miei fratelli sono stupidi.”
 
L’inchiostro fresco scintillò alla luce del sole, prima di essere assorbito dal foglio e scomparire senza lasciare traccia. Ginny rimase interdetta.
E boccheggiò, quando nello stesso punto in cui la sua frase era sparita, ne apparve un’altra, in una calligrafia pulita e ordinata.
 
“Io non ho mai avuto fratelli.”
 
Rimase immobile, in trance. Poi, con mano tremante, riavvicinò la penna alla carta; come poggiò la punta, anche quell’ultima frase sparì.
 
“Chi sei?”
 
Dovette attendere solo qualche secondo.
 
 “Tu chi sei, e come hai avuto il mio diario?”
 
Gli occhi di Ginny si illuminarono: ecco, sapeva che c’era qualcosa di speciale, lo sentiva.
 
“Mi chiamo Ginny Weasley. Ho undici anni. L’ho trovato poco fa, tra la mia roba,  ma non so come ci sia finito.”
 
L’adrenalina le scorreva nelle vene mentre, in attesa, scrutava ancora la pagina con aria rapita.
 
“Piacere, Ginny Weasley. Il mio nome è Tom Riddle.”

 
 
***
 
5 Ottobre 1992
 
“Caro Tom,
Oggi ho litigato di nuovo con Fred e George. Mi trattano sempre come se fossi ancora una bambina, e Percy non mi da mai retta. Anne mi evita, dopo la nostra discussione di ieri. Forse ha ragione lei. E’ così bella e simpatica, io non lo sono. Non lo sono mai stata. Ho perso la mia amica, che devo fare, Tom?”
 
Ginny Weasley non si era mai sentita tanto sola in vita sua.
Con tanti fratelli che aveva, due di loro erano lontani e i restanti la ignoravano. Le sue compagne di dormitorio la detestavano. Persino le lettere di sua madre erano diventate veloci e sbrigative, e le pareva di essersi estraniata dal mondo, disprezzata da tutti. Si sentiva in gabbia e perduta al tempo stesso.
Percepiva un peso nel petto grosso quanto un macigno, quando aveva tirato fuori dalla borsa il diario, presa dall’urgente bisogno di confidarsi.
 
“Nessuno può farti sentire inferiore senza che tu glielo permetta.”
 
Ginny fissò le parole impresse sulla carta, mentre una piccola lacrima le scorreva lungo le guancie.
 
“Grazie, Tom.”


 
***

Era pomeriggio tardi, e aveva appena finito di studiare; posò i libri, stropicciandosi gli occhi. Si trascinò strascicando i piedi su per il dormitorio, mentre sbadigliava.
Il letto, caldo ed invitante, era lì ad aspettarla. Si sdraiò, ma si impose di non addormentarsi subito. Prima, si accucciò sul comodino, aprì l’ultimo cassetto ed estrasse il suo prezioso diario. Se lo mise in grembo, come al solito, e cominciò a scrivere.

 
15 Ottobre 1992

“Caro Tom,
credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Secondo te, mi hanno fatto qualche scherzo?
Forse è stata Annie, non abbiamo ancora fatto pace. Ma io fatto come hai detto tu, Tom, e le sue offese non mi fanno più male.”


 
***

Nell’aula del professor Ruf ben pochi alunni stavano seguendo la lezione. Al suo fianco, Bettany sonnecchiava sul suo libro di testo, e un rivolo di bava le colava dall’angolo della bocca.
Ginny ridacchiò, e si chinò a prendere il diario dalla borsa. Senza preoccuparsi minimamente di non darlo a vedere, scostò gli appunti di Storia della Magia e prese a scrivere freneticamente sulle pagine ingiallite, abbandonando del tutto quella finta aria spensierata che si imponeva da giorni.

 
3 Novembre 1992
 
“Caro Tom,
non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice.
Gazza è andato su tutte le furie ma Silente lo sistemerà.
Forse ho davvero problemi di memoria, visto che non ce la faccio nemmeno a ricordarmi gli incantesimi più semplici. E se non fossi una brava strega, Tom? Se fossi l’unica maganò della mia famiglia?
Devo raccontarti di Harry. Lui mi piace tanto, ma non credo che non mi noterà mai. Mi considera solo come la sorellina del suo migliore amico. E’ così dolce, Tom…”

[…]
 
“Grazie per ascoltarmi sempre, Tom.
Non ho mai avuto un amico come te.”


 
***

Ginny correva a perdifiato su per le scale, inciampando qua e là nella lunga veste.
Quando finalmente arrivò nella Sala Comune, quasi deserta, si precipitò su per il dormitorio a recuperare il suo diario.
Lo afferrò con irruenza e quando mise la mano sul foglio, questa tremava.

 
14 Novembre 1992
 
“Caro Tom,
ho paura. Oggi c’è stata un’altra aggressione, ma questa volta ad un ragazzo, Colin.
E di nuovo non riesco a ricordare dov’ero.
Tom, ti prego aiutami. “


 
***
 
15 Novembre 1992
 
“Caro Tom,
Harry è ancora in infermeria, ieri durante la partita si è rotto un braccio, da quello che ho capito.
Sai, è bravissimo a volare.
Sono un po’ più tranquilla oggi, ma solo grazie a te.
E’ stata davvero una fortuna trovarti, è come avere un amico sempre con sé, in tasca…”


 
***

Ginny scrutava Harry, seduto poche sedie più in là, mentre la Sala Grande era avvolta nel caos. Dopo ciò che era successo al club dei Duellanti, pareva che adesso perfino i Grifondoro lo evitassero, e difatti il ragazzo sedeva isolato, ai meandri della lunga tavolata.
Aveva sentito Anne parlarne male proprio quella mattina, in dormitorio, e non aveva potuto fare a meno di difenderlo. Anne, naturalmente, l’aveva presa in giro per il resto della mattinata urlando in corridoio a destra e a manca che le piaceva Harry Potter.
Non che non fosse vero, comunque…

 
19 Novembre 1992
 
“Caro Tom,
ora tutti se la stanno prendendo con Harry. Secondo me sono un po’ scemi, a credere che lui sia l’Erede di Serpeverde. Insomma, dovrebbe essere una persona cattiva, no? E Harry non è cattivo, affatto.”
 
La ragazzina osservò le parole da lei tracciate sparire, come di consueto. Tentennò.
Ma Tom non rispondeva.
Che fosse successo qualcosa al diario?
 
“Tom?”
 
Trattenne il respiro, esitante. Era un oggetto magico, non poteva essere difettoso; che Tom se ne fosse andata? Che l’avesse lasciata sola?
 
“Hai ragione, non può essere lui.
Non dare mai ascolto a ciò che si dice in giro, i ragazzi sono degli assi a inventarsi frottole.”
 
Sospirò di sollievo. No, non l’avrebbe abbandonata.


 
***
 
5 Dicembre 1992
 
“Caro Tom,
un altro ragazzo è stato pietrificato, e persino Nick-Quasi- Senza-Testa è stato colpito.
Ho paura, che sta succedendo?
Mamma mi ha scritto dicendomi che qui sarò sempre al sicuro, ma io non mi sento più al sicuro, Tom…non mi ricordo più nulla!”


 
***
 
17 Dicembre 1992

“Caro Tom,
mio fratello Percy dice che sono pallida e che non sembro più io…
Mi sento strana, e ho dei buchi interi nella memoria. Non riesco a ricordarmi cosa faccio in alcune ore della giornata, e non posso parlarne con nessuno, mi sento sola, Tom…
Ma tu ci sei sempre. Grazie.”


 
***
 
 20 Febbraio 1993
 
“Caro Tom,
c’è stata un’altra aggressione, e di nuovo non mi ricordo dov’ero…Hermione e una ragazza di Corvonero e…credo di essere io ad aggredire tutti, Tom!”

 
***

Ginny, singhiozzante, correva verso il bagno.
Per tutte quelle lacrime quasi non riusciva a vedere davanti a sé, e il suo corpo, scosso da rabbia a e terrore al tempo stesso, tremava convulsamente.
Aveva profonde occhiaie, il volto smagrito e un’aria malaticcia.
Ma il suo aspetto esteriore non era niente, niente, paragonato a ciò che provava in quel momento.
 
Dolore.
 
Spavento.
 
Rabbia.
 
Teneva il diario stretto in una mano, e affondava le unghie nella copertina, mentre con i denti si torturava l’interno della bocca, nervosa.
Arrancò dentro il bagno, vicino al lavandino, e si accasciò a terra, piangendo disperata.
 
Abbandono.
 
Tradimento.
 
Inganno.
 
Ancora con la vista offuscata, urlò, furiosa, e scagliò il libriccino lontano, con tutta la forza che riuscì ad accumulare.
Sentì qualcuno lì vicino emettere un lamento indignato; qualcuno di cui non si era accorta.
Sempre più spaventata, si alzò in fretta e furia e corse via, tra le lacrime.


 
***

Di nuovo, correva.
Ormai era un’abitudine. Ma non poteva, non poteva lasciare che Harry prendesse quel diario. Doveva impedirlo a tutti i costi.
Tom sapeva tutto di lei. Tom sapeva tutto di Harry. Tom era crudele, adesso l’aveva capito.
E il senso di colpa la stava devastando dall’interno, in una tempesta emotiva che a stento riusciva a controllare.
Era stata lei.
Era sempre stata lei, era un mostro.
Fece irruzione nel dormitorio maschile del Grifondoro, e si precipitò verso il letto del ragazzo.
Non poteva permetterlo.
Non doveva permetterlo.


 
***

« Io non ti darò più ascolto! » urlò, in preda al panico, lanciando il piccolo oggetto lontano da sé.
Era così terrorizzata che credeva sarebbe morta di crepacuore da un momento all’altro. E magari sarebbe stato meglio così, sarebbe stato meglio morire e non fare più del male a nessuno.
Si accasciò contro il muro freddo e sudicio, inspirando lentamente, cercando di calmarsi. Chiuse gli occhi, per diversi minuti.
Poi, lentamente, si alzò e andò a riprendere il diario, seppur con estrema riluttanza.
Nessun altro doveva trovarlo.
 
Era caduto aperto e, su una pagina, c’era scritto:
 
“Fidati di me, Ginny.
Io voglio solo il meglio per te, lo sai.”


 
***

Ginny non poteva credere di essere stata così ingenua.
Sì, ingenua, era decisamente la parola adatta: si era lasciata abbindolare, manovrare come una stupida marionetta.
Si era sentita così in colpa, furiosa, spaventata: non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua.
Fissava il diario come se quello, da un momento all’altro, potesse farle del male.
E le sue paure furono confermate quando, dal centro della copertina, si aprì lentamente un grosso varco di luce; Tom Riddle vi uscì, in una risata agghiacciante.
Le puntò contro la bacchetta.
Poi fu il buio.


 
***

Si svegliò di soprassalto e seppe all’istante di essere in pericolo.
Era una sensazione strana; le sembrava come se tutto il mondo, intorno a lei, si fosse fermato. Come se non vi fosse più nulla da fare, e fosse tutto ormai perduto.
Questo la terrorizzava.
Si azzardò ad aprire gli occhi, tremante, ed annaspò alla vista dell’enorme stanza sudicia in cui era piazzata, distesa e inerme.
Rabbrividì, percorrendo con lo sguardo la sagome di un enorme serpente morto, ai piedi di….Harry.
Non capiva cosa fosse successo, non capiva perché fosse lì e non ricordava nulla, come al solito: iniziò ad arrancare a gattoni, lacrimando, e si rivolse al ragazzo, che teneva in una mano la bacchetta e nell’altra una spada.
«Harry…oh, Harry…ho cercato di dirtelo, a colazione, ma non potevo davanti a Percy. Sono stata io, Harry…sono sempre stata io, ma t-ti giuro, che non volevo…è-è stato Riddle, l-lui..ma dov’è ora? L-l’ultimo ricordo che ho è di lui che…che sbucava fuori dal diario…»
«Non ti preoccupare» le aveva detto Harry, sorridendo appena. «Riddle è finito. Guarda! Sei al sicuro, ora.»
Ginny aveva fissato di nuovo il cadavere del mostro gigante; in realtà sapeva che non andava tutto bene, sapeva che sarebbe successo un gran macello, che avrebbe passato dei guai, e credeva che l’avrebbero espulsa dopo quello, anzi, ne era totalmente certa.
Ma sapeva anche che era davvero al sicuro.
Vicino ad Harry, si sarebbe sentita sempre al sicuro.


 
***

Sua madre le aveva regalato un diario, tempo dopo: nuovo di zecca, verde, con le pagine rigate e un piccolo segnalibro rosso.
Ironico, aveva pensato Ginny, ma forse sua madre sapeva che le sarebbe piaciuto poter continuare a confidare i suoi pensieri più intimi a qualcosa. Qualcosa che non le rispondesse, ovviamente.
Lo teneva stretto tra le braccia, la testa inclinata e i lunghi capelli rosso fuoco legati in una treccia flessuosa: fissava Harry, suo fratello ed Hermione trascinare i bauli per la banchina, mentre il capotreno fischiava alle sue spalle e dalla locomotiva si elevava un alone di denso vapore bianco.
Qualcuno le posò delicatamente una mano sulla spalla: Fred, seguito come di consueto dal suo gemello, le sorrise scompigliandole i capelli; rise, mentre i due ragazzi si caricavano il suo baule in un gesto teatrale e lo portavano sul treno.
Ecco, forse quel primo anno non era andato esattamente come si aspettava; ma se c’era una cosa di cui Ginny Weasley, ormai, era certa, era proprio che non sarebbe mai stata più sola.
E che avrebbe sempre, sempre potuto contare sulla sua enorme, pazza famiglia.
Forse anche che, se mai avesse dovuto trovare un altro strano oggetto pensante ad Hogwarts, avrebbe sicuramente fatto meglio a lasciarlo dov’era.
E che, bè, Harry Potter era proprio carino anche con gli abiti tutti strappati e gli occhiali rotti in bilico sul naso.



 






 {Note: Betata da Clo (<3). Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, sperando vi sia piaciuta! Au revoir. : 3
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Daisy Ross