Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Lenni    05/09/2013    1 recensioni
Willow Mellark è cresciuta e, da brava adolescente, anche lei è in guerra fredda con la madre. Parentele ingombranti come quella con la Ghiandaia Imitatrice e il Ragazzo del Pane, gli Sventurati Innamorati del Distretto 12, possono essere dure da sopportare quando hai solo 16 anni.
Cosa dovrebbe succedere se, nel tentativo di proteggere chi ami, dovessi vivere vittima dei silenzi rotti solo dai pianti e le grida notturne? Cosa dovrebbe succedere se, nel corso di uno dei crolli emotivi notturni di Katniss, Willow trovasse il Libro della famiglia Everdeen, continuato dai suoi genitori con i particolari delle loro storie che le erano sempre rimasti nascosti? E se Willow volesse dare un volto a quei nomi, cosa dovrebbe accadere?
La Ghiandaia Imitatrice, la Ragazza in Fiamme, la Sventurata Innamorata del Distretto 12, la ragazza dei boschi che vive cacciando: chi è veramente sua madre?
[SPOILER! Hunger Games / La Ragazza in fiamme / Il canto della Rivolta]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Al mio ritorno hanno già cenato tutti, eppure sul tavolo il mio piatto c’è ancora. Mi avvicino e mi sforzo di non ricominciare a piangere, anche se quella focaccia profuma di seconde possibilità e amore incondizionato.
È una focaccia fatta da papà, ma la mamma?

“Basta Will, smetti di frignare e metti in moto il cervello!” ordina severamente la mia coscienza e io, docilmente, obbedisco.

In silenzio mi tolgo scarpe e calzini, abbandonandoli di fronte alla porta di camera mia. Voltandomi, attraverso la porta semichiusa della stanza di fronte, vedo il viso addormentato di mio fratello Rye: ha tredici anni e sta cominciando a fare esperienze, l’ho visto un paio di volte con una ragazzina dai lunghi capelli rossi e credo ci sia qualcosa tra loro, anche se lui dice che sono solo amici. Sì, certo, come no, due amici che si baciano dietro le macerie del Forno.
Rye è insopportabile, ma anche molto bello: è biondo come papà e ha gli occhi grigi di mamma, ma più accesi e luminosi, sembrano due fiammelle pronte a scatenare un incendio. Probabilmente anche lei aveva questo tipo di sguardo, anni fa.

Salgo le scale, mi soffermo davanti camera dei miei: fisso il legno  della porta, combattendo una battaglia interiore, però decido lo stesso di entrare. I miei genitori dormono, lei piegata di fianco, lui le abbraccia la schiena.

Mi avvicino e sussurro: «Scusa.»

Non è molto, però per stasera direi che è sufficiente, perciò faccio per andarmene. Ma un sussurro, nella penombra, squarcia il silenzio.

«Will?»

Papà è sveglio: accomoda mamma sul materasso e le sistema il cuscino, poi torna a guardarmi, senza distogliere lo sguardo neanche un momento.

«Credevo dormissi … » comincio, colta in flagrante, ma lui mi interrompe.

«Non dormo da anni.» dice, alzandosi e pugnalandomi con il suo sguardo, minacciosamente azzurro nel buio della stanza.

«Papà, io … »

«Zitta, andiamo in cucina a parlare.»

La sua freddezza è la peggiore delle punizioni che sarebbero potute toccarmi: lo seguo mentre scende le scale, gradino dopo gradino mi sento sempre più lontana da lui e, be’, il fatto che la colpa sia mia non aiuta.

«Willow … »

«Mi dispiace papà, te lo giuro, io non … non volevo, è che - »

«Will, è a me che dispiace. E a tua madre.»

Di colpo divento una statua di sale, immobile e scioccata. Papà, con i gomiti ben piantati sul tavolo, scava con le unghie nel palmo aperto dell’altra mano, riflettendo su come proseguire quest’assurda conversazione.
La focaccia, intatta, è ancora sul piatto: non riesco a pensare, allora l’afferro e ci affondo i denti, probabilmente è anche la migliore azione che faccio oggi. Tenere la bocca chiusa, intendo.

«Avremmo voluto parlartene prima ma …»

Fuori tira un po’ di vento, agita i rami secchi e intaglia la superficie del lago, ma qua dentro è tutto immobile.

« … lo sai, no? Non si è mai pronti fino in fondo.»

Annuisco come un automa, mentre papà si alza la stoffa dei pantaloni fin sopra al ginocchio.

«La vedi questa?» mi chiede, chiaramente retorico «È il mio personale souvenir dei 74° Hunger Games, mi amputarono l’originale dopo la vittoria. Avevo perso molto sangue: Cato, del Distretto 2, mi aveva lasciato una brutta ferita e prima dell’arrivo di Katniss l’unica cosa che fui in grado di fare fu quella di mimetizzarmi con delle rocce aspettando di morire … »

Mangiare la focaccia non è stata una grande idea: mi sta tornando su.

«Tua madre mi ha salvato la vita. Si è fatta quasi ammazzare per portarmi una medicina e è riuscita a bloccare l’emorragia che mi avrebbe sicuramente ucciso. È ed era una donna estremamente coraggiosa.»

«Lei non è mai stata una cacciatrice … voglio dire, quelle cicatrici - »

«È un po’ più complicato di così, tesoro.» papà sorride e mi afferra una mano «Forse però è meglio se ne parliamo domani, non trovi? È il caso che tu vada a dormire adesso, domani hai scuola.»

Annuisco e prima di andarmene gli lascio un bacio sulla guancia.

«Papà?»

«Dimmi.»
«È arrabbiata con me?»
«Solo con se stessa.»
 



Mi sveglio nel cuore della notte, vittima di un sonno leggero e irrequieto: rimorsi mascherati da incubi mi torturano per ore, mi fanno sudare freddo, finché in preda al terrore non spalanco gli occhi.
Nei miei sogni le bombe cadono dal cielo come coriandoli, sono circondata da persone che bruciano vive e piangono disperate, corro ma inciampo moltissime volte e tizzoni ardenti mi colpiscono, dando fuoco ai miei vestiti e alla mia pelle.  L’uomo del 2, mamma e papà, zio Haymitich e anche Effy Trinket muoiono sommersi dalle fiamme, ma con un grido soffocato in gola riesco a tirarmi fuori da questa dimensione onirica e terrificante.
Una rapida occhiata alla sveglia mi ricorda che tre ore e mezzo di sonno sono comunque poche e che perciò dovrei tornare a dormire. E io ci provo, lo giuro, ma solo socchiudere le palpebre me le fa bruciare. Decido quindi di alzarmi e di scendere in cucina, che almeno posso recuperare parte della cena, se il sonno non mi è favorevole.
 
Sul pianerottolo, nel momento in cui intravedo il tavolo della cucina, noto una bottiglia di whisky smezzata: zio Haymitch deve essere stato qui.
Mi avvicino circospetta, vedendo, vicino alla bottiglia, quattro piccoli bicchierini, due puliti e due sporchi.

“Strano” penso “Nessuno beve qua dentro”

La fame mi passa completamente quando, pulendo le briciole di focaccia sul pavimento, vedo delle piccole semi-sfere sul legno che lo riveste. Le studio per un po’, fino a capire che sono tracce di scarpe col tacco e qui nel 12, nella nostra casa, nessuno porta tacchi, di conseguenza, questi buchi nel legno devono per forza averle lasciate le scarpe di Effy Trinket.
Cosa ci facevano Effy Trinket e zio Haymitch in casa nostra, davanti ad una bottiglia di whisky assieme ai miei genitori?
Cammino un po’ per la stanza, cercando un segno qualunque, ma niente mi capita all’occhio. Giro intorno al tavolo diverse volte,vittima di questa improvvisa curiosità investigativa, ma alla fine mi costringo a lasciare perdere. Afferro i piatti e i bicchieri sporchi e li sistemo dentro all’acquaio, chiudo la bottiglia e do una pulita sommaria finché non lo vedo, quel foglietto stropicciato vicino alla porta: deve essere caduto mentre stavano bevendo.
Lo afferro e senza pensare lo leggo, infischiandomene di destinatari e mittenti.
Sopra ci sono scritte solo poche parole e un nome che non ho mai sentito.

Katniss e Peeta,
è stato bellissimo ricevere le vostre lettere e le foto. Avete dei figli molto belli.
Spero di vedervi e vederli presto. Scusate la mia assenza, al prossimo anno.

Beetee

Richiudo il foglietto e me lo metto in tasca, facendo lavorare le meningi: chi è Beetee? Come fa conoscere i miei? Perché ha ricevuto delle mie foto e delle foto di Rye? Chi ha portato questa lettera qui, se lui non è stato presente alla cerimonia?
È ufficiale, stanotte non dormirò.
 
«Ehi Will, ma dov’eri sparita? Ti ho chiamato almeno mille volte!»

Heat mi ha aspettata all’ingresso, come sempre, ma oggi ha un’espressione strana: un insieme di preoccupazione, incazzatura e sollievo.
Credo sia contento di vedere che ci sono e che sto bene.

«Devo andare.» lo liquido senza troppe cerimonie e passo avanti, lasciandolo indietro. Lo sento chiamarmi una, due, tre volte, finché non comincio a correre e riesco ad evitarlo. Troppi pensieri mi stanno avvelenando la mente e con loro nuovi nomi e nuove facce si stanno immischiando in questo puzzle: l’uomo del 2, Effy Trinket, Beetee, Heat ... no, oggi non ce la faccio a pensare anche a lui.

Ma a questo Beetee voglio pensare, perciò, in classe, mi posiziono avanti ad un computer e fingo di proseguire la mia ricerca sui prodotti agricoli primari del 10. Sul motore di ricerca, intanto digito un paio di nomi.
Beete, tanto per cominciare, poi Katniss Everdeen, Peeta Mellark e una certa Wiress compare tra i suggerimenti: tento la sorte e premo invio, aspettando il verdetto.

Il link che scelgo parla della storia dei 75° Hunger Games, gli ultimi che vennero indetti: Beetee è uno dei vincitori, quindi.
Faccio appena in tempo a stampare che la campanella suona e la lezione finisce.

Poco male, non è un problema: stanotte scoprirò qualcosa di più su questa Edizione della Memoria.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Lenni