1978. Ultimo anno a Hogwarts
per Lily Evans.
La situazione comincia a degenerare
pensò Lily Evans osservando una Tassorosso del primo
anno. Si sporse dal corrimano per vedere meglio e scorse Mulciber
che si allontanava con un ghigno strafottente in viso. Prese la mira e gli
lanciò uno Schiantesimo; non sarebbe finito a terra
ma avrebbe barcollato un po’. Comunque nulla paragonato alle violenze a cui
sottoponeva gli altri: la Tassorosso era stata fortunata
se l’aveva solo fatta piangere.
Silente
aveva adottato una politica molto rigida nella scuola: non venivano tollerati
comportamenti discriminatori. I professori seguivano le sue indicazioni ma gli
episodi si stavano moltiplicando, anche all’interno di uno stesso dormitorio.
Al contrario le denunce diminuivano per paura di ripercussioni; era più facile
tacere e sperare di non essere il prossimo. Erano sempre più i gruppi e la
biblioteca era più affollata del solito: Madama Pince redarguiva gli studenti con
le solite occhiate e non appena alzavano un po’ il tono li invitava ad
andarsene nel corridoio per spettegolare ma aveva imparato a tollerare i
singhiozzi, le lacrime e i bisbigli di consolazione. Sotto consiglio del
Preside, o almeno così credeva Lily, aveva esposto sul suo bancone l’articolo
del Profeta con cui il Ministro della Magia annunciava l’imminente creazione di
una squadra di polizia magica atta a occuparsi dei numerosi casi di Magia
Oscura. La notizia aveva fatto subito scalpore: il Ministero si era mosso e
tutto sarebbe tornato alla normalità, questo quello che si soleva
ottimisticamente ripetere. Ma se il Ministero aveva fondato addirittura un corpo speciale…
Avendo
questi pensieri per la testa Lily mancò un gradino, inciampò e dovette tenersi
al corrimano. Una serie di tonfi le annunciò che i suoi libri erano caduti per
terra. Sbuffando si rimise in posizione eretta e incrociò gli occhi grigi di un
ragazzo che le stava passando a fianco. Era del suo anno e della sua Casa ma
non avevano mai avuto un grande rapporto, in parte a causa del carattere di
lui, piuttosto schivo, in parte a quello dei suoi amici, anche loro stesso anno
e stessa Casa, che avevano la spiacevole abitudine di attaccar briga troppo
spesso.
“Lupin”
Lo salutò con un cenno del capo.
“Evans”
Rispose chinandosi a raccogliere i libri.
Anche
lei si abbassò “Grazie”
“Hai
intenzione di scrivere il tema per Ruf questa sera?”
Si informò lui avendo riconosciuto i titoli dei volumi.
“Sì,
sembra che sarà un lavoro piuttosto lungo.”
“Lo
pensavo anche io. Un giorno in più non farà differenza” Scrollò le spalle
“Stenderò il saggio per Lumacorno” Terminò
rialzandosi e consegnandole i libri “Ciao Evans” Le fece un cenno con la mano
prima di voltarsi.
Lily
riflettè qualche secondo “Aspetta” richiamò il
ragazzo “Possiamo farlo insieme. Voglio dire, metterci allo stesso tavolo in
sala Comune e consultare i libri a turno.”
Lupin
si voltò; quella proposta lo lasciava un po’ sorpreso. Nonostante lui e la
Evans non avessero mai seriamente litigato non si poteva certo dire che fossero
amici.
“A
patto che tu riesca ad ottenere un po’ di silenzio in Sala Comune.” Aggiunse
subito la ragazza.
“Sirius, James e Peter torneranno tardi” La rassicurò con un
sorriso timido.
“Posso
ignorare che infrangano il coprifuoco se mi risparmiano il solito teatrino
serale.” Commentò Lily alzando le spalle.
Poco
dopo mezzanotte dal varco del ritratto della Sala Comune dei Grifondoro sbucò uno scanzonato Sirius
Black che con una rapida occhiata registrò un set di Gobbiglie lasciato vicino alle scale che portavano al
dormitorio, i cuscini rosso e oro abbandonati davanti al camino ormai morente, un
libro di Trasfigurazione aperto sopra un divanetto e Remus
a uno dei tavoli in fondo alla Sala. Individuatolo, alzò i pollici in segno di
vittoria ma in risposta ricevette una scrollata di capo.
“Non
fare così, Lunastorta, meritavano di peggio.” Lo
redarguì mentre anche James e Peter entravano nella Sala.
La
Evans, seduta allo stesso tavolo, staccò la piuma dalla pergamena e alzò gli occhi.
“Non vi dispiacerebbe andare a fare un altro giro? Mezz’ora e ho finito il
tema.”
“Tu
incoraggi noi a infrangere le
regole?” Commentò James afferrando una sedia. La posizionò vicino alla ragazza,
ci si sedette e proseguì “Non riuscirò più a prendere un Boccino.”
“Potter,
se sei qui per infastidirmi…”
“Lungi
da me!” Replicò il ragazzo alzando le mani in segno di resa “Ma dato che hai
tirato fuori l’argomento, cosa ci fai qui?”
Lily
lo fissò sbattendo le palpebre come se la sua domanda fosse così ovvia da non
meritare risposta. Vedendo che l’altro non capiva dovette spiegarsi “Ci vivo.
Sai, sono stata smistata a Grifondoro, sette anni
fa!” Concluse calcando le parole.
“Questo
lo sapevo.” Fece quello vagamente divertito “Vederti scendere è uno dei motivi
per cui mi alzo la mattina. Intendevo, cosa ci fai qui a studiare con Remus.”
“Volevo
stendere la ricerca per Ruf ma la Evans aveva già
preso i volumi in biblioteca quindi ce ne siamo serviti insieme.” Riassunse
velocemente Remus, al cui lato aveva trovato posto Sirius.
“La
ricerca… Che ha dato oggi?” Chiese James sedendosi in
modo più composto. Lunastorta annuì.
“Che
memoria prodigiosa per aver giocato con un Boccino per tutta la lezione.”
Commentò Lily.
“Sai,
per essere sicuri di non fare i compiti bisogna prima ricordarli.” Le fece
notare Sirius con un sorriso strafottente.
Gli
occhi di Lily si assottigliarono pericolosamente e Remus
giudicò saggio intervenire. “Ragazzi, andate pure su, vi raggiungo tra breve.”
Non che credesse sul serio James si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione.
“Sì,
in effetti sarebbe un po’ tardi.” Sottolineò Peter poggiandosi al tavolo.
“Voi
andate. Io rimango a fare il tema.” Tre paia di occhi puntarono su James, che
si passò una mano tra i capelli, mentre Lily sbuffò. Gli amici del ragazzo sapevano
che sarebbe rimasto ma quella scusa…
“Ramoso,
vecchio mio, tu non hai mai svolto un
tema per Ruf.” Gli fece notare Sirius.
Remus si trovò costretto ad assentire.
“Ma
questo argomento è interessante.”
Felpato
scoppiò a ridere e Lunastorta lo ammonì con lo
sguardo.
“Perché lo troveresti interessante?” Lily si
rivolse a James giurandosi che se la risposta avesse incluso lei se ne sarebbe
andata immediatamente.
“Perché
è sui maghi più importanti del diciassettesimo secolo e tra loro ci sono… Beh, che serve che te lo sveli? Accio
piuma!” Esclamò puntando la bacchetta verso i dormitori maschili.
Rassegnata
anche la ragazza si accinse a riprendere il suo tema.
La
lezione di Storia della Magia di quel mercoledì era del tutto uguale alle
precedenti. Ruf, fluttuando qualche centimetro sopra
la sedia, discorreva con tono monotono della fondazione del Ministero della
Magia mentre sulle finestre si infrangeva il gelido vento di novembre che in breve
avrebbe reso impossibili le camminate fuori dal castello. Alcuni ragazzi
fissavano le crepe sopra la testa del professore come se da un momento
all’altro dovesse uscirvi un Nargillo, come da giorni
andava ripetendo quel Lovegood. Tutti lo ritenevano
un po’ improbabile ma era meglio dello stato catatonico in cui si trovava
l’altra metà della classe. Pochi prendevano appunti e ancor meno scrivevano
frasi di senso compiuto, tra uno sbadiglio e l’altro.
“Mi
scusi professore” Le teste della maggior parte degli studenti scattarono verso
l’alto con meraviglia, avendo riconosciuto la voce di James Potter, mentre i
visi dei Serpeverde si contrassero in una smorfia.
Il solito esibizionista
pensò Lily che da due anni si chiedeva perché Pottter
e Black frequentassero la classe M.A.G.O.
di quella materia quando era palese che l’unico a cui interessava era Lupin.
Ruf azò lo sguardo decisamente sorpreso “Sì, Jerkins?” Chiese col solito tono strascicato.
“Potter”
Lo corresse James alzandosi “Stendendo il tema mi è venuta una curiosità. Dal
momento che anche in biblioteca non ho trovato nulla che potesse soddisfarmi
speravo potesse illuminarmi lei.” Spiegò fissando il professore come se non ci
fosse altro di più interessante al mondo. Lily registrò anche come la sua
parlata fosse decisamente più colta del solito. Cosa aveva in mente?
“Per
le domande… Sarebbe opportuno attendere la fine della
lezione, signor Perkins, immagino…”
“Sono
desolato ma ho un allenamento di Quiddich, per cui
non potrò rimanere. Non si preoccupi, è una questione veloce.” Rispose
rivolgendo un sorriso a Lily che alla parola “Quiddich”
aveva sbufffato sonoramente. Poi ricominciò subito,
non dando al professore il tempo di replicare.
“Edward
Mungo, che ha fondato l’omonimo ospedale, ed Henry Jacobs,
che ha stilato una classifica di pericolosità dei draghi che utilizziamo ancora
oggi, sono le due personalità più importanti del diciassettesimo secolo,
giusto?” James registrò compiaciuto la sorpresa sul volto di Lily e il sorriso
su quello di Sirius. Ruf annuì.
“Ed
erano dei sangue Puro?”
A
quelle parole la classe trattenne il fiato mentre molti Serpeverde
si ricomponevano sulle loro sedie aggiustandosi le tuniche per mostrare meglio
i colori della propria Casa.
“No,
signor Perkins. Almeno un genitore Babbano.” Lo informò il professore con tono più attivo.
James
sorrise “Dunque come è possibile che ci siano persone talmente ottuse da
sostenere che i sangue Puro siano superiori per nascita ai nati Babbani?”
Qualcuno
rise. Dal lato dei Serpeverde un ragazzo corpulento
puntò la bacchetta sul Grifondoro. “Non ti permetto
di parlare così.”
“Non
è stato fatto alcun nome, ti senti chiamato in causa? Per l’ottusità o anche
per il resto?” Gli chiese Sirius facendo scorrere lo
sguardo anche sui suoi compagni di Casa.
“Ragazzi… Questo esula dalla mia lezione. Sedetevi. Perkins, siediti.” Aggiunse Ruf
osservando che James non si era mosso. Questi lanciò uno sguardo di sfida al
ragazzo che aveva parlato ma poi, dopo aver precisato “Sono Potter, professor Ruf”, tornò al suo posto, da dove non si mosse fino alla
fine della lezione.
Prevedibili
pensò James riflettendo sul comportamento delle Serpi ma li aveva considerati
più sciocchi, almeno abbastanza da attaccarlo, dando al professore un valido
motivo per assegnare una bella punizione. Un’ottima
occasione sprecata pensò amareggiato. O forse non tutto era perduto, ghignò
fra sé, la mano si poteva forzare ancora un po’, per esempio con delle cacca
bombe finite casualmente proprio all’ingresso della loro Sala Comune. Felpato
ne sarebbe stato deliziato.
La
campanella annunciò la fine dell’ora. Remus e Peter
li raggiunsero subito.
“Ben
fatto” Si complimentò il primo. “Assolutamente” Gli fece eco l’altro.
“Non
abbiamo esagerato stavolta?” Lo canzonò Sirius.
“Ben
fatto, stavolta.” Si corresse Remus sorridendo.
“Felpato,
io e te stasera abbiamo una missione.” Esordì James alzandosi e finendo di
rimettere la pergamena nella borsa. Sirius sapeva che
quando usava quel nomignolo c’era una possibilità molto forte che i trattasse
di infrangere un paio di regole almeno.
“Quando
vuoi” Lo assicurò battendogli una pacca sulla spalla.
Nel
frattempo Lily Evans passò di fianco al loro gruppo. “Ciao Potter” Salutò con
un cenno del capo prima di sparire nello sciame che usciva dall’aula.
“E
dovremo anche cominciare a programmare la nostra prossima uscita con quel tuo
piccolo problema peloso, Lunastorta. Ehi, Ramoso, mi
stai ascoltando?” Chiese Sirius battendogli sulla
spalla.
“No.”
Rispose James che ancora fissava gli ultimi studenti che uscivano dall’aula.
Lily Evans l’aveva salutato.
Senza il solito tono sarcastico o freddo. Era un saluto vero.
La
riunione del Lumaclub che si era svolta quella sera
non aveva entusiasmato per niente Lily. In effetti, erano ormai che due anni
che quegli incontri avevano perso per lei ogni attrattiva: solo sguardi
intercorrevano ormai tra i due pupilli di Lumacorno.
Ma la ragazza non poteva assolutamente perdonare Severus,
per quanto le facesse male sapere che quello era stato il suo migliore amico e
ora si faceva compagnia con tipi loschi che si facevano chiamare “Mangiamorte” e adoravano la magia oscura. Una vita fa si disse amareggiata
ripensando ai pomeriggi trascorsi con lui nel boschetto vicino a casa.
“Evans!”
Si sentì chiamare e si voltò verso Potter, che correva verso di lei con la
scopa da corsa distrattamente poggiata sulla spalla e i ciuffi scompigliati che
cambiavano posizione a ogni sobbalzo.
“Potter”
Lo salutò con un sospiro.
Il
ragazzo la raggiunse e si mise a camminare al suo fianco. “Che fai ancora in
giro a quest’ora?” Chiese passandosi distrattamente una mano tra i capelli. Merlino, lo faceva anche quando dormiva?
“Quello
che combino non è affar tuo.”
“E’
pericoloso girare la notte per il castello” Con un gesto le fece notare come le
scale che fluttuavano sopra le loro teste fossero bene poco affollate.
“Potrei
darti lo stesso consiglio.” Rispose lei, svoltando in un corridoio sulla
sinistra per tornare al dormitorio.
James
rise e il suono rimbombò tra le pareti. “Hai apprezzato il mio intervento alla
lezione di Ruf?”
Lily
si voltò a guardarlo. Sì, molto
avrebbe voluto dirgli ma era James Potter, abbastanza arrogante già di per sé.
“Il fatto che tu abbia usato il cervello e non la forza è stato un netto
miglioramento.”
“Non
sono il tipo di ragazzo sempre chino sui libri, Evans.” La rossa inarcò le
sopracciglia con cipiglio ovvio. “Faccio onore a Godric
Grifondoro!” Spiegò scrollando le spalle e indicando
la divisa da Quiddich “In tutto e per tutto.”
La stava davvero accusando di non
essere abbastanza Grifondoro? “Il
nostro fondatore non incantava tutto
ciò che gli capitava a tiro!”
“Si
chiama esercizio. Il motivo per cui ho preso Eccezionale al G.U.F.O.
di Incantesimi.” Precisò con il sorriso sghembo che faceva sciogliere tre
quarti della popolazione femminile. Vedendo che la ragazza senza degnarlo di
risposta accelerava il passo per distanziarlo James le corse dietro. “Va bene,
ti concedo che qualche incanto potevo risparmiarlo.”
“Facevi
fluttuare il cibo dal piatto alla bocca.” Gli ricordò Lily in tono aspro
voltandosi nuovamente verso di lui.
“Era
il primo anno, Evans.” Precisò sistemandosi meglio la scopa sulla spalla.
“Le
persone non cambiano” Ribattè gelida riprendendo a
camminare.
“Ah
no? Nemmeno Mocciosus allora? Mi sembravate più uniti
un tempo. O ti sei stancata di fare tre docce al giorno per eliminare l’unto?”
Gli
occhi di Lily fiammeggiarono d’ira; la stessa emozione che le fece formicolare
la mano. La alzò e la abbattè sulla guancia sinistra
del ragazzo. Non aveva mai dato uno schiaffo e certamente Potter aveva un certo
fisico: non rimase sorpresa constatando di non averlo spostato un millimetro.
Con la mano ancora poggiata al suo viso, però, potè osservare da vicino i suoi
occhi sgranati, le iridi più dilatate coprivano in parte il suo naturale
marrone mentre un paio di ricci ribelli gli erano scivolati sulla fronte.
Serrando le labbra, Lily gli diede un ulteriore spinta per allontanarlo prima
di voltarsi e raggiungere il più velocemente possibile il dormitorio.
Picchiare James Potter,
cosa le era venuto in mente. Ammise a se stessa di aver sempre avuto il recondito
desiderio di fargliela pagare in qualche modo per tutte le offese che gli aveva
visto infliggere in quegli anni ma non pensava si sarebbe mai decisa ad agire.
Ora che finalmente l’aveva fatto si sentiva… Libera.
Magari
un po’ di rimorso c’era, si trattava pur sempre di un gesto che andava contro
la sua natura, ecco cosa le impediva di sentirsi del tutto soddisfatta, si
convinse, ma alla fine di certo non aveva fatto male a Potter. E poi il suo
comportamento strafottente e menefreghista le aveva dato fastidio sin
dall’inizio. Chi mai avrebbe potuto farsi beffe di un ragazzino solo perché la
sua famiglia era stata smistata a Serpeverde da
generazioni? O perché non era stato in grado di cavalcare una scopa alla prima
lezione? Arrogante… Il grande campione di Quiddich…
Ecco
tornare a tormentarla il pensiero di Severus,
dell’ultima volta in cui si erano parlati e di quando l’aveva definita
“Schifosa Mezzosangue”; stava cercando di difenderlo proprio da Potter, ricordò
con disgusto, e dai suoi stupidi scherzi. Ma quella era stata solo la goccia
che aveva fatto traboccare il calderone, le aveva fatto capire quanto il
ragazzo fosse disposto a dar retta ai suoi nuovi amici e ad abbandonare lei,
che gli era stata vicina sin dall’inizio.
Almeno
Potter rimaneva fedele a quelli a cui aveva
concesso l’onore di diventare i suoi compari: quando Lupin tornava dalle
sue visite mensili a casa o dall’infermeria erano lui e Black
a trascinarlo quasi di peso su per le scale del dormitorio; inoltre era
indiscutibile che i voti di Minus dipendessero dai
suoi amici. Quanto a Black, Lily ancora non riusciva
a capacitarsi di come due galli potessero convivere in un pollaio. Senza
nemmeno una scaramuccia.
Con
un sospiro si infilò sotto le coperte.
1 settimana dopo…
Quella
mattina in Sala Grande si respirava un’atmosfera particolare: Grifondoro contro Corvonero, la
terza sfida della stagione di Quiddich di quell’anno,
si sarebbe giocata in poche ore.
Lily
e Mary, una della sua compagne di dormitorio, stavano terminando la colazione. “Immagino
sia inutile chiederti di venire al campo con me, vero?” Si informò Mary
versandosi del succo di zucca.
Lily
le avvicinò anche il suo calice “Voglio fare una ricerca sulle pozioni
corroboranti oggi.”
“Certo.”
Mary riempì anche il suo bicchiere di succo “Il fatto che Potter continui a
invitarti a vederlo volare non ha fatto sì che tu non abbia assistito a una
partita di Grifondoro da un anno e mezzo. Certo che
no.”
“Non
mi ha invitata questa volta.” La informò Lily servendosi della pancetta e
offrendola anche a lei. Quando vide che Mary non aveva la minima intenzione di risponderle rimise a
posto il piatto con aria rassegnata. “Sarà perché gli ho tirato uno schiaffo”
Commentò noncurante.
Mary
soffiò forte dal naso ed esclamò “Tu COSA?” facendo voltare mezza pancata.
“Ha
detto delle cose su Piton che non mi sono piaciute.”
Precisò infilzando il bacon.
“Tutti
dicono cose su Piton che non ti piacciono.” Le
rinfrescò la memoria Mary voltandosi completamente verso di lei.
“Ha
detto che è unto.”
“E
vorresti dargli torto?” Chiese la mora adocchiando il soggetto al tavolo dei Serpeverde.
“Beh,
lui ha esagerato!” Sbottò Lily mangiando con più foga.
“Va
bene, su questo punto non ti si può far ragionare, come al solito” Si arrese
Mary. “Comunque, se ci hai messo fuori gioco il Cercatore non te lo perdoneremo
mai.” Le sorrise tornando a sedersi in modo composto.
“E’
stato più di una settimana fa” La rassicurò la rossa sorridendole di rimando.
Grifondoro
aveva perso.
La
Sala Comune quella sera era decisamente sottotono: gli stendardi che avrebbero
dovuto servire per i festeggiamenti giacevano piegati sui tavolini e venivano
meccanicamente accarezzati da ragazzi con lo sguardo assente. Molte ragazze,
stufe di quegli atteggiamenti da parte del pubblico maschile, avevano deciso di
salire in dormitorio; forse a quel punto ci si era resi conto che si stava
esagerando e le conversazioni erano passate dai commenti sulla partita alle
prospettive per il futuro (molto rosee nonostante la sconfitta) terminando
sempre con un’occhiata al Capitano.
Tutta
la squadra non era stata ai massimi livelli ma di solito Potter sapeva come
risolvere la situazione; quel giorno però era sembrato molto meno in forma dei
suoi compagni e qualcuno giurava di averlo visto fermarsi in aria a fissare il
castello un paio di volte. Nessuno lo voleva biasimare per quella sconfitta,
non dopo tutte le partite che avevano vinto grazie a lui: ci si chiedeva solo
se si trattasse di una crisi momentanea o meno.
Il
suo gruppetto di amici aveva passato le ultime ore a comportarsi come se nulla
fosse cambiato ma non sembravano avere molto successo: Lupin che leggeva o Black e Minus che si lanciavano
Frisbee Zannuti urlanti non facevano cambiare posizione o espressione al
ragazzo che si era arrampicato sul davanzale di una delle finestre e, a
cavalcioni su quello, giocava con un boccino. I compagni di squadra avevano
provato a parlargli ma si capiva che le sue risposte erano più date per far
piacere a loro che sentite.
Quando
anche buona parte dei ragazzi aveva esaurito l’argomento del giorno e se ne era
tornata nei propri letti, Sirius posò il suo gioco e
si arrampicò per raggiungere l’amico. Si appoggiò di schiena alla finestra
contro cui James aveva premuto la fronte.
“Ti
stai deprimendo per la Evans o la partita?” Cominciò per avere chiara la
situazione.
“In
questo momento per la partita”
Sirius
annuì “Allora sei stupido” Constatò facendo vagare lo sguardo per la Sala.
James staccò la fronte dal vetro e si voltò a guardarlo. “Bastava prendere il
boccino, no? Cosa fai tutto il giorno?”
James
si girò completamente sedendosi spalla a spalla con l’amico. Si passò una mano
sul viso per farla proseguire tra i capelli.
“Non
ti pareva di essere già abbastanza depresso prima?”
James
sospirò.
“I
Cacciatori possono anche volare bene ma la partita dipende dal Cercatore. Se
non si prende il Boccino è molto più difficile vincere.” Sirius
si rese conto che le sue parole avevano acceso negli occhi dell’amico il
luccichio che accompagnava i piani migliori Ottimo
si disse. Lentamente anche le labbra di James tornarono a curvasi verso l’alto.
Di
colpo il ragazzo balzò giù e rubò piuma e pergamena a un poco sorpreso Lupin,
che si limitò a rivolgere un grande sorriso a Sirius.
“Che
fai?” Gli chiese Peter sbirciando quello che stava frettolosamente scrivendo da
sopra la sua spalla.
“Prendo
un boccino.” Sorrise James firmandosi.
Evans,
sentiti responsabile della sconfitta.
Farò in modo non accada più.
James
Con
un colpo di bacchetta fece arrotolare la pergamena e la guardò sfrecciare su
per il dormitorio femminile.
Lily
Evans stava svuotando il suo baule, ringraziando di non averlo riempito troppo;
in fondo era tornata a casa solo per le vacanze natalizie. Improvvisamente le
venne in mano una pergamena arrotolata. Non aveva bisogno di aprirla per
riconoscere il messaggio che Potter le aveva mandato tre settimane prima.
Appena
l’aveva letto… Era stato strano. L’infatuazione che
quel ragazzo aveva per lei l’aveva accompagnata negli ultimi anni, dandole anche
fastidio. Bastava davvero una sconfitta a cambiare tutto? Se l’avesse saputo… avrebbe fatto in modo che accadesse prima?
Queste
riflessioni l’avevano accompagnata durante la notte e la mattina seguente finchè, dopo pranzo, James Potter non era comparso,
sorprendendola con tutta la sua testardaggine.
Senza
dire una parola si era seduto al suo stesso tavolo in biblioteca e aveva
cominciato a studiare. Aveva ripetuto l’operazione tutti i giorni (da tre settimane calcolò Lily
stupefatta), senza degnarla di uno sguardo se non per un saluto veloce o un
cenno del capo. Un netto miglioramento.
Sua
sorella Petunia la riscosse dai suoi pensieri. “Giù c’è un pacco per te” La
informò osservando con astio le vesti che aveva impilato sul letto. Poi le
voltò le spalle e se ne andò borbottando “Come se i postini lavorassero il
giorno di Natale…”
Lily
scese le scale e la madre le mostrò un piccolo pacco rettangolare spiegando
“L’ho trovato fuori dalla porta tesoro, è per te.”
Ringraziandola
la ragazza cominciò a scartarlo, sperando che almeno il contenuto le
permettesse di capire il mittente visto che non c’era nessun biglietto.
Quando
ebbe terminato suo padre le si avvicinò. “Liquore?” Chiese curioso esaminando
la bottiglia.
La
figlia rise “No, burrobirra. La fanno a Hogsmeade.”
“Quel
villaggio dove vi lasciano andare ogni tanto?”
Lily
annuì “Sarà da una compagna. Però mi sembra strano non ci sia nessuna lettera.”
“Oh,
ma è qui la lettera. Devono averla messo dentro il pacco per paura andasse
persa.” Le fece notare sua madre.
Lily
prese la busta, la aprì e riconobbe subito la grafia:
Cara Lily,
proprio ieri sono stato a Diagon Alley. Entrando al Paiolo
Magico mi sono chiesto se avresti avuto voglia di prendere qualcosa con me: ho
comprato due burrobirre. Berrò la mia il giorno di
Natale, dopo pranzo.
A presto
James
Lily
sorrise e scosse la testa. “Mettiamola in frigo, la prenderò dopo pranzo.”
L’Espresso
di ritorno a Hogwarts viaggiava sferragliando tra i
campi e i prati innevati, mentre i ragazzi raccontavano le loro vacanze. I
Malandrini, avendo atteso insieme il nuovo anno, avevano già dato i loro
resoconti agli amici ma Peter insisteva che gli si raccontasse tutto ancora una
volta.
“Si
è seduto davanti al camino, ha bevuto la bottiglia, poi ci ha raggiunto suo
padre e abbiamo preso l’idromele, Codaliscia.” Lo
ragguagliò ancora una volta Sirius.
“Felpato,
un po’ di sentimento!” Esclamò James cercando di colpirlo con “Quiddich oggi”.
“Scusa.
Si è seduto davanti al camino come un anima in pena, ha bevuto fissando le fiamme
come se da un momento all’altro la Evans potesse uscirne nuda, poi è arrivato
suo padre, che si divertiva quanto me e siamo passati a qualcosa di più forte.”
Codaliscia
squittì una risata.
“Quindi
non ti ha risposto.” Constatò Remus tornando serio e
rivolgendosi a James.
“Ma
l’ha bevuta. Avevo incantato il tappo per essere avvisato quando veniva tolto.
Ha accettato.” Ribadì trionfante sventolando il pugno.
“Non
per guastare i tuoi sogni di gloria ma conoscendo la Evans non mi stupirebbe se
l’avesse aperta per svuotarla nel lavandino.” Sirius
lo riportò coi piedi per terra.
Le
spalle di James si afflosciarono. “Vedi, avresti potuto metterci dentro un
filtro d’amore. Non dico che tu l’abbia fatto!” Aggiunse Remus,
che era stato fulminato da un’occhiata di James.
“Potter?” Chiese la
signora del carrello infilando la testa nello scompartimento. James, confuso,
le fece un cenno. “Ho uno burrobirra per lei pagata da una ragazza qualche
scompartimento più avanti.” Disse porgendogli la bottiglia.
La
donna si sentì sollevare da terra, abbracciare, girare in tondo e poi
depositare al punto di partenza. Poi il ragazzo le prese di mano la bevanda e
con un sorriso raggiante corse in corridoio.
“Vuole
sedersi un attimo?” Le chiese Remus, ancora ridendo,
liberando il posto accanto al suo.
Lily
era seduta da sola nel suo scompartimento: Mary aveva accettato di buon grado
di andare a raccontare il suo Natale a qualcun altro. Quando sentì la porta
aprirsi alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, senza sorpresa “Sapevo saresti
venuto.”
James
entrò chiudendo la porta, si sedette vicino al finestrino nel sedile opposto al
suo e poggiò la sua bottiglia sul ripiano “Sono così prevedibile?”
“Un tempo.” Rispose Lily ripensando a come si
era comportato nelle ultime tre settimane. “Quando mi chiedevi di uscire a ogni
occasione era piuttosto facile intuire cosa volessi quando ti avvicinavi.”
James
rise “Però alcune trovate erano geniali.”
“Quando
sei comparso nel bagno delle ragazze, dici?”
“O
quando ho convinto quel ragazzino del primo anno a farmi da tramite…”
Replicò lui poggiando la testa sul sedile.
“Così
geniali da non funzionare.” Puntualizzò Lily “Devo essere stato un duro colpo
al tuo ego, già solo perché non perdevo le mie facoltà mentali in tua
presenza.”
“Un
po’ come uno schiaffo, lo ammetto.”
Lily
piantò decisa lo sguardo sulla campagna innevata. James sospirò.
“Non
puoi pretendere che io diventi amico di Moccio… di Piton. E’ una cosa a pelle, istintiva. Poi, non posso
essere amico di un Serpeverde. Però ho sbagliato ad
insultarlo davanti a te, eravate amici anche se non capisco perché.”
“Lui
è stato il primo a dirmi che ero una strega, a mostrarmi questo mondo.” Disse
Lily dopo qualche istante di silenzio.
“Non
te ne eri mai accorta?” Chiese James curioso.
“Che
facevo cose impossibili per gli altri bambini? Era parte di me, lo era sempre
stata.”
Il
ragazzo si passò una mano tra i capelli “Una volta ho fatto levitare un vaso
sopra la testa del prozio Herbert. Mia madre lo ha preso prima che cadesse.”
“Quindi
questo istinto a fare danni lo avevi anche da bambino.” Appuntò Lily, ma
sorrideva.
“Come
quello del Cercatore. Papà incantava gli anelli della mamma perché
svolazzassero per la casa e io cercavo di prenderli.” Lily rise “La mamma non
era molto contenta.” Aggiunse James serio “Diceva che insieme non raggiungevano
10 anni di età cerebrale.” Lily rise più forte, la signora Potter doveva essere
simpatica.
“Allora,
beviamo?” Chiese il ragazzo tornando a sorridere.
Lily
annuì, stappò la sua Burrobirra e ne bevve un sorso. “E’ bello poter finalmente
fare magie fuori dalla scuola.” Commentò osservando una ragazza che passava in
corridoio facendo levitare dei libri.
“Oh,
sì. All’ultima festa del prozio Herbert i calici si sono riempiti di rane.”
Allo
sbuffo di Lily James spiegò “Lo odieresti anche tu se lo conoscessi. Tutti quei
discorsi sull’inettitudine degli elfi, sui SanguePuro…
Poi ha osato dire che Regulus non aveva un fratello.
Quando ho accettato l’invito non poteva aspettarsi che andasse tutto liscio.”
“Regulus… Il fratello di Sirius?”
Chiese Lily cercando di ricordare uno dei visi che Lumacorno
le aveva presentato.
“Per
sfortuna di Sirius e fortuna di Regulus.”
Confermò James. “E tu? Le prime magie fuori da scuola?”
“Ho… Incantato il perimetro della casa. I maghi dovrebbero
avere qualche problema a entrare… Anche se non penso
reggeranno a lungo.” Perché sto dicendo
queste cose a Potter? Si chiese tacendo.
James
la stupì ancora una volta: si aspettava qualche insulto particolarmente
colorito verso i Mangiamorte o se non altro qualche
parola di circostanza. Ma il ragazzo rimase zitto e prese a fissare con aria
vuota il finestrino prendendo un altro sorso.
“Diagon Alley è un deserto.”
Aggiunse a un certo punto “Negozi sprangati, la gelateria Fortebraccio
vuota, Olivander aperto a giorni alterni…
Pensa ai ragazzi che hanno cominciato ora Hogwarts,
soprattutto i Nati Babbani, che non possono conoscere
l’atmosfera che c’era.”
Wow, allora qualche PuroSangue che ci pensa c’è.
“Molti non torneranno” Constatò Lily calma “Ho provato a parlare loro ma i
ragazzi degli ultimi anni li usano come bersaglio.”
“Vigliacchi.”
Disse James con rabbia.
“Attaccano
anche i ragazzi più grandi” James la fulminò con lo sguardo “Non voglio dire
che facciano bene! Ma li chiamerei spavaldi, arroganti…”
“No,
vigliacchi, perché non c’è solo la scuola, Lily. Le famiglie delle loro vittime
non possono attaccarli, noi possiamo. Ma sai una cosa? Nessuno si muove se non
sono i loro figli a essere presi di mira.” Sbottò James scagliando il pugno
contro il finestrino.
“A
parte sfasciarci una mano, che non mi sembra costruttivo, cosa possiamo fare?”
“Nell’immediato
scaraventare Mulciber e MacNair
giù dalle loro scope.”
Lily,
suo malgrado, sorrise “E per il futuro?”
“Sbatterli
tutti ad Azkaban mi sembra adeguato.”
“Con
della pozione urticante nei pantaloni.”
“Avverto
una vena malandrina, Lily.” La canzonò James facendo oscillare la bottiglia.
“Da
quando sono Lily?”
“Da
Natale, mi sembra ovvio. A questo proposito… Sono
passate due settimane, brindiamo!” Fecero tintinnare le loro bottiglie e
bevvero.
“Sai,
James…” Riflettè Lily (quando aveva deciso di chiamarlo per nome?)
“Non mi dispiacerebbe assistere a una sconfitta dei Serpeverde.”
“Campo
di Quiddich. Tredici giorni. Ci sarò.” Sottolineò
ogni frase con un cenno dell’indice. Le sorrise, scolò il resto della
bottiglia, la posò sul sedile e poi uscì dallo scompartimento.
“Potter!”
James sentì l’urlo di Lily quando aveva già una mano sulla maniglia dello
scompartimento che divideva con gli amici. Con la migliore faccia da schiaffi
che riuscì a trovare si voltò verso la fonte del rumore. “Sì, Lily?”
Una
bottiglia vuota lo colpì in pieno stomaco. “Non si lascia la spazzatura in
giro.”
Alla fine Lily andò a vedere la
partita.
Alla fine James disarcionò davvero Mulciber e MacNair, dopo aver
preso il boccino. Lily andò a complimentarsi la sera stessa, senza specificare
per quale delle due azioni.
I loro pomeriggi in biblioteca
continuarono e saltuariamente divennero anche serate.
Andarono insieme a Hogsmeade,
presero due Burrobirre, James la portò davanti alla
Stamberga Strillante e le chiese di diventare la sua ragazza. Lily accettò.
“POTTER! Ti sembra un posto
romantico?”
Poi gli tirò la bottiglia.
Ciao!
Eccomi tornata con una nuova one, la prima su questo fandom
(comincio a chiedermi come mai non ci sia entrata prima). Beh, spero vi sia
piaciuta! Comunque sia, vi apprezzo solo per aver avuto il fegato di arrivare
fin qui. XD
Ho immaginato che i malandrini
continuassero a seguire il corso di Ruf per far
compagnia a Remus… E poi, diciamocelo, quanti
iscritti avrà ai M.A.G.O. quel fantasma? E il nome
del prozio di James l’ho trovato su wikipedia, hanno
fatto tutto l’albero genealogico dei Black (chiunque
sia stato, l’ho benedetto un paio di volte). Dai miei conti (non fidatevi) mi
risulta che l’ultimo anno dell’allegra combriccola sia il 1978: se è sbagliato
ditelo che provvedo a correggere.
Ancora una volta, arigatò!
Eos